CENACOLO DEI COGITANTI |
Documento d’interesse Inserito
il 21-2-2009
DOCUMENTI CORRELATI |
|
|
Da bilionet.com
L’età umanistico-rinascimentale- Saggio critico
Salvatore Coico (28 giugno 2008)
L’ETA’ UMANISTICO-RINASCIMENTALE
Terminus ante
quem e terminus post quem dell’età umanistica.
In questo momento, nonostante un fiorire dell’attività economica presso i banchieri ed un crescente avanzamento della borghesia, cominciarono a verificarsi delle crisi profonde perché le Signorie diventano espressione di interessi particolaristici a danno di una stratigrafia sociale compatta ed unita. Inoltre le Signorie non riescono ad assurgere ad uno stato nazionale e sono lacerate da lotte intestine e lo stato unitario, invocato dal Machiavelli, è soltanto un’utopia.Nel frattempo crescevano le grandi monarchie assolute ed unitarie, su cui si poggeranno i presupposti politico-sociali dell’età dei lumi.
In Spagna con l’unione realizzata attraverso il matrimonio di Ferdinando di Castiglia e di Isabella di Aragona di gettavano le basi per la definitiva liberazione del territorio nazionale degli Arabi e per la successiva espansione verso l’Italia ed il nuovo mondo.
In Francia,
dopo la fortunata conclusione della guerra dei Cento Anni, Luigi XI precede ad
una potente opera di riorganizzazione e di centralizzazione economica e politica.
Il primo si presenta sul piano economico-sociale ed è costituito dallo sviluppo del precapitalismo, dal sorgere di una nuova tecnica finanziaria e bancaria, dall’apporto di nuovi metalli preziosi, dovuto alla scoperta dell’America.
Il secondo
più strettamente politico determina la costituzione di forti compagini statali
sulla base di una raggiunta compatezza territoriale e di un accentramento
burocratico (i cosiddetti stati nazionali).
Il terzo si
presenta sul piano più strettamente spirituale ed è costituito dall’inverarsi
di tutta una
nuova filosofia e di una nuova civiltà (Umanesimo-Rinascimento. )
Il Medioevo
aveva celebrato la trascendenza, mentre l’età umainistico-rinascimentale
esaltava l’attività umana. Così scrive Engels “dalle rovine di
Roma si disseppellivano le antiche statue e di fronte alle luminose
immagini di quel mondo scompaiono gli spettri del Medioevo. E’ l’affermazione
della scoperta di una “sapientia in homine, quae extitit ante saecula”.Questo
enunciato, che si potrebbe leggere, come elemento di netta opposizione col
Medioevo, rappresenta, invece, una forma di continuità con l’età
medievale. Il Burdach ha addirittura collegato il Rinascimento nel suo sviluppo
iniziale con il grande movimento religioso dell’Italia del ‘200 e con tutta l’attesa
escatologica del Medioevo riallacciando il tema della”renascentia”
con quello della “renovatio”. E già all’età del Petrarca e del Boccaccio,
sempre secondo il Burdach, inizia un nuovo modo di concepire la vita attraverso
mutamenti economici e sociali, in cui l’uomo comincia ad essere protagonista.-Umanesimo
e Rinascimento sono termini, quindi, che riflettono la stessa realtà, la
ricerca dell’uomo proteso alla natura e alla ragione.
Il che avrà implicanze anche nella connotazione nuova che assumerà la politica
nella celebrazione dello stato unitario. (Machiavelli.)-
In effetti già con l’Umanesimo l’uomo diventa il centro, il cardine della filosofia e della concezione del mondo.
Per Ficino il “deus” è “incohatus”( dentro di noi ) e la natura stessa è considerata ”anima mundi hominisque “.La natura è, infatti,il presupposto fondamentale per comprendere la dimensione dell’uomo in chiave storico-filosofica,il momento della sua contemplazione e quello della sua ironia,che seppure originati dalla” mesòthes” oraziana,acquistano un carattere tipicamente rinascimentale. Infatti nel primo Rinascimento il classicismo si armonizza compiutamente con le istanze rinascimentali e diventa, per dirla con Croce”un classicismo dinamico” in quanto assurge come valore normativo di tutta quanta l’età rinascimentale. E’ da rilevare che tutti gli autori dell’età umanistico-rinascimentale rinvenivano negli autori classici il loro paradigma ideale, sia pure nell’alternanza delle forme e dei modelli letterari.
