Per chi
dimentica facilmente.
Ecco i
programmi presentati dai due maggiori partiti nella tornata elettorale del
2008
Sommario
Il programma del PdL: 1
Il programma del PD.. 7
Elezioni 2008
Ecco di seguito il programma del Popolo della
Libertà, presentato ieri a Roma dal presidente Silvio Berlusconi insieme a
Gianfranco Fini e a tutti gli alleati del Pdl: "Sette missioni per il
futuro dell'Italia".
Prima missione: rilanciare lo sviluppo
Seconda missione: sostenere la famiglia
Terza missione: più sicurezza, più giustizia
Quarta missione: i servizi ai cittadini
Quinta missione: il Sud
Sesta missione: il federalismo
Settima missione: un piano straordinario di finanza pubblica
Prima missione: rilanciare lo sviluppo
La nostra proposta per rilanciare la crescita
dell'economia italiana si fonda su sei iniziative: un nuovo fisco per le
imprese; infrastrutture, nuove fonti di energia e telecomunicazioni; lavoro;
liberalizzazioni; sostegno al "made in Italy"; riorganizzazione e
digitalizzazione della pubblica amministrazione.
1. Un nuovo fisco per le imprese
• detassazione di straordinari, premi e incentivi legati a incrementi di
produttività;
• graduale e progressiva detassazione delle "tredicesime" o di una
mensilità;
• versamento IVA dovuto solo dopo il reale incasso della fattura;
• rimborsi IVA in tempo commerciale (da 60 a 90 giorni), per lasciare
liquidità nelle imprese;
• eliminazione di adempimenti burocratici e fiscali superflui e costosi;
• riforma degli studi di settore, partendo dalle realtà economiche
territoriali e coinvolgendo anche i Comuni;
• graduale e progressiva abolizione dell'IRAP, a partire dall'abolizione
dell'IRAP sul costo del lavoro e sulle perdite;
• graduale e progressiva riduzione dell'IVA sul turismo.
2. Infrastrutture, nuove fonti di energia e telecomunicazioni
• Rilancio e rifinanziamento della "Legge Obiettivo" e delle Grandi
Opere con priorità alle Pedemontane lombarda e veneta, al Ponte sullo Stretto
di Messina e all'Alta velocità ferroviaria;
• coinvolgimento delle piccole e medie imprese di costruzione nella
realizzazione delle Grandi Opere;
• promozione e incentivazione della raccolta differenziata e della
realizzazione di termovalorizzatori per lo smaltimento dei rifiuti solidi
urbani nelle regioni deficitarie;
• rilancio del trasporto aereo, con la valorizzazione e lo sviluppo degli
"Hub" di Malpensa e di Fiumicino;
• partecipazione ai progetti europei di energia nucleare di ultima
generazione;
• incentivi alla diversificazione, alla cogenerazione, all'uso efficiente di
energia, alle fonti rinnovabili: dal solare al geotermico, dall'eolico alle
biomasse, ai rifiuti urbani;
• realizzazione dei rigassificatori già autorizzati;
• diversificazione del funzionamento degli impianti elettrici ad olio
combustibile attraverso il ricorso al carbone pulito;
• completamento del processo di liberalizzazione del settore delle
telecomunicazioni e diffusione della larga banda su tutto il territorio
nazionale;
• regole europee nel settore dei media: pluralismo e concorrenza,
valorizzazione delle produzioni europee, completamento del passaggio alla
tecnologia digitale.
3. Lavoro
• Incremento delle tutele, delle garanzie e dei controlli in materia di
sicurezza sul lavoro anche attraverso incentivi per le imprese;
• obiettivo della piena occupazione per trasformare la flessibilità di
ingresso nel mondo del lavoro in opportunità di stabilità del rapporto e di
crescita professionale, eliminando alla radice il fenomeno della precarietà;
• attuazione della Legge Biagi per incentivare la creazione di nuovi posti di
lavoro e per realizzare una maggiore inclusione nel mercato del lavoro di
giovani, donne, anziani e disabili;
• riforma degli ammortizzatori sociali secondo i principi contenuti nel
"Libro Bianco" del professor Marco Biagi;
• completamento della "Borsa lavoro" per facilitare l'incontro tra
domanda e offerta di lavoro.
4. Liberalizzazioni
• Liberalizzazione dei servizi privati e pubblici per migliorare il rapporto
qualità/prezzo a favore dei consumatori a partire dal carico delle bollette;
• liquidazione delle società pubbliche non essenziali;
• difesa dei consumatori generalizzando e rafforzando il principio di
"portabilità" dei rapporti con le banche, proposto dal Governo
Berlusconi.
5. Sostegno al "Made in Italy"
• Interventi sull'Unione Europea per ridurre la regolamentazione comunitaria,
per difendere la nostra produzione, contro la concorrenza asimmetrica che
viene dall'Asia;
• sperimentazione della certificazione obbligatoria del "Made in
Italy";
• legge sui distretti industriali, sulle filiere produttive e sulle reti
d'imprese;
• sviluppo dell'agricoltura: salvaguardia degli interessi italiani in Europa,
difesa e valorizzazione del prodotto italiano mediante l'indicazione
obbligatoria dell'origine geografica, contenimento dei costi di produzione
(anche con la stabilizzazione del regime fiscale e previdenziale agricolo),
valorizzazione dei prodotti tipici, riduzione dei passaggi dal campo alla
tavola dei prodotti agricoli, diffusione di mercati gestiti direttamente dai
produttori agricoli.
6. Riorganizzazione e digitalizzazione della P.A.
• Sviluppo del piano di riorganizzazione e di digitalizzazione della pubblica
amministrazione avviato durante il Governo Berlusconi per raggiungere i
seguenti obiettivi: considerevoli risparmi nel costo dello Stato, accesso dei
cittadini agli uffici pubblici per via telematica, maggiore trasparenza e
certezza delle procedure;
• passaggio dall'archiviazione cartacea a quella digitale.
Seconda missione: sostenere la famiglia, dare ai giovani un futuro
La famiglia è al centro del nostro programma; per noi la famiglia è la comunità
naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna; e per sostenere la famiglia
noi proponiamo: meno tasse, una casa per tutti, migliori servizi sociali,
mettere i giovani in condizione di costruire il loro futuro.
1. Meno tasse
• Totale eliminazione dell'ICI sulla prima casa,
senza oneri per i Comuni;
• graduale e progressiva introduzione del "quoziente familiare" che
tiene conto della composizione del nucleo familiare;
• abolizione delle tasse sulle successioni e sulle donazioni reintrodotte dal
governo Prodi;
• graduale e progressiva diminuzione della pressione fiscale sotto il 40% del
prodotto interno lordo in attuazione dei principi contenuti nella Legge
delega per la riforma fiscale del governo Berlusconi;
• graduale e progressiva tassazione separata dei redditi da locazione;
• rilevazione sul territorio dei redditi delle abitazioni, ai fini della
formazione del catasto;
• rafforzamento delle misure di contrasto all'evasione fiscale già contenute
nella legge finanziaria del 2006 del governo Berlusconi.
2. Una casa per tutti
• "Piano casa" per costruire alloggi per i giovani e per le
famiglie che ancora non dispongono di una casa in proprietà attraverso lo
scambio tra proprietà dei terreni e concessioni di edificabilità. Ogni
Regione determinerà i criteri di assegnazione su cui costruire le
graduatorie;
• piano di riscatto concordato con le Regioni a favore degli inquilini di
alloggi pubblici;
• riduzione del costo dei mutui bancari delle famiglie, rendendone
conveniente la ristrutturazione da parte delle banche;
• graduale e progressiva detassazione degli investimenti in riscaldamento e
difesa termica delle abitazioni e degli investimenti per la costruzione nelle
città di nuovi posti-auto sotterranei;
• fondo pubblico di garanzia per i mutui contratti dai condomini per le opere
di manutenzione e/o ristrutturazione;
• stabilizzazione delle norme fiscali (IVA + Imposte dirette) sui lavori di
ristrutturazione edilizia;
• "Legge Obiettivo" per i quartieri svantaggiati e le periferie
delle grandi aree metropolitane, con agevolazioni agli interventi di
riqualificazione urbana e il finanziamento di progetti infrastrutturali.
3. Migliori servizi sociali
• Reintroduzione del "bonus bebé" per sostenere la natalità;
• graduale e progressiva riduzione dell'IVA su latte, alimenti e prodotti per
l'infanzia;
• sostegno alle famiglie per una effettiva libertà di scelta educativa tra
scuola pubblica e scuola privata;
• assegnazione di libri di scuola gratuiti per le famiglie meno agiate,
estesa fino al 18° anno di età per garantire il diritto/dovere
all'istruzione;
• prosecuzione del piano di investimenti in asili aziendali e sociali,
attraverso fondi pubblici e detassazioni;
• graduale e progressivo aumento delle pensioni più basse; rafforzamento
della previdenza complementare e avvio sperimentale di nuove mutue sociali e
sanitarie;
• attuazione del piano straordinario del Governo Berlusconi per le persone
non autosufficienti (disabili, anziani, malati gravi) di concerto con il
mondo delle autonomie e del privato sociale;
• utilizzo delle Poste italiane per servizi sociali a domicilio, a favore dei
cittadini in coordinamento con i Comuni;
• stabilizzazione del "cinque per mille" e sua applicazione a
favore di volontariato, non-profit, terzo settore, ricerca;
• revisione del sistema di assistenza sociale in base al principio di
sussidiarietà, dando un maggior ruolo ai Comuni e garantendo la libertà di
scelta tra i vari servizi offerti dal pubblico, dal privato e dal privato
sociale;
• riforma del libro primo del Codice Civile, per riconoscere il ruolo
fondamentale assunto nella nostra società dal "terzo settore";
• rilancio del ruolo di prevenzione e di assistenza dei consultori pubblici e
privati e, d'intesa con le Regioni, individuazione delle risorse finanziarie
necessarie a garantire credibili alternative all'aborto per la gestante in
difficoltà;
• esclusione di ogni ipotesi di leggi che permettano o comunque favoriscano
pratiche mediche assimilabili all'eutanasia.
4. Dare ai giovani un futuro
• Sperimentazione di un periodo "no tax" per le nuove iniziative
imprenditoriali e professionali dei giovani;
• introduzione di un credito d'imposta per le imprese che assumono giovani e
che trasformano contratti temporanei in contratti a tempo indeterminato;
• "bonus locazioni" per aiutare le giovani coppie e i meno abbienti
a sostenere l'onere degli affitti;
• garanzie pubbliche per i "prestiti d'onore" e per il
finanziamento d'avvio a favore di giovani che iniziano la loro attività di
impresa;
• graduale progressiva totalizzazione dei periodi contributivi;
• ripresa in ogni settore di attività del sistema delle mutue che, con
sostegno pubblico e privato, garantiscano ai giovani assistenza sociale e
sanitaria in caso di non lavoro e di bisogno, sul modello storico delle
"Casse edili".
Terza missione: più sicurezza, più giustizia
Sicurezza e tutela del cittadino sono priorità
assolute e saranno affrontate con interventi urgenti ed incisivi.
Una giustizia lenta ed inefficiente, oltre che essere fonte di disuguaglianza
e di tensioni sociali, crea ostacolo alla crescita economica del Paese.
Provvedimenti legislativi immediati e di sistema debbono trovare attuazione
per ridare al cittadino la fiducia nello Stato.
1. Più sicurezza
• Aumento progressivo delle risorse per la sicurezza;
• maggiore presenza sul territorio delle forze dell'ordine ed incremento
della polizia di prossimità, dei poliziotti e dei carabinieri di quartiere
per rafforzare la prevenzione dei "reati diffusi" (furto in
appartamento, furto d'auto, spaccio di droga, sfruttamento della
prostituzione, etc);
• incentivi per installazioni di sistemi di sicurezza nei pubblici esercizi;
• iniziativa del Governo italiano in sede di Unione Europea affinché non si
attuino più sanatorie indiscriminate per i clandestini;
• apertura di nuovi Centri di permanenza temporanea per l'identificazione e
l'espulsione dei clandestini;
• contrasto dell'immigrazione clandestina, attraverso la collaborazione tra
governi europei e con i paesi di origine e transito degli immigrati;
• contrasto all'insediamento abusivo di nomadi e allontanamento di tutti
coloro che risultino privi di mezzi di sostentamento legali e di regolare
residenza;
• precedenza per l'immigrazione regolare ai lavoratori dei paesi che
garantiscono la reciprocità dei diritti, impediscono la partenza di
clandestini dal proprio territorio e accettino programmi comuni di formazione
professionale negli stessi paesi;
• conferma del collegamento stabilito nella Legge Bossi-Fini fra permesso di
soggiorno e contratto di lavoro e contrasto allo sfruttamento illegale del
lavoro degli immigrati;
• incentivi alle associazioni, alle scuole e agli oratori per la conoscenza
della lingua, della cultura e delle leggi italiane da parte degli immigrati;
• lotta al terrorismo interno ed internazionale, anche attraverso lo stretto
controllo dei centri collegati alla predicazione fondamentalista;
• tutela dell'ordine pubblico dagli attacchi alla legalità dei vari
"disobbedienti" e aumento delle pene per i reati di violenza contro
le forze dell'ordine;
2. Più giustizia
• perfezionamento dell'azione intrapresa nella legislatura 2001/2006 dal
Governo Berlusconi, con il completamento della riforma dei codici, la
definitiva razionalizzazione delle leggi esistenti e l'attuazione dei
principi enunciati dalle sentenze della Corte Costituzionale, non ancora
trasposti in atti legislativi;
• attuazione dei principi costituzionali del giusto processo per una maggiore
tutela delle vittime e degli indagati;
• aumento delle risorse per la giustizia, con un nuovo programma di priorità
nell'allocazione delle risorse: più razionalità nelle spese, più investimenti
nell'amministrazione della giustizia quotidiana, a partire dalla giustizia
civile;
• garanzia della certezza della pena, con la previsione che i condannati con
sentenza definitiva scontino effettivamente la pena inflitta ed esclusione
degli sconti di pena per i recidivi e per chi abbia commesso reati di
particolare gravità e di allarme sociale;
• inasprimento delle pene per i reati di violenza sui minori e sulle donne;
gratuito patrocinio a favore delle vittime; istituzione del Tribunale della
famiglia, per garantire i diritti fondamentali dei componenti del nucleo
familiare;
• costruzione di nuove carceri e ristrutturazione di quelle esistenti;
• rafforzamento della distinzione delle funzioni nella magistratura, come
avviene in tutti i paesi europei; confronto con gli operatori della giustizia
per una riforma di ancor maggiore garanzia per i cittadini, che riconsideri
l'organizzazione della magistratura, in attuazione dei principi
costituzionali;
• limitazione dell'uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali al
contrasto dei reati più gravi; divieto della diffusione e della pubblicazione
delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, con pesanti sanzioni a
carico di tutti coloro che concorrono alla diffusione e pubblicazione;
• riforma della normativa anche costituzionale in tema di responsabilità
penale, civile e disciplinare dei magistrati, al fine di aumentare le
garanzie per i cittadini;
• completamento della riforma del Codice di Procedura Civile con snellimento
dei tempi di definizione ed incentivi alle procedure extra giudiziali.
Quarta missione: i servizi ai cittadini.
Sanità, scuola, università, ricerca, cultura e
ambiente.
Daremo agli italiani servizi pubblici degni di un Paese europeo, innovando
nel campo della sanità, della scuola, dell'università, della ricerca e nella
tutela dell'ambiente.
1. Sanità
• completamento del piano del Governo Berlusconi per l'eliminazione delle
liste d'attesa;
• incentivazione del rinnovamento tecnologico delle strutture ospedaliere e
della realizzazione di nuove strutture, in particolare al Sud, in accordo con
le Regioni;
• trasparenza nella scelta dei manager nelle aziende pubbliche sanitarie, con
graduatorie che valorizzino il merito e la qualificazione professionale;
• riforma della Legge 180 del 1978 in particolare per ciò che concerne il
trattamento sanitario obbligatorio dei disturbati psichici;
• attuazione della legge contro le droghe e potenziamento dei presidi
pubblici e privati di prevenzione e di recupero dalle tossicodipendenze.
