La Repubblica
30-3-2008
Il Cavaliere
liberale ha abolito il mercato
di Eugenio Scalfari
TEMPO fa, in uno dei
miei articoli domenicali, citai una battuta di Petrolini
raccontata da un suo scrupoloso biografo. La cito di nuovo perché si attaglia
bene al caso presente. Il grande comico romano stava cantando la sua canzone
intitolata "Gastone". Arrivato alla fine, uno spettatore del
loggione fischiò sonoramente. Petrolini
avanzò fino al bordo del palcoscenico, puntò il dito verso il
fischiatore e nel silenzio generale disse: "Io nun
ce l'ho cò te ma cò quelli che stanno intorno e che ancora nun t'hanno buttato de sotto". Seguì un
piccolo parapiglia sopraffatto dagli applausi di tutto il teatro. Così
si dovrebbe dire oggi a Berlusconi per il suo comportamento sull'Alitalia,
oltre che per tante altre cose.
Pare che finalmente la Consob abbia acceso un faro su quel comportamento e
così pure la Procura di Roma. Starebbero esaminando se nelle
quotidiane esternazioni berlusconiane vi siano gli estremi del reato di
"insider trading" e di turbativa del mercato.
Non voglio credere e non credo che il leader del centrodestra stia speculando
in Borsa (altri certamente lo fanno e si saranno già arricchiti di
parecchi milioni di euro) ma sulla turbativa di mercato non c'è da
accender fari, basta affiancare ad ogni dichiarazione berlusconiana le
oscillazioni del titolo Alitalia che sono dell'ordine di 30/40 punti
all'insù o all'ingiù.
In qualunque mercato del mondo Berlusconi sarebbe già stato chiamato a
render conto di quanto dice; l'Agenzia che tutela le contrattazioni di Borsa
lo avrebbe ammonito e multato, la magistratura inquirente l'avrebbe
già messo sotto processo. Ma soprattutto gli elettori ne avrebbero
ricavato un giudizio di inaffidabilità e di non credibilità
definitivo.
Voglio sperare che gli elettori ancora incerti su chi
votare l'abbiano a questo punto escluso dal loro ventaglio di possibilità.
Affidare il governo del paese per i prossimi cinque anni a un personaggio che
non si fa scrupolo di turbare il mercato con false notizie riportate e
diffuse da tutto il sistema mediatico è uno di quegli spettacoli che
purtroppo squalificano un paese intero almeno quanto l'immondizia napoletana.
Eccellono in questa gara soprattutto le emittenti televisive, quelle private
e quelle pubbliche; in particolare - dispiace dirlo - il Tg1 il quale
riferisce in presa diretta le sortite del Cavaliere senza che vi sia una voce
che ne sottolinei gli effetti sul listino borsistico. Il risultato è
che Berlusconi resta in video per il doppio del tempo del suo principale
avversario turbando non solo i mercati borsistici ma anche l'andamento del
negoziato tra Air France e sindacati tra lo stupore di tutti gli operatori
internazionali.
Venerdì sera l'annunciatrice del Tg1 delle ore 20 si è
addirittura lasciata andare ad una critica contro la legge della "par
condicio", da lei ritenuta incivile, senza spiegare perché in Italia
esista una legge del genere, dovuta ad un vergognoso conflitto di interessi
che fa capo al proprietario delle reti Mediaset. Legge che peraltro nessuna
delle emittenti televisive rispetta a cominciare dal Tg1, già
ufficialmente ammonito dall'Agenzia delle comunicazioni.
Evidentemente direttori e conduttori danno per scontata la vittoria
elettorale del centrodestra e sanno anche che se l'esito fosse diverso il
vincitore di centrosinistra si guarderebbe bene dal praticare vendette. Perciò
tanto vale scommettere in anticipo senza rischiare nulla se non la
reputazione. Ma chi si preoccupa della reputazione nell'Italia dei cannoli
alla siciliana.
* * *
Domenica scorsa, occupandomi dell'Alitalia e della fantomatica cordata
patriottica berlusconiana, scrissi che a mio avviso quella cordata ci
sarà davvero se Berlusconi vincerà. Per lui è un punto
d'onore e i mezzi per realizzare l'obiettivo ci sono. Li ho anche enumerati
ed è stato proprio il leader del centrodestra a confermarlo quando ha
detto appena ieri che dopo la sua sicura vittoria chiamerà uno ad uno gli imprenditori italiani per chiedere l'obolo di san
Silvio e "voglio vedere chi non ci starà".
Ci staranno tutti, non c'è dubbio alcuno, "chinati erba che passa
il vento". Ci staranno i capi delle società pubbliche a
cominciare dall'Eni e da Finmeccanica, in attesa di riconferma o di nuova
nomina; ci staranno i capi di imprese private concessionarie dello Stato, ci
staranno le banche desiderose di benefici; ci staranno le imprese medie che
hanno già o ambiscono di avere rapporti fluidi con l'uomo che dovrebbe
governare l'Italia per altri cinque anni in attesa di volare per altri sette
sul più alto Colle di Roma.
