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Documento d’interesse   Inserito il 18-2-2009


 

 

DOCUMENTI CORRELATI

DOSSIER “DIRITTI UMANI”

 

 

 

 

Conferenza sui Diritti Umani

presso una scuola media superiore di Roma

 

Roberto Vismara (2008)

 

Quando si parla di Diritti Umani è bene fare alcune premesse di carattere generale e storico, per evitare confusioni. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 non è certo la prima affermazione in materia. Senza citare tutte le fonti del pensiero antico e poi cristiano che nei secoli si sono avvicinate all’argomento, i più illustri predecessori di tale Carta furono i principii affermati durante le grandi rivoluzioni del secolo dei lumi: l’Americana e la Francese. Ma prima ancora, forse, dovremmo chiederci da cosa noi deriviamo il concetto di “Diritti Umani”. L’essenza della dottrina dei diritti umani è il concetto di “dignità della persona”. Questo principio è assurto in Francia, nel 1994, a “principio costituzionale” con una famosa sentenza della Corte Costituzionale sulla tutela del corpo umano.

E qui ci vuole un richiamo ad un personaggio ben noto: Immanuel Kant. Nel 1785, nella “Fondazione di una metafisica dei costumi”, egli osserva: ”Nel regno dei fini tutto ha un prezzo o una dignità. Ciò che ha un prezzo può essere sostituito con qualcos’altro di equivalente; al contrario ciò che è superiore a quel prezzo e che non ammette equivalenti è ciò che ha una Dignità[…] Ciò che permette che qualche cosa sia un “fine a sé stesso” [zweck an sich selbst] non ha solo un valore relativo, e cioè un prezzo, ma ha un valore intrinseco, e cioè una Dignità” Ed aggiunge: “L’umanità (l’essere uomo) è  essa stessa una Dignità: l’uomo non può essere trattato dall’uomo ( da un altro uomo o da sé stesso) come un semplice mezzo, ma deve sempre essere trattato anche come un fine. In ciò appunto consiste la sua dignità….” La rigorosa etica Kantiana esige che la persona usi anche sé stessa non solo come un mezzo, ma anche come un fine; in altri termini ci chiede di rifiutare di asservirci a chiunque ci usi come uno  strumento nelle sue mani. Il rispetto della mia e della altrui dignità mi impone di ribellarmi contro il mio asservimento: da qui il fondamento della proposizione contenuta nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che afferma il diritto di ogni uomo di ribellarsi all’oppressione e alla tirannide. Ma Kant fa di più: egli afferma non solo un diritto alla   ribellione, ma anche un dovere, perché se non mi ribello  calpesto la mia stessa dignità. Ed ancora: il divieto di tortura, trattamenti inumani o degradanti, e della stessa pena di morte discende dal fatto che il malvagio, pur avendo egli stesso calpestato la propria ed altrui dignità, va rispettato nella sua dignità umana: umilierebbe sé stesso chi lo punisse in modo disumano. Vedete bene a che distanza da Kant si trovino Abu Ghraib e Guantanamo!

 

***

 

Cosa sono allora questi “Diritti Umani” di cui andiamo parlando? La Costituzione Americana parla del Diritto alla vita, alla libertà, alla proprietà e alla ricerca della felicità. La Dichiarazione solenne dl 1789 li chiama « Diritti naturali, inalienabili e sacri » e li identifica come diritto alla libertà, alla proprietà, alla sicurezza ed alla resistenza all’oppressione. La carta delle Nazioni Unite è molto più  dettagliata ed esaustiva, entrando nei particolari ed elencando in trenta articoli tali diritti.

 

        

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

 

Articolo 1

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2

1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Articolo 3

Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Articolo 4

Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

Articolo 5

Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.

Articolo 6

Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.

Articolo 7

Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 8

Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.

Articolo 9

Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10

Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta.

Articolo 11

1) Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.

2) Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà deI pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

Articolo 12

Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

Articolo 13

1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.

2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

Articolo 14

1 ) Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.

2) Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Articolo 15

1) Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. 2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.

Articolo 16

1) Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.

2) Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.

3) La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.

Articolo 17

1) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri.

2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.

Articolo 18

Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

Articolo 19

Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Articolo 20

Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.

2) Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.

Articolo 21

1) Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.

2) Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese.

3) La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.

Articolo 22

Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.

Articolo 23

1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.

2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.

3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.

4) Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Articolo 24

Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.

Articolo 25

1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze  indipendenti dalla sua volontà.

2) La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

Articolo 26

1 ) Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria. L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.

2) L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.

3) I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.

Articolo 27

1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.

2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.

Articolo 28

Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.

Articolo 29

1 ) Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.

2) Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.

3) Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.