2. Scuola, università, ricerca e cultura
• Ripresa nella scuola, per gli alunni e per gli insegnanti, delle "3
i": inglese, impresa, informatica;
• difesa del nostro patrimonio linguistico, delle nostre tradizioni e delle
nostre culture anche per favorire l'integrazione degli stranieri;
• attuazione per la prima volta in Italia del disposto dell'articolo 34 della
Costituzione: "I capaci e meritevoli anche se privi di mezzi, hanno
diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi";
• commisurazione degli aumenti retributivi a criteri meritocratici con
riconoscimenti agli insegnanti più preparati e più impegnati;
• libera, graduale e progressiva trasformazione delle Università in
Fondazioni associative, aperte ai contributi dei territori, della società
civile e delle imprese, garantendo a tutti il diritto allo studio;
• rafforzamento della competizione tra atenei, premiando qualità e risultati;
• realizzazione dei "Fondi dei fondi" per finanziare gli
investimenti in ricerca sul modello di quanto realizzato in Francia;
• inserimento graduale e progressivo della detassazione degli utili
reinvestiti in ricerca ed innovazione tecnologica;
• legge quadro per lo spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza) e per
promuovere la creatività italiana in tutti i campi dello spettacolo,
dell'arte e della multimedialità;
• promozione delle "cittadelle della cultura e della ricerca", con
il concorso del pubblico e dei privati, per lo studio delle eccellenze
italiane e lo sviluppo di piani e strategie per la valorizzazione delle
produzioni tradizionali.
3. Ambiente
• Introduzione della destinazione di un "5 per mille" per
l'ambiente;
• legge obiettivo per il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione del
patrimonio culturale e la tutela del paesaggio, nel rispetto delle autonomie
territoriali, attraverso la demolizione degli ecomostri e il risanamento
degli scempi arrecati al paesaggio italiano;
• promozione di azioni coordinate di valorizzazione del territorio attraverso
la programmazione negoziata con le Regioni, anche per ottimizzare l'utilizzo
dei fondi europei relativi ai beni culturali e al recupero dei centri
storici;
• realizzazione di strumenti di tutela del suolo e delle acque per una
razionalizzazione della gestione delle risorse e per la prevenzione dei
disastri idrogeologici, fatte salve le competenze regionali;
• aggiornamento della Legge 157/92 secondo gli indirizzi europei in materia
di attività venatoria.
Quinta missione: il Sud
Noi vogliamo un'Italia che finalmente superi,
attraverso un impegno straordinario, il drammatico divario tra Nord e Sud,
realizzando una politica che valorizzi la responsabilità dei territori e
metta a frutto tutte le energie presenti nel Paese.
• Piano decennale straordinario concordato con le Regioni per il
potenziamento, completamento e realizzazione delle infrastrutture: porti,
reti stradali e autostradali, alta capacità ferroviaria, Ponte sullo stretto,
in modo da formare un sistema logistico integrato;
• creazione di zone e porti franchi;
• "Leggi Obiettivo" speciali concentrate su turismo e beni
culturali, agroalimentare e risorse idriche, infrastrutture e logistica, poli
di eccellenza per la ricerca e l'innovazione;
• realizzazione di un piano strategico di riconversione dell'industria
chimica pesante (impianti petrolchimici e centrali termoelettriche) ispirato
alle nuove tecnologie;
• pieno e tempestivo utilizzo dei fondi comunitari attraverso nuove intese
istituzionali di programma;
• realizzazione della Banca del Sud secondo il progetto del Governo
Berlusconi;
• federalismo fiscale solidale e misure di fiscalità di sviluppo (fiscalità
compensativa) a favore delle aree svantaggiate;
• contrasto alla criminalità organizzata; piano di emergenza per la sicurezza
e la legalità.
Sesta missione: il federalismo
La riforma del Titolo V della Costituzione ha posto
le premesse per avviare un ampio processo di trasferimento di poteri dal
centro alla periferia. Per il riconoscimento di una effettiva autonomia delle
Regioni e degli enti locali occorre realizzare il federalismo fiscale, che
comporta il trasferimento di risorse finanziarie dal centro alla periferia, a
parità di spesa pubblica e di pressione fiscale complessiva.
• attuazione al disposto dell'articolo 119 della Costituzione, assegnando
agli enti territoriali le più idonee fonti di finanziamento, trovando il
giusto equilibrio tra autonomia, equità ed efficienza;
• approvazione, a tal fine, da parte del Parlamento della proposta di legge
"Nuove norme per l'attuazione dell'art. 119 della Costituzione",
adottata dal Consiglio Regionale della Lombardia il 19 giugno 2007;
• garanzia della massima trasparenza ed efficienza nelle decisioni di entrata
e di spesa, così da permettere il controllo della collettività sulle
politiche fiscali e di spesa delle amministrazioni locali;
• garanzia che la perequazione riduca ma non annulli le differenze di
capacità fiscale, fermo il principio costituzionale di giusto equilibrio tra
solidarietà ed efficienza, premiando i comportamenti finanziari virtuosi e le
regioni con una minore evasione fiscale.
Settima missione: un piano straordinario di finanza pubblica
Questo programma si estende sull'intero arco della
prossima legislatura e sarà integralmente realizzato entro il suo termine.
Cinque anni sono un periodo di tempo sufficientemente lungo per graduare
l'avanzamento progressivo degli interventi che ci impegniamo a realizzare.
In ogni caso ci è ben chiaro che la realizzazione del nostro programma è
sottoposta a 3 vincoli esterni essenziali:
a) il vincolo costituito dalla crisi economica in atto nel mondo ed in
Italia. Una crisi che può aggravarsi e che in questi ultimi due anni è stata
irresponsabilmente ignorata o sottovalutata dal Governo Prodi;
b) il vincolo imposto dagli impegni di trattato europeo, impegni che l'Italia
ha assunto e che il nostro prossimo Governo intende rispettare. Come è stato
già fatto nel periodo del nostro governo caratterizzato da una congiuntura
economica negativa che ha portato la Germania e la Francia - ma non l'Italia
- sulla soglia delle "sanzioni" europee;
c) il vincolo costituito dall'attuale instabile equilibrio dei conti pubblici
italiani.
In questi termini, gli interventi attuativi del presente programma saranno
comunque progressivamente e responsabilmente realizzati in funzione
dell'andamento dell'economia e nel rispetto dei criteri di rigore nella
gestione del bilancio pubblico.
Non facciamo e non promettiamo miracoli.
In ogni caso non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini. Non
aumenteremo dunque la pressione fiscale. Anzi ci sforzeremo di ridurla. Fermo
l'obiettivo di contrasto e di recupero dell'evasione fiscale.
Il nostro impegno sarà all'opposto sul lato della spesa pubblica, che
ridurremo nella sua parte eccessiva, non di garanzia sociale, e perciò
comprimibile. A partire dal costo della politica e dell'apparato burocratico
(ad esempio delle Province inutili).
In parallelo a questi interventi di carattere ordinario, pensiamo comunque
che sia possibile e necessario un piano di ristrutturazione straordinaria
della nostra finanza pubblica. Un piano articolato come segue.
Dentro la struttura della nostra finanza pubblica, come si è via via formata
in questi ultimi trenta anni, noi vediamo emergere 5 punti caratteristici essenziali:
a) l'attivo è superiore al passivo. Il patrimonio pubblico (circa 1.800
miliardi di euro) è in specie superiore al debito pubblico (circa 1.500
miliardi di euro);
b) tutto il passivo è collocato come debito pubblico sul mercato, mentre la
parte di attivo che potrebbe essere collocata e valorizzata sul mercato,
fatta da azioni, aziende, immobili, crediti, diritti di concessione, etc.
(fino al 40% del totale, fino a circa 700 miliardi di euro) è ancora in mano
pubblica;
c) simmetricamente, il grosso del risparmio privato è direttamente ed
indirettamente investito in passività (ed in specie in titoli del debito
pubblico) e non in attività;
d) mentre quasi tutto il debito pubblico è del governo centrale (dello
Stato), il grosso del patrimonio pubblico che può essere collocato e
valorizzato sul mercato - circa i due terzi del totale - è dei governi locali
(Regioni, Province, Comuni). Da ultimo, mentre il governo centrale (lo Stato)
tende a privatizzare, molti Governi locali seguono il processo opposto tendendo
a pubblicizzare;
e) mentre quasi tutto il prelievo fiscale è centrale (dello Stato), la parte
crescente della spesa pubblica discrezionale è locale (di Regioni, Province,
Comuni).
La nostra proposta è un grande e libero patto tra Stato, Regioni, Province,
Comuni, risparmiatori ed investitori.
Un patto che:
- realizzi il federalismo fiscale solidale, di cui all'art.119 della
Costituzione;
- riduca il debito dello Stato, immettendo sul mercato una quota
corrispondente di patrimonio pubblico, offrendo a risparmiatori ed operatori
economici maggiori e migliori opportunità di investimento.
Gli effetti finali attesi sono: la riduzione del debito pubblico; un minore
costo del debito pubblico residuo; una maggiore trasparenza, una maggiore
responsabilità ed efficienza della spesa pubblica; la riorganizzazione e la
digitalizzazione della pubblica amministrazione, il rilancio dell'economia.
Solo su questa base, non aumentando le tasse sul reddito, sulla casa, sul
risparmio, sulle partite IVA, ma abbattendo la manomorta del debito pubblico,
l'Italia può ripartire.
L'effetto positivo cumulato atteso è stimabile in termini di 1 punto di
prodotto interno lordo di minore spesa pubblica corrente e di 1 punto di
prodotto interno lordo di maggiore crescita.
Tutte le ipotesi di intervento di finanza pubblica presenti in questo
programma sono ampiamente coperte, grazie alla somma degli effetti del piano
straordinario e ai risultati della nostra azione contro l'evasione fiscale
condotta con la riforma delle esattorie, mediante l'effettiva partecipazione
dei Comuni all'accertamento, il potenziamento dell'amministrazione
finanziaria, il progetto della riforma dal basso e non dall'alto degli studi
di settore.
pubblicato il 25 febbraio 2008 , 33909 letture
Riportiamo il testo del
programma di governo del Partito democratico, presentato a Roma il 25
febbraio dal segretario del Pd, Walter Veltroni, assieme ad Enrico Morando.
L'ITALIA NEL MONDO CHE CAMBIA
I grandi cambiamenti demografici, migratori, tecnologici, economici,
energetici, climatici e strategici, che hanno segnato il passaggio di secolo,
hanno mutato in pochi anni il volto del pianeta.
La globalizzazione mostra tutta la sua ambivalenza: migliorano le condizioni
di vita e di reddito di milioni di uomini, che per la prima volta hanno
accesso allo sviluppo, ma le disuguaglianze tendono ad accentuarsi, mentre le
turbolenze dei mercati finanziari ripropongono rischi di recessione e
sollecitano una nuova regolazione. Il recente protagonismo della Russia, il
riemergere della Cina, l’affacciarsi dell’India e di nuovi Paesi leader
continentali stanno disegnando un mondo inevitabilmente multipolare e assai
meno eurocentrico. Le minacce alla sicurezza internazionale sono cresciute,
assumendo le forme nuove e più insidiose del conflitto etnico e religioso.
In un contesto in rapida evoluzione e contraddistinto da elevata instabilità,
l'Italia deve ribadire la scelta di un metodo multilaterale e di una presenza
attiva negli organismi internazionali. In questo quadro, l'Italia deve poter
disporre di uno strumento militare che le consenta, in coerenza con il
mandato fissato nell'articolo 11 della Costituzione, di assicurare
un'adeguata difesa del territorio nazionale; di svolgere da protagonista il
ruolo che le compete nelle alleanze internazionali; di condividere le
responsabilità nel governo delle crisi e per la difesa della pace e della stabilità
internazionale. La lotta al terrorismo resta un'esigenza essenziale, da
affrontare tramite le missioni internazionali di cui siamo parte e attraverso
i nuovi strumenti europei di cooperazione fra polizie e servizi di
intelligence. L’Italia deve confermare il suo impegno nella missione in
Afghanistan, decisiva per vincere la guerra al terrorismo jihadista e nella
riflessione strategica sul Medio Oriente e sulle crisi dell’area,
tragicamente aggravate dall'errore compiuto dall'Amministrazione Bush con la
guerra in Irak. Contemporaneamente, deve affermare la necessità di
un'iniziativa che fermi la corsa al riarmo convenzionale e nucleare che segna
questo tempo. Lavoreremo perciò ad un Mediterraneo e ad un Medio Oriente
de-nuclearizzato e parteciperemo agli sforzi internazionali per fermare il
rischio nucleare iraniano e per assicurare la sicurezza ai Paesi dell’area.
Il PD lavora per rilanciare il processo di integrazione politica dell’Europa
e crede nell’Europa massima possibile, non in quella minima indispensabile,
nell’Europa come risposta a chi crede che la globalizzazione sia
ingovernabile. Dopo una sollecita ratifica del trattato di Lisbona, le nostre
priorità saranno una solida politica di sicurezza comune, una politica
dell’energia coerente con la strategia del 20/20/20 e con una rappresentanza
unitaria sui mercati esterni, una politica della ricerca e delle reti europee
da finanziarsi anche mediante l’emissione di euro-bond. Ci adopereremo per
una cooperazione rafforzata in materia di immigrazione e per un potenziamento
delle politiche economiche comuni promosse dall’Eurogruppo.
Per il PD, il Mediterraneo deve essere la porta sud dell’intera Unione
Europea e non di una sua parte. Il Mediterraneo ha oggi le caratteristiche
per diventare l’hub politico ed economico mondiale di questo secolo che
collega Europa e Nord Africa, Caspio e area del Golfo, a sua volta porta per
l’Asia, un hub per le merci e per l’energia ma anche per le migrazioni e il
dialogo religioso. E’ il bacino in cui il nostro Paese ha un naturale
interesse strategico e la sua stabilizzazione e valorizzazione deve essere la
dote peculiare che porteremo all’intero continente e al mondo. L’Italia è
forte e sicura quando esiste un circuito “euro-mediterraneo” di cui siamo
parte e perno.
Il PD è per il rafforzamento dell’amicizia e della collaborazione nazionale e
europea con gli Stati Uniti. Siamo favorevoli alla proposta di costruire uno
spazio comune transatlantico in campo economico oltre che politico, che
rafforzi il nucleo di base per il governo della globalizzazione e della
liberalizzazione e diminuisca il rischio di crescenti protezionismi. Europa e
USA assieme rendono tutto più facile e possibile. La partnership atlantica è
la base migliore per un nuovo dialogo con il mondo arabo e islamico, per il
governo delle crisi, per la piena integrazione dei Balcani occidentali nel
sistema europeo e per un approccio positivo nei confronti delle nuove potenze
emergenti e dei rischi della proliferazione nucleare e del riarmo.
Il PD opera per il multilateralismo efficace, per il rafforzamento delle
istituzioni internazionali e per la loro riforma. Dopo il successo all’Onu
sulla moratoria delle esecuzioni capitali, l’Italia continua a promuovere
l’affermazione e il rispetto della legalità internazionale tramite la Corte
di Giustizia e il Tribunale Penale Internazionale e si batte contro ogni
forma di discriminazione e violenza nei confronti delle donne e per la tutela
dei diritti umani, anche mediante gli accordi condizionati di cooperazione
allo sviluppo. Il PD fa propri gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio
dell'ONU come chiave ineludibile per promuovere pace, democrazia e sviluppo
nel continente africano e si impegna per una sollecita approvazione della
legge di riforma della cooperazione.
Il PD ritiene che sia prioritario fermare la corsa al riarmo e alla
proliferazione nucleare, anche seguendo la strada maestra di un rafforzamento
del regime internazionale di controllo degli armamenti e elaborando nuove
misure di fiducia e di disarmo su base regionale.
L’Italia intende far proprio, nel quadro di una governance europea e
mondiale, il tema centrale del “riscaldamento globale”, problema inedito e
motore nuovo di un cambiamento tecnologico, economico e sociale, che inciderà
sulla definizione dei futuri assetti del pianeta.
Il PD si prefigge l’obiettivo di far convergere su queste scelte le
principali forze politiche del Paese, per approdare finalmente ad una idea
condivisa di interesse nazionale italiano nelle scelte internazionali.
1 - PER LO SVILUPPO DI QUALITA'
L'Italia punta alla riconquista di una posizione di primato nello sviluppo di
qualità: più mobilità sociale, più spazio al merito e ai talenti, e meno
chiusure corporative; più legalità e meno furbizia; più ricerca, scienza,
innovazione tecnologica e meno divisioni e steccati ideologici; più fiducia
nel futuro e in se stessi, meno paura del nuovo; più potere di decisione alla
democrazia e meno poteri di veto.