Ariosto
trovava in Orazio l’”exemplum” rivivendolo colle implicanze filosofico-
morali
insite nella sua opera di uomo e di artista. Altri eleggono a prototipo della
loro ispirazione un classicismo tradito dal Petrarca e che risente ampiamente
della lezione dell’ecclettismo di stampo ciceroriano.Altri ancora teorizzano il
principio della”virtus” e si volgono alla storiografia liviana e al tacitismo
Ed è proprio Machiavelli che stigmatizza la necessità di leggere la “verità
effettuale” delle cose “attraverso la lezione degli antiqui”-La
storia così da pragmatica, seguendo la lezione della storiografia greca da
Tucidide a Polibio, diventa paradigmatica. Il classicismo
opera la saldatura tra passato e presente.Alla luce della filosofia
classica l’uomo rinascimentale vive “catà phùsin”. Il
principio vitale della “phùsis”,inoltre nell’uomo cinquecentesco si connota in una
molteplicità di forme ed espressioni correlandosi ora come “virtus”,intesa
come “vis”
e “dùnamis”
all’interno di uno stato non più trascendente,ma naturale,ora
realizzandosi come costante etopoietica dell’uomo nelle sue manifestazioni
quotidiane e nella sua rappresentazione attraverso il genere
letterario della commedia,che accoglie la lezione plautina e quella
terenziana.-Non ci meraviglieremo, pertanto,se il più grande
teorizzatore della politica Machiavelli è al contempo l’autore di una delle più
rinomate commedie del ‘500. “La Mandragola”.Agli spiriti del ‘500,
infatti, non poteva essere misconosciuta la tradizione plautina
e quella terenziana
nel momento in cui la commedia perdeva il significato tipicamente medievale di arte mezzana
per essere riproposta come genere a sé stante riproducente la
gamma dei sentimenti e dei caratteri dei personaggi popolari e borghesi. Il
naturalismo così trova in tutte le forme di espressione artistica la
rappresentazione di tutte le forze vitali dell’uomo nel modo di relazionarsi
con gli altri
e con il mondo.
Il Salinari vede congiunto al naturalismo il principio del realismo,che
già teorizzato dall’Auebarch nell’opera dantesca, si era evoluto nella
commedia del Boccaccio per poi approdare in tutti i campi, da quello
politico,a quello filosofico-scientifico propriamente nella sfera umana.
L’”homo
sum” terenziano, in tal modo, rinveniva la sua polisemia nella
molteplicità delle forme dell’Essere e della loro estrinsecazione negli
atteggiamenti del pensiero e della produzione artistica.-Possiamo affermare,
pertanto, con lo Chabod che,mentre i classici latini servivano agli uomini
del medioevo perché la Roma antica si accordasse con la Roma cristiana, adesso,
attraverso la scoperta filologica delle opere dei poeti antichi, si
cercava di comprendere i valori intellettuali e morali dell’età passata per
relazionarli con quelli del proprio tempo cogliendone le affinità e le
differenze. “L’antichità classica”,dice ancora lo Chabod,” diventa l’ideale
momento
della storia umana,in cui si sono realizzate le più alte aspirazioni degli
uomini,il
momento-modello,in cui bisogna specchiarsi per avere chiara e sicura guida a
più alto operare nelle lettere come nelle arti,come nella politica e nella
milizia.”
Bisogna
attendere l’Illuminismo perché vi possa essere una stagione così intensa di fermenti e
rinnovamenti culturali.-Lo studio degli umanisti,
invero,secondo la critica moderna, pone le basi per una nuova cultura
europea.- Si pensi, infatti, all’importanza della riscoperta di Platone, a
quella del “De rerum natura” di Lucrezio ad opera di Poggio
Bracciolini.- Nascono le prime biblioteche; a Firenze quella di Niccolò
Piccoli,a Venezia la Marciana,in cui si conservano i libri lasciati dal
Petrarca,la Vaticana a Roma.
“Aletheia”,afferma L.Battista Alberti “è figlia di kronos” Contemporaneamente Palmieri sentenziava “ veritatis profecto cognitionem dant tempora”.
