Il Sole 24 Ore – 21-1-2008
La beffa dei fondi
obbligazionari.
I costi erodono anche il 50% dei già magri rendimenti
di Fabio Pavesi
La tabella dei rendimenti
netti
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tutti è una chimera
I segnali
c'erano tutti. E ormai da molto tempo. E ora ecco
arrivare l'ultima e la più temuta sferzata, quella del Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che
ieri l'altro al Forex ha una volta di più
criticato le banche sul tema del risparmio gestito, avvertendo che la crisi
dei fondi comuni è ormai strutturale e di aver visto finora risposte
deludenti dal sistema. Del resto perchè stupirsi di questo
ennesimo ammonimento. La crisi profonda è in quell'emorragia nella raccolta che ha visto fuoriuscire
dall'universo dei fondi comuni italiani la bellezza di 53 miliardi solo nel
2007. Una vera e propria fuga dei risparmiatori, magari intempestiva
o scellerata, visto che a volte si abbandonano prodotti trasparenti come i
fondi con stumenti opachi come le polizze Vita, le unit linked o le obbligazioni
strutturate. Ma dietro a questa disaffezione c'è soprattutto un
problema di rendimento del capitale investito, cioè
dei propri risparmi che in molti casi appare quanto meno imbarazzante.
Il malessere oscuro dei fondi obbligazionari
Immaginate ad esempio di essere uno dei non pochi
italiani che diffidano delle Borse o meglio che non vogliono accollarsi
troppo rischio sulle spalle. Nessun problema, l'alternativa
c'è. Un bel fondo obbligazionario che investe sui
titoli di Stato dei Paesi dell'area euro: nessun rischio valutario, nessun
rischio di vedere i propri soldi inghiottiti da un crack.
Insomma il modo più semplice per non tenere i soldi
infruttuosi sul conto e ottenere un rendimento, certo basso, ma pressoché
sicuro, tanto almeno da non veder il capitale intaccato
dall'inflazione. Nella realtà non è andata
affatto così. Chi ha comprato uno tra gli oltre 50
fondi obbligazionari euro a medio-lungo
presenti sul mercato non può che
rammaricarsi. In genere ha finito lui per pagare le banche anzichè incassare uno straccio di rendimento.
Impossibile, direte? Invece no.
Nel 2006 ad esempio solo 5 fondi (su 53) hanno avuto un rendimento netto
sopra lo zero. Il 90% di questi prodotti è andato in rosso. Si
dirà: colpa dell'andamento dei mercati obbligazionari, con i prezzi in
caduta sull'onda del forte rialzo dei tassi da parte della
Bce a partire proprio dal 2006. Tutto vero, ma non
basta. In realtà il bagno di sangue dei fondi obbligazionari che comprano BTp o Bund è determinato da quel peso anti-storico delle
commissioni che incamerano le banche. Il costo medio è infatti tra l'1,1 e l'1,2% con punte fino all'1,6% del
Ras Obbligazionario T.
Vista così sembra poca cosa, ma provate a sottrarre questo costo a un
3-4% (quando va bene) di performance annua o addirittura sotto l'1% (quando
va male) e vedrete che l'impatto degli oneri di gestione può
tranquillamente superare il 50% del rendimento. Metà del guadagno,
detto in soldoni, finisce nelle mani di chi investe
per voi sui titoli di Stato. E che le cose non siano
episodiche lo mostra la striscia dei risultati dell'ultimo triennio. Anche
nel 2007 i costi medi finiranno per mangiarsi in oltre due casi su tre
l'intera perfomance che ha
oscillato in un range tra lo 0,5 e l'1,7%. Solo nel
2005 quando i tassi erano ancora fermi i nostri fondi
hanno avuto un rendimento positivo tra il 2 e il 4% medio. Consolante? No davvero, dato che l'indice obbligazionario Jpm
sul decennale italiano ha reso nel 2005, il 5,7%. E
così sarebbe stato per i fondi comuni senza quell'aggravio
del solito costo annuo di gestione che sottrae implacabile, e
indipendentemente dai risultati, quel margine dell'1-1,5%. Che
morale trarne? Semplice: gli strumenti dei fondi comuni per chi investe in obbligazioni sicure come quelle di Stato,
mostrano ormai la corda in termini strutturali. L'acquisto allo sportello di
un semplice BTp o di un Oat francese avrebbe in questi ultimi tre anni reso assai
di più ai risparmiatori. Già perché alla fine
il vostro gestore di fondi non sa fare molto meglio di voi. Non compra
un titolo, ma un paniere variegato, può alzare o abbassare la duration del fondo (ma non più di tanto), dato che
non può riempirsi all'infinito di BoT a sei
mesi, quando i prezzi dei titoli lunghi vanno in caduta. E allora questo
strumento si rivela assai inefficace, quanto meno da
quando con l'ingresso nell'euro, i tassi sono entrati in una fase storica di
relativo basso livello. Facile fare performance con i tassi
sopra il 7 o l'8%, più difficile dare rendimento ai clienti quando i
tassi sono quelli della moneta unica e si mantengono però alti i costi
di gestione. Peccato che i risparmiatori debbano
scoprirlo da soli.
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