Esistono le risorse su cui far leva.
In Italia, due-tremila imprese di media dimensione (ciascuna delle quali è al
centro di una costellazione di decine, talvolta centinaia di imprese più
piccole) si sono ristrutturate, hanno tirato la cinghia, hanno sofferto,
hanno innovato prodotti e processi, si sono internazionalizzate; e ora si
sono riproposte da leader nell'economia globale. E’ merito loro se nel 2007
le nostre esportazioni, in valore, sono tornate finalmente a crescere. Quando
si dice "imprese", si dice lavoratori e imprenditori, insieme.
In Italia ci sono centinaia di migliaia di giovani e meno giovani che fanno
volontariato, per aiutare chi soffre.
In Italia, migliaia di giovani calabresi hanno sfidato la mafia: "ora
uccideteci tutti". E sono italiani quegli imprenditori - industriali,
commercianti, artigiani - che in Sicilia rifiutano di pagare il pizzo ed
espellono dalle loro associazioni chi continua a pagarlo.
In Italia ci sono stati recentemente tre milioni e mezzo di cittadini che si
sono messi in fila per far nascere il PD.
Le potenzialità dunque ci sono, e sono grandi, dal Nord dell'eccellenza
produttiva al Sud "naturale" piattaforma logistica nel
Mediterraneo. Ma, senza un progetto, sono destinate a rimanere tali.
2 - I QUATTRO PROBLEMI DEL PAESE
Lo sviluppo di qualità - l'Italia è la qualità, ciò che non potrà mai essere
delocalizzato o clonato - si può conseguire solo se la politica si mostra
consapevole e si fa compiutamente carico della gravità dei problemi del
Paese.
Un problema di efficienza economica, innanzitutto: le migliori analisi
comparative mostrano che è in primo luogo il deficit di legalità, di
innovazione e di ricerca a tenere basso il ritmo della crescita.
Un problema di disuguaglianza, pari opportunità e immobilità sociale: si è
bloccato l'ascensore sociale che consente ai giovani e alle giovani donne più
impegnate, intelligenti e preparate di salire quanto vorrebbero e
meriterebbero.
Un problema di libertà, intesa come la possibilità per ciascuno di perseguire
il proprio disegno di vita, compatibilmente con l'eguale diritto altrui.
Infine, un problema di efficienza, credibilità - in una parola di qualità -
della democrazia e del sistema politico-istituzionale.
I Governi di centro-sinistra che hanno guidato l'Italia tra il '96 e il 2001
e tra il 2006 e il 2008, hanno creato - prima con la stabilizzazione
economico-finanziaria (Euro) e poi con il successo nella lotta all'evasione
fiscale e l'avvio di un migliore controllo della spesa pubblica - le
condizioni per il pieno dispiegarsi di una strategia riformatrice che
affronti questi quattro problemi strutturali.
2a - L'Efficienza economica e la qualità dello sviluppo
Il progetto del PD deve assumere l'aumento della ricchezza nazionale come
obiettivo principale. Non è un obiettivo confinato nella sfera economica:
l'aumento della produttività (del lavoro e dei fattori) è frutto di una
strategia a 360 gradi, abbraccia la cultura, la qualità dell'ambiente e
l'educazione tanto quanto la riforma della Pubblica Amministrazione. E, senza
crescita, non c'è politica redistributiva che tenga.
2b - La disuguaglianza
Il progetto del PD deve cambiare profondamente qualità e quantità
dell'intervento pubblico, per renderlo capace di aiutare davvero i più poveri
ad uscire con le loro gambe dalla situazione di disagio in cui si trovano;
deve favorire il rapido innalzamento della partecipazione dei giovani e delle
donne - specie nel Sud - alle forze di lavoro e deve chiamare di più il
mercato a risolvere problemi sociali e ambientali.
2c - Le libertà
La regolamentazione pubblica definisce lo spazio in cui tutte le libertà,
anche quelle private, sono rese possibili ed effettive. Anche per questo,
però, essa è chiamata a giustificare il perché di divieti, ostacoli,
strettoie che si frappongono fra la libertà individuale e l'effettivo
perseguimento del progetto di vita di ciascuno. Quali di queste
giustificazioni siano accettabili è questione che investe la politica, le
scelte collettive. Ma è giusto rimuovere quei vincoli - e sono tanti - la cui
giustificazione ormai non è più sostenibile.
2d - La qualità della democrazia
Il progetto del PD deve assumere la buona politica come architrave, sia per
il suo costante riferimento all'interesse generale, sia nel senso di capacità
di decidere e rappresentare (sistema elettorale, sistema istituzionale, ecc),
sia nel senso di capacità di auto riformarsi eticamente e di assumere, fino
in fondo, le sue responsabilità.
3 - IL PROGETTO: DIECI PILASTRI E UN METODO
Il progetto del PD deve aggredire contemporaneamente i quattro problemi -
inefficienza, disuguaglianza, libertà e qualità della democrazia - se vuole
risultare credibile ed efficace.
Deve poggiare su questi dieci pilastri:
1. La sicurezza, prima di tutto. Severi contro il crimine e i criminali. Più
severi contro chi fa violenza ai bambini.
2. Lo sviluppo è intenso e duraturo solo se è "inclusivo". Nuove
sicurezze a fronte di nuove instabilità.
3. Una forte iniezione di concorrenza, innovazione e merito in tutti i
settori della nostra società. Premiare i migliori è il primo principio di
equità.
4. Uno Stato Sociale universalistico, fatto di nuovi ammortizzatori sociali e
servizi pubblici efficienti, che aiuti tutti a camminare con le loro gambe.
Educazione alla cittadinanza e sostegno al servizio volontario civile e
militare.
5. Un nuovo patto tra generazioni, imperniato sull'investimento in
conoscenza, ricerca, innovazione tecnologica. L'educazione è il principale
ascensore sociale.
6. Una spesa pubblica più efficiente, che sposti l'accento dalla protezione
di posizioni di rendita alla valorizzazione delle energie e alla fornitura di
servizi di qualità. Finanza pubblica stabile, grazie a costante disciplina
fiscale e a misure, anche straordinarie, di abbattimento del debito.
7. Premere meno sui contribuenti leali - tutti, famiglie e imprese,
dipendenti ed autonomi - grazie al maggiore gettito assicurato dalla lotta
all'evasione fiscale. Dopo il successo ottenuto dal Governo Prodi, si può:
pagare meno, pagare tutti.
8. Diritto dell'economia che "liberi" le energie vitali del Paese.
Più legalità per produrre buona e forte crescita.
9. La piena integrazione del criterio della sostenibilità e della qualità
ambientale in tutte le politiche pubbliche. L'intervento diretto dello Stato,
attraverso meccanismi di premio, e non con nuovi enti/società, nel settore
dell'ambiente, sul quale costruire una nuova frontiera di leadership
tecnologico-industriale.
10. Una politica che decida e Pubbliche Amministrazioni che funzionino. Nel
rispetto del principio di sussidiarietà: Stato forte, nel suo core business.
Per le relazioni con le forze economiche e sociali, si deve puntare ad una
radicale riforma del Patto del Luglio del '93. Quel modello aveva un
obiettivo unificante: la stabilizzazione economico-finanziaria. Risultò
decisivo per conseguirla, con l'Euro. Ora, serve un nuovo modello, con un nuovo
obiettivo: l'incremento della produttività totale dei fattori, introducendo
fortissime dosi di innovazione nel nostro sistema economico ed aprendolo agli
investimenti stranieri. Protagonisti della nuova fase di concertazione - al
pari dei sindacati dei lavoratori e di Confindustria - devono essere le
Associazioni rappresentative della piccola e piccolissima impresa artigianale
e commerciale, unitamente alle organizzazioni della cooperazione e del no
profit. In questo contesto, tutti devono "cambiare" comportamenti e
capacità di rappresentanza: la politica, certo. Ma anche le forze sociali,
per le quali diventa urgente (per renderle protagoniste della contrattazione
di secondo livello, dove si può agire sulla produttività), una (auto)riforma
delle regole della rappresentanza.
4 - DODICI AZIONI DI GOVERNO
1. FINANZA PUBBLICA
a) Spendere meglio e meno
Nella prossima Legislatura, il banco di prova decisivo per il Governo del PD
è ben definito: riqualificare e ridurre la spesa pubblica, senza ridurre - anzi,
facendo gradualmente crescere, in rapporto al PIL - la spesa sociale.
Il conseguimento di questo obiettivo - mezzo punto di PIL di spesa corrente
primaria in meno nel primo anno, un punto nel secondo e un punto nel terzo -
è condizione irrinunciabile per onorare l'impegno che assumiamo con i
contribuenti italiani, famiglie e imprese: restituire loro, con riduzioni di
aliquota e detrazioni, ogni euro di gettito aggiuntivo, derivante da lotta
all'evasione fiscale.
Procederemo con innovazioni legislative certo. Ma, soprattutto, con attività
di alta amministrazione.
1. Sistematica comparazione - anche a livello micro - delle performances dei
singoli uffici delle Pubbliche Amministrazioni, per assegnare a tutti
credibili obiettivi di convergenza verso quelle ottenute dai migliori.
Attività di sistematica Revisione della spesa (anche utilizzando comparazioni
internazionali) e completamento della riforma del Bilancio per migliorare la
responsabilizzazione dei politici e dei dirigenti.
2. Attivazione di efficaci meccanismi di valutazione per tutta la Pubblica
Amministrazione (alla quale si deve accedere solo per concorso), a cominciare
dai dirigenti. Deve presiedervi un'apposita Agenzia Nazionale, anche al fine
di aggiornare costantemente le metodologie. I cittadini devono inoltre essere
chiamati a valutare i servizi ricevuti, a fornire indicazioni per il loro
miglioramento e a poter operare per realizzarlo.
3. Rigoroso rispetto delle scadenze per il rinnovo dei contratti di lavoro e
riforma del modello di politica retributiva nelle Pubbliche Amministrazioni,
riconducendo lo spazio della contrattazione integrativa alla corresponsione
di premi di produttività vincolati al raggiungimento di obiettivi trasparenti
e monitorabili dall'esterno, riferiti agli uffici e non ai singoli
dipendenti. Remunerazione dei dirigenti robustamente condizionata al
conseguimento di risultati predeterminati.
4. Rimpiazzo parziale e selettivo (50%) del turnover, ricorrendo alla
mobilità.
5. Abolizione dello spoils system e graduale superamento degli automatismi
retributivi e di carriera.
6. Estensione a tutto il settore pubblico delle migliori esperienze di
centralizzazione nell'acquisto di beni e servizi.
7. Compiuta informatizzazione delle Pubbliche Amministrazioni e unificazione
degli uffici periferici dello Stato centrale in ognuno dei capoluoghi di
Provincia.
8. Riduzione al 50% delle società e degli Enti partecipati dallo Stato
centrale e dal sistema delle Autonomie.
9. Eliminazione, entro un anno, di tutti gli Ambiti Territoriali Ottimali,
settoriali e non, attribuendo le loro competenze alle Province. Eliminazione
delle Province là dove si costituiscono le Città Metropolitane.
10. Incentivazione dei processi di Unione (fino alla fusione) dei comuni
piccolissimi, salvaguardando le specifiche identità politico-culturali.
b) Valorizzare l'attivo patrimoniale
Il patrimonio pubblico non è quello che si definisce tale. I beni demaniali
sono oggi, in Italia, multipli di quelli che troviamo altrove. Ridefiniamo le
norme civilistiche per restringere in maniera europea la nozione di demanio
pubblico e offriamo una tutela puntuale, ma flessibile, alla componente di
patrimonio pubblico che smetterebbe di essere demaniale. Ne seguirebbe una
diversa fruizione di quel patrimonio. Questa azione è indispensabile premessa
di un’iniziativa volta alla valorizzazione della quota “non demaniale” del
patrimonio pubblico, sia per ridurre il deficit annuale (la gestione dei beni
immobili è oggi una voce di costo per il bilancio pubblico), sia per ridurre
più rapidamente e più massicciamente il volume globale del debito pubblico.
In un contesto di assoluto rigore nella gestione della finanza pubblica e di
sostanziale pareggio di bilancio, l’ingente attivo patrimoniale della
Pubblica Amministrazione può contribuire a ridurre più rapidamente il debito
sotto il 90% del PIL, così da liberare risorse per almeno mezzo punto di PIL
all’anno per politiche di sostegno alla crescita e di lotta alla povertà. Non
dobbiamo mai dimenticare, infatti, che la spesa per interessi ammonta oggi a
quasi il 50% dell'intero gettito IRPEF.
2. PER UN FISCO AMICO DELLO SVILUPPO
a) Detrazione IRPEF più alta
Subito, un aumento della detrazione IRPEF a favore dei lavoratori dipendenti.
L'aumento è attuabile in più tranche, in progressiva crescita nel tempo,
partendo dai redditi medio-bassi. E può essere usato per portare a regime
l'intervento per la restituzione del fiscal-drag: ogni anno, la detrazione
aumenta per neutralizzare l'effetto del drenaggio fiscale.
La detrazione può essere utilizzata anche per sperimentare forme di
"imposta negativa": si tratta di sostenere i redditi più bassi,
erogando la detrazione come trasferimento a favore dei lavoratori incapienti.
b) Riduzione delle aliquote IRPEF
Dal 2009, riduzione graduale delle aliquote IRPEF (un punto in meno all'anno,
per tre anni) finanziata con le risorse rivenienti dalla lotta all'evasione
fiscale. Grazie all'azione del Governo Prodi, il rapporto tra crescita della
ricchezza nazionale e aumento delle entrate è decisamente aumentato (nel
2006, è stato pari a 2,6; nel 2007, tra 1,5 e 1,6). Scontando un suo
riprofilarsi verso il basso, e ipotizzando che esso possa mantenersi attorno
all'1,3 (migliore di quello - 0,75 - della serie 2000-2005), è perfettamente
fondato prevedere un andamento delle entrate capace di "coprire"
finanziariamente questa riduzione.
Condizione indispensabile per il successo: mai e poi mai condoni fiscali; mai
e poi mai norme fiscali retroattive.
c) Credito d'imposta per le lavoratrici
Credito d'imposta rimborsabile per le donne che lavorano, adeguato a
sostenere le spese di cura, così da essere incentivante e graduato in
rapporto al numero dei figli e al livello di reddito. Tutte le donne
lavoratrici - dipendenti, autonome, atipiche - con figli e reddito familiare
al di sotto di una certa soglia (che potrà crescere nel tempo) dovranno
poterne beneficiare. Nei primi due anni della Legislatura, il credito
d'imposta potrà essere applicato alle donne lavoratrici del Sud, per poi
essere esteso a tutto il territorio nazionale.
d) Meno tasse sul salario di produttività
Sviluppando ciò che è già previsto nel recente accordo con le parti sociali
(Protocollo welfare), proponiamo di operare una significativa riduzione della
pressione fiscale (agendo sull'IRPEF, oppure con la contribuzione figurativa)
sulla quota di salario da contrattazione di secondo livello (azienda, gruppo,
distretto, territorio), ridistribuendo finalmente un po’ dei vantaggi da
aumento della produttività anche a favore dei lavoratori. Ciò che il contratto
nazionale, per ragioni ovvie, non può fare.
e) Semplificazione fiscale per 2 milioni di imprenditori
Per pagare le tasse, le piccolissime imprese commerciali ed artigiane
sopportano esorbitanti costi di regolare tenuta della contabilità. Va dunque
elevato il tetto di 30.000 euro di fatturato per il pagamento a forfait delle
diverse imposte e tributi, anche attraverso una differenziazione del tetto
stesso per settori e comparti, da concordare con tutte le categorie
interessate (ad esempio: più alto - fino a 50.000 euro - per chi produce
beni; un po’ più basso per chi produce servizi). Prevediamo di innalzare il
limite per le spese per l'acquisto di beni strumentali, in particolare per
quanto riguarda l'affitto dell'immobile strumentale all'attività e di ridurre
al 10% la ritenuta d'acconto per i professionisti che aderiscono al
forfettone.
L’applicazione degli studi di settore va drasticamente semplificata per
imprese in monocommittenza e contoterzisti, fino a consentire loro la totale
fuoriuscita dall'uso di questo strumento.
