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25-1-2008 |
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SIAMO IL PAESE DOVE LA STORIA RIMANE IMMOBILE Di Loretta
Martini 24-1-2008 Ho visto con grandissimo interesse e partecipazione la bella puntata di Ballarò dedicata a chi ha perso la vita ucciso dai terroristi e ai loro congiunti. Direi che ce n’era proprio bisogno. Ero giovane e con problemi di sopravvivenza, nel periodo in cui avvenivano quei fatti, avendo perso mio padre, unico sostegno economico mio e di mia madre. Pero’ avevo ereditato da lui, che perse il posto di lavoro per non aver voluto prendere la tessera fascista, la passione per la politica. Quindi, quando il lavoro e lo studio me lo consentivano andavo nelle sezioni della sinistra e partecipavo con interesse ai dibattiti politici. Quando uccisero Calabresi ero convinta che Pinelli fosse stato suicidato e che il commissario fosse veramente il rozzo personaggio descritto da Lotta Continua. Solo recentemente, e comunque molto tempo dopo la sua uccisione, ho scoperto con dolore e meraviglia che era una persona normale e buona, lontana un miglio da quello che la stampa e il clima politico di allora mi aveva convinto fosse. Inoltre, cosa forse ancora piu’ intollerabile, solo ora apprendo che non era nemmeno presente nella stanza quando il povero Pinelli cadde dalla finestra. Questa cosa ha avuto su di me un effetto abbastanza sconvolgente e mi ha convinto del fatto che dovevo ancora scavare in me e in quegli anni per capire. Gia’ durante le mie frequentazioni non sempre l’argomentare dei compagni mi aveva trovato d’accordo:e’ vero quello che si e’ detto nella trasmissione, ricordo bene come i “pontieri” , i mediatori, i servitori dello Stato fossero considerati dannosi dal movimento di una certa sinistra (Lotta Continua, Avanguardia Operaia) perche finche’ ci fosse stata la loro mediazione le contraddizioni del sistema e, soprattutto, la rabbia operaia per le condizioni di vita rese piu’ tollerabili dagli interventi di mediazione (sic) non sarebbero scoppiate per poi portare alla rivolta e alla rivoluzione, quindi chi mediava andava eliminato. La rozzezza e ingiustizia del “ ragionamento”, mi fece allontanare da quelle frequentazioni, per seguire in ambienti meno limitati la questione politica. Poi vennero gli anni terribili, gli anni di piombo e quelli delle cronache in diretta della manifestazioni al sabato di ogni settimana (Onda rossa, R. Citta’ futura, ecc.) I morti furono tanti, innocenti, uccisi come bestie. Episodi di una rozzezza e crudelta’ senza fine. Ricordo persone uccise sull’autobus o in macchina mentre andavano al lavoro, o inseguite fin dentro gli androni dei palazzi dove avevano cercato rifugio, o uccise mentre accompagnano i figli a scuola, perche’ alcuni avevano deciso che erano nemici del popolo e in suo nome li avevano uccisi. Assistevo sempre piu’ esterrefatta, addolorata, e convinta che il popolo non c’entrava proprio in questo macello. Vennero poi le leggi sui pentiti, i processi che in alcuni casi lasciarono perplessi, come quello per l’uccisione di Walter Tobagi, dove una giovane (si chiamava Caterina e aveva un cognome straniero che iniziava con R, mi pare) che pure aveva partecipato a quanto dicono le cronache, non venne neanche ascoltata in tribunale e lentamente tutti i movimenti di morte vennero eliminati. Anzi no, nel 1999 tornano a farneticare e uccidono vilmente un inerme e mite Massimo D’Antona, ancora una volta un mediatore. Dopo tanti anni lo schema demenziale del “ragionamento” e’ sempre il medesimo. E poi ancora Marco Biagi. Ma perche’ da noi la storia non passa mai? Forse perche’ ci limitiamo a rimuoverla, senza elaborarla. Siamo l’unico Paese dove non e’ ancora passato il comunismo, il ’68., il terrorismo…. Mio figlio, che ha visto con noi la trasmissione, mi