Articolo 30

Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

 

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Come vedete, una serie di affermazioni che comprende tutti gli aspetti della vita dell’uomo come essere sociale. E che apre nuovi ed imprevisti problemi. Ad esempio quello delle enormi diversità culturali tra i popoli, per le quali non tutti quelli che noi consideriamo irrinunciabili ed elementari vengono percepiti come diritti da altri popoli ed altre culture. Tali differenze sono filtrate attraverso storie, costumi, religioni, abitudini e culture diverse, delle quali peraltro è necessario tenere conto, non foss’altro per non trovarsi in contraddizione con le nostre stesse affermazioni e principi.

Ma ciò che ci interessa di notare è che da da più di duecento anni la questione dei diritti umani è stata posta all’ordine del giorno dell’umanità. Nel secondo dopoguerra, nonostante le enormi difficoltà di questo cammino, si sono tuttavia  compiuti numerosi passi in avanti. A quelle citate sono seguite nel 1966 due “Patti”, approvati dall’Assemblea delle Nazioni Unite: uno sui diritti civili e politici ed uno su quelli economici, sociali e culturali. Per quanto concerne la diffusione della “Cultura dei Diritti”, con tutte le difficoltà del caso, vi sono stati accordi “regionali” : nel 1950 fu adottata la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali, a tutt’oggi forse la più avanzata. Essa ha a sua volta ispirato, nel 1969 la Convenzione Americana sui Diritti Umani (cui non hanno aderito Stati Uniti e Canada), la Carta Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli (1981) ed infine, nel 1994, il consiglio della Lega Araba, di cui fan parte 22 Stati, ha approvato la Carta Araba dei Diritti Umani, che tuttavia non è ancora entrata in vigore, non essendo ancora stata ratificata da un numero sufficiente di Stati membri.

Ebbene, in questi due secoli questa cultura dei Diritti Umani si è affermata solo,  e solo parzialmente,  in una parte abbastanza piccola del mondo, lasciando il resto degli uomini nel buio di un medioevo reso ancora più duro dalla constatazione della disuguaglianza tra loro e le popolazioni occidentali. Ma anche nel ricco, civile e progredito occidente tali diritti sono oggetto di un crescente e subdolo tentativo di erosione.

Quando le risorse si riducono, si tende, per mantenere i livelli di benessere acquisiti a sottrarre agli altri, che si affacciano allo sviluppo, le risorse che restano, mentre si dovrebbe riconsiderare tutta la questione sotto l’aspetto da un lato dell’ uguaglianza dei diritti di tutti , dall’altro della compatibilità planetaria.

Capite bene che è difficile pensare di parlare  di libertà, uguali opportunità, democrazia, diritti che da noi sono dati per acquisiti a gente per la quale il problema più assillante è la mancanza di acqua potabile, di cibo, di scuole, di lavoro, di prospettive per loro ed i loro figli. Ma bisogna anche capire che senza libertà, senza diritti, non ci saranno mai neppure acqua, cibo, cure, istruzione per tutti. E quindi i due processi debbono camminare di pari passo. Negli ultimi decenni i paesi poveri sono diventati sempre più poveri, fame, sete e mortalità infantile sono in aumento, la ‘forbice’ tra ricchi e poveri si allarga sempre più e questo fatto non è dovuto al fato, ma a precise scelte politiche ed economiche, che la globalizzazione ha notevolmente accelerato. Dobbiamo pensare che Diritti Umani e sviluppo compatibile siano due facce dello stesso problema, e non si possa risolvere l’uno senza risolvere l’altro.

Quello che voglio affermare qui è che mentre  esiste, attiva e potente, una W.T.O., world trade organisation - organizzazione mondiale del commercio, manca una altrettanto potente ed efficace W.R.O. world right organisation, una organizzazione mondiale dei diritti. C’è sì la FIDH, ed in moltissimi Paesi le locali Leghe dei diritti umani che in essa si confederano: ma oltre ad appellarsi all’opinione pubblica, ai governi, alle organizzazioni sovranazionali, esse non dispongono di reali poteri cogenti. E dunque, se si vuole far avanzare la causa dei diritti umani, bisogna che cresca nel mondo, a tutti i livelli, una opinione pubblica avvertita, cosciente e se mi consentite ‘agguerrita’, che non si limiti a mobilitarsi solo in occasioni particolari o su singole battaglie, ma faccia crescere in ogni ambito una cultura dei diritti. E quando dico in ogni ambito intendo dire davvero tutto: dalla scuola alla televisione, dalla stampa alle famiglie, alle istituzioni, alle chiese. Paradossalmente proprio oggi, quando tali diritti sembrano ormai acquisiti e senza discussione essi sono invece in grave pericolo. Seminare in serra, a condizioni ambientali controllate, porta ad una florida nascita di numerose pianticelle; è quando si trapiantano in  terreno aperto, in quello che sarà il loro ambiente naturale di sviluppo che esse corrono il rischio peggiore e presentano la più alta “mortalità”: tale terreno è oggi il mondo intero, così interconnesso ed interdipendente che non si può più pensare a “serre” che in passato hanno pur funzionato, come gli Stati Uniti e la Francia della fine del settecento, o l’Europa, o l’Occidente.