In sede di gestione degli Studi di settore, prevedere:
1. entrata in vigore degli Studi non retroattiva (gli studi revisionati si
applicano all’anno d’imposta nel quale vengono revisionati);
2. abrogazione della norma che prevede la possibilità di reiterare gli
accertamenti (art. 70, L. 342/2000);
3. maggiore rilevanza della dimensione territoriale nella definizione degli
indicatori utilizzati negli Studi;
4. potenziamento della formazione congiunta tra Agenzia delle Entrate e
Associazioni di categoria.
f) Dote fiscale dei figli
La Dote sostituisce gli attuali Assegni per il nucleo familiare e le
detrazioni Irpef per figli a carico, assicura trattamenti significativamente
superiori a quelli attuali, si rivolge anche ai lavoratori autonomi. La Dote
parte da un valore pieno di 2.500 euro annui sul primo figlio, aumentando col
numero dei figli secondo parametri di equivalenza e riducendosi regolarmente
in funzione del reddito familiare, ma in modo da migliorare i trattamenti
anche per i redditi medi e medio-alti.
Sostenere i redditi più bassi con un trasferimento monetario a loro favore:
per le famiglie con figli, la Dote stessa fa da imposta negativa in quanto
viene erogata come trasferimento a favore delle famiglie incapienti.
g) Detraibilità di una quota fissa dell'affitto
Tassare il reddito da affitto non ad aliquota marginale, ma ad aliquota
fissa; consentire la detraibilità di una quota fissa dell'affitto pagato;
aumento della quota fiscalmente detraibile della rata sui mutui relativi
all'acquisto della casa di abitazione.
h) Per imprese più forti e capitalizzate
Per sostenere la crescita dimensionale delle imprese, si devono introdurre
forti sconti di imposta (fino all’azzeramento di Ires ed Irap per un certo
numero di anni) per la quota di profitti corrispondente alla quota di
capitale dell’impresa detenuto da fondi private equity. Allo stesso fine si
deve abbattere l’imposta sostitutiva per i disavanzi da fusione. Deve,
inoltre, essere equiparata la normativa fiscale relativa ai fondi
d'investimento a quella degli altri Paesi europei (tassazione sul realizzato
e non sul maturato).
i) Federalismo fiscale e infrastrutturale
E’ necessario che i due terzi del paese siano liberati dal coinvolgimento del
governo centrale nel finanziamento delle loro competenze e che l’intervento
dello stato sia limitato alla perequazione dei territori con più basso
reddito pro-capite e di quelli storicamente svantaggiati nella distribuzione
delle risorse pubbliche. Un assetto efficiente della finanza decentrata
richiede che si ricorra a vere compartecipazioni dinamiche al gettito dei
grandi tributi erariali e ad un vero coordinamento della finanza pubblica
multilivello, a garanzia che il decentramento non modifichi le decisioni
generali assunte in merito al livello di pressione fiscale. La sede di questo
coordinamento deve essere il nuovo Senato delle autonomie.
Attraverso i tributi propri, poi, ciascun territorio potrà completare il
finanziamento dei servizi pubblici di prossimità. Una volta garantiti gli
standard di base espressamente individuati dalla Costituzione, ciascun
territorio potrà, liberamente e democraticamente, decidere se e come
differenziare i propri servizi, avvicinando sempre di più, negli enti di
prossimità, le decisioni di politica pubblica al controllo e al monitoraggio
della popolazione.
Devono essere costruiti strumenti a garanzia della separatezza delle gestioni
finanziarie, limitandosi lo stato a definire il contributo dei singoli
comparti del sistema delle autonomie all’azione di contenimento del deficit e
della riduzione del rapporto Debito/PIL.
Deve essere esteso a tutte le Regioni, anche in cooperazione tra di loro, il
metodo del “federalismo infrastrutturale”, sperimentato dal Governo Prodi con
la regione Lombardia, e avviato con altre. In particolare, il potere di
assegnare concessioni di costruzione e gestione di significative opere
stradali e ferroviarie deve essere trasferito dallo stato centrale a soggetti
misti stato-regione.
3. CITTADINI E IMPRESE PIÙ SICURE
a) Più agenti in divisa per strada, più tecnologia in città
Malgrado l’impegno generoso delle forza dell’ordine, i cittadini si sentono
più insicuri: la qualità della vita ne viene gravemente danneggiata. E il
danno è più grave per chi è più debole.
E’ questione di entità delle risorse pubbliche dedicate, certo. Ma è anche
questione di migliore impiego delle risorse umane e finanziarie disponibili.
Se si vogliono più agenti in divisa a presidio dl territorio, di giorno e di
notte, in centro e in periferia, nelle città e nelle campagne, si impone
l'adozione di un vero e proprio "nuovo modello di sicurezza".
1. Immediata approvazione, in Parlamento, del "Pacchetto Sicurezza"
approvato dal Consiglio dei Ministri il 30 ottobre 2007 e bloccato dalla
opposizione della sinistra antagonista; e pronta attuazione del Piano
d'azione contro la violenza sulle donne. In questo contesto, per il personale
delle forze che tutelano la sicurezza interna ed esterna, è necessario
adottare misure di protezione sociale sulla certezza del loro rapporto di
lavoro e per la conciliazione delle esigenze del sevizio con quelle della
vita privata.
2. Azione di riordino strutturale e organizzativo, volta a ridefinire su
schemi più moderni e funzionali la mission istituzionale e l'impiego
operativo delle diverse forze di polizia e ad eliminare ogni duplicazione
funzionale tra quelle a competenza generale (Polizia di Stato ed Arma dei
Carabinieri) e quelle a competenza specialistica (Guardia di Finanza, Corpo
Forestale e Polizia Penitenziaria). In questa direzione, vanno ridotti al
minimo indispensabile gli "sconfinamenti" delle forze di polizia a
competenza specialistica nei campi di attività di quelle a competenza
generale, concentrandone l'azione nei settori operativi di rispettiva attribuzione.
3. Estendere a tutti i Comuni capoluogo di Provincia il "Patto per la
Sicurezza" già sperimentato, con ottimi risultati, in alcune delle
principali città italiane. In questo quadro, devono essere trasferite ai
Comuni le competenze in materia di passaporti e permessi di soggiorno.
Sperimentare da subito questo trasferimento nei capoluoghi di Regione, tra
cui Milano e Roma, già protagonisti del "Patto per la Sicurezza".
4. Mobilità interna alla Pubblica Amministrazione di personale civile oggi
sottoutilizzato, per impiegarlo nelle attività amministrative di supporto
(es. Archivi) alle attività di polizia.
5. Adottare, nell'azione contro la criminalità organizzata, un approccio
operativo orientato all'aggressione degli affari e dei patrimoni mafiosi. In
questo ambito vanno attribuiti alla Direzione Investigativa Antimafia - che
in futuro dovrà operare in collaborazione sempre più stretta con la Guardia
di Finanza - nuovi e più incisivi poteri in materia di vigilanza sugli
appalti pubblici. È necessario destinare personale specializzato e risorse
alle Questure e agli Uffici giudiziari per le procedure di sequestro e
confisca dei beni mafiosi.
6. Le reti senza fili a larga banda (WI-FI, WIMAX) consentono un’infinita
possibilità di controllo del territorio. Nel più assoluto rispetto del
diritto alla riservatezza, si possono aiutare i cittadini più esposti alla
paura: le donne che escono sole di notte, gli anziani che si muovono nel
quartiere, i bambini che vanno a scuola, possono essere protetti dal sistema
georeferenziale della rete, attivando un allarme in caso di pericolo. Le
stesse iniziative di video sorveglianza dei privati, che nascono come funghi,
potrebbero avere convenienza a diventare un terminale interoperabile della
rete, contribuendo alla sua espansione e ottenendo in cambio preziosi
vantaggi. Le stazioni del trasporto possono diventare le boe della sicurezza
nel mare metropolitano: informazioni sui servizi, collegamenti agili con le
forze dell’ordine, telecamere, piccole attività commerciali, reti sociali di protezione.
b) Più certezza ed effettività della pena
Il cittadino pretende di essere certo che chi ha compiuto gravi reati contro
la persona ed è stato condannato, sconti effettivamente la pena che gli è
stata inflitta.
Il Governo del PD offrirà questa garanzia. Verrà infatti immediatamente
approvata quella parte del "Pacchetto Sicurezza" (30-10-2007) che
ha ampliato il numero dei reati di particolare allarme sociale - fra questi
la rapina, il furto in appartamento, lo scippo, l’incendio boschivo e la violenza
sessuale aggravata - prevedendo la cosiddetta custodia cautelare
obbligatoria; il conseguente giudizio immediato per gli imputati detenuti;
l’applicazione d’ufficio (e non più a richiesta del P.M.) della custodia
cautelare in carcere già con la sentenza di primo grado (e non più con quella
d’appello); l’immediata esecuzione della sentenza di condanna definitiva
senza meccanismi di sospensione.
Specularmente, va assicurato il massimo sostegno - sociale e psicologico -
alle vittime delle azioni criminali.
4. DIRITTO ALLA GIUSTIZIA GIUSTA, IN TEMPI RAGIONEVOLI
a) Ridurre i tempi e aumentare l’efficienza della giustizia
Nella classifica relativa ai tempi della giustizia l’Italia è agli ultimi
posti in Europa e nel confronto coi Paesi avanzati di tutto il mondo. I
cittadini e le imprese italiane vedono ridursi i loro diritti in presenza di
un sistema giudiziario che impiega anni e anni per risolvere le controversie.
La ragionevole durata del processo, principio affermato dalla Carta Europea
dei Diritti dell'Uomo e dalla Carta costituzionale, è un principio cui deve
ispirarsi ogni intervento riformatore.
È indispensabile completare la stagione di riforme '96-'02, portando a
compimento innanzitutto le misure già avviate sul processo civile
(razionalizzazione e accelerazione del processo) e penale (razionalizzazione
e accelerazione del processo, prescrizione dei reati, recidiva, tenuità del
fatto); sviluppare in sede comunitaria l'iniziativa per giungere ad una sorta
di "codice civile europeo"; riprendere e approvare il disegno di
legge contro lo stalking e l'omofobia, già approvato dalla Commissione
Giustizia della Camera nella XV Legislatura.
Il bilancio del Ministero della Giustizia deve essere considerato non solo
sotto l'aspetto delle spese, ma anche sotto quello delle entrate. Solo il 3%
circa delle somme per pene pecuniarie e spese processuali sono effettivamente
recuperate; eppure si tratta di somme non indifferenti,cui deve aggiungersi
l'enorme patrimonio costituito da beni in sequestro o confiscati, che
giacciono per anni in depositi infruttiferi.
Ci sono alcuni provvedimenti che possono essere presi immediatamente, per
accrescere l’efficienza del sistema giudiziario italiano.
1. Accorpare i tribunali, ridistribuendo i magistrati e le risorse.
2. Creare dell'Ufficio per il processo, che consentirà anche la
riorganizzazione delle cancellerie e la valorizzazione e riqualificazione del
personale.
3. Realizzare rapidamente il processo telematico, strettamente legato
all'Ufficio per il processo, eliminando gli infiniti iter cartacei che
assorbono risorse preziose per la loro gestione e archiviazione.
4. Favorire la specializzazione dei magistrati, in particolare nel settore
dei diritti fondamentali (famiglie e minori, diritti della persona, libertà
personale, espulsioni).
5. Ampliare la specializzazione delle sezioni per le tematiche economiche.
6. Adottare misure straordinarie per la definizione del contenzioso
arretrato.
7. Favorire una modifica dei contratti tra avvocati e clienti verso forme
basate su premi alla rapidità.
8. Sottoporre le diverse sedi giudiziarie ad un sistematico monitoraggio, al
fine di far emergere le migliori pratiche, da valorizzare, diffondere e
mettere alla base di forme di premialità nella ripartizione delle risorse.
9. Incentivare la gestione manageriale degli Uffici giudiziari - anche
prevedendo la figura del manager dell'Ufficio Giudiziario, un magistrato
appositamente formato per l'assolvimento di questo compito - che sono ormai
grandi organizzazioni, con tante risorse umane e materiali.
10. Eliminare la sospensione feriale dei termini processuali.
11. Creazione e rafforzamento di (e sistematico ricorso ad) un sistema di
composizione extragiudiziale delle liti.
b) Intercettazioni sì, violazione dei diritti individuali no
Lo strumento delle intercettazioni di comunicazioni telefoniche, informatiche
e telematiche è essenziale al fine di contrastare la criminalità organizzata
ed assicurare alla giustizia chi compie i delitti di maggiore allarme
sociale, quali la pedofilia e la corruzione.
Bisogna conciliare tali finalità con diritti fondamentali come quello
all’informazione e quelli alla riservatezza e alla tutela della persona.
Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle
intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di
misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini,
serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini,
che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti
processuali.
E’ necessario individuare nel Pubblico Ministero il responsabile della
custodia degli atti, ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e
determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle attuali,
per renderle tali da essere un’efficace deterrenza alla violazione di diritti
costituzionalmente tutelati.
c) Per l'autodeterminazione del paziente
Il PD riconosce il diritto inalienabile del paziente a fornire il suo
consenso ai trattamenti sanitari a cui si intende sottoporlo, così come
previsto dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione di Oviedo. Il PD si
impegna inoltre a prevenire l'accanimento terapeutico anche attraverso il
testamento biologico.
d) Diritti della persona che convive stabilmente
Il Governo del PD promuove il riconoscimento giuridico dei diritti,
prerogative e facoltà delle persone stabilmente conviventi, indipendentemente
dal loro orientamento sessuale.
5. L'AMBIENTALISMO DEL FARE
a) Energia pulita, più abbondante, meno cara
1. Il problema ecologico ci impone una gigantesca riallocazione delle risorse
di lavoro, di terra e di capitale.
Si deve
a. accelerare la transizione da settori, processi e prodotti energy intensive
a settori, processi e prodotti energy saving;
b. spostare risorse dal consumo immediato all'investimento, in particolare
all'investimento che ha il più lungo orizzonte temporale, quello in ricerca e
sviluppo;
c. incoraggiare l'abbandono di stili di vita consumistici fino alla
dissipazione, a favore di stili di vita attenti alla eco-compatibilità dei
comportamenti individuali.
In questo senso, va sostenuta la sperimentazione di particolari incentivi di
mercato, volti a ridurre le emissioni di CO2.
Molti gli interventi possibili, già sperimentati in diversi Paesi. Da tariffe
di smaltimento dei rifiuti variabili a seconda che si partecipi o meno alla
raccolta differenziata, che va comunque incrementata, a tasse di possesso
automobilistiche legate alle emissioni; dalla detassazione degli investimenti
in ricerca e sviluppo, alla previsione di una carbon tax che penalizzi
processi particolarmente energivori.
In generale: maggiore ricorso al mercato e ai prezzi; minore ricorso a
concessioni, licenze e divieti. Che è come dire: più libertà per tutti, più
responsabilità, anche economica, per ciascuno.
2. Sono indispensabili il potenziamento delle infrastrutture di
rigassificazione, trasporto e stoccaggio del gas, la garanzia della loro
reale terzietà rispetto ai competitors e la diversificazione delle fonti,
così da determinare quell'eccesso di offerta che può creare la concorrenza.
La Rete italiana del gas, se resa effettivamente libera nelle scelte di
investimento garantite dal sistema tariffario, può molto rapidamente
costituire il nucleo fondante della rete europea dei gasdotti, alla quale
affidare la realizzazione della borsa del gas. La creazione di un mercato a
breve del gas è necessaria per portare alla separazione dei prezzi del gas da
quelli del petrolio.
3. L'Italia sia il Paese del sole anche in fatto di energia, diventando entro
i prossimi cinque anni leader in Europa nell'energia solare per usi termici.
L'obiettivo è di rendere permanente l'incentivo previsto dalla legge
Finanziaria 2008 per l'installazione di pannelli solari termici in tutte le
case di abitazione, anche al fine di favorire la nascita di imprese di
produzione, installazione e manutenzione dei pannelli solari. Le misure a
favore delle energie rinnovabili e per l'efficienza energetica devono avere
durata pluriennale certa e fondarsi sempre più sulla leva fiscale, al fine di
mobilizzare al massimo le risorse private disponibili. Per l’Italia, produrre
il 20% di energia con il sole e con il vento, significa risparmiare miliardi
di euro sulle importazioni di petrolio. La nostra proposta è quella di un piano
per realizzare in dieci anni la trasformazione delle fonti principali di
riscaldamento degli edifici, privati e pubblici, in modo da creare al tempo
stesso un gigantesco risparmio energetico e un grande volano di crescita
economica.