chiede: ma allora, c’era confusione anche a quei tempi, se persone colpevoli solo di fare e far bene il proprio lavoro sono state dipinte come torturatori del popolo! Gia’,la confusione. Allora non la fa solo Berlusconi con le sue TV. E mi torna alla mente quando il Sen. Russo Spena, facente parte del Governo, ai nostri funzionari di Polizia che chiedono l’estradizione di Cesare Battisti, terrorista e omicida, si permette di dire, parole sue, “Lasciate in pace Battisti”, e a un lettore di Repubblica che osa dissentire, risponde stizzito e spazientito. L’On.le Di liberto – ministro in carica - va ad accogliere all’aeroporto Silvia Baraldini condanna mi pare per rapina e complicita’ con terroristi, con macchina di Stato e mazzo di fiori, e si fa in modo che venga liberata prima di aver terminato di scontare la pena, perche’ malata, nonostante questa fosse stata una delle condizioni per il suo trasferimento in Italia dagli Stati Uniti. L’On.le Scajola, ministro in carica, dice che Marco Biagi, forse morto anche perche’ gli era stata tolta la scorta, era comunque un “rompicoglioni”. Non sapeva l’On.le, che i terroristi, quelli che processano e sentenziano in nome del popolo, colpiscono a caso,dove e’ più facile e il povero Biagi era stato lasciato solo, a tornarsene a casa con la sua bicicletta. Non sto certo contestando la possibilita’ e legittimita’ che chi ha sbagliato debba e possa reinserirsi e vivere la sua vita. Ma tra questo diritto e il loro frequente ribadirsi in occasioni pubbliche,nelle istituzioni, il proporsi quasi come maitre a penser, mentre per le vittime e le loro famiglie c’è solo silenzio e rimozione, ce ne corre. Non mi sembra, questo, un sistema civile e giusto per affrontare quanto accaduto. Riflettiamo sulla grande dignita’, pacatezza senso civico - guadagnati a prezzo di grande sofferenza silenziosa – dimostrati dai figli di questi morti: ascoltiamoli con rispetto e grande attenzione perche’ sicuramente sono molto piu’ degni di altri di aiutarci a capire. Mi vengono in mentre altre morti, come quella di Giorgio Ambrosoli, il liquidatore della Banca Privata di Sindona, altro servitore dello stato che ha continuato il suo lavoro nonostante le minacce di morte ed e’ stato lasciato solo finche’ la mafia non l’ha ucciso. Al suo funerale nessuna istituzione senti’ il dovere di essere presente . Se non fosse stato per il Presidente Napoletano che ha finalemente provveduto ad istituzionalizzarne la commemorazione tutti, morti e congiunti, sarebbero ancora avvolti in una bolla silenziosa e bugiarda. Allora mi chiedo, forse, dopo il tempo “dei compagni che sbagliano”, quello dei “cattivi maestri” non e’ ancora passato. Quelli che e’ sempre e comunque “colpa della societa’”, che “la legalita e’ solo un’arma contro i deboli e comunque vale per 100 e non per uno solo”. Forse da noi la storia non passa perche’ non e’ discussa, pacatamente, ma solo rimossa, per tornare poi in forme becere e di revanche. Forse proprio per questo e’ avvenuta quella caduta di valori come solidarieta’ e civismo di cui tanto si ragiona. Tutto e’ banalizzato, i rapporti spesso si riducono a mera necessita’ di affermar se stessi e i propri desideri, e chi non ce lo consente e’ un nemico. Siamo sempre meno cittadini e semre piu’ individui. Ma viviamo in una societa’ e della societa’ abbiamo bisogno. Come affronteremo i grossi problemi che incombono, il clima, le risorse che scarseggiano sempre piu’, le gravi insicurezze (anche per gli Stati), che ne deriveranno, se non ricominciamo a sederci e ad ascoltare con calma le ragioni dell’altro e a cercare e trovare con pazienza quel che ci unisce e mediando su quel che ci divide. Lo pretendo almeno dallo Stato e dalla mia parte politica, pretendo che lo facciano e che poi se ne discuta in tutte le sedi, dalle scuole alle piazze del nostro Paese. |