Ma perché
si possa dare una visione completa dell’Umanesimo bisogna soffermarsi suoi due
suoi più importanti esponenti: L.Valla, maestro dell’umanesimo
filologico ed Erasmo da Rotterdam,maestro dell’umanesimo
evangelico. Lorenzo Valla nel “De falso credita ed ementita
Costantini donatione” aveva con metodo filologico dimostrato la
falsità del documento.Il filologo intese perfettamente che la “renovatio
studiorum”
ed il
ritorno agli antichi dovevano estendersi nei confronti di tutte le
forme ed i modi della cultura. Nelle “Elegantiae” il Valla seppe mostrare
come lo studio storico e la critica filologica dei modi e degli usi linguistici
potessero trasformarsi in un momento di radicale rinnovamento del sapere
storico-giuridico-filosofico e teologico.-Condanna l’insipienza dei moderni,che
non hanno saputo salvare la lingua e la verità dei Padri, rendendo
confuso ed incerto ogni dominio del sapere,dalla logica all’oratoria,dalla
grammatica al diritto,dalla storia alla teologia. “Solo la
conoscenza della parola”,dice Valla,”solo lo studio filologico e storico
può restituire l’intima vita di ogni forma di pensiero colto nella sua prima
formazione,seguito nei suoi diversi svolgimenti sino agli esiti più vicini”
Si comprende chiaramente come Valla precorra l’aspetto peculiare dello strutturalismo linguistico estendendolo anche alla sfera politico-sociale. Infatti il Valla diceva della lingua di Cicerone “è quella lingua che ha insegnato a tutti i popoli le arti liberali avendo espresso ottime leggi e aperto a tutti la via della sapienza”. “Difendere,restaurare l’”imperium”, sempre,secondo il filologo significa”uscire da quell’età oscura infelice e barbara nella quale sono decadute tutte le istituzioni e si è ottenebrata la stessa tradizione divina della Christianitas”
Allievo e
seguace di Valla è Erasmo da Rotterdam,che volendosi considerare”mundi civis”
incarna perfettamente l’ideale cosmopolitico ed universalistico dell’umanesimo
e, al di là dei dogmi di Roma,delle dottrine di Lutero,ha fede in una cultura
nuova,solo fondamento su cui si può inverare il rinnovamento di una
civiltà terribilmente lacerata e divisa. “L’uomo”,afferma Erasmo,”confida di veder
restituite al genere umano la pura fede cristiana,le lettere e l’universale
concordia. ”. Insofferente dei sofismi dei logici, nemico
dell’oscura dottrina dei teologi che hanno confuso le parole di Cristo con i
sillogismi di Aristotele, l’umanista olandese non crede neppure ai profeti ed in tutti
coloro
che sono propensi ad anteporre lo spirito di parte alla funzione liberante e
persuasiva
della cultura. Si contrappone alle degenerazioni pedantesche
dell’umanesimo retorico, alla stoltezza di quei grammatici ciceroniani sempre
più fanatici che riducono la rinascita delle lettere ad un pedissequo gioco
di imitazione libresca.
La Riforma
luterana e la dottrina erasmiana : analogie e differenze-
In tempi storici più vicini il diffondersi in Germania dell’umanesimon evangelico-erasmiano attraverso la “vulgata “ della Bibbia fomenta la Riforma. Accanto al movimento ideologico erasmiano contribuiscono al diffondersi del movimento della Riforma altre cause: il sempre più rapido declino del prestigio morale della curia e del papato, l’essere arrivata anche in Germania la spinta nazionale accentratrice delle monarchie occidentali che manifestavano il loro malcontento nei confronti della fiscalità romana ,la politica dei principi tedeschi preoccupati dell’elezione al trono di Carlo V di Asburgo,che si presentava come l’erede della concezione teocratica della Spagna.In Germania la crisi economica si era abbattuta nella piccola nobiltà feudale nei cosiddetti cavalieri e nella classe rurale e contadina. La miseria che li circondava li spingeva contro l’ordine costituito e contro l’esosità della curia romana. La Riforma postulata primariamente da Lutero non era lontana dalla dottrina erasmiana e mirava all’autentico messaggio di S.Paolo ed alla chiesa primitiva ancora non mondanizzata.