4. L'Italia deve impegnarsi sulle tecnologie di punta: che si tratti della
cattura del biossido di carbonio per il "carbone pulito", o si
tratti del metano, delle biomasse o dell'idrogeno e anche del nucleare di
quarta generazione, ovvero quello a sicurezza intrinseca e con la risoluzione
del problema delle scorie. È indispensabile essere presenti nelle
partnerships internazionali in questi campi, per sviluppare un'industria
energetica nazionale. Per valorizzare le fonti rinnovabili e la
microgenerazione, deve essere ristrutturato - in cooperazione con le Regioni
e gli Enti locali - il sistema complessivo della distribuzione. Quest'ultima
non è più unidirezionale: da chi la produce alle case, alle aziende ed ai
servizi. Ormai le famiglie e le imprese stesse possono produrre energia, ciò
che pretende un conseguente mutamento della concezione stessa della rete di
distribuzione.
b) Nuove tecnologie urbane: 3 città in cui sperimentare
In tema di pianificazione dell’uso e di governo del territorio, l’ideologia
della deregolamentazione è cattiva consigliera. La direzione deve essere
quella, seguita nei Paesi europei più avanzati, di minimizzare il consumo di
suolo vergine, di green land, e di puntare invece sulla riqualificazione
delle brown lands, le aree già costruite.
L'Italia ha bei centri storici conservati bene, mentre le periferie sono
disastrate. Urge un piano di riqualificazione delle periferie, di riassetto
urbanistico e d’immissione delle tecnologie urbane. Ne deriverebbe anche una
rivalutazione degli immobili, in parte utilizzabile per il finanziamento del
piano.
Come sedi per una coerente e sistematica sperimentazione delle politiche
ambientali, di applicazione delle nuove tecnologie di risparmio e
microgerazione dell'energia, di sostegno alla creazione di PMI high tech in
campo energetico ed ambientale, saranno individuate tre città di media
dimensione - una nel Nord, una nel centro e una nel Sud.
c) Il "diritto" alla larga banda
L'effettiva possibilità di accesso alla rete a larga banda deve diventare un
diritto riconosciuto a tutti i cittadini e a tutte le imprese, su tutto il
territorio nazionale - dalla grande città alla montagna, in ogni Comune
d’Italia - esattamente come avviene per il servizio idrico o per l'energia
elettrica. Nelle grandi città, in particolare, è possibile e necessario
realizzare reti senza fili a larga banda (WI-FI, WIMAX, etc. per creare un
ambiente disponibile alla gestione di nuovi servizi collettivi.
d) Slegare il trasporto urbano e treni decenti per i pendolari
1. Occorre aprire alla concorrenza sia la rete degli autobus sia le ferrovie
regionali. Ciascuno deve tornare a fare il proprio mestiere: il sussidio
statale si deve trasformare in incentivo a mettere in concorrenza la gestione
delle reti mediante gare europee e le aziende di trasporto devono imparare a
gestire normali relazioni industriali in un mercato aperto. Ciascuna
amministrazione comunale sarà libera di scegliere le regole che preferisce,
entro un campo di soluzioni diverse, ma lo Stato premierà solo quelle che
scelgono il mercato.
2. Lo stesso meccanismo si può applicare verso le Regioni per il trasporto
ferroviario. E' davvero penosa la condizione del servizio offerto a milioni
di pendolari. Solo quando cominceremo a vedere diversi operatori sulle
ferrovie regionali, a confrontare diversi prezzi e standard di qualità in un
mercato aperto dei servizi, potremo soddisfare le aspettative dei pendolari.
Occorre inoltre rimuovere il blocco d’ingresso alla concorrenza costituito
dalla disponibilità dei treni, garantendo ai vincitori delle gare
l’opportunità di acquisire con indennizzo il materiale rotabile utilizzato
fino a quel momento sulle tratte in concorrenza.
Oggi, si presenta una grande occasione: il completamento dell’Alta velocità
metterà a disposizione del trasporto regionale un aumento del 50% delle
tratte ferroviarie. È possibile dare alle aree metropolitane italiane
un’armatura su ferro.
e) Infrastrutture: proporre, valutare, decidere...
Il Paese ha bisogno di infrastrutture e servizi che oggi sono ostacolati più
da incapacità di decisione che da carenza di risorse finanziarie. Maggiore
partecipazione/consultazione dei cittadini e maggiore capacità di decisione
sono compatibili. I progetti devono essere presentati agli enti locali ed
anche alla cittadinanza, rendendoli disponibili su web. Dopo uno spazio di
tempo per la discussione e per l'ascolto di tutte le opinioni, il progetto
viene rielaborato sulla base delle osservazioni, per poi decidere con un
sistema di avocazione della capacità decisionale. In questo contesto, va riformata
la normativa di valutazione d’impatto ambientale delle opere (VIA-AIA) con
l'eliminazione dei tre passaggi attuali e la concentrazione in un’unica
procedura di autorizzazione, da concludere in tre mesi. Una volta assunta la
decisione, deve essere previsto un divieto di revoca o l'applicazione di
sanzioni pecuniarie elevate con responsabilità erariale a carico degli
amministratori pubblici interessati.
La priorità va data al trasporto ferroviario (TAV Torino-Lione-Trieste, alta
capacità e trasporto urbano e locale), agli impianti per produrre energia
pulita, ai rigassificatori indispensabili per liberalizzare e diversificare
l'approvvigionamento di metano, agli impianti per il trattamento dei rifiuti,
alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete idrica.
Ecco la novità del nostro ambientalismo del fare: basta con l'ambientalismo
che cavalca ogni Nimby e impedisce di fare le infrastrutture necessarie al
Paese: l'impegno va concentrato nella realizzazione di infrastrutture
veramente moderne (quindi sostenibili).
f) Stadi: costruirne nuovi e privatizzare i vecchi
Potenziare ulteriormente il ruolo dell’Istituto per il Credito sportivo come
“banca” destinata a facilitare, in collaborazione con enti locali e privati,
la realizzazione su tutto il territorio nazionale di impianti sportivi di
nuova generazione, moderni, flessibili ed ecologicamente compatibili.
Continuare nella realizzazione del Programma Stadi confermando l’utilizzo di
risorse pubbliche esclusivamente per la concessione di mutui ed attribuendo
in via prioritaria, con una legge che individui procedure snelle e tempi
certi, a soggetti privati (club di calcio, finanziatori privati) il compito
di privatizzare, realizzare e gestire moderni stadi e palazzetti secondo
modelli di efficienza economica.
6. STATO SOCIALE: PIÙ EGUAGLIANZA E PIÙ SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA, PER CRESCERE
MEGLIO
a) Infortuni sul lavoro: premiare chi investe in sicurezza
La Legge delega sulla sicurezza sul lavoro prevede tutte le misure
legislative necessarie: il Governo Prodi è impegnato ad emanarle prima del 13
aprile. Ma è soprattutto questione di gestione e di corretta applicazione
delle norme, in un sistema in cui disordine, mancanza di coordinamento,
inefficienza la fanno da padroni:
1. bisogna creare un'unica Agenzia Nazionale per la sicurezza sul lavoro,
come luogo di indirizzo e coordinamento per l'attività ispettiva, preventiva
e repressiva, anche rafforzando il ruolo della concertazione tripartita;
2. anche grazie all'attività dell'Agenzia, potrà essere realizzato un sistema
di forti premi per le imprese che investono in sicurezza, agendo sul livello
della contribuzione; al tempo stesso, una quota delle risorse del surplus
INAIL deve essere utilizzata per aumentare gli indennizzi ai lavoratori
infortunati e per aggiornare le tabelle delle malattie professionali;
3. i lavoratori in nero sono i più esposti al rischio infortuni. Anche alla
luce dell'esperienza applicativa della norma sulla sospensione dell'attività
per le imprese con oltre il 20% di lavoratori irregolari, vanno premiate le
imprese che accolgono l'invito a regolarizzarsi e a rispettare i contratti,
come prevedono le intese realizzate tra governo e parti sociali negli ultimi
18 mesi. L'obiettivo: "cento protocolli di civiltà", uno per ogni
Provincia, in cui costruire le condizioni concertate per l'emersione.
b) Sono le donne l'asso dello sviluppo
E’ necessario trasformare l’enorme capitale umano femminile inattivo in un
“asso” da giocare nella partita dello sviluppo, della competitività, del
benessere sociale. Passare dal circolo vizioso ad un circolo virtuoso. Più
donne occupate significa, infatti, più crescita; più nascite; famiglie più
sicure economicamente e più dinamiche ;meno minori in povertà.
Le proposte per l’occupazione femminile:
1. incentivi fiscali mirati per il lavoro delle donne (vedi Azione n. 2 -
lettera c), anche al fine di favorire il secondo reddito familiare;
2. incentivi fiscali per promuovere, sul mercato, un settore di servizi
“avanzati” alle famiglie, che sia insieme un settore di occupazione per le
donne e un mezzo di conciliazione;
3. legge sull’eguaglianza di genere nel mercato del lavoro, come in Spagna, e
punteggi più elevati nelle graduatorie per gli appalti alle aziende che
rispettano la parità di genere.
Le proposte per la conciliazione:
1. orari flessibili e “lunghi” negli asili, nelle scuole elementari e negli
uffici pubblici che rendono i principali servizi ai cittadini; gli asili
chiudono solo una settimana a Ferragosto; le scuole elementari organizzano
attività estive e restano aperte anche al pomeriggio; liberalizzazione degli
orari del commercio;
2. nuovo congedo di paternità interamente retribuito, dalle imprese, come nei
Paesi scandinavi, addizionale alla maternità/paternità già oggi prevista e
non fruibile dalle donne;
3. congedi parentali al 100% per 12 mesi, come in Francia;
4. incentivi alla flessibilità di orario richiesta dal dipendente.
c) Asili nido per tutti e bambini più felici, dai primi giorni di vita
L'asilo nido deve diventare un servizio universale, disponibile per chiunque
ne abbia bisogno. Grazie alla cooperazione con le Regioni e gli enti locali,
al lavoro avviato dal Governo Prodi e alle risorse già disponibili, è
conseguibile l'obiettivo di quadruplicare il numero dei posti entro cinque
anni, con servizi che coprano il 25% dei bambini da 0 a 3 anni, contro il 6%
attuale. A questo scopo, va superato qualsiasi eccesso di minuziosa
regolazione.
Un bambino su tre incontra determinanti difficoltà di sviluppo nei primi
dieci mesi di vita. In molti, troppi casi questo ritardo iniziale non verrà
più recuperato. Questo fondamentale fattore d'esclusione va dunque aggredito,
fornendo alle mamme in situazioni di disagio economico/sociale l'aiuto
individuale di Assistenti di maternità, che intervengano prima ancora
dell'ingresso del bambino all'asilo nido e gli garantiscano le prime
settimane di vita in un contesto affettivo stabile ed accogliente.
d) Sostenere le retribuzioni basse: garantire un compenso minimo
In Italia, come in altri Paesi, un numero consistente di lavoratori hanno
retribuzioni inaccettabilmente basse; si trovano per questo in una situazione
di povertà che riguarda soprattutto i lavoratori atipici, giovani donne, e
che si cumula spesso con condizioni di precarietà dell'occupazione.
Questa situazione va contrastata, secondo le indicazioni della Unione Europea
e dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, con misure diverse e
convergenti.
1. Attraverso incentivi e disincentivi (accesso ai benefici pubblici,
appalti, etc.) favorire un migliore rispetto degli standard stabiliti della
contrattazione collettiva, anche sperimentando forme concordate con le parti
sociali di estensione dell'efficacia dei contratti.
2. Sostegno ai bassi salari, riducendo il cuneo fiscale sugli stessi in modo
graduale (come in Francia) per rendere più conveniente alle imprese assumere
questi lavoratori a tempo indeterminato.
3. Sperimentazione di un compenso minimo legale fissato in via tripartita
(parti sociali e governo), per i collaboratori economicamente dipendenti (con
l'obiettivo di raggiungere 1000/1100 euro netti mensili). Va verificato con
le parti sociali se questo minimo possa essere esteso a quei lavoratori
dipendenti che non godono di adeguata protezione da parte della
contrattazione collettiva. In tal modo il compenso minimo si configura come
rete di protezione di ultima istanza anche nei confronti dei minimi
contrattuali.
e) Rendere sostenibile la flessibilità e combattere la precarietà
La lotta alla precarietà è indispensabile per dare prospettive di vita
dignitosa ai giovani.
Si devono estendere a tutti i lavoratori le tutele fondamentali, secondo i
principi della Carta dei diritti.
Non è possibile garantire stabilità ai singoli posti di lavoro, ma si può
garantire continuità all’occupazione delle persone, facendo della formazione
permanente un nuovo diritto di cittadinanza. Ma non solo: ci vogliono
politiche attive sul mercato del lavoro, che forniscano tutele del reddito in
caso di disoccupazione; e un sistema efficiente di servizi, di formazione e di
occasioni per il reimpiego. Questo è il senso della migliore flexicurity
europea, cui intendiamo ispirarci.
Un sistema attivo si ottiene potenziando la rete dei servizi, pubblici e
privati, all’impiego e introducendo forme di responsabilizzazione reciproca
fra beneficiari di sussidi e erogatori dei servizi. I primi sono tenuti non
solo ad accettare offerte di impiego e di formazione, pena la decadenza dal
sussidio, ma ad attivarsi per cercare il reimpiego. Cercare lavoro è in sé
un’occupazione, che per questo va retribuita, con un contratto specifico di
ricerca d’occupazione. I servizi all’impiego devono essere responsabilizzati
anch’essi ad attivarsi, offrendo agli operatori incentivi specifici e
strumenti adeguati (compreso il potere di erogare le indennità e di
sanzionare le inefficienze).
L'insieme delle nuove politiche per il lavoro deve essere sottoposto - per un
periodo sufficientemente lungo di sperimentazione - a sistematica
valutazione/misurazione degli effetti.
f) Favorire l’accesso dei giovani al lavoro stabile
Troppi giovani sono ora “intrappolati” troppo a lungo, spesso per anni, in
rapporti di lavoro precari.
Questa situazione va contrastata da una parte facendo costare di più i lavori
atipici e di meno il lavoro stabile; dall’altra favorendo un percorso
graduale verso il lavoro stabile e garantito, con varie misure:
1. allungamento del periodo di prova, in misura da concertare con le parti
sociali, per permettere alle imprese, e anche al lavoratore, una più adeguata
valutazione della possibilità di una assunzione a tempo indeterminato;
2. incentivazione e modulazione del contratto di apprendistato come strumento
principale di formazione e di ingresso dei giovani nel lavoro. Le
agevolazioni contributive vanno graduate in rapporto alla qualità e quantità
della formazione dell’apprendista, e tenendo conto dei periodi di
apprendistato.
In un primo periodo, di lunghezza variabile da definire con le parti secondo
le necessità di formazione, i trattamenti e le agevolazioni all’impresa
restano quelle attuali; alla fine di questo periodo si procede alla verifica
della qualificazione dell’apprendista, con la possibilità di continuare il
rapporto, se necessario a completare la formazione, con ulteriori
agevolazioni, ovvero di terminare il rapporto (come oggi).
Dopo questo ulteriore periodo vanno previsti incentivi all’impresa che
trasforma il rapporto in contratto di lavoro a tempo indeterminato.
g) Contratti "atipici"? Devono costare di più
I contratti temporanei dovrebbero essere utilizzati soltanto per prestazioni
lavorative veramente a termine, riducendone la durata massima a due anni e
imponendo ai datori di lavoro che li utilizzano il pagamento di contributi
più elevati per l’assicurazione contro la disoccupazione. Infatti, chi è
assunto con contratti a termine ha più probabilità di diventare disoccupato.
