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Documento d’interesse   Inserito il 14-11-2007


 

 

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DOSSIER I costi della politica

 

La Repubblica (Palermo) 13-11-2007

 

Le nuove oligarchie nel mondo dei politici

 

Salvatore Parlagreco

 

Una volta i partiti parlavano per bocca del segretario. Il segretario annunciava la nascita di un governo ola crisi, anticipava il voto del gruppo parlamentare su un disegno di legge o lŽistituzione di un nuovo ente. Era il leader, lŽarbitro della vita politica e amministrativa, oggi il cittadino ne ignora a volte perfino il nome.

Che cosa è mai avvenuto? Il baricentro delle decisioni si è spostato nelle sedi istituzionali, dove le risorse vengono elargite; il partito è diventato un ologramma del potere, non è più lo strumento di base della mediazione politica, della partecipazione e del controllo dei cittadini sullŽattività delle rappresentanze parlamentari.
Che cosa ha fatto del partito solo la facciata di uno schieramento, un contenitore vuoto? Le pessime prove della partitocrazia, invisa e arrogante? La discesa in campo del partito-azienda a conduzione monarchica? Non solo.

Chiuso il canale degli aiuti provenienti dallŽestero negli anni Settanta, finita la sbornia delle tangenti negli anni Ottanta, abrogata dal referendum popolare la legge per il finanziamento pubblico dei partiti nel 1993, il fiume delle risorse alla politica ha cambiato estuario. Il rimborso delle spese elettorali e i generosi contributi delle assemblee legislative hanno consegnato alle leadership parlamentari la gestione delle risorse. I beneficiari delle risorse sono i presidenti dei gruppi parlamentari o, in alternativa, i rappresentanti legali dei partiti indicati dagli stessi presidenti dei gruppi parlamentari. Le assemblee legislative – Camere, Consigli regionali e Assemblea siciliana - hanno aperto generosamente i cordoni della borsa, elargendo ai gruppi parlamentari generosi contributi, che hanno fatto lievitare i costi delle istituzioni. Il parlamento regionale ha finanziato lŽattività politica dei gruppi, «lŽopera di ricerca, consulenza, documentazione, collaborazioni e servizi di supporto allŽattività parlamentare dei deputati» con un contributo annuale di circa undici milioni e mezzo di euro allŽanno, il 12 per cento dellŽammontare della spesa dellŽAssemblea. Il presidente del gruppo parlamentare può disporne a suo piacimento del contributo, non deve dar conto a nessuno dellŽuso che ne fa, non essendo soggetto ad alcun controllo. Il presidente del gruppo,absit iniuria verbis, potrebbe spenderlo per fare regali agli amici. I vincoli da rispettare sono la lealtà verso il gruppo o le regole interne del gruppo parlamentare, se ci sono.

Vincoli di nessuna rilevanza giuridica. a rilevanza dei contributi per la vita di uno schieramento è dimostrata dalla formazione di nuovi gruppi parlamentari o dalla loro scissione. Durante la scorsa legislatura i gruppi si scindevano, come le cellule, per produrre reddito, eccitati dal contributo, fino a diventare quindici. Per disinnescare il processo di separazione in ottobre dello scorso anno il consiglio di presidenza dellŽArs ha riformato i criteri di erogazione dei contributi, eliminando la parte di finanziamento uguale per tutti, e assegnando i contributi sulla base del numero di deputati. La riforma ha scoraggiato le scissioni strumentali, ma non ha portato risparmi allŽAssemblea: lŽentità delle risorse è rimasta identica, anzi nel bilancio preventivo del triennio è previsto un incremento del contributo. I parlamentari dispongono singolarmente di risorse individuali, che triplicano lŽentità delle risorse elargite ai gruppi (stipendi per 22 milioni di euro, 14 per cento della spesa; previdenza e assistenza, 24 milioni e mezzo di euro, 15,5 per cento della spesa). La lievitazione dei costi del parlamento regionale è solo un aspetto del problema: il deputato dispone di risorse che gli permettono di mantenere un apparato organizzativo imbattibile. Competere con i deputati uscenti è impresa proibitiva. Non va meglio a livello nazionale. Sebbene il rimborso delle spese elettorali sulla carta destina ai partiti una congrua fetta delle risorse, di fatto lascia alle leadership parlamentari la gestione delle risorse perché non prevede sanzioni e non garantisce controlli efficaci: coloro che in passato sono stati incaricati di effettuarli, parlamentari essi stessi, hanno ammesso pubblicamente di non avere potuto svolgere illoro compito. Sia il rimborso delle spese elettorali sia i contributi lautamente elargiti dalle assemblee legislative, costituiscono un finanziamento pubblico occulto e una sconfessione della volontà degli italiani, manifestata nel referendum.

Né la politica né lŽantipolitica si sono accorti di questa tacita riforma del sistema politico, perché hanno riservatola loro attenzione unicamente sulla riduzione dei costi della politica e del debito pubblico. Eppure lo strattone è stato così violento da farci tornare allŽorigine della democrazia parlamentare, quando – è il Settecento inglese – i partiti nascevano per volontà delle leadership parlamentari. Nel Regno Unito la primazia parlamentare non è venuta meno, ma i bilanci delle istituzioni sono trasparenti e hanno regole chiare. Nel nostro Paese sia i partiti quanto i gruppi parlamentari non hanno nemmeno una definita figura giuridica. Sono associazioni private, organi del Parlamento, organi dei partiti? Ci sono partiti che, come il prode Agilulfo, Il Cavaliere inesistente di Italo Calvino, esistono per volontà del loro leader. Altri che nascono e muoiono nelvolgere di ore. E altri ancora che più recentemente si affidano alla partecipazione popolare per nascere. È legittimo auspicare che questi partiti si facciano carico di ricostruire un equilibrio dei poteri, essenziale alla democrazia.

(13 novembre 2007)