Il protestantesimo luterano, però, si allontanò dalle premesse dogmatiche da cui era partito per acquistare un carattere di rivolta sociale e politica. Nella dottrina luterana il principio nuovo rivoluzionario è il rifiuto di riconoscere nella Chiesa l’unica interprete autorizzata della parola di Dio. Conseguentemente Lutero concludeva che tra l’uomo e Dio non occorreva alcun intermediario e che ogni credente nel vivo della sua fede può interpretare i testi sacri. L’altro principio basilare del luteranesimo è quello, secondo cui l’uomo può giungere alla salvezza soltanto attraverso la fede e non attraverso le opere buone,donde la massima”pecca fortiter et crede fortiter.”. Questa credenza è dedotta da un versetto di S.Paolo”il giusto vivrà per la fede”,che interpreta in chiave pessimistica, alla luce anche di alcune annotazioni, invero non autentiche, che alcuni teologi attribuivano a S.Agostino, Seguendo questa tradizione l’uomo è irrimediabilmente corrotto dal peccato; è “vas damnationis” e solo la fede attraverso l’intervento divino della grazia può salvarlo. Dalla congetturazione di un tale pessimismo derivano nel pensiero di Lutero conseguenze di rilevanza incalcolabili.Cadeva innanzi tutto la necessità di una Chiesa che interpretasse la parola di Dio e che fosse capace di perfezionare la debole natura umana S’inizia pure a trasformare la concezione radicale di sacramento..Lutero ridusse i sacramenti da sette a due(battesimo ed eucaristia) privandoli di quel valore carismatico che il cattolicesimo aveva loro attribuito. Scompare, infine, ogni gerarchia ecclesiastica non più necessaria alla somministrazione dei sacramenti; a questa s’opponeva la concezione del sacerdozio universale, secondo la quale ogni credente è sacerdote nel momento in cui esplica la sua vita basandosi sulla parola di Dio. Non più una Chiesa staccata dal mondo,ma la famiglia,la società sono i gradini della scala che portano a Dio. Questi principi profondamente rivoluzionari del luteranesimo hanno una doppia faccia: da un lato sgretolano il complesso dottrinale del cattolicesimo favorendo lo sviluppo dell’età moderna e spingono verso una concezione più positiva dei rapporti sociali,dall’altra rappresentano la riscossa di più arcaiche forme di sentire,l’improvviso erompere della cupa sensibilità medievale ( si pensi a Gerolamo Savonarola ) nella luminosa età rinascimentale. L’uomo che Lutero vede solo nel suo rapporto con Dio, senza l’assistenza perenne di un organismo ecclesiastico di origine divina e senza l’ausilio dei sacramenti, non è l’uomo della concezione umanistico-rinascimentale, signore di sé e della propria attività, bensì l’uomo, ”vaso di ogni peccato”,che è ineluttabilmente trascinato al male e che è del tutto privo del libero arbitrio. In questi termini la dottrina luterana appare assai lungi dalla concezione umanistico- rinascimentale.Al riguardo derivò un apertissimo contrasto tra Erasmo e Lutero. Alla pubblicazione “De libero arbitrio”di Erasmo,Lutero polemizza con lo scritto “De servo arbitrio”.
Erasmo,infatti,come
abbiamo detto,aveva criticato la scolastica, aveva fustigato le pratiche
semplicistiche e rozze diffuse dai monaci in mezzo alle plebi ed
aveva richiamato i cristiani alle lettura delle sacre scritture per riscoprire la novità
e la forza del messaggio divino. Erasmo contrariamente a Lutero era un
cattolico.
Egli aveva tenacemente ed a lungo creduto che con la tolleranza,con i valori civili e morali
della cultura umanistica,con l’aiuto e l’esempio del mondo filologico fosse
possibile sottrarre il cristianesimo dalle mani dei monaci fanatici e farlo
diventare più autentico,più aderente al messaggio del suo Fondatore.
Nella teoria di Lutero,invece,seppure fondata sul concetto di verità era
prevalso il
tono politico-rivoluzionario.Grandi
furono i consensi tributi a Lutero dai ceti popolari, allorché nel 1517
pubblicava le novantacinque tesi per condannare la vendita delle
indulgenze,promossa
da Leone X e favorita dal monaco Tetzel, che così predicava”appena il soldo
in cassa ribalta l’anima via dal purgatorio salta”. L’opera di Lutero
era destinata a svolgere un ruolo essenziale nella formazione del mondo moderno.