Il datore di lavoro deve perciò contribuire a coprire questo rischio, più di
quanto avvenga con altri contratti. Altrimenti il costo della flessibilità
graverà solo sui contribuenti.
h) Dare credito alla creatività
e all'attività delle ragazze e dei ragazzi
Costituire per i giovani - allargando le misure del Protocollo sul welfare -
fondi per il credito e il micro-credito, che consentano di ottenere prestiti,
con restituzione posticipata agevolata, e sostenere finanziariamente percorsi
formativi e progetti imprenditoriali nei settori dell’innovazione
tecnologica, dello sviluppo sostenibile, nei servizi di utilità sociale e
impegno civile.
i) Per un vero mercato delle case in affitto
La disponibilità di case in affitto in Italia è di gran lunga inferiore a
quella di altri Paesi. Tale scarsa disponibilità blocca la mobilità, specie
dei giovani e delle giovani coppie.
Una svolta può derivare dalle seguenti scelte:
1. investimenti nell'edilizia residenziale pubblica ad affitto sociale, con
l'obiettivo di raggiungere quote simili a quelle presenti negli altri Paesi
europei;
2. accrescere la presenza di nuovi investitori privati nel settore
immobiliare, attraverso l’utilizzo di Società d’Investimento Immobiliare
Quotate e la liberalizzazione del mercato: politiche di regolazione del
mercato che incentivino i proprietari a porre sul mercato degli affitti le
case, anche riducendo progressivamente le proroghe generalizzate degli
sfratti;
3. introdurre l’obbligo di destinare nelle convenzioni urbanistiche una quota
(es. il 15%) delle nuove costruzioni agli affitti a canone concordato;
4. varare anche in Italia interventi di social housing .Non si tratta della
tradizionale edilizia residenziale pubblica, destinata a fasce sociali
svantaggiate. I fondi immobiliari di tipo etico costruiscono o acquisiscono
unità abitative e le mettono sul mercato, senza sussidi pubblici, ad affitti
sostenibili. Se i terreni delle nuove costruzioni sono conferiti dai Comuni,
i fondi vanno in equilibrio con affitti ancora più bassi. Si possono
promuovere fondi a controllo o a partecipazione pubblica; si possono
coinvolgere nell’operazione la Cassa Depositi e Prestiti e le Fondazioni di
origine bancaria. E si può intrecciare questa attività con la dismissione e
riqualificazione di tanto patrimonio immobiliare pubblico, specie degli Enti
locali.
j) Per l'invecchiamento attivo
Il nostro tasso di occupazione degli over 50 è sotto la media europea.
Occorrono misure diverse: agevolazioni alle imprese che assumono over 50 a
tempo indeterminato, incentivi ai lavoratori che prolungano il lavoro oltre
l’età pensionabile (sopravvalutazione del tempo di lavoro ai fini della
pensione, abolizione del divieto di cumulo fra retribuzione e pensione), part-time
misto a pensione.
k) Il buono-servizio per i non autosufficienti e i diversamente abili
1. Elevare gradualmente l’importo mensile dell’indennità di accompagnamento
da 455 fino a 600 euro in media per il 30% degli utenti (450.000 persone) che
hanno maggiore bisogno di assistenza, mantenendo il valore attuale per le
altre. L’accesso alla misura rimane sulla base del bisogno: l’ammontare è
determinato in base all’Indicatore di Situazione Economica Equivalente.
2. Affiancare all’indennità di accompagnamento monetaria per i cittadini non
autosufficienti e i diversamente abili la possibilità per loro di optare per
una dotazione mensile, di valore maggiore dell’indennità e finanziata
anch’essa dallo Stato, di buoni-servizio per l’acquisto di servizi di assistenza
domiciliare integrata organizzati dai comuni:
- i buoni sono nominativi e non trasferibili;
- possono essere spesi dal cittadino solo per l’acquisto di servizi offerti
dai comuni o da erogatori (cooperative, organizzazioni no profit, etc.)
accreditati e regolati dai comuni.
l) Governare l’immigrazione per non subirla
Affinché l’immigrazione sia vissuta non come una minaccia, ma come
un'opportunità, è necessario che essa sia governata e non subita.
1. La legge Bossi-Fini produce immigrazione irregolare. Deve essere
introdotta una modalità d’ingresso sponsorizzata e garantita da associazioni
certificate e da enti locali, che permetta - entro limiti temporali
prestabiliti - la ricerca di lavoro. Nell’ambito di una programmazione
imperniata su una corretta lettura del fabbisogno di forza lavoro e di
sostenibilità sociale dei nuovi ingressi, la politica migratoria deve
incoraggiare l’afflusso di lavoratori con profili professionali di qualità.
2. Si deve procedere all’estensione della durata dei permessi di soggiorno,
alla semplificazione delle modalità dei rinnovi, alla conservazione delle
prerogative del soggiornante regolare nelle more dei rinnovi, a prestare la
massima cura nel rendere efficienti, produttivi e rapidi i meccanismi
amministrativi, passando la responsabilità dei rinnovi ai comuni.
3. E’ necessario un patto di cittadinanza con gli immigrati, basato su un
sistema chiaro di diritti e di doveri, con al centro i valori fondanti della
nostra Costituzione. Si deve poi prevedere la concessione del diritto di voto
amministrativo dopo un congruo periodo di residenza regolare (cinque anni) su
richiesta degli interessati (in analogia al trattamento previsto dalla
normativa per i comunitari). Quindi, una riforma delle norme sulla
cittadinanza che introduca il principio dello jus soli, affinché i bambini
nati o cresciuti in Italia possano acquisire la cittadinanza italiana e che
contempli una verifica dell’integrazione sociale e linguistica dell’immigrato
per il conseguimento della cittadinanza.
4. Favorire la regolarità dell’ingresso e della permanenza nel Paese e
contrastare duramente la clandestinità e la criminalità.
Dare migliore efficacia ed effettività ai provvedimenti di espulsione ed
organizzare un sistema di contrasto della clandestinità in cui siano presenti
i Centri di Identificazione e Garanzia per la determinazione dell’identità
degli irregolari, al fine di permetterne il rimpatrio, che va sostenuto anche
con programmi di rimpatrio volontario ed assistito attraverso il Fondo
Rimpatri.
Le donne straniere che denunciano violenze familiari devono ricevere un
permesso di soggiorno per motivi di protezione umana.
m) Sanità: più imprenditorialità, meno intrusioni della politica
La Sanità italiana è al secondo posto nella graduatoria dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità: ciò è il frutto dell'impianto universalistico del
nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che garantisce ai cittadini
standard generalizzati di assistenza e presenta centri di eccellenza di
livello internazionale. Il SSN è dunque un patrimonio che va valorizzato e
rafforzato, correggendo gli squilibri territoriali che limitano il diritto
alla salute in alcune Regioni del Paese, specie nel Mezzogiorno, nonché le
rigidità organizzative e le lentezze burocratiche che provocano file di
attesa e disagi ai cittadini.
1. Modificare - rendendole più trasparenti - le relazioni contrattuali tra
Regione ed Aziende ospedaliere, combinando le soluzioni positivamente
adottate in alcune Regioni - finanziamento ex ante di un'offerta equilibrata
di servizi sul territorio - e quelle fondate sullo sviluppo di un certo grado
di concorrenza tra le strutture, tramite la capacità di attirare pazienti.
Questo metodo segnalerebbe alla Regione le strutture migliori e quelle con
performances peggiori e aiuterebbe a sciogliere il nodo del corretto rapporto
tra management ospedaliero e direzione politica.
E' necessario poi attuare - in cooperazione con le Regioni - un piano di
ammodernamento strutturale e tecnologico della rete ospedaliera, per
migliorare i livelli di sicurezza e la qualità delle cure.
2. Il Governo del PD si impegna a ridurre le liste di attesa, che creano
intollerabili differenze tra i cittadini. La legge n. 120 del 2007 ha
introdotto il concetto di "urgenza differibile", sulla cui base un
cittadino ha il diritto di essere assistito dal SSN entro 72 ore dalla
richiesta, per tutte le patologie che, pur essendo urgenti, non necessitano
di pronto soccorso o ricovero immediato. I tempi medi di attesa per una
prestazione devono equivalersi nell'attività pubblica istituzionale e in
quella libero professionale.
3. Il caso delle nomine clientelari e partitiche nella Sanità è quello sotto
il mirino dei media, anche se non è certamente l’unico. Per questo il PD
sosterrà il ddl predisposto dal Governo Prodi sulla “Qualità e sicurezza del
SSN”, che contiene due importanti innovazioni: l’istituzione di un sistema
nazionale e regionale di valutazione dei risultati del SSN, nonché procedure
di selezione e nomina del personale amministrativo e medico volte a
valorizzare le competenze tecniche e a neutralizzare le interferenze dirette
della politica. La politica sceglie il ministro, il sottosegretario,
l’assessore alla Sanità, ma non deve scegliere i primari. Attraverso le
opportune intese con le Regioni, si deve giungere a modifiche legislative e
regolamentari tali da consentire che la nomina dei Direttori Generali delle
ASL sia effettuata attraverso la designazione da parte di una Commissione
regionale di tre tecnici-saggi, che procedono alla selezione dei candidati
attraverso pubbliche audizioni. Alla fine di questa procedura - e solo allora
- interviene la decisione del Presidente Regionale. In alternativa, può
essere perseguita la strada di un albo nazionale garantito da rigorose
procedure concorsuali pubbliche, dal quale le singole Regioni potranno
scegliere le persone più adatte in base ad un rapporto fiduciario.
4. Gli italiani spendono di tasca propria almeno 25-30 miliardi di euro per
servizi e prestazioni sanitarie che acquistano sul mercato, specie in aree
come l'odontoiatria. È quindi necessario operare per lo sviluppo di un
pilastro realizzato su basi complementari, anche attraverso un patto con
Sindacati e Imprese per favorirne l'inserimento nella libera contrattazione.
In particolare, è opportuna la creazione di un Fondo odontoiatrico promosso
dal pubblico e contribuito volontariamente dai cittadini. Due gli effetti
positivi: il Fondo avrebbe maggior potere di acquisto delle prestazioni
odontoiatriche, facendone abbassare il costo di mercato; e i contributi
godrebbero di sgravi fiscali, rapidamente coperti dalla emersione. Gli enti
locali che lo volessero potrebbero finanziare la contribuzione al Fondo per
le categorie "deboli".
5. È indispensabile una forte iniezione di innovazione nel sistema. Ad
esempio, con la telemedicina: un grande programma di diffusione di
tecnologie, in grado di far dialogare il cittadino con le strutture e con i
professionisti, per quanto possibile, da casa, facendo muovere le
informazioni invece dei pazienti. Si devono far dialogare i professionisti
per raggiungere efficacia ed efficienza nelle prestazioni fornite,
valorizzando la medicina di base come serio e reale filtro verso le
prestazioni ospedaliere.
È necessario, per le persone affette da "malattie rare", accrescere
l'impegno per la ricerca e per iniziative specifiche, quali: best practices
cliniche in materia di riabilitazione, riconosciute a livello internazionale;
intervento multidisciplinare a favore del singolo paziente; promozione di
centri di eccellenza nazionali di riferimento per le singole patologie;
valorizzazione delle associazioni di pazienti come interlocutori
istituzionali.
n) Attuare la 194, in tutte le sue parti
Il dramma dell’aborto è una esperienza che le donne vogliono evitare. Devono
essere aiutate a farlo, attraverso un più vigoroso impegno e il potenziamento
delle strutture sanitarie pubbliche e del volontariato.
L’accoglienza della vita è un valore per la società e va favorita e promossa
con azioni specifiche a sostegno delle donne. Educare alla procreazione
responsabile, alla genitorialità, con particolare riferimento alle donne
immigrate ed ai giovani, è un obiettivo prioritario per il PD.
La legge 194 è una legge equilibrata, che ha conseguito buoni risultati: ha
consentito una maggiore tutela della salute della donna e favorito una forte
riduzione del numero degli aborti. Il PD si impegna dunque ad attuarla, anche
alla luce delle nuove possibilità offerte dalla scienza, in tutte le sue
parti. L'obiettivo è un'ulteriore riduzione del numero degli aborti, anche
attraverso azioni specifiche rivolte alle famiglie di immigrati e ai giovani.
7. CULTURA, SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA: PIÙ AUTONOMIA, PER L'EQUITÀ E
L'ECCELLENZA
a) Scuola: quattro obiettivi precisi
1. Assicurare il successo educativo a tutti i ragazzi fino ai sedici anni.
2. Portare al diploma almeno l’85% dei nostri ragazzi, e comunque fare sì che
nessuno lasci i percorsi di istruzione senza una qualificazione spendibile
sul mercato del lavoro.
3. Proseguire l’azione per ridare peso e valore, accanto ai licei, agli
istituti tecnici e professionali di stato, in un sistema nazionale,
articolato sul territorio, di istruzione tecnica, anche di livello superiore.
4. Integrare l'educazione all'arte, dalle scuole primarie all'università,
aumentando le forme di cooperazione tra sistema dell'istruzione e sistema
culturale.
b) Autonomia fa migliore educazione
Realizzare un nuovo salto nell'autonomia degli Istituti scolastici, facendo
leva sulle capacità manageriali dei loro dirigenti, all'interno di organi di
governo aperti al contesto sociale e territoriale; sulla piena responsabilità
degli insegnanti nel definire - nel quadro di regole generali di
funzionamento del sistema e di indirizzi nazionali - gli specifici contenuti
dell'insegnamento; sulla valutazione sistematica dei risultati; sulla
possibilità effettiva dei genitori di scegliere sul territorio la scuola cui
iscrivere i figli e di partecipare consapevolmente alla sua gestione. Le
scuole dell’autonomia devono essere più libere, condizione essenziale per
poter essere valutate. Devono poter disporre della flessibilità necessaria
nell’orario, nella promozione della formazione degli insegnanti (anche
attraverso periodi sabbatici) e nella gestione degli organici, per reggere
l’innovazione didattica e organizzativa necessaria. In questo quadro, va
pienamente valorizzata la professionalità docente, avviando una vera e
propria carriera professionale degli insegnanti, che valorizzi il merito e
l’impegno.
c) Più ore di matematica
Nel contesto di un'azione volta a rafforzare le fondamentali competenze di
base, accrescere le competenze matematiche e scientifiche dei nostri
studenti, anche attraverso un ampliamento delle ore di insegnamento e un
programma straordinario di reclutamento di insegnanti, in modo tale da
compensare, entro la Legislatura, il gap di conoscenze specifiche rispetto
alla media dei Paesi OCSE.
È necessario ampliare gli spazi dell'apprendimento dell'inglese e
sperimentare l'insegnamento in inglese di una materia curricolare. Dovranno
essere immediatamente attivati i necessari corsi di formazione degli
insegnanti.
d) Scuole belle ed aperte, anche ai nonni
Lo stato di abbandono e di scarsa manutenzione degli edifici scolastici è
molto grave. Il Governo Prodi ha visto giusto lanciando il programma
nazionale per l’edilizia scolastica. Ci sono risorse non solo per
riqualificare le strutture esistenti, ma per farne i luoghi più belli e
accoglienti del quartiere, con architetture nuove, attrezzature didattiche di
qualità, strumenti tecnologici e ampia dotazione di servizi.
Ciò consentirà di svolgere meglio prima di tutto la funzione scolastica,
accorpando nello stesso edificio diversi cicli e indirizzi formativi, in veri
e propri "campus della scuola dell’obbligo".