Fino a pochi anni fa, ce ne stavamo qui tranquilli con le nostre certezze da Guerra Fredda: noi i buoni, loro i cattivi. Anche da noi c’erano ingiustizie e diritti negati, ma la cosa più importante era mantenere viva la fiamma della Libertà, minacciata dal totalitarismo; poi si sarebbe visto. E’ arrivato il poi, e si è visto che forse il materialismo più pesante era proprio il nostro,  e,  caduta la cortina di ferro, è dilagato nel mondo intero senza più freni. Il capitalismo si è dato strutture organizzative a tutela dei suoi ( non necessariamente nostri) interessi: WTO, FMI, Banca Mondiale e così via. Nello stesso tempo si è avviata una ondata migratoria senza precedenti dal mondo della fame e della miseria verso l’Occidente industrializzato, che ha visto in pochi anni milioni e milioni di persone abbandonare i loro Paesi per i nostri, alla ricerca di una possibilità di sopravvivenza per loro ed i loro figli. Si è rischiata e si rischia una guerra tra poveri, i nativi che vedono i nuovi arrivati competere per i lavori meno qualificati e li sentono come un pericolo; e gli immigrati che lottano con la forza della disperazione per un futuro migliore. A me sembra che questi immigrati, coi loro problemi e le loro carenze e le loro esigenze ( di casa, di scuola, di lavoro, di salute) ci stanno facendo rendere conto di quanti nostri diritti ed esigenze siano tuttora, per noi e qui da noi,  negati o in discussione. Una scuola che fa acqua da tutte le parti, coi docenti tra i peggio pagati d’Europa; una sanità in condizioni non migliori, ed in cui è in atto una privatizzazione strisciante; un mercato del lavoro che si restringe sempre più, togliendo certezze nel futuro e attaccando i meccanismi di welfare e di tutela dei più deboli. Forse tra le scempiaggini del grande Fratello e dell’Isola dei famosi ci era un po’ passato di mente, ma la considerazione dei diritti negati degli emigranti ci ricorda che anche i nostri diritti sono in pericolo. Che futuro stiamo costruendo? Un futuro di pace e di prosperità, in cui un uso razionale delle risorse garantisca benessere per tutti? O un futuro di conflitti, di rapina delle risorse planetarie, di incertezza crescente? Il consumismo imperante può ancora essere sostenuto dal Pianeta senza intaccarne definitivamente l’equilibrio già instabile? E quando giganti come la Cina, l’India e il Brasile, coi loro miliardi di abitanti vorranno avere produzioni e consumi simili a quelli dell’Occidente, dove troveranno le risorse già insufficienti per noi? Si scatenerà fatalmente una lotta senza quartiere per le sempre più limitate risorse: petrolio, acqua, materie prime, energia.

 In questo quadro i Diritti Umani minacciano di essere un optional inutile, costoso e fastidioso. Già le vicende della cosiddetta “Guerra al terrorismo” hanno prodotto mostri come Guantanamo, Abu Ghraib e “leggi speciali” che negano i diritti umani nel progredito Occidente; figuriamoci nel resto del mondo, dove i Paesi sono retti più spesso da dittature manifeste o mascherate che da democrazie rappresentative!

Allora è, ancora una volta, nei giovani, negli studenti che possiamo e dobbiamo sperare; parafrasando Gramsci diciamo oggi a voi: “istruitevi, perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza; organizzatevi, perché abbiamo bisogno di tutta la vostra forza!” . Prendete coscienza che il vostro futuro dipende da voi, dalle vostre scelte, dalla vostra azione: non quella che si esaurisce in un corteo o in una manifestazione, ma quella che dura nel tempo e riesce ad incidere sui rapporti di forza reali. C’è una marea crescente di cittadini, associazioni, istituzioni che si ribellano a questa espropriazione dei diritti e della speranza. Bill Clinton , durante la sua visita in Italia quattro anni fa ha affermato: «Non potremo farcela se i poveri del mondo saranno guidati da personaggi come Osama bin Laden che crede di trovare la sua redenzione nella nostra distruzione. E non potremo farcela se i ricchi saranno guidati da chi alimenta un miope egoismo e prospetta l’illusione che si possa  rivendicare per noi stessi ciò che agli altri si nega.» Realisticamente Clinton concludeva: «Tutti noi dovremo cambiare». E il cambiamento, si sa, per lo più viene dalle giovani generazioni. Cambiamo il nostro stato di coscienza, le nostre abitudini di consumatori, aumentiamo la nostra vigilanza nei confronti di chi lavora per erodere e negare i sacrosanti diritti dell’Uomo; sentiamoci uniti, in questa battaglia per salvare il pianeta, con tutti quelli che hanno i nostri obiettivi e che lottano per affermarli nei più diversi settori: la scuola, la sanità, l’emigrazione, i diritti umani.

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