La Stampa 10-2-2008
Rai, canone globale.
In base a una legge del 1938 l'azienda pubblica
può chiedere il pagamento della tassa su telefonini, computer e
persino alle Poste.
FLAVIA AMABILE
E
ora la Rai prova a chiedere il canone su cellulari,
computer e tutto quello che vi permette di ricevere qualcosa, persino su un
soffio di vento se potesse. E' una delle tante eredità del regime
fascista, il 'canone di abbonamento', definito in un
Regio decreto legge del 1938. Deve pagare chiunque abbia
'apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni'. All'epoca
poteva trattarsi di radio e poco altro. Oggi, invece, si può
applicare su gran parte dei nostri adorati giochini
digitali.
La Rai, infatti, non ha perso tempo. Pretende la
tassa non solo per i televisori, ma anche per 'personal
computer, decoder e altri apparecchi multimediali'. Non doveva avere
spazio nelle sue lettere quest'anno, ma potete giurarci che dall'anno
prossimo nel suo elenco inserirà anche iPod, videocellulari,
videocamere, riproduttori Dvd e Vhs, macchine
fotografiche digitali, e chissà cos'altro ancora.
Parlamentari
e associazioni di consumatori da oltre un anno chiedono
una risposta alle istituzioni: quali sono gli apparecchi atti o adattabili
soggetti al canone/tassa? L'Aduc lo ha chiesto al
servizio Rispondi Rai, alle sedi regionali della Rai, all'Agenzia delle
Entrate, al ministro della Finanza. Lo ha fatto per telefono, per
lettera raccomandata a/r di messa in mora e con ben cinque interrogazioni
parlamentari. Fino ad oggi, spiegano in un comunicato, ' siamo
stati cortesemente ignorati'.
L'ultimo
tentativo risale a pochi giorni fa, è una
richiesta alla Direzione generale del ministero delle Finanze. Contrariamente
ad altre forme di richiesta, in mancanza di una risposta, il contribuente
può far valere la sua interpretazione della legge, senza incorrere in
future sanzioni. Insomma, vale una sorta di silenzio-assenso.
Per
questo l'Aduc invita tutti i cittadini
sprovvisti di televisore, ma in possesso di altri apparecchi
multimediali (computer, etc.) per i quali hanno ricevuto una richiesta di
pagamento da parte della Rai a proporre quello che si chiama un interpello al
ministero delle Finanze. Se non vi sara' risposta,
si potrà tranquillamente non pagare piu' il
canone/tassa per computer e altri apparecchi multimediali senza rischi di
incorrere in sanzioni. L'associazione fornisce anche il modulo
a chi ne avesse bisogno.
E'
la fine di un'odissea dell'associazione iniziata oltre un anno fa.
La prima volta che l'Aduc se ne era occupata era
risultato che il canone doveva essere pagato anche da chi è in
possesso di un videocitofono. Poi le hanno risposto che secondo la legge in
vigore (la 246/1938) il pagamento di questa tassa è previsto anche per
il turista in visita nel nostro Paese. Una terza ricerca ha rivelato che gli
uffici regionali della Rai, l'Ufficio normative e
contratti del servizio pubblico, il ministero dell'Economia e delle Finanze
ed all'Agenzia delle Entrate non sanno minimamente se anche gli esercizi
pubblici debbano pagare il canone speciale di abbonamento qualora in possesso
di un computer. L'unica certezza è che esiste una situazione di tacito
consenso per cui molti piccoli esercizi commerciali, i cui gestori, per
altro, pagano già il canone per casa loro non sono perseguiti per il
non pagamento del canone dovuto al possesso di un computer. In altre parole,
le manchevolezze della legge vengono supplite dalla sua parziale non
applicazione, spiega Donatella Poretti la
parlamentare della rosa nel Pugno che sulla
ha preentato diverse interrogazioni
parlamentari.
Infine, le Poste italiane: dispongono
di 14.000 uffici dotati agli sportelli di 'apparecchi atti o adattabili'
come prevede la legge del 1938 e quindi sono soggetti al canone così
come qualsiasi privato cittadino. 'Inutile dire che le poste italiane
probabilmente sono i maggiori evasori di questa tassa', conclude Donatella Poretti. Circa 13.018.880 euro.
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