Dopo la ristrutturazione, questi patrimoni pubblici dovranno essere
utilizzati al massimo grado, tenendoli aperti giorno e sera. Innanzitutto,
per riportare anche i genitori e gli adulti a studiare. Possono diventare
centri di iniziative contro l’evasione dell’obbligo scolastico e per il
recupero di ragazzi in difficoltà. Dalla musica, al teatro, all’arte, al
multimediale, tutte le forme di espressione culturale dei giovani devono
trovare nel campus la propria casa di produzione. Dalla formazione di piccole
orchestre e cori, all’alfabetizzazione tecnologica della cittadinanza e per
l’accesso ai nuovi servizi di e-government, creando anche le condizioni di
scambio tra le diverse generazioni (ad esempio, impegnando i ragazzi ad
educare i nonni all’uso di internet). Cento di questi "campus"
dovranno essere pronti per il 2010.
e) Scuola primaria e sport
Estendere a tutta la scuola primaria l’introduzione della pratica motoria nel
ciclo curricolare. Adottare la legge per lo sport per tutti destinata a
disciplinare, con le Regioni e gli enti locali, il miglior funzionamento del
Fondo per lo sport di cittadinanza
f) Modernizzare le Università e creare una nuova leva di ricercatori
1. L'università deve essere un motore essenziale della mobilità sociale e
della crescita.
a. Riduzione del numero di sedi universitarie e promozione della la loro
specializzazione in poche discipline, per raggiungere livelli di eccellenza.
b. Modernizzazione delle Università italiane, esaltando la loro autonomia
finanziaria, introducendo forme sistematiche di valutazione efficace
dell'utilizzo di risorse, incentivi e disincentivi, aumentando la
competizione tra gli atenei. Vogliamo portare in 10 anni il trasferimento
pubblico per l’università e la ricerca al livello dei Paesi più attivi e
vitali nell’economia globale, ma far sì che una quota crescente, fino ad
arrivare almeno 30%, sia trasferita tramite valutazione, avvalendosi
dell'Agenzia Nazionale della Valutazione dell'Università e della Ricerca
istituita dal Governo Prodi.
c. Nell'ambito del sistema nazionale dell'istruzione universitaria, va
riconosciuta effettiva autonomia agli atenei e promossa la loro
internazionalizzazione, per rompere chiusure baronali e portare l'università
italiana nel novero dell'eccellenza mondiale. Ciascun ateneo deve essere
libero di assumere personale docente italiano e straniero, di darsi il
sistema di governo che ritiene più adeguato, di stabilire le norme per
l’ammissione degli studenti, di fissare liberamente le rette.
d. Garantita la funzione pubblica dell'insegnamento universitario, va
perseguita la possibilità di utilizzo del regime privatistico per i docenti
nuovi assunti, agendo contemporaneamente per un rinnovamento del corpo
docente universitario che abbatta l’incertezza dei lunghi precariati.
e. Più concorrenza dal lato della domanda e borse di studio spendibili in
qualsiasi università. Sviluppare sistemi per la concessione di prestiti
d’onore, la cui restituzione potrebbe essere collegata ai redditi conseguiti
dopo la conclusione degli studi. Indirizzare il ruolo delle fondazioni
bancarie verso la formazione di capitale umano, con borse di studio e
investimenti a favore delle strutture.
f. Potenziamento della rete di Politecnici, che funzioni da dorsale
tecnologica del Paese.
g. Progettazione e realizzazione di una grande università telematica
pubblica.
h. ERASMUS effettivamente accessibili a tutti gli studenti universitari
italiani, sostenendo con adeguate borse di studio coloro che provengono da
famiglie non abbienti.
2. Favorire la ricerca non finalizzata, con l’obiettivo di:
a. creare una nuova leva di giovani ricercatori;
b. investire su questi ricercatori come risorsa per modernizzare il
funzionamento delle istituzioni di ricerca;
c. investire nella creazione di quell’”eccesso di capacità” che è
precondizione di ogni ricerca finalizzata.
Per il conseguimento di questo secondo obiettivo, serve un programma, gestito
da un’agenzia indipendente, per selezionare, con criteri internazionali, 1000
giovani ricercatori (italiani e stranieri) ad alto potenziale, ai quali
finanziare altrettante idee di ricerca per un periodo di dieci anni, con
contratti di ricerca individuali e adeguato budget per spese di progetto
(spesa preventivabile: 800-1000 milioni di euro nel decennio). Non si
dovrebbero porre altre condizioni, se non la qualità scientifica dei
proponenti e l’accettazione di regole di valutazione di tale qualità nel
corso dell'attività.
g) Cultura: il più importante investimento
Il PD è nato sotto la spinta di una concezione vitale e non burocratica della
cultura, ispiratrice di una visione alta del vivere e rivelatrice di bisogni
spirituali non ancora palesati. La sua espressione concreta nella scienza,
nelle arti e nel rispetto dei beni testamentari del nostro glorioso passato,
è al centro degli interessi e della politica del PD. Le giovani generazioni
saranno messe in grado di concepire la cultura come il più importante
investimento. Ci impegnamo a riformare l’intero sistema culturale, rendendolo
più produttivo e favorendo lo sviluppo di ogni suo segmento:
1. Convergenti politiche dal lato dell'offerta e della domanda di ricerca,
puntando sulla modernizzazione di grandi servizi pubblici (infomobilità,
energia sostenibile, beni culturali, aerospazio, e-government,
infrastrutture): una frazione della domanda pubblica sempre impegnata
attraverso contratti con Università o Enti di Ricerca. Realizzazione di
concorsi di idee e di commissioni pubbliche di nuove opere artistiche,
architettoniche e urbanistiche in tutto il territorio nazionale.
2. Crediti d'imposta automatici (vedi 8b) per le imprese che assumono
"scienziati" per attività di progettazione e ricerca e progetto di
venture capital promosso da Cassa Depositi e Prestiti nel settore
dell'innovazione: robotica, social network, meccatronica, biotech.
3. Accrescere l'autonomia e premiare l'imprenditorialità delle organizzazioni
culturali e introdurre sistemi di valutazione, per massimizzare gli effetti
dei finanziamenti pubblici nel settore.
4. Istituire il Centro nazionale per il cinema e l'audiovisivo, per razionalizzare
e semplificare il sistema pubblico di sostegno e promozione dell'intero
settore, passando dall'attuale frammentazione delle competenze amministrative
ad una gestione unitaria. A ciò concorre l'istituzione del nuovo Fondo di
finanziamento per il cinema e l'audiovisivo (vedi Azione n. 12/4).
8. IMPRESE PIÙ FORTI, PER COMPETERE MEGLIO
a) Nuove regole, per andare oltre il capitalismo "relazionale"
Proponiamo cinque iniziative, da attuare in parallelo e non in sequenza.
1. Una prima iniziativa normativa è volta ad applicare parti della cosiddetta
Legge Amato (1990) ai settori industriali e dei servizi non finanziari. In
particolare, essa dovrebbe offrire incentivi a:
a. le imprese industriali di piccole e medie dimensioni che attuano processi
di concentrazione e/o costruiscono efficaci reti integrate di imprese nei
mercati internazionali;
b. le stesse imprese che ‘aprono’ la propria struttura proprietaria ‘chiusa’
e – se richiesto dalla complessità della nuova dimensione organizzativa – si
dotano di manager indipendenti dal proprietario-imprenditore-capo famiglia e
– in generale – di forme evolute di corporate governance;
c. le attività di servizio che, potendo sfruttare economie di scala e di
scopo, si aggregano e assumono una più complessa forma societaria e
organizzativa.
2. Una seconda iniziativa normativa riguarda qualche modifica da apportare
alla Legge del 2001 sul nuovo diritto societario. In particolare, si
tratterebbe di incentivare a quotarsi in mercati regolamentati le società per
azioni non quotate ma con caratteristiche da quotate, riducendo i divari fra
i requisiti richiesti alle Spa quotate e quelli richiesti alle Spa ‘aperte’
non quotate; alleggerire la regolamentazione delle Spa ‘chiuse’ e, come tali,
non quotate.
3. Una terza, l'approvazione di una disciplina dei rapporti con parti
collegate più rispettosa dei diritti e degli interessi delle minoranze; in
modo tale da ridurre i cosiddetti "benefici privati del controllo",
e, per questa via, accrescere l'effettiva contendibilità delle imprese.
4. Una quarta iniziativa normativa e di policy riguarda l’esigenza di erodere
gli ampi spazi di rendita, che si annidano nella maggior parte dei servizi
non finanziari, mediante processi di liberalizzazione.
5. Infine i conflitti di interesse vanno rimossi nella nuova logica
dell'intervento pubblico: li elimina uno stato che fa meno gestione diretta,
concentrandosi su leggi antitrust.
b) Basta col fondo perduto: tutto per la ricerca e l'innovazione
Le politiche per il rilancio della competitività delle imprese dovranno
puntare sulla ricerca e l’innovazione, confermando le scelte strategiche
impostate dal Programma Industria 2015.
Progressiva riduzione dei sistemi tradizionali di incentivazione alle
imprese, spostando le risorse pubbliche verso strumenti largamente
automatici, che garantiscano riduzione dei costi amministrativi di gestione e
un quadro di certezze e stabilità nel tempo per chi investe.
Rendere strutturale il credito d’imposta su ricerca e sviluppo, che
rappresenta uno strumento molto potente per le PMI, e può favorire una
riqualificazione del rapporto tra imprese e università.
Sul lato delle nuove frontiere tecnologiche, in particolare nei settori
legati a sviluppo sostenibile, salute e benessere, creare le condizioni per
lo sviluppo di nuove filiere produttive ad elevato contenuto innovativo,
agendo sia sul versante della riqualificazione della domanda pubblica, sia
sul versante del sostegno a progetti di innovazione realizzati dal sistema
delle imprese.
Per le PMI, sostenere processi di collaborazione industriale per la
realizzazione di reti di imprese in grado, da un lato, di valorizzare lo
straordinario patrimonio di vitalità imprenditoriale del nostro paese e
dall’altro di affrontare i necessari processi di innovazione tecnologica ed
internazionalizzazione produttiva.
c) Contro la burocrazia: semplificare la vita a cittadini e imprese
1. Le tasse non sono solo quelle che si definiscono tali. Alla pressione
fiscale andrebbe aggiunta la pressione burocratica, cioè il peso (monetario)
delle procedure burocratiche addossate ai cittadini e alle imprese. La
responsabilità della pressione burocratica è in larghissima misura del
Parlamento che legifera senza vincoli sotto questo profilo. La proposta: in
tutti i casi in cui il Parlamento intenda introdurre una nuova procedura,
deve obbligatoriamente procedere a valutarne il costo monetario per cittadini
ed imprese e deve obbligatoriamente procedere ad attribuire a cittadini ed
imprese un credito d'imposta pari al 50% di quel costo. Il Parlamento
smetterebbe di legiferare "gratis" in questo campo.
2. Divieto - a far data dal 1° gennaio 2009 - per le Pubbliche
Amministrazioni di richiedere ai cittadini ed alle imprese documenti e
certificati compilati e/o emessi dalle stesse P.A. in senso lato. Obbligo,
per le amministrazioni dello Stato di mettere on line i documenti ed i
certificati che potrebbero essere richiesti da altre amministrazioni.
Commissariamento per le amministrazioni che non lo avessero fatto entro la
data prevista.
3. Il debito non è quello che si definisce tale. Infatti, al debito ufficiale
bisognerebbe aggiungere i rimborsi fiscali (Iva, Ire ed Ires) che a volte
risalgono a 10 anni fa, nonché le somme dovute dalle pubbliche
amministrazioni (in particolare dalle Aziende sanitarie alle imprese).
Realizziamo un’emissione straordinaria di titoli per coprire il pregresso e
stabiliamo per legge che oltre i sei (da ridurre, nel medio periodo, a tre)
mesi di ritardo della amministrazione fiscale e delle pubbliche
amministrazioni si faccia luogo alle stesse procedure che queste
amministrazioni usano nei confronti dei cittadini. Sarà una buona base per
sciogliere un secondo, intricatissimo nodo: la lentezza esasperante dei
“lavori pubblici”. Basterà seguire il buon esempio offerto dalle realizzazioni
delle opere pubbliche per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia: stanno
procedendo ad un ritmo dieci volte superiore a quello usuale. Dunque,
cambiato quel che c'è da cambiare, si adottino come “normali” quelle
procedure straordinarie.
4. Passare dall'amministrazione che autorizza, all'impresa responsabile della
proprio attività.
Le Agenzie per le imprese, enti privati promossi dalle Associazioni o da
professionisti associati, sono lo strumento attraverso il quale l'impresa
diffusa può accedere ad un nuovo rapporto con le Pubbliche Amministrazioni,
fondato sull'autocertificazione e sui controlli ex post.
d) Promuovere la buona agricoltura
1. Spostare più risorse comunitarie dagli aiuti diretti al mercato verso le
Politiche di Sviluppo Rurale (con particolare riferimento alle zone
svantaggiate e di montagna), in coerenza con lo spirito della riforma della
Politica Agricola Comune (PAC), che è stato sostanzialmente tradito nella sua
applicazione.
2. Incentivare la diffusione dell'agricoltura biologica, utilizzando al
meglio lo strumento del relativo Piano e prevedendo la creazione di un
Marchio per il Biologico italiano.
3. Avviare un intervento coerente ed organico per lo sviluppo delle
bioenergie, che dia un quadro di certezze nel lungo periodo, sia per quanto
riguarda gli incentivi fiscali, sia per quanto riguarda l'assetto normativo.
4. Porre un efficace freno al processo di continua erosione delle superfici
destinate all'agricoltura da parte di altre tipologie di utilizzo.
5. Dare finalmente attuazione alla legge sull'indicazione in etichetta
dell'origine delle materie prime agricole trasformate.
6. Favorire la filiera corta e il rapporto diretto tra i produttori agricoli
e agroalimentari e i consumatori.
7. Difendere i marchi DOP e IGP a livello comunitario e in sede di accordi
WTO.
8. Intensificare il sistema dei controlli per combattere l'
"agropirateria" e le frodi alimentari.
e) Turismo: lo stato promuova l'Italia nel mondo
In attesa di una riforma del Titolo V della Costituzione, attraverso
un'azione concertata con le Regioni deve essere riassunta in capo allo Stato
la definizione della strategia nazionale per lo sviluppo del Turismo. Deve
invece restare affidata alle Regioni la gestione delle politiche di
regolazione e sostegno delle attività turistiche.
In questo quadro, il Governo del PD si impegna a promuovere un'iniziativa in
sede europea per l'applicazione di un'aliquota IVA ridotta alle attività
turistiche nel loro complesso o a segmenti significativi delle stesse.
f) Più democrazia economica
Imprenditore e lavoratore sono legati da un "comune destino". E'
quindi necessario dare avvio a forme più avanzate di democrazia economica,
anche per consentire ai lavoratori di partecipare ai profitti dell'impresa.
1. Partecipazione finanziaria. Si può "affiancare" al risparmio
individuale, gestito da investitori istituzionali, un mercato di capitali
"da lavoro dipendente", con l'azionariato dei dipendenti e un più
forte ruolo dei fondi pensione promossi dalla contrattazione collettiva.
2. Il modello duale nella governance d'impresa, anche prevedendo la presenza
dei rappresentanti dei lavoratori nel Consiglio di Sorveglianza.
3. Forme negoziate tra le parti di costruzione di un legame diretto tra
componenti della retribuzione dei lavoratori e utili di impresa (al di là
della contrattazione di secondo livello, fondata sulla produttività).
4. Diffusione del ricorso alla Responsabilità Sociale d'Impresa.
9. CONCORRENZA PRODUCE CRESCITA
a) Una legge all'anno e autorità più forti
1. Rendere sistematica nell’ordinamento l’analisi della necessità e della
proporzionatezza delle restrizioni normative e amministrative esistenti o da
adottare. Devono rimanere vigenti solo quelle misure restrittive che sono
strettamente necessarie e proporzionate al perseguimento dell’interesse
generale.
2. Approvare una legge all’anno sulla concorrenza, impegnando il Parlamento
ad istituire una Commissione speciale di esame, con sessione di lavoro e
tempi definiti (3 mesi) per esaminare in modo sistematico le segnalazioni e i
pareri espressi dall’Autorità Antitrust in materia di restrizioni
ingiustificate alla concorrenza ed orientare l’attività normativa verso
l’eliminazione degli ostacoli rilevati dall’Antitrust; e impegnando la
Conferenza Stato-Regioni a dedicare una seduta straordinaria rivolta
all’assunzione di impegni reciproci e vincolanti nel campo della regolazione
dei mercati e delle attività economiche. Nella prima legge annuale, inserire
le misure di liberalizzazione (telefonia, trasporto ferroviario, trasporti
locali, distribuzione di carburanti, semplificazioni per le imprese) previsto
dal terzo pacchetto Bersani, approvato in un solo ramo del parlamento nella
XV Legislatura.
3. Per fare funzionare al meglio i mercati gradualmente aperti alla
concorrenza, le Autorità di regolazione sono essenziali.
Va quindi:
a. realizzata la riforma e l’armonizzazione dei meccanismi di nomina dei
vertici di tutte le Autorità indipendenti: proposta del Governo e parere
vincolante delle commissioni parlamentari competenti; procedimento
trasparente, preceduto dalla pubblicazione dei profili dei nominativi
proposti dal governo (se non addirittura di call pubblico delle candidature)
e audizioni parlamentari per ciascuno di essi. In definitiva, il deterrente
migliore è il controllo sociale (o il suo timore);
b. previsto che i componenti di ciascuna Autorità scadano in tempi diversi,
come accade nel caso della Corte Costituzionale;
c. introdotta e rafforzata l'attività di regolazione nei settori privi di
Autorità (ad esempio, i trasporti), e previsto il coordinamento statale della
regolazione dei servizi pubblici erogati da Regioni e Comuni: può provvedervi
un’Autorità nazionale, espressione congiunta dello Stato, delle Regioni e dei
Comuni.
