Il Sole 24 Ore del 31-8-2007
Derivati, banche sotto esame
di Isabella Bufacchi
LONDRA. Dal nostro inviato.
Le banche italiane dovranno mettere a nudo su
richiesta della Banca d'Italia tutte le attività finanziarie più
rischiose e sul filo del rasoio servite a rimpolpare gli utili in tempi di
vacche grasse e cioè prima dello scoppio della crisi dei mutui-subprime: gli strumenti derivati complessi venduti
a clientela inconsapevole che comportano un rischio controparte, legale e reputazionale; il collocamento o l'investimento in
obbligazioni strutturate Cdo e cartolarizzazioni
di mutui di prima qualità e subprime che
dopo il crollo vertiginoso dei prezzi di queste settimane possono provocare
perdite ingenti nel momento della valutazione dell'attivo ai valori di
mercato; prestiti o linee di credito aperte agli hedge
fund oppure ai fondi di private equity
per finanziare i leveraged-buy out; la costituzione
di società-veicolo fuoribilancio per
finanziare sul breve termine investimenti in titoli a medio termine.
Questa vasta opera di ricognizione e di approfondimento in Banca d'Italia,
che prende la forma della circolare o della richiesta meno formale, è
scattata questa estate sull'onda dei crack di natura bancaria-finanziaria
emersi sul mercato domestico (Banca Italease) e sul
mercato internazionale (salvataggi di banche medio-piccole
tedesche, hedge fund
americani ed europei, società conduit
emittenti di carta commerciale).
I nodi della vendita senza scrupoli alla clientela corporate
degli strumenti derivati complessi legati a doppio filo a prestiti, mutui o
altri contratti di finanziamento, stanno infine venendo al pettine. Se a poco
era servita l'indagine conoscitiva in Parlamento sui fenomeni degli anni
2003-2004, la svolta c'è sicuramente adesso con l'arrivo in Banca
d'Italia di Mario Draghi.
Il servizio di Vigilanza di via Nazionale avrebbe
diramato in agosto una circolare di tre pagine nella quale si chiede «un
approfondito esame da parte del Collegio sindacale ovvero del Consiglio di
sorveglianza», nel corso di apposite riunioni, i cui verbali andranno inviati
all'Istituto centrale. «Tenuto conto dei volumi e dei rischi rivenienti
dall'operatività in derivati – si legge nel testo della circolare
riportato ieri da Radiocor-Il Sole 24 Ore – questo
Istituto reputa opportuno svolgere opportuni
approfondimenti sul segmento in oggetto». La Banca d'Italia ricorda che con i
derivati anche nel caso le banche risultino «perfettamente coperte dai rischi
di mercato sottostanti» ci possono essere perdite per il cosiddetto rischio
di controparte nonchè per quelli legali o di
reputazione.
Secondo fonti londinesi, la Banca d'Italia avrebbe
richiesto in questi giorni alle banche italiane di effettuare anche una
ricognizione sui prestiti ai fondi di private equity.
L'attività delle banche italiane nel mercato dei leveraged
loan è molto più contenuta rispetto a
quella delle investment bank americane: detto questo il Leveraged
buy out è divenuto importante in Europa
negli ultimi anni. Ma in Italia gli Lbo sono di dimensioni medio-piccole,
perchè rispecchiano la struttura del tessuto industriale.
Nell'ambito di questo approfondimento, la Banca d'Italia coglierà
l'occasione per appurare l'entità dell'esposizione delle banche anche
nei confronti degli hedge fund:
questa categoria di investitori istituzionali è stata colpita
duramente dalla crisi di liquidità a livello mondiale scaturita dalle
insolvenze suii mutui subprime
Usa. Nella City non si escludono nuovi crack di hedge
fund, anche di grandi dimensioni, dovuti al
deterioramento degli asset utilizzati a garanzia
dei prestiti bancari e come conseguenza delle "margin
call", le richieste di riduzione della leva
finanziaria e di aumento delle garanzie collaterali. Il sistema finanziario
italiano finora è risultato tra i meno esposti in Europa dal rischio
diretto subprime e tra i meno aggressivi nella
costituzione di veicoli-conduit fuoribilancio.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com
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