Il mercato? Chissenefrega del mercato, contano i
rapporti tra affari e politica e il Berlusca
è imbattibile su quel terreno: tu dai una cosa a me e io do una cosa a
te. Il mercato di Berlusconi si configura così e non saranno certo un
Tremonti o un Letta ad impedirglielo, anzi. Quanto a Fini non è
neppure il caso di scomodarsi a chiedere: lui aspetta l'eredità ed
è d'accordo su tutto, sebbene non sia ancora certo dell'esito d'una
così lunga attesa.
Dunque la cordata patriottica ci sarà. Ma che tipo di cordata? L'obolo
di san Silvio versato dagli imprenditori non è sufficiente, se supererà
il miliardo sarà già molto, ma diciamo pure che arrivi a due o
a tre. Per rilanciare Alitalia e insieme Malpensa e la Sea
ce ne vogliono almeno altri otto. E in più ci vuole un
"know-how" che non si improvvisa. Forse i tedeschi di Lufthansa?
Forse gli americani del Tpg? Forse l'Aeroflot di
Putin? Air One non è decentemente
presentabile come vettore di due hub con pretese
internazionali.
Dunque la cordata patriottica non sarebbe patriottica se non nei fiocchi che
impacchettano il torrone. Il torrone sarebbe straniero. L'organizzazione
sarebbe straniera. Gli esuberi sarebbero trattati dal gestore straniero,
esattamente come sta accadendo in queste ore con Air France, ma con una
variante in più: la pratica richiede tempo e il tempo non c'è. Per
allungarlo ci vuole un aiuto di Stato, vietato dall'Ue in mancanza di
garanzie bancabili. Se questa norma fosse violata saremmo denunciati alla Corte di giustizia europea e multati pesantemente.
Oppure si va, volutamente, al fallimento come anche ora si rischia di fare. Allora
tutto diventa più facile perché il fallimento significa congelamento
dei debiti e interruzione dei contratti di lavoro. I nuovi padroni
decideranno a tempo debito quali di quei contratti rinnovare e quali no,
ripartendo comunque da zero.
Dov'è la vittoria? Si sciolga la chioma e se la
lasci tagliare. La prospettiva, diciamolo, non è esaltante.
* * *
Nella stessa giornata di ieri il Cavaliere si è manifestato anche a
proposito del cosiddetto voto disgiunto e ha tirato in ballo sua eminenza il cardinal Ruini. Eminence,
come dice la Littizzetto. È stata una pagina da manuale. Per chi se la
fosse persa raccontiamola perché ne vale la pena. E cominciamo dal voto
disgiunto. Che cosa significa? Perché è venuta fuori questa ipotesi?
Normalmente un elettore vota per lo stesso partito nella scheda della Camera
e in quella del Senato, specie ora con una legge come l'attuale che non
prevede preferenze ai candidati. Nella sua assoluta certezza di vincere le
elezioni alla Camera, nell'animo di Berlusconi si è però
insinuato il dubbio di pareggiare o addirittura di perdere al Senato
(aggiungo tra parentesi che questa ipotesi corrisponde esattamente alla
realtà). Perciò suggerisce agli elettori centristi il
cosiddetto voto disgiunto: votino pure per Casini Udc alla Camera, ma al
Senato no, al Senato votino per il Pdl in modo da
evitare il pareggio.
Che c'entra Eminence in questo pasticcio? Il
Cavaliere ce lo fa entrare, gli chiede pubblicamente di entrarci e gli fa
pubblicamente presenti i vantaggi che avrà se eseguirà il
mandato o invece i danni che può subire se rifiuterà di
adoperarsi in favore.
Convinca Casini a incoraggiare o almeno a subire senza strilli il voto
disgiunto. In cambio (è il Cavaliere che parla) avrà l'impegno
del nuovo governo ad adottare tutti i provvedimenti chiesti dalla Chiesa in
tema di coppie di fatto (mai), di procreazione assistita (abolirla), di
eutanasia (quod deus avertat),
di testamento biologico (come sopra), di aborto (moratoria e radicale
riforma), di Corano nelle scuole (divieto), di insegnamento religioso (anche
all'Università). Se c'è altro chiedetelo e "aperietur".
Ma se rifiuterà, tutto diventerà
problematico. In fondo (molto in fondo) lo Stato è laico e bisogna pur
tenerne conto. Se lo ricordi, sua Eminenza, e non
creda che la partita si giochi sul velluto. Del resto il Papa ha pur
battezzato Magdi Allam. E
dunque il Cavaliere ne adotterà il programma e magari farà in
modo di fargli affidare la direzione del "Corriere della Sera",
purché gli elettori dell'Udc votino per Berlusconi al Senato.
Ha sentito, Eminenza?
* * *
Una cosa risulta chiara: hanno ridotto la religione ad una partita di giro. Forse
per la gerarchia ecclesiastica lo è sempre stata, per i cardinali e
per molti vescovi. Ma non fino a questo punto. I credenti per primi
dovrebbero esserne schifati e ribellarsi di fronte a questa vera e propria
simonia. Gli opinionisti (esistono ancora?) dovrebbero spiegarla e
indignarsene.
Ho un presentimento: il centrosinistra vincerà sia alla Camera sia al
Senato. Fino a pochi giorni fa pensavo il contrario, che non ce l'avrebbe
fatta. Ebbene ho cambiato idea. Ce la fa. Con avversari di questo livello non
si può perdere. Gli elettori cominciano a capirlo. Io sono pronto a
scommetterci.
(30 marzo 2008)
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