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il 9-3-2009
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La Repubblica 9-3-2009
Lo spot "nascosto" sbarca in tv. rivoluzione per fiction, sport
e quiz.
Mercoledì il Senato
darà il via libera al "product placement". Il Partito democratico attacca: "Bisgona mettere paletti rigorosi". Ma è allarme per i
teen-ager: invasi i loro programmi
Di Aldo Fontanarosa
ROMA - L'ultima lite tra maggioranza e opposizione, sul
ring del Senato, nasce dal "Commissario Rocca", da
"Montalbano" e soprattutto dalla pubblicità che potrebbe comparire
presto nelle loro trame. Un round decisivo di questa lite si combatterà questo
mercoledì. Quando il centrodestra dirà il primo convinto sì a una forma
pubblicitaria già sperimentata nel cinema, ma finora vietata nei programmi e
nelle fiction della tv come "Montalbano" e le altre. Gli esperti la
chiamano product placement
e consiste nel buttare lì - nel pieno di una scena - un prodotto e soprattutto
la sua marca (ovvio, dietro lauto pagamento).
Da anni, i film americani sono pieni di marche in bella evidenza. Già nel
lontano 1982, il piccolo Elliot - protagonista di Et - seminava nel bosco le caramelle Reese's Pieces pur di attirare il
dolce extraterrestre inventato da Spielberg. Dal 2007, la legge Urbani
autorizza la tecnica anche nelle nostre pellicole. Basti pensare alla Lufthansa
che domina Il mio miglior nemico di Verdone o alla Telecom in Notte
prima degli esami oggi. Ora questa tecnica pubblicitaria sta per entrare
nella televisione, nelle sue fiction, nel Grande Fratello e perfino nei
programmi sportivi. Merito del voto dei senatori di maggioranza, questo
mercoledì. Ma il centrosinistra è arrabbiato, anche perché rischiano
l'invasione di marchi e marche le trasmissioni tv per gli adolescenti, ambite
dai pubblicitari.
Mercoledì, al Senato, arriverà in aula la Legge Comunitaria. Questa legge attua
in Italia una serie di norme approvate negli anni dall'Unione Europea.
All'articolo 17, la Legge Comunitaria apre le porte proprio al product placement televisivo. In
realtà, l'Italia non sarebbe obbligata a fare propria questa regola europea.
L'Europa dice che l'Italia può attuarla se crede, ma può anche ignorarla. E il
centrosinistra chiede appunto di ignorare il product placement televisivo per evitare che altra pubblicità si
trasferisca alle emittenti tv e ai produttori di programmi per la tv, a
discapito dei giornali. I senatori della maggioranza la pensano in modo
contrario e diranno di sì senza tanto pensarci su.
Il centrosinistra avanza allora un'altra richiesta. Se proprio bisogna approvare
il product placement
televisivo, che almeno lo si vieti in tutte le trasmissioni per minori. La
maggioranza, invece, si aggrappa alla lettera della norma europea ed è
disponibile a vietare la pioggia dei marchi solo nelle trasmissioni per
bambini. "Il paletto - spiega Vincenzo Vita, senatore
del Pd - è molto più debole. Ora temiamo che tutti i programmi per
teen-ager - che non sono certo classificabili come
bambini - siano invasi da bibite, telefonini e vestiti con le loro marche in
primo piano. Gli adulti vedono una marca in una fiction televisiva e scrollano
le spalle. Ma i teen-ager sono molto più permeabili alla
pubblicità subliminale".
Nel 2008, la società Stage Up e l'Osservatorio di Pavia hanno passato ai raggi
X la puntata di una famosa fiction tv. Hanno visto così quante volte compariva
in scena un'auto in uso alle nostre Forze Armate. L'auto - si immagina - era
presente per fornire realismo alla storia. Dopo aver misurato la presenza
dell'auto, Stage Up e Osservatorio di Pavia si sono fatte una domanda: quella
casa automobilistica vuole ottenere quella stessa visibilità in ogni puntata,
ma attraverso degli spot pubblicitari classici; quanto deve investire? La
risposta è 1,5 milioni nell'intero arco della fiction.
(9 marzo 2009)