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Documento d’interesse Inserito il 19-4-2008
Il Sole 24 Ore
18-4-2008)
Per il federalismo fiscale
solidarietà da 15 miliardi
di Dino Pesole
Riparte il cantiere del
federalismo fiscale, sulla spinta del successo ottenuto dalla Lega nord. Ed
emerge subito una prima, rilevante questione da risolvere: la consistenza del
fondo perequativo che dovrà garantire le Regioni del Sud, soprattutto
nella fase di passaggio dal vecchio al nuovo sistema. Lo stesso premier in
pectore, Silvio Berlusconi, ha parlato di «federalismo solidale» e di
«fiscalità compensativa».
E si fa strada l'ipotesi di affiancare al modello di perequazione nazionale
disciplinato dallo Stato, modelli di perequazione finanziati dalle Regioni, per
assicurare agli enti locali le risorse per esercitare le funzioni loro
conferite. L'ipotesi di base prevede l'istituzione di un fondo perequativo, per
il solo fabbisogno sanitario, di 13 miliardi, cui andrebbe ad aggiungersi un
costo di circa 1-2 miliardi per l'Irpef.
Si parte dal corposo dossier messo a punto alla fine del 2005 dall'Alta
Commissione sul federalismo fiscale, presieduta da Giuseppe Vitaletti.
Obiettivo principale è colmare il vuoto normativo determinato dalla
mancata applicazione del nuovo Titolo V della Costituzione, nella parte
in cui si stabilisce che i Comuni, le Province, le Città metropolitane e
le Regioni «hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa», stabiliscono e
applicano «tributi ed entrate proprie» e dispongono di compartecipazioni al
gettito di tributi erariali «riferibili al loro territorio».
Il lavoro della commissione Vitaletti può
costituire una base di partenza, soprattutto laddove prevede una stretta
correlazione tra il prelievo fiscale e il beneficio connesso alle funzioni
esercitate. I tributi propri non potranno rappresentare la principale fonte
della finanza regionale, «che dovrà essere costituita in gran parte da
compartecipazioni». Il tutto in ossequio alla più recente giurisprudenza
della Corte Costituzionale (sentenza n.37 del 2004). La disciplina transitoria
dovrà consentire «l'ordinato passaggio dall'attuale sistema,
caratterizzato dalla permanenza di una finanza regionale e locale ancora in
piccola parte derivata, e da una disciplina statale unitaria di tutti i
tributi».
I tributi propri regionali (l'Irap rientra nella competenza statale) dovranno
essere istituiti con legge regionale, mentre il fondo perequativo, in ossequio
all'articolo 119 della Costituzione (terzo comma), dovrà essere fissato
con legge dello Stato «senza vincoli di destinazione, per i territori con
minore capacità fiscale per abitante». Nella scorsa legislatura, su
questo fronte non si son fatti passi in avanti. Gli elettori hanno respinto la
"devolution" varata dal centro destra, e il disegno di legge
approvato dal governo Prodi il 1° agosto 2007 è rimasto impantanato alla
Camera fino allo scioglimento anticipato del Parlamento.
Ora con il cambio di maggioranza e il nuovo governo Berlusconi pronto a
insediarsi, si comincerà da capo. Al quartier generale della Lega il
punto fermo è il progetto deliberato dal Consiglio della Lombardia il 19
giugno
ATTUAZIONE TITOLO V
Il Senato delle Regioni
L'Alta
Commissione sul federalismo fiscale Istituita nel 2003, la Commissione
presieduta da Giuseppe Vitaletti lavorò per
due anni e e produsse un
dossier di 118 pagine con le indicazioni per adeguare il modello di federalismo
fiscale all'articolo 119 della Costituzione.
Autonomia tributaria
La Commissione riconobbe che gli enti territoriali e locali godono di un
livello significativo di autonomia tributaria (pari al 47% nelle Regioni, al
44% nelle Province e al 46% nei Comuni). Per rendere funzionante il nuovo
Titolo V della Costituzione veniva indicata la necessità di istituire un
Senato federale
Patto di stabilità
Secondo la Commissione il finanziamento degli enti territoriali mediante
entrate tributarie proprie potrà favorire un uso più efficiente
delle risorse, ma per rispettare il patto di stabilità interno «appare
essenziale il riconoscimento agli amministratori locali di un effettivo potere
fiscale». Dunque, oltre alle compartecipazioni, maggiori tributi propri che
tuttavia non potranno rappresentare la principale fonte della finanza regionale