Invero le affermazioni teologiche, una volta calate nella realtà politica e
sociale del tempo, perdevano il loro aspetto dogmatico contribuivano
all’insorgere di una nuova civiltà. Due all’origine erano le possibili
direttive della riforma luterana. La prima contribuiva a potenziare
l’autorità dei principi territoriali, la seconda spingeva alcuni moti
liberatori, che acquistavano anche nei ceti popolari l’aspetto di una rivendicazione
sociale in contrapposizione, però, ai principi della
tradizione cristiana. Infatti all’infuocata predicazione di Lutero
e Carlostadio rispondevano i cavalieri che avevano come proprio
obiettivo l’occupazione delle terre appartenenti al clero ed i contadini
che subivano il gravame della fiscalità romana I cavalieri
ed i contadini,
che avevano sperato nell’aiuto di Lutero furono, però, delusi. In effetti
Lutero si schierò con l’alta feudalità: ne conseguì che i cavalieri
ribelli furono facilmente domati,mentre i principi
tedeschi massacravano i contadini insorti. La Riforma
diventava, così, strumento di potere nelle mani dei principi territoriali favorendo
altresì l’ascesa di Carlo V. Affidata all’arbitrio dei grandi signori la
Riforma ripiegava su basi conservatrici e ci si proiettava alla creazione di
una seconda chiesa,intesa come”instrumentum regni”.A questo
principio s’inspira il postulato della pace augustana (1555)”cuius regio eius
religio”.E’ da ricordare che questa formulazione era già presente
nel pensiero del Machiavelli, il quale matura appunto le sue concezioni
politiche in un momento di delusione storica.
Invero
l’età della Riforma aveva deluso i due più grandi rappresentanti del
Rinascimento: Ariosto e Machiavelli. Il primo sente la lacerazione storica e ne
rifugge elevandosi colla fantasia nel sovramondo attraverso la contemplazione
edonistica della natura,mentre il secondo,intento a cogliere la verità
effettuale delle cose,tende a distaccarsene rapportandosi al paradigma del
mondo classico,leggendo,cioè,come abbiamo detto,”la realtà
effettuale delle cose attraverso la lezione degli antiqui”. Invero
il Machiavelli, che seppe dare un volto nuovo alla politica studiata come scienza
e non più subordinata all’escatologismo medievale, ci appare un
autentico figlio dell’Umanesimo. Saranno infatti, Livio e Tacito linfa vitale
per il suo argomentare politico,proteso ad un concetto di “virtus”,che,al
pari di quella romana,avrebbe ingenerato quei principi di natura e ragione
che erano la radice stessa del pensiero politico esistente nella storiografia
latina. Non soltanto il mondo classico è preponderante nell’opera di
Machiavelli, ma anche la sua lezione tradita nel pensiero di Dante
e di Petrarca. Non ci appare casuale,infatti,il fatto che proprio il Principe
machiavelliano si concluda con i versi del Petrarca:”……Virtù contro
furore/ prenderà l’arme e fia il combatter corto/ chè l’antico valore negli
italici cor non è ancor morto.”
La chiusa
del Principe ci induce,pertanto,ad opinare che non esiste “hiatus”
tra mondo classico e medievale e tra mondo medievale ed
umanistico-rinascimentale; piuttosto si sviluppa un “continuum” diacronico
di pensiero e di istanze etico-spirituali.
Lo studioso distingue tre periodi: il rinascimento classico-umanistico, il controrinascimento, la riforma scientifica. Secondo il pensiero di Haydin, mentre il rinascimento classico non costituisce un punto di rottura col pensiero medievale quanto piuttosto una sua continuazione, sia pure trasferita su zone di interessi più profondamente interiorizzati dell’uomo, la corrente,che definisce controrinascimento e nella quale comprende Machiavelli e Lutero,sarebbe caratterizzata dal ripudio della tradizionale esaltazione della ragione come principio regolatore della vita umana e della fiducia della fede e dalla celebrazione della fenomenologia naturale, mediante la quale, si indaga sull’essenza dell’uomo e dell’universo.