4. Nel settore dei servizi bancari vanno conseguiti la riduzione dei costi
dei servizi offerti, la trasparenza e la semplificazione dei contratti, la
diffusione degli strumenti di pagamento elettronici, il miglioramento delle
opportunità di finanziamento di famiglie e imprese, attraverso l’introduzione
di forme di autoregolamentazione del settore e intese tra Governo,
associazioni di rappresentanza e parti sociali interessate.
b) Servizi pubblici di qualità, a prezzi più bassi
La qualità e l’efficienza dei servizi pubblici rappresentano una variabile
fondamentale per la qualità della vita di una collettività (anche ai fini
della tutela effettiva degli strati più deboli della popolazione) e per la
competitività del sistema economico. L’obiettivo è la garanzia universale dei
servizi pubblici al massimo livello di qualità, al minimo costo di produzione
e con la più ampia trasparenza dei meccanismi di determinazione delle
tariffe.
Per garantire la qualità e l’universalità di questi “servizi di interesse
generale”, il “pubblico” deve definire, a livello nazionale, gli standard
minimi di qualità, associati a controlli rigorosi e a sanzioni incisive. Nei
controlli sarà necessario coinvolgere a pieno titolo i cittadini-utenti, con
forme sistematiche e trasparenti di raccolta dei reclami, delle segnalazioni,
dei suggerimenti e con la garanzia del rimborso dei danni subiti a causa del
mancato rispetto degli standard minimi.
Un ulteriore fattore di modernizzazione dei servizi pubblici è costituito
dall'aumento del grado di concorrenza nella loro erogazione. E’ indispensabile
che i cittadini/clienti (siano essi famiglie o imprese) possano godere dei
vantaggi derivanti da un mercato nel quale più operatori competono tra loro
sul prezzo e sulla qualità del servizio, al fine di aggiudicarsi la
preferenza dei clienti: la possibilità di scegliere tra offerte diverse è
quindi un presupposto indispensabile. Là dove questo non sia tecnicamente
possibile (ad esempio nella gestione di reti), il fornitore del servizio, per
un tempo predefinito (che consenta gli investimenti necessari, ma non
pregiudichi la possibilità di nuovi, futuri fornitori) va individuato
attraverso gare che siano aggiudicate sulla base del fondamentale criterio di
incrementare i benefici per i cittadini/clienti, sia attraverso una
diminuzione dei prezzi loro applicati, sia attraverso la previsione di
investimenti che garantiscano la sicurezza del servizio e la diminuzione
futura dei costi, incentivando l’efficienza del processo di fornitura.
c) Professionisti in Società
Anche per valorizzare le capacità dei giovani professionisti, che non
dispongono (ancora) dei capitali necessari ad organizzare studi associati
competitivi, è necessario consentire la costituzione di società di capitali,
secondo gli ordinari modelli societari previsti dal libro V del Codice
civile, aventi per oggetto esclusivo l’esercizio della professione o di più
professioni (società multiprofessionali).
d) Valorizzare le Associazioni dei consumatori
Per incidere sulle cause strutturali del carovita è necessario combinare lo
strumento della concorrenza (già vigorosamente utilizzato dal Governo Prodi)
con quello della regolazione, incentivando processi di razionalizzazione e
ammodernamento delle infrastrutture logistiche essenziali. Dovrà essere
valorizzata la voce delle associazioni "consumeristiche" in
adeguate forme di coordinamento che ne superino l'attuale frammentazione.
10. SUD E MEDITERRANEO: puntare tutto sulle infrastrutture materiali
e immateriali e sul miglioramento della qualità dei servizi pubblici
Per far ripartire il Sud e renderlo una opportunità-Paese bisogna ricordare,
innanzitutto, che dove sta bene un cittadino sta bene un’impresa. Ciò
significa riduzione degli incentivi finanziari a vantaggio degli investimenti
sul capitale sociale e, in particolare, significa dare rilevanza strategica
agli obiettivi di servizio, finanziando con adeguate premialità target
misurabili in campi come acqua, istruzione di base, servizi di cura per
infanzia e anziani, così da restituire una cittadinanza piena agli individui
attraverso l’acquisizione di diritti e mettere le basi per creare un contesto
favorevole allo sviluppo economico. Lo stesso vale per il tema della
sicurezza, sulla quale è giusto convogliare consistenti risorse della
politica regionale, nazionale e comunitaria.
Occorre una drastica revisione dei programmi, e un altrettanto drastico
accentramento delle risorse su pochi obiettivi, quantificabili e
controllabili. Il nostro obiettivo è quello di portare entro il 2013 la rete
delle infrastrutture e dei servizi per i cittadini, le imprese e le
istituzioni del Mezzogiorno a dimezzare il gap accumulato rispetto al
Centro-Nord. Si tratta, in primo luogo, delle infrastrutture della mobilità:
strade, ferrovie, porti, aeroporti e autostrade del mare. Almeno il 50% delle
risorse comunitarie sarà impegnato su questi progetti. E poi, servizi
pubblici essenziali, per i quali vanno stabiliti obiettivi-standard: dal
servizio idrico all’ambiente, dall’energia alla scuola, dalla giustizia alle
università. Per realizzare questa strategia - spendere i fondi comunitari
sulle effettive priorità e spenderli con un sistema di valutazione e di
premialità basato sulla qualità dei servizi e non più sulla velocità della
spesa - è indispensabile rafforzare il ruolo di coordinamento e di indirizzo
del Governo nazionale. Le Regioni del Mezzogiorno non devono essere lasciate
sole, ma non devono neppure rifiutare un aiuto, sempre più necessario, per
migliorare la qualità, la competenza e la verificabilità dei risultati
dell’intervento pubblico, in aree e in contesti in cui le istituzioni e la
legalità vanno protette e salvaguardate come il primo bene pubblico.
11. LA DEMOCRAZIA GOVERNANTE
a) Valorizzare la sovranità popolare
Le scelte di riforma devono essere condivise dalle principali forze
politiche, per resistere alle possibili alternanze di governo. Per questo,
ferme restando queste finalità, siamo disponibili alle più ampie convergenze
sia rispetto ai mezzi più efficaci, sia alle procedure più condivise.
La democrazia governante richiede anzitutto il pieno esercizio della
sovranità popolare. E’ inaccettabile ritenere gli elettori italiani, solo sul
piano nazionale, dei minorenni incapaci di scelte chiare e dirette. Per
questo, anche per rispondere tempestivamente e responsabilmente ai referendum
elettorali, appare necessaria la scelta diretta di soli 470 deputati in
collegi uninominali maggioritari a doppio turno. Un sistema di primarie
regolate per legge garantirebbe apertura democratica nella scelta dei
candidati; per i deputati che si presentano con lo stesso simbolo va previsto
- in attuazione dell'art. 51 della Costituzione - il vincolo di presentare
metà candidati uomini e metà donne. Quel sistema elettorale ben si
presterebbe a stabilizzare un bipolarismo fondato su grandi partiti a
vocazione maggioritaria, quale si va configurando già in questa elezione, a
partire dalle scelte unilaterali fatte dal PD. Il PD è disponibile anche ad
esaminare ipotesi di sistemi elettorali diversi, a condizione che possano
corrispondere alla medesima finalità. Quanto alla forma di governo, si tratta
di verificare quale tra i modelli delle grandi democrazie contemporanee possa
incontrare il maggiore consenso. In ogni caso, qualora si convenisse di
muoversi nel solco dell'attuale assetto parlamentare, il Presidente del Consiglio,
nominato dal Capo dello Stato sulla base dei risultati della Camera, dovrebbe
ricevere da solo la fiducia esclusivamente dalla Camera, dovrebbe poter
richiedere al Capo dello Stato la revoca dei ministri; e i disegni di legge
approvati dal Governo dovrebbero essere votati entro una data certa, comunque
non oltre due mesi. La legge Finanziaria, finalmente ricondotta al suo
contenuto proprio, sarebbe votata nel testo predisposto dalla Commissione
Bilancio. Le leggi, tranne quelle costituzionali, di revisione costituzionale
e quelle che ordinano i rapporti tra centro e periferia, dovrebbero - in caso
di conflitto persistente - essere approvate dalla sola Camera.
Un Governo di un Paese moderno, integrato in Europa e con forte articolazione
periferica dei poteri, non ha bisogno di più di 12 Ministeri. L'Esecutivo nel
suo complesso, compresi i Ministri, deve essere composto da non più di 60
persone, un numero più che ragionevole per assicurare efficienza interna e un
rapporto costante col Parlamento. Questi limiti vanno inseriti in
Costituzione, per evitare che possano essere aggirati con leggi ordinarie,
come avvenuto in passato. Vanno, infine, eliminati i privilegi insiti nel
trattamento previdenziale dei parlamentari, uniformando il metodo di calcolo dei
vitalizi a quello previsto per la generalità dei lavoratori.
Nella riforma dei sistemi elettorali, si deve prevedere il diritto di voto ai
16enni nelle elezioni amministrative, per spostare l’attenzione sui temi dei
giovani.
Il Senato rinnovato di 100 membri scelti dalle autonomie regionali e locali è
la sede della collaborazione tra lo Stato e tali autonomie. L’opportuna
revisione dell’elenco di materie del Titolo V con una clausola di supremazia,
trasversale alle materie, per il livello federale, col consenso del Senato,
consentirebbe di superare la conflittualità permanente.
Il PD, riconoscendo le peculiari esigenze che trovano espressione nelle
Regioni a statuto speciale, promuove la collaborazione e l'intesa dello Stato
con le stesse.
b) Un quadro di contrappesi e pluralismo di poteri
La democrazia governante richiede seri contrappesi: una serie di scelte non
devono essere effettuate dalla sola maggioranza di Governo. La regolarità
delle elezioni di deputati e senatori deve essere decisa dalla Corte
costituzionale; la Prima Parte della Costituzione deve essere revisionabile
solo a maggioranza di due terzi e tale quorum di consensi va richiesto anche
per l’elezione parlamentare di organi indipendenti; vanno introdotti il
referendum propositivo, nel caso in cui una proposta di legge di iniziativa
popolare con un milione di firme sia ignorata dal Parlamento per un biennio,
e norme rigorose contro tutti i conflitti di interesse e il cumulo di cariche
pubbliche; il quorum di partecipazione per la validità dei referendum va
ricondotto alla metà più uno dei partecipanti politicamente attivi, quelli
che hanno votato alle precedenti elezioni politiche; alla Camera va previsto
un significativo Statuto dell’Opposizione, a cominciare dalle Commissioni
parlamentari d’inchiesta, che devono essere decise su richiesta di un quarto
dei deputati.
c) Diritti e doveri più chiari, se le leggi sono poche e chiare
Le leggi in vigore vanno rispettate ed attuate, anche attraverso la
sistematica verifica parlamentare dei risultati raggiunti da ognuna di esse.
Ma le leggi devono essere poche e chiare.
Una o più commissioni tecniche ad hoc devono essere insediate nei primi due
mesi di governo, con l'incarico di procedere alla redazione di testi unici di
settore, da adottare successivamente per legge, con l'abrogazione esplicita
di tutte le disposizioni contrastanti o superflue. Deve poi prendere avvio
una vasta operazione di delegificazione, individuando per legge principi e
criteri direttivi e rinviando discipline di dettaglio a fonti normative di
rango secondario. I soggetti titolati ad emanare tali norme secondarie
dovrebbero esercitare la propria potestà normativa entro un termine preciso,
scaduto il quale si attiva una competenza surrogatoria.
d) Contro le nomine clientelari
Per ogni nomina, devono essere predeterminati e resi pubblici criteri di
scelta fondati sulle competenze; attivate procedure di sollecitazione
pubblica delle candidature; organizzate pubbliche audizioni dei candidati e,
infine, pubblicati lo stato e gli esiti delle procedure di selezione.
Il PD non può disporre per altri partiti. Ma per se stesso, sia attraverso il
codice etico, sia attraverso norme statutarie relative ai comportamenti di
suoi iscritti eletti nelle istituzioni, il PD stabilisce indicazioni rigorose
sulla qualità delle nomine.
La normativa introdotta nel 1990 sulla ineleggibilità e la sospensione degli
eletti condannati per reati gravissimi, come quelli connessi alla mafia, alle
varie forme di criminalità organizzata, corruzione, concussione e così via -
oggi limitata a Regioni e Enti locali - va estesa senza indugio anche ai
parlamentari.
e) La risorsa degli italiani all'estero
L'Italia può riconquistare una posizione di eccellenza nell'economia globale
se utilizza pienamente una risorsa troppo a lungo trascurata: gli italiani
residenti all'estero.
1. Informazione circolare - dall'Italia agli italiani all'estero e tra questi
ultimi, e viceversa - sulla cultura italiana e le esperienze della nostra
comunità all'estero, utilizzando anzitutto il servizio pubblico radio
televisivo italiano, anche rimuovendo i programmi criptati.
2. Promozione della lingua e della cultura italiana, con la riforma - già
promossa dai Parlamentari eletti all'estero - delle leggi e dei relativi
Regolamenti. Essenziale, a questo scopo, la riforma dei Comites (Comitati
degli Italiani all'Estero) e del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani
all'Estero).
3. Legge per il riacquisto della cittadinanza.
4. Riorganizzazione dei Consolati, utilizzando le professionalità degli
italiani all'estero nei servizi consolari, nell’informazione, nelle attività
di promozione della lingua, della cultura e del Made in Italy, e valorizzando
le Associazioni a scopo non lucrativo degli italiani residenti all'estero, i
servizi dei Patronati.
5. Diversa regolazione della imposizione fiscale e tariffaria (ICI, TARSU)
sulle abitazioni di proprietà in Italia degli italiani residenti per quasi
tutto l'anno all'estero e piena attuazione della Finanziaria 2008, in tema di
assegno di solidarietà.
6. Valorizzazione delle eccellenze italiane nel mondo. Sostegno di scambi di
esperienze e progetti tra Università italiane e straniere, con il
coinvolgimento di professionalità italiane operanti all'estero.
12. OLTRE IL DUOPOLIO, LA TV DELL'ERA DIGITALE
L'Italia deve poter entrare nell'era della TV digitale con più libertà, più
concorrenza, più qualità.
1. Il superamento del duopolio è oggi reso possibile dall'aumento di capacità
trasmissiva garantito dalla TV digitale. Per andare oltre il duopolio occorre
correggere gli eccessi di concentrazione delle risorse economiche,
accrescendo così il grado di pluralismo e di libertà del sistema.
2. Negli anni che ci separano dal passaggio al digitale (2012) ricondurremo
il regime di assegnazione delle frequenze ai principi della normativa europea
e della giurisprudenza della Corte costituzionale. I criteri di
proporzionalità, non discriminazione, trasparenza e apertura a nuovi entranti
che sono stati adottati per la transizione in Sardegna saranno alla base
della transizione nazionale, nel rispetto delle direttive europee, delle
sentenze della Corte Costituzionale e delle norme antitrust.
3. Subito, nuove regole per il governo della RAI. Una Fondazione titolare
delle azioni, che ridefinisce la missione del servizio pubblico nell'epoca
della multimedialità e delle multipiattaforme, nomina un amministratore unico
del servizio pubblico responsabile della gestione.
4. I contenuti distribuiti dalle reti televisive attivano - per la loro
produzione - un’importante filiera industriale, con punte di eccellenza
artistica, culturale, tecnologica. Non sempre, però, i rapporti fra
distribuzione e produzione sono equilibrati. Il regime duopolistico ha
fortemente rafforzato la posizione contrattuale delle televisioni nei
confronti dei produttori di contenuti. La nostra proposta è di destinare -
come accade in altri Paesi del mondo - una quota del 2% dell’intero fatturato
pubblicitario delle reti televisive al finanziamento di produzioni di
qualità, che abbiano un valore culturale e artistico. Si tratta, in sostanza,
di far vita ad un Fondo, pari a circa 100 milioni di euro, da destinare al
finanziamento di produzioni audiovisive, cinematografiche, teatrali e
musicali.
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