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Documento d’interesse   Inserito il 23-1-2008


 

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Il Sole 24 Ore – 21-1-2008

La beffa dei fondi obbligazionari.
I costi erodono anche il 50% dei già magri rendimenti

di Fabio Pavesi

 

 

 

La tabella dei rendimenti netti

 

 

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I segnali c'erano tutti. E ormai da molto tempo. E ora ecco arrivare l'ultima e la più temuta sferzata, quella del Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che ieri l'altro al Forex ha una volta di più criticato le banche sul tema del risparmio gestito, avvertendo che la crisi dei fondi comuni è ormai strutturale e di aver visto finora risposte deludenti dal sistema. Del resto perchè stupirsi di questo ennesimo ammonimento. La crisi profonda è in quell'emorragia nella raccolta che ha visto fuoriuscire dall'universo dei fondi comuni italiani la bellezza di 53 miliardi solo nel 2007. Una vera e propria fuga dei risparmiatori, magari intempestiva o scellerata, visto che a volte si abbandonano prodotti trasparenti come i fondi con stumenti opachi come le polizze Vita, le unit linked o le obbligazioni strutturate. Ma dietro a questa disaffezione c'è soprattutto un problema di rendimento del capitale investito, cioè dei propri risparmi che in molti casi appare quanto meno imbarazzante.

Il malessere oscuro dei fondi obbligazionari
Immaginate ad esempio di essere uno dei non pochi italiani che diffidano delle Borse o meglio che non vogliono accollarsi troppo rischio sulle spalle. Nessun problema, l'alternativa c'è. Un bel fondo obbligazionario che investe sui titoli di Stato dei Paesi dell'area euro: nessun rischio valutario, nessun rischio di vedere i propri soldi inghiottiti da un crack.
Insomma il modo più semplice per non tenere i soldi infruttuosi sul conto e ottenere un rendimento, certo basso, ma pressoché sicuro, tanto almeno da non veder il capitale intaccato dall'inflazione. Nella realtà non è andata affatto così. Chi ha comprato uno tra gli oltre 50 fondi obbligazionari euro a medio-lungo presenti sul mercato non può che rammaricarsi. In genere ha finito lui per pagare le banche anzichè incassare uno straccio di rendimento. Impossibile, direte? Invece no. Nel 2006 ad esempio solo 5 fondi (su 53) hanno avuto un rendimento netto sopra lo zero. Il 90% di questi prodotti è andato in rosso. Si dirà: colpa dell'andamento dei mercati obbligazionari, con i prezzi in caduta sull'onda del forte rialzo dei tassi da parte della Bce a partire proprio dal 2006. Tutto vero, ma non basta. In realtà il bagno di sangue dei fondi obbligazionari che comprano BTp o Bund è determinato da quel peso anti-storico delle commissioni che incamerano le banche. Il costo medio è infatti tra l'1,1 e l'1,2% con punte fino all'1,6% del Ras Obbligazionario T.
Vista così sembra poca cosa, ma provate a sottrarre questo costo a un 3-4% (quando va bene) di performance annua o addirittura sotto l'1% (quando va male) e vedrete che l'impatto degli oneri di gestione può tranquillamente superare il 50% del rendimento. Metà del guadagno, detto in soldoni, finisce nelle mani di chi investe per voi sui titoli di Stato. E che le cose non siano episodiche lo mostra la striscia dei risultati dell'ultimo triennio. Anche nel 2007 i costi medi finiranno per mangiarsi in oltre due casi su tre l'intera perfomance che ha oscillato in un range tra lo 0,5 e l'1,7%. Solo nel 2005 quando i tassi erano ancora fermi i nostri fondi hanno avuto un rendimento positivo tra il 2 e il 4% medio. Consolante? No davvero, dato che l'indice obbligazionario Jpm sul decennale italiano ha reso nel 2005, il 5,7%. E così sarebbe stato per i fondi comuni senza quell'aggravio del solito costo annuo di gestione che sottrae implacabile, e indipendentemente dai risultati, quel margine dell'1-1,5%. Che morale trarne? Semplice: gli strumenti dei fondi comuni per chi investe in obbligazioni sicure come quelle di Stato, mostrano ormai la corda in termini strutturali. L'acquisto allo sportello di un semplice BTp o di un Oat francese avrebbe in questi ultimi tre anni reso assai di più ai risparmiatori. Già perché alla fine il vostro gestore di fondi non sa fare molto meglio di voi. Non compra un titolo, ma un paniere variegato, può alzare o abbassare la duration del fondo (ma non più di tanto), dato che non può riempirsi all'infinito di BoT a sei mesi, quando i prezzi dei titoli lunghi vanno in caduta. E allora questo strumento si rivela assai inefficace, quanto meno da quando con l'ingresso nell'euro, i tassi sono entrati in una fase storica di relativo basso livello. Facile fare performance con i tassi sopra il 7 o l'8%, più difficile dare rendimento ai clienti quando i tassi sono quelli della moneta unica e si mantengono però alti i costi di gestione. Peccato che i risparmiatori debbano scoprirlo da soli.