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Documento d’interesse   Inserito il 13-2-2007


 

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PARTITO DEMOCRATICO: Pronta la Carta fondativa. Il testo integrale del manifesto del nuovo partito


Noi, i democratici, amiamo l'Italia. Amiamo la ricca umanita' della sua gente; il suo patrimonio ineguagliabile di storia, arte e cultura; l'intreccio di splendide citta', di magnifici ambienti naturali e paesaggi che da secoli attrae viaggiatori stranieri. Amiamo il senso profondo di ospitalita' e di solidarieta' degli italiani, la loro attenzione alla qualita' della vita, la loro straordinaria capacita' di produrre cose che piacciono al mondo. Noi democratici abbiamo fiducia nell'Italia. Perche' e' un paese vitale, creativo, operoso, pervaso da un diffuso spirito d'intraprendenza. Un paese che ha contribuito alla prosperita' di molte altre nazioni, attraverso l'intelligenza e la tenacia di tanti nostri concittadini. E crediamo che l'Italia possa farcela a stare al ritmo di un mondo che cambia sempre piu' in fretta. Siamo convinti che sapra' mantenere e migliorare i suoi livelli di vita, se non coltivera' la pretesa illusoria di serrare la porta o di chiudere gli occhi di fronte alle sfide globali, se accettera' di affrontarle insieme all'Europa, se riuscira' a ritrovare slancio, coesione e fiducia.
Ma l'Italia di oggi non e' all'altezza delle sue ambizioni e delle sue possibilita'. E' un paese bloccato, smarrito, che rischia il declino. Il senso civico appare inaridito e il rispetto della legalita' e' troppe volte umiliato. La classe dirigente e' terribilmente invecchiata e quasi esclusivamente maschile. Le donne sono ancora in larga parte escluse dai luoghi della rappresentanza politica. I giovani si scontrano con rendite e privilegi nelle imprese e nelle professioni, nella scuola, nell'universita' e nella ricerca, nella politica e nella pubblica amministrazione.
Guardano con preoccupazione al futuro e faticano a costruirsi una vita autonoma.
Anche per questo, siamo un paese che fa pochi figli.
Avvertiamo i segni di un pessimismo diffuso che riguarda la stessa identita' dell'Italia come nazione.
L'Italia rischia di tornare ad essere una ''espressione geografica'', divisa al suo interno tra aree forti, integrate in Europa, ed aree marginali e dipendenti; tra ceti capaci di competere con successo nel mondo globale e vasti strati sociali in sofferenza, di nuovo in lotta con la poverta'. A sua volta, la politica e' frammentata e rissosa. Si rivela troppo spesso debole nei confronti degli interessi forti ed incapace di svolgere una funzione nazionale. Piuttosto che aiutare l'Italia a rimettersi in moto tutta insieme, finisce per rappresentare o amplificare i particolarismi, attraverso partiti al tempo stesso troppo fragili e troppo invadenti.
Diventa concreto cosi' il rischio che si affermino leader populisti, e che nella societa' prevalgano pulsioni contrarie alla democrazia.
I problemi italiani si collocano d'altro canto in uno scenario piu' ampio. La democrazia ha vinto i totalitarismi del secolo scorso, ma deve oggi far fronte a sfide di prima grandezza. E' spesso prigioniera degli interessi consolidati, piu' che interprete delle speranze dei deboli. I partiti faticano un po' ovunque a promuovere la partecipazione e a selezionare una classe dirigente credibile, capace di guardare lontano. Lo sviluppo tecnologico, l'intensificarsi degli scambi e delle comunicazioni rendono la nostra vita piu' dinamica e piu' ricca, ci rendono piu' aperti, ci fanno vivere meglio e piu' a lungo, accrescono la varieta' delle conoscenze a cui possiamo accedere, consentono a un numero crescente di persone, soprattutto tra i giovani, di sentirsi e di essere cittadini del mondo. E cittadini piu' informati, educati al dialogo con persone di altre culture, costituiscono una preziosa risorsa contro i rischi ricorrenti di chiusure e intolleranze. La democrazia rimane pero' per lo piu' relegata nei confini nazionali ed e' quindi debole di fronte a fenomeni di dimensione globale come il drammatico deterioramento dell'ambiente e del clima, il terrorismo e i conflitti internazionali, dinamiche demografiche squilibrate, flussi migratori difficilmente controllabili, grandi disuguaglianze tra diverse aree del mondo, abusive ingerenze di interessi economici che minano la sovranita' di paesi deboli e ne ostacolano lo sviluppo economico e civile. Il XX secolo, insieme a tante straordinarie conquiste, ci ha consegnato un modello di sviluppo che condanna milioni di persone e intere aree del pianeta alla poverta' e che, se non subira' modifiche radicali, rendera' la terra invivibile.
Un modello di sviluppo che compromette la liberta' delle nuove generazioni e su cui dunque la politica deve intervenire.
Di fronte a sfide cosi' impegnative, tutte le tradizionali famiglie politiche del centrosinistra europeo faticano a trovare, da sole, risposte adeguate. Solo da una comune ricerca puo' nascere quel pensiero nuovo di cui abbiamo bisogno per capire e governare i grandi cambiamenti nei quali siamo immersi. E' per questo che vogliamo costruire un partito nuovo, di donne e di uomini, che superi definitivamente le barriere ideologiche che nel secolo scorso hanno diviso le forze riformatrici e aiuti l'Italia a guardare con fiducia al secolo che e' appena iniziato. Con il Partito democratico intendiamo portare a compimento un percorso iniziato da piu' di dieci anni, con la feconda intuizione dell'Ulivo. Vogliamo anche contribuire a rinnovare la politica europea, dando vita, con il Pse e le altre componenti riformiste, ad un nuovo vasto campo di forze, che colmi la carenza di indirizzo politico sulla scena continentale. E intendiamo concorrere a costruire nel mondo una nuova alleanza tra tutti quelli che vogliono fare della globalizzazione una opportunita' per molti piuttosto che l'occasione per rafforzare il potere e la ricchezza di pochi.
Ci riconosciamo nei valori di liberta', uguaglianza, solidarieta', pace, dignita' della persona che ispirano la Costituzione repubblicana e nell'impegno a farli vivere in Europa e nel mondo. Questi valori discendono dai molti affluenti della cultura democratica europea. Hanno le loro radici piu' profonde nel cristianesimo, nell'illuminismo e nel loro complesso e sofferto rapporto. Traggono alimento sia dal pensiero politico liberale, sia da quello socialista, sia da quello cattolico democratico. Sono maturati nella dialettica tra queste diverse tradizioni e dal confronto con le sfide proposte dalle culture ambientalista, dei diritti civili e della liberta' femminile, oltre che nella condanna delle ideologie e dei regimi totalitari del novecento. Sono anche frutto di una lunga sequenza di conflitti, basati su appartenenze religiose o di classe, e di tragici errori. Oggi possiamo considerare alle nostre spalle quei conflitti e quegli errori. Oggi sono i valori che ci uniscono e gli obiettivi comuni che intendiamo realizzare a definire la nostra identita' politica. Per questo, oggi, noi, i democratici, possiamo proporre, assieme, un progetto forte e credibile per rinnovare l'Italia e costruire l'unita' dell'Europa.