Da qui
germinerebbe, altresì, la riforma scientifica che alimenterà i presupposti
ideologici dell’Illuminismo
In questo senso Rinascimento ed Età dei lumi, secondo il filosofo francese, costituirebbero un processo unico evolventesi in diverse fasi e costituente il progresso storico dell’umanità. Nella Riforma Voltaire connota un aspetto unitario del Rinascimento in quanto espressione del medesimo moto di liberazione della mente umana. Però anche per Voltaire allo splendore intellettuale ed artistico dell’Italia si contrapponeva una profonda decadenza morale non ignara al lettore di Machiavelli e Guicciardini, che ci presentano una società tenebrosa tramata o con l’astuzia della golpe o la forza del lione ovvero tutta protesa al particulare. Alessandro VI e Cesare Borgia diventano personaggi emblematici di tale epoca.
Il
D’Alembert considera altrettanti fasi di un unico e costante processo la nascita
filosofica
ed erudita del ‘400 e la rinascita del gusto letterario ed artistico
susseguente alla” renascentia “della filosofia e della scienza che saldava
l’età del Rinascimento con l’età dei lumi. D’Alembert, Condorcet,Voltaire interpretano
l’età
umanistico-rinascimentale come la proposizione di una radicale
trasformazione della realtà socio-politica e la considerano come lo sbocco
necessario di un rinnovamento filosofico e scientifico. Rousseau persegue nelle
concezioni elaborate dai pensatori succitati, ma pone l’accento maggiormente
sul principio
di civilizzazione e di conquista civile attraverso il rinnovamento delle
lettere.
Rousseau,infatti,
opina che nell’età umanistico-rinascimentale alla conquista della vita civile,agli sviluppi
delle arti,della scienza e della tecnica,non ha affatto corrisposto
il
progresso delle virtù e delle libertà umane,anzi afferma” :le lettere e le
arti stendevano le loro ghirlande di fiori nelle catene di ferro, di cui gli
uomini sono carichi e servivano spesso a soffocare in loro il sentimento di
quella libertà originale per la quale siamo nati. ” Schiavi felici i popoli,
aggiunge il Rousseau, i popoli devono al loro progresso solo l’apparenza di
tutte le loro virtù senza possederne alcuna ed una vile, ingannevole uniformità
regnava ormai sui costumi e sui caratteri umani così lontani dalla rustica
sincerità delle origini”.
L‘età umanistico-rinascimentale nel
nel pensiero dei filosofi dell’idealismo romantico-
Da Herder a Hegel- La critica desanctiana
e quella crociana
Hegel
accentua l’antitesi tra medioevo e rinascimento, ma perviene colla sua analisi a
risultanze critiche diametralmente opposte.Il filosofo scrive” l’assoluto
predominio della Chiesa ed il potere politico dell’aristocrazia feudale avevano
concorso a realizzare una società di carattere teocratico ,universale,dove non
v’era posto per la consapevole libertà dello spirito,né per lo sviluppo delle
culture nazionali,né per la formazione degli stati e poteri autonomi,ma
dominavano,invece,la volontà mistica di rinuncia e di rassegnazione. L’arte,la
religione,la filosofia,le tre forme supreme,in cui si concreta la
realtà della vita spirituale,erano state soffocate dal misticismo.”Sarà
in seguito, per Hegel, alla lenta formazione degli stati nazionali e alla
scoperta dell’America che all’uomo si schiudono nuovi orizzonti e nuove forme
di esperienza. Secondo il filosofo “lo spirito aveva cessato di contemplare
prevalentemente il mondo trascendente e si era volto verso la realtà fenomenica
e l’interiore esperienza dell’uomo riconquistando la razionale coscienza della
propria libertà.”
Questo
risvegliarsi della soggettività dello spirito aveva avuto sempre per il
filosofo,come prima conseguenza la rinascita delle arti e della scienza che
erano interessate alle cose presenti. Così, infatti, argomenta il nostro: ”l’arte cominciò a
dissolvere la trascendenza oggettiva ed esteriore della religione appartenente
allo scolasticismo medievale e nell’arte la soggettività che viveva il
divino in sé divenne la propria attività ai fini della ragionevolezza e della
bellezza” Conclude,infine,affermando che “vede
rischiararsi il cielo dello spirito per l’umanità e svolgersi
gradatamente la conquista della libertà e dell’autonomia storica”..
