Abi batte Ania sette a zero.
Nel recepire le liberalizzazioni contenute nei due pacchetti Bersani
l'Associazione bancaria surclassa i "cugini" delle assicurazioni,
almeno secondo l'opinione di sette associazioni di risparmiatori.
La prima mossa in questa direzione l'Abi l'aveva data con PattiChiari,
l'ultimo tocco è arrivato mercoledì scorso, 19 settembre,
quando in un incontro con le associazioni dei consumatori ha comunicato che
intende avviare progetti su confrontabilità dei prezzi delle banche su
vari servizi, semplificazione delle norme e miglioramento dell'informazione e
assistenza ai clienti. Di strada, però, ne resta ancora tanta.
«Plus24» ha interpellato le associazioni dei consumatori con questo
questionario:
A - Qual è a vostro avviso la situazione dell'attuazione delle norme
contenute nel decreto, in cosa è stato attuato compiutamente e cosa
invece resta da attuare?
B - Quali sono a vostro avviso i principali ostacoli frapposti alla
realizzazione del decreto da parte delle controparti dei
consumatori / risparmiatori (associazioni di categoria etc.)?
C - Quali sono a vostro avviso i provvedimenti più rilevanti che
mancano ancora per realizzare una compiuta liberalizzazione dei settori /
servizi indicati in precedenza?
In particolare, sono state chieste le opinioni delle associazioni riguardo ai
seguenti settori / servizi:
1 - Mutui (estinzione anticipata, ipoteca);
2 - Conti correnti (modifica unilaterale delle condizioni contrattuali, spese
di estinzione);
3 - Conti titoli (spese di estinzione);
4 - Assicurazioni (agente plurimandatario);
5 - Assicurazioni rami Danni (divieto di polizze pluriennali con il vincolo
decennale di durata, disdetta anticipata senza penali) ;
6 - Assicurazioni Rca ("stop" al
peggioramento immotivato della classe bonus - malus);
7 - Telefonia.
A - Qual è a vostro avviso la situazione
dell'attuazione delle norme contenute nel decreto, in cosa è stato
attuato compiutamente e cosa invece resta da attuare?
A - Il grande pregio delle iniziative di Bersani è stato quello di
aver focalizzato l'attenzione dei cittadini attorno alla possibilità
di procedere a risparmi generalizzati e consistenti semplicemente
introducendo un po' di concorrenza in settori graniticamente pervicaci nel
mantenere privilegi di corporazione. I risultati concreti sono, però,
inferiori alla potenzialità delle innovazioni.
Ritengo che occorra più coraggio, anche perché le iniziative sono in
linea con le esigenze di modernizzazione di un paese che la stessa classe
dirigente ha contribuito a mantenere indulgente con metodi feudali.
Certamente le iniziative di Bersani pestano molti piedi, ma un numero ben
superiore di cittadini vedono sollevarsi dalle loro estremità i tacchi
di profittatori.
L'invito è ad andare avanti seguendo l'unica strada giusta e a
guardare oltre le logiche dell'audience immediata, anche se amplificata
dall'uso di megafoni corporativi.
Positive ripercussioni in molti settori: farmaci da banco, tariffari degli
ordini professionali, notai solo parzialmente "bonificati",
indennizzo diretto nell'Rc Auto, possibilità
per l'assicurato di rescindere il contratto pluriennale ramo danni, poteri
dell'Antitrust rafforzati, abolizione del costo delle ricariche nella
telefonia mobile ecc.
In altri settori occorre che il legislatore sia più informato ed
accorto. Si prenda quello bancario: oggi, proprio per il decreto Bersani, lo
jus variandi è promosso a "diritto naturale" delle banche.
Gli istituti di credito devono solo preavvertire per tempo la controparte
(bontà loro) circa le variazioni apportate alle condizioni
contrattuali. Il cliente ha il diritto di chiudere il conto (azzerata la voce
"spese di chiusura", ma non a costo zero) se non accetta quelle
variazioni. Chiediamoci: quante volte possiamo permetterci "il
lusso" di chiudere un conto sul quale sono annessi ordini permanenti,
domiciliazioni di utenze, addebiti ricorrenti (Rid), accrediti di stipendi,
pensioni ecc.? Quante volte potremo affrontare tale
defatigante ma ineludibile incombenza?
