Il Sole 24 Ore 7-3-2008
Nei conti italiani di Vaduz una decina di miliardi di euro
di Isabella Bufacchi
Articoli
Correlati
Evasione fiscale: la Procura
frena sulla lista Vaduz
Capitali in fuga dai
paradisi europei
Sulle liste del
Liechtenstein in azione la procura romana
Vaduz, patrimoni a rischio
Visco: «Tra i segreti del
Liechtenstein molti italiani»
La lista
nera dei 150 e più presunti evasori fiscali in Liechtenstein - sulla
quale agenzia delle Entrate, Guardia di finanza e Procura di Roma stanno
indagando in gran segretezza - potrebbe fruttare alle casse dello Stato un
miliardo di euro, o almeno un quinto di quanto è rimasto nelle
casseforti di Vaduz dopo lo scudo fiscale.
In questo coriandolo di paradiso tra Svizzera e Austria gli italiani
potrebbero aver accumulato clandestinamente una decina di miliardi di euro:
una percentuale stimata sul totale di 676,8 milioni di rimpatri e
regolarizzazioni da scudo, comunque modesta rispetto alla stima dei 500
miliardi (un milione di miliardi di vecchie lire) portati all'estero fin dal
dopoguerra e non dichiarati al Fisco.
Sull'identità di chi ha evaso in Liechtenstein, ancora ieri, non si
è saputo nulla più di quanto emerso nelle ultime due settimane
e dopo l'emersione (non confermata né smentita) del primo partito, l'Udc,
come riportato questa settimana dall'Espresso:
elenco di 400 nomi, contatti, e società; lista di 150 persone fisiche
(di cui quattro, secondo L'Espresso, sarebbero politici, uno sicuramente Udc)
oggetto di accertamenti con depositi compresi tra 2 e 1,2
miliardi.
Inevitabilmente il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, ha chiesto ancora
ufficialmente al viceministro Vincenzo Visco di pubblicare i nomi dei quattro
presunti parlamentari coinvolti: ma Visco ha risposto con una nota, in via
altrettanto ufficiale, che «è stato informato della consegna, ma non
ha e non ha mai avuto la lista relativa al Liechtenstein e non ha neppure una
conoscenza dei contenuti». In serata, il portavoce
di Visco ha ritenuto necessario puntualizzare per l'ennesima volta che «in
base alle direttive europee e che riguardano lo scambio di informazioni sui
contribuenti vige l'obbligo della segretezza».
Ma per il capogruppo VerdiSinistra Arcobaleno alla
Camera, Angelo Bonelli, «bisogna fare chiarezza sui
conti correnti nelle banche del Liechtenstein intestati a politici italiani:
fuori i nomi subito».
Per il Fisco tuttavia non è una questione di chi ma di quanto si
riuscirà a recuperare. I calcoli di quanto vale il Liechtenstein per
l'Erario si basano su elaborazioni di dati, questi sì ufficiali, relativi
all'esito dello scudo in Vaduz. Secondo quanto pubblicato dall'ex-Ufficio
italiano cambi (Uic, ora Uif),
le due operazioni di regolarizzazione in Liechtenstein sono ammontate a circa
385 milioni, un importo equivalente all'1,4-1% di quanto regolarizzato
complessivamente dagli italiani (oltre 30 miliardi). I rimpatri da Vaduz sono
stati lievemente minori rispetto alle regolarizzazioni, a conferma del tipo
di evasore a caccia di un segreto bancario più blindato di quello di
Svizzera e Montecarlo. Sono stati rimpatriati 292 milioni, equivalenti allo
0,6-0,7% dei 43 miliardi di rimpatri totali.
La somma di rimpatri e regolarizzazioni con i due scudi fiscali da Vaduz
è stata pari a 676 milioni di euro. Se è vero, come sostengono
gli esperti, che lo scudo ha riguardato il 15% circa dei 500 miliardi di
capitali esportati clandestinamente (73 miliardi ottenuto con la somma di 43
rim-patri e 30 regolarizzazioni), allora è possibile che in
Liechtenstein siano stati esportati dall'Italia almeno 4,5 miliardi (676
milioni rappresentano il 15% di questa stima). Essendo Vaduz una piazza
speciale, considerata una vera e propria fortezza dell'anonimato anche per i
crimini finanziari, non è escluso che lo scudo abbia riguardato una
percentuale ben più bassa della norma sui patrimoni clandestini: se
fosse stata al 10%, i capitali italiani nel Liechtenstein sarebbero 6
miliardi, se fosse stata al 5% il "tesoretto" per il Fisco italiano
sarebbe più vicino ai 13 miliardi. In assenza di dati ufficiali, sulla
clandestinità valgono le stime: se lo scudo ha funzionato solo per il
10-15% dei depositi nella lista nera, e partendo dal presupposto che i
nominativi siano tutti evasori, allora il Fisco potrebbe recuperare 1
miliardo (applicando sanzioni al 20-25% dei beni non dichiarati per quattro-cinque anni dal 2002 al 2007).
|