Per Hegel, ,infine,la scoperta della filosofia in uno con la scoperta della
scienza segna”un’aurora che dopo lunghe tempeste annuncia per la prima volta un bel
giorno”. La stessa riforma luterana veniva considerata dal
pensatore “la rivolta decisiva che attuava,,superava e trasformava in una
definitiva conquista filosofica quella libertà assoluta che il Rinascimento
aveva presagito e desiderato.”
Ci è sembrato ineludibile fare un breve “excursus” sulle teorie dei filosofi illuministi ed accennare al pensiero dei filosofi idealisti per meglio definire i nuclei tematici che interrelavano il medioevo con l’età umanistico-rinascimentale per comprendere le differenti ottiche ideologiche. La critica dell’’800, abbiamo visto,intendeva porre le due età in antitesi privilegiando l’età medievale che promanava assoluta pregnanza di valori religiosi e trascendenti. Il De Sanctis come il Croce,in linea con i teorici del Romanticismo,non individuarono il “novum” dell’età umanistico-rinascimentale ed il suo “continuum” con l’età precedente.
Piuttosto negativi furono, inoltre,i giudizi sul piano meramente estetico e su quello storico. Lo stesso Croce definiva tutto il ‘500 “secolo d’artisti,ma non di poeti:”
Verso la critica
moderna
Un avvio alla critica moderna propugnatrice del processo di continuazione,di evoluzione e di novità dell’età umanistico-rinascimentale ci viene offerto da E:Garin nei due volumi”Umanesimo italiano”(1952) e “Medioevo e Rinascimento (1954). Il Garin puntualizza che l’Umanesimo segna “il passaggio dell’uomo conchiuso nella sua realtà all’uomo poeta che vuol dire creatore”. Il che naturalmente porta ad una visione dinamica dell’intellettuale per cui filosofia e filologia coincidono nella peculiare attenzione al mondo fenomenico e storicistico. In tempi alquanto recenti ricordiamo le tesi di Dionisitti in “Chierici e laici” in “Geografia della storia della letteratura italiana(1997). Lo studioso analizza la condizione dell’intellettuale a partire dal Petrarca e dal Boccaccio sino al ’500 nell’alternanza di appartenenza al mondo clericale e poi a quello laico nel momento in cui veniva in crisi l’autorità ecclesiastica. L’interazione e/o l’opposizione clerico/laico porta,inoltre,sempre per il Dionositti all’opzione linguistica latino/volgare,da cui si origina gran parte delle innovazioni tematico-stilistiche degli autori esplicitando la stretta connessione tra filologia e filosofia, tra “studia humanitatis hius et id temporis”, tra un mondo ideale paradigmatico,ispirato ai modelli classici ed un modello reale,vissuto dall’autore,che intendeva interpretarlo per comunicarlo alla gente coeva.
I recenti
contributi della critica
- L’attenzione
al fenomeno linguistico- L’”edonismo linguistico”inteso come “categoria estetica”
Il Krestel
in “La
dignità dell’uomo” in ”Canti rinascimentali dell’uomo ed altri
saggi”(1978), aveva in parte precorso il pensiero di Dionisitti, quando
dissertando su ”De dignitate hominis” di Pico della Mirandola, spiegava le
diverse tappe, attraverso cui si è maturato il concetto di “dignità”
dall’antichità sino ai padri della Chiesa.” Il filosofo chiarisce come nella
spiritualità medievale si addensa la concezione pessimistica del peccato,
che sminuisce il concetto di dignità naturale suggerita dalla
filosofia classica e presente nell’opera di Pico della Mirandola. Secondo
l’autore “dopo l’inizio dell’umanesimo rinascimentale l’insistenza sull’uomo e
sulla sua dignità diventa più duratura e sistematica di quanto era avvenuto nei
secoli precedenti e anche nell’età classica”.
Sul piano strutturale linguistico sono apprezzabili i contributi proposti da C.Segre“Edonismo linguistico del Cinquecento” in “Lingua, stile,società.”(1963) L’espressione “edonismo linguistico” è stata coniata da Segre ed è ormai una categoria critica ampiamente accettata. Prendendo le mosse dal principio desanctiano “del culto della forma”, il critico lo redifinisce con gli strumenti propri dello strutturalismo,facendo rotare attorno alla parola”arte” e alla formula”edonismo linguistico” contesti di materiali ben diversi,fruibili dal lettore come prodotti letterari di elevata sensibilità poetico-stilistica.