Si vuole effettivamente liberalizzare il settore bancario? E' sufficiente
ricondurre nella normalità i contratti inerenti i
servizi del credito. Il sottoscrittore ha (dovrebbe avere) il diritto di
sapere quanto costerà il servizio per un anno (almeno). Se sta bene, losottoscriverà.
Trascorso un anno e scaduto il contratto la controparte (solo allora)
potrà modificarne i costi, i tassi, le spese, le commissioni ed ogni
altra condizione. Insomma: dica la banca quanto costa il servizio per un
anno. Al cliente accettare o meno.
B - Quali sono a vostro avviso i principali ostacoli frapposti alla
realizzazione del decreto da parte delle controparti dei
consumatori / risparmiatori (associazioni di categoria etc.)?
B - Certamente i "potentati" non sono d'accordo con la
cancellazione dei privilegi di casta. E', per essi,
conveniente ed economico battersi. Anche perché hanno capito che una buona
parte del peso delle iniziative del legislatore
è mediatica. Acquisito il quale, il politico di turno è
sufficientemente soddisfatto. [Ricordate il cuneo
fiscale non previsto per assicurazioni e banche? Si sapeva benissimo che non
potevano prevedersi provvidenze "per tutti tranne che per due". Si
è acquisito il merito ed il plauso per l'iniziale estromissione
(mediatica) anche se dopo pochi mesi i due settori sono stati riammessi su
indicazione – giusta - della UE.]
Si voleva ridimensionare il ruolo dei notai: si è fatta – praticamente
- marcia indietro.
Si voleva cancellare il PRA: si è stralciato l'argomento.
Ricordi il legislatore che alcuni settori sono costituzionalmente rilevanti.
Quello del credito, ad esempio è precisamente "tracciato"
dall'art. 47 della nostra Costituzione (attualissimo, imperante il problema dei mutui spazzatura di derivazione USA): Art. 47. - La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue
forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà
dell'abitazione, alla proprietà diretta
coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi
complessi produttivi del Paese.
C - Quali sono a vostro avviso i provvedimenti più rilevanti che
mancano ancora per realizzare una compiuta liberalizzazione dei settori /
servizi indicati in precedenza?
C - Accogliere definitivamente i principi di concorrenza: perché giusti,
perché economici, perché forieri di progresso. Non sto spingendo per un
liberismo a tutti i costi. I potentati hanno impiegato 50 anni per dimostrare
che il "privato" è sempre meglio del "pubblico. Si
guardi a quanto è successo nel settore bancario: dopo qualche anno
dalla privatizzazione abbiamo avuto liberi atteggiamenti di saccheggio
(Argentina, Parmalat, Cirio ecc.). Si veda che cosa è successo alla
telefonia fissa dopo la sostituzione del monopolio privato a quello pubblico.
Ma questi passi parzialmente falsi non devono ostacolare la modernizzazione
del paese.
E' fondamentale, ad esempio, che la burocrazia non abbia
modo di perpetuare se stessa "inventando" inutili e costose
incombenze a carico del cittadino per giustificare la sua presenza. Si
consideri che un dipendente pubblico "inutile" è mantenuto
dalla condizione di precarietà imposta a due o più giovani.
Non si ceda ai potentati nella liberalizzazione/distribuzione del WiMax.
E ancora: perché l'e-commerce non viene tenuto in considerazione quale veicolo di
concorrenza? (Penso ai prodotti farmaceutici da
banco).
Per tornare al settore creditizio:
1) Si annulli l'art. 7 punto 2 del TUB e il parallelo art. 4 punto 11 del TUF
(incostituzionali perché violano gli art. 3, 25 e 103 della Costituzione): se
gli ispettori informano il Governatore della Banca d'Italia (istituto di
diritto pubblico) o il Presidente della Consob di ipotesi di reato rilevate
nell'attività di vigilanza, costoro devono avere l'obbligo di
sottoporre la fattispecie alla immediata valutazione della magistratura.
2) Si imponga che non siano rivedibili almeno per un anno le variazioni di
prezzi, spese e commissioni permesse dall' art. 118 (da abrogare) del Testo
Unico Bancario e ribadite dal primo decreto Bersani. Se non si ha la forza di
ottenere ciò, le variazioni siano almeno accompagnate da
"giustificato motivo", come indica anche la legge n° 52 del 1996 sulle clausole vessatorie.
3) Non si ceda all'abusato suggerimento faziano che
ha contrabbandato e contrabbanda la "non
concorrenzialità" del sistema per sua
"stabilità".