CENACOLO DEI COGITANTI |
Documento d’interesse Inserito il 3-5-2009
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La Repubblica 3-5-2009
I luoghi della destra e la sinistra senza luoghi.
di Ilvo Diamanti
La
Destra - il Centrodestra, per usare un linguaggio politicamente corretto - ha fatto
del territorio un fondamento della propria identità. Per la Lega Nord è il più
importante. Un riferimento costitutivo. Reso visibile da una presenza
territoriale diffusa. Attraverso i gazebo, i volontari in divisa, le stesse
ronde (talora in camicia verde). Il federalismo fiscale, approvato dal
Parlamento la settimana scorsa, contribuisce a rafforzare questa immagine. Non
è possibile sapere, oggi, in che misura garantirà, effettivamente, l'autonomia
responsabile delle regioni e degli enti locali. Tuttavia, si tratta di una
bandiera piantata sul territorio. Per usare un ossimoro: un "simbolo
pratico", che fa sembrare reali e attuali gli effetti di una legge
approvata, ma non ancora in vigore.
Anche il principale partito di Destra (pardon, Centrodestra), il PdL, ha
accentuato sensibilmente il rapporto con il territorio, facendone quasi un
marchio.
Non tanto perché l'aggregazione tra Fi e An ha disegnato una geografia
elettorale precisa e complementare a quella della Lega. Quindi:
centro-meridionale. Ma perché il PdL ha sviluppato e sta sviluppando una
politica "localizzata": profondamente associata ai
"luoghi". È questa, a nostro avviso, la principale ragione del
successo di pubblico - se non di critica - riscosso da Silvio Berlusconi dopo
aver vinto le elezioni. Ciò può apparire singolare e quasi paradossale.
Berlusconi è il Signore dell'Immagine. Della "politica come
marketing". Il suo territorio coincide con lo "spazio
mediatico". Anzitutto con la televisione. Non per caso, negli ultimi
giorni, è stato coinvolto da polemiche relative alle candidature in vista delle
prossime elezioni europee. Selezionate, alcune, non in base alla
"presenza" nel partito e sul territorio. Ma alla "bella"
presenza. E basta.
Silvio Berlusconi. Negli ultimi mesi, nell'ultimo anno, ha costruito la propria
immagine - oltre a quella del governo - in rapporto diretto ai
"luoghi" che hanno concentrato l'attenzione degli italiani.
Nell'ultimo mese: l'Abruzzo e i luoghi del terremoto. La cui tragedia ha
suscitato l'emozione e la solidarietà popolare. Il dolore e la distruzione:
sotto i riflettori, le telecamere. Ogni giorno: L'Aquila, Onna. E Berlusconi.
Sullo sfondo Gianni Letta. Visibile, nella sua invisibilità. Davanti a tutti -
apripista e battistrada - Guido Bertolaso. Efficiente direttore della
Protezione Civile. Ormai un'icona. Garante, appunto, della
"protezione" dei cittadini, in occasione delle catastrofi che si
abbattono - numerose, sempre impreviste e sempre prevedibili - nel nostro
paese. Così bello e martoriato. Berlusconi c'è. Accanto ai terremotati. A
testimoniare la "sua" solidarietà e la "sua" presenza:
personale, politica e come capo del governo. In Abruzzo, fra qualche tempo, si
riuniranno anche i Grandi del Mondo. Guidati da Lui. Che, nei prossimi mesi e
nei prossimi anni, continuerà a recarsi lì. Per controllare e sottolineare la
ricostruzione che procede. Il ritorno alla normalità. (Prospettive che - noi
per primi - auspichiamo).
Questo legame - diretto, personale e politico - fra Berlusconi e i
"luoghi", a nostro avviso, è all'origine della grande popolarità del
premier in questo momento. L'Abruzzo ne è l'esempio recente, ma non unico.
Basta pensare a Napoli, al tempo della campagna elettorale e all'indomani del
voto. La città sommersa dai rifiuti, a sua volta palcoscenico e scenario
mediatico frequentato da tutte le reti e da tutti i giornali. Non solo
italiani. Più efficace di qualsiasi mobilitazione politica a raffigurare la
sconfitta del progetto di "ricostruire" il Mezzogiorno. E, dunque, di
Bassolino ma soprattutto della Sinistra. Pardon: del Centrosinistra. Napoli.
Divenuta il simbolo dell'efficienza miracolosa e quasi taumaturgica di
Berlusconi. Affiancato e sostenuto da Bertolaso. Sullo sfondo, invisibile e per
questo più visibile, Gianni Letta. Da un anno, i rifiuti sembrano scomparsi.
Almeno, dai media. E da un anno Silvio Berlusconi continua a recarsi con
frequenza a Napoli. Vi riunisce il governo. Partecipa a feste private di
compleanno. Semplicemente, ci passa. Un salto rapido per vedere come vanno le
cose e via.
L'identificazione del governo e di Berlusconi con i "luoghi del degrado e
della ricostruzione", della morte e della rinascita. E, insieme, il legame
della Lega - l'allitterazione non è involontaria - con il territorio e in
particolare con il Nord. Rendono più evidente, per contrasto, la distanza
dell'opposizione di Sinistra - pardon: centrosinistra - dal territorio. Un
paradosso, perché il Pd è l'erede dei maggiori partiti di massa della prima
Repubblica. La Dc e il Pci. Tanto radicati nel territorio e nella società da
caratterizzare la stessa definizione geopolitica di alcune zone del paese.
Definite "bianche" (le regioni del Nordest) oppure "rosse"
(quelle del Centro). Oggi il Pd è affaccendato in altre faccende. Certo, nelle
sue liste per le europee non si incontrano "veline". Ma ha presentato
candidati e soprattutto capolista scarsamente collegati al territorio. (Per
usare un eufemismo). Mentre i sindaci - principali interpreti del legame della
Sinistra con il territorio, durante la seconda Repubblica - non godono di
grande popolarità. Soprattutto quelli del Nord. Le loro critiche al distacco
del partito dagli interessi locali sono accolte con insofferenza. E
indifferenza. Il Pd come il PdL: si è personalizzato. Concentrato e diviso alla
ricerca del suo Berlusconi, sta perdendo i presidi sul territorio. Non solo nel
Nord. A Roma, dopo 15 anni governa la Destra. Nel Sud, pare aver abbandonato
Napoli e la Campania, per oltre dieci anni le nuove "zone rosse". E
alle elezioni di giugno la "battaglia europea" sembra più importante,
per il Pd, rispetto alla difesa delle ultime roccaforti: Bologna e Firenze.
Si assiste, così, a un singolare - e oseremmo dire: storico - rovesciamento
delle parti. Mentre la Destra costruisce e inventa i suoi luoghi, la Sinistra
li ha dimenticati.
Era utopica. Oggi è atopica.
(3
maggio 2009)