Ci è
sembrato opportuno accennare a queste ultime interpretazioni per meglio poter
leggere la realtà ideale e storico-sociale dell’età umanistico-rinascimentale e
per indicare opportune strategie sul piano epistemologico e su quello didattico.
BIBILOGRAFIA
Principale bibliografia generale
W.BINNI:Poetica,critica e storia letteraria -Bari-Laterza 1963
W:BINNI: Mondo e poesia di L.Ariosto-Messina 1947
K. BURDACH: Riforma,Rinascimento,Umanesimo (trad. di Delio Cantimori-Firenze 1935)
J. BURDACARDT: La civiltà del Rinascimento in Italia-Basilea 1860
D. CANTIMORI: La periodizzazione del Rinascimento in”Studi di storia”-Einaudi-Torino 1959
F. CHABOD: Il Rinascimento in”Questioni di storia moderna”-Milano-Marzorati 1951
B.CROCE: Teoria e storia della storiografia -Laterza-Bari 1923
B.CROCE: Scrittori del pieno e del tardo Rinascimento -Bari-Laterza 1945-1952
F.DE SANCTIS:Teoria e storia della letteratura italiana-Saggi critici-
I ed. (Napoli,Morano) 1870
C. DIONISITTI: ”Discorso sull’Umanesimo Italiano”-Chierici e laici” in”Geografia e storia della Letteratura Italiana”-Torino-Einaudi 1967
E. GARIN: ”Umanesimo e Rinascimento”in”Problemi ed orientamenti critici-Marzorati-Milano 1952
E. GARIN:”Medioevo e Rinascimento”-Laterza- Bari 1954-
E:GILSON:”Filosofia medievale ed umanesimo”-Vallecchi-Firenze 1932
H. HAYDIN: ”Il Controrinascimento”-Bologna-Il Mulino 1968
G. PROCACCI: “Storia degli Italiani”-Laterza-Bari-1970-vol.I
O.KRISTELLER: ”La tradizione classica nel pensiero del Rinascimento”-trad.it.-Firenze 1965.
O. KRISTELLER:”La dignità dell’uomo” in “Canti rinascimentali dell’uomo ed altri saggi”- Firenze I978
G. SAITTA:”Il pensiero italiano nell’Umanesimo e nel Rinascimento”-Firenze 1960.
C. SEGRE”Edonismo linguistico del Cinquecento”in “Lingua,stile e società”-Feltrinelli-Milano-1963
PRINCIPALI FONTI PER ALCUNI AUTORI CITATI
CONDILLAC
Discours prononcè a l’Accadèmie le 22 decembre 1768- ed.
Paris 1778
CONDORCET
Esquisse d’un tableau historque ds progrès de l’esprit
haumaine
ed.Paris
1929
CRISOLORA
C. Cammelli
: I
dotti bizantini e le origini dell’Umanesimo- Firenze 1941
D’ALEMERBERT
Discours prèliminaire a l’Enceclopèdie française in « J .Le Rond
D’Alembert- Melange de philosophie,d’histoire
e littérature »-
ERASMO
R.H. BANTAN : Erasmo della cristianità- Sansoni- Firenze 1970
Opus epistularum ed. P.S. Allen- I-Oxford 1906
FICINO
Opera- I ed.-Basilea 1576
GALILEO
Opere di G. Galileo- a cura di F.Brunetti-Torino 1964
HEGEL
Lezioni sulla filosofia della storia a cura di G.Calogero e C.Fatta- Firenze 1941
Lezioni sulla storia della filosofia a cura di Codignola- Firenze 1930
HERDER
Ancora una filosofia della storia per l’educazione dell’umanità-a cura di F.Venturi-Torino 1951
LUTERO
Scritti politici e scritti religiosi- Utet- Torino 1951
PALMIERI
Della vita civile a cura di F .Battaglia- Bologna -1944
ROUSSEAU
Discours sur les sciences et les arts,in Oeuvres complètes,
sous la direction de B.Gagnebin et M. Raymond III-Parigi 1964
SALUTATI
Epistolario-ed.Novati-Roma 1893-
VALLA
VOLTAIRE
Essai sur le moeur
Ed. Pomeau –Parigi 1963