L'Italia, una nazione d'Europa

Noi democratici pensiamo l'Italia come una grande nazione d'Europa. Una comunita' culturale e politica fondata sui valori democratici della Costituzione e sulla capacita' di arricchire le proprie radici nell'incontro e nel dialogo con altre culture e altri popoli. Noi democratici vogliamo l'unita' dell'Europa. Un'Europa politica, dotata di una sua Costituzione, e non un semplice mercato comune.
Un'Europa capace di promuovere il proprio sviluppo e di valorizzare il proprio modello sociale. Un'Europa che favorisca l'autogoverno responsabile delle sue comunita' e l'unificazione della sua societa' civile intorno ai principi della democrazia, del dialogo culturale, della partecipazione e dell'inclusione. Un'Europa capace di parlare con una voce sola sulla scena internazionale e di dare alla imprescindibile solidarieta' transatlantica con gli Stati Uniti d'America un carattere paritario. Un'Europa impegnata, in primo luogo insieme alle altre grandi democrazie, nella costruzione di un ordine mondiale fondato su istituzioni multilaterali.
Un'Europa consapevole che cio' e' condizione per combattere efficacemente le poverta', salvaguardare gli equilibri ambientali sulla linea gia' espressa con gli accordi di Kyoto, promuovere la democrazia, i diritti umani e il dialogo tra le culture, rifiutando la logica dello ''scontro di civilta'''. Un'Europa potenza civile, che sappia, anche con una comune politica di difesa, dare il proprio con6 tributo per garantire e preservare la pace nel mondo e combattere il terrorismo fondamentalista con la forza e gli strumenti della legalita' internazionale.
E' interesse nazionale dell'Italia valorizzare, in Europa, la sua vocazione mediterranea, tanto piu' a seguito dell'impetuoso sviluppo dell'Asia. Come principale proiezione dell'Europa nel Mediterraneo, l'Italia puo' svolgere una funzione politica, economica e culturale di primaria importanza, ed affrontare in forme nuove e piu' efficaci lo storico squilibrio tra il Nord del Paese e il nostro Mezzogiorno.
Noi vogliamo che l'Europa, in particolare grazie all'Italia, operi per trasformare il Mediterraneo da epicentro dei conflitti mondiali a luogo privilegiato del dialogo e della collaborazione tra popoli, culture, religioni, impegnandosi in primo luogo per garantire la sicurezza di Israele e il diritto dei palestinesi ad uno stato pacifico e democratico, per favorire l'ingresso della Turchia nell'Unione europea, per la stabilizzazione dei Balcani e la loro piena inclusione nella casa comune europea.
Noi vogliamo un'Italia piu' libera, piu' giusta e piu' prospera. Per questo intendiamo partecipare allo sviluppo del modello sociale europeo, rilanciandone i due principi ispiratori di fondo: la valorizzazione dell'iniziativa, dei talenti e dei meriti; la promozione di un tessuto sociale solidale, attento al benessere di tutti, in cui nessuno si perda o resti indietro. Vogliamo investire nella produzione e nella diffusione delle conoscenze. Vogliamo un'Italia piu' capace di fare sistema, di darsi obiettivi condivisi e perseguire un disegno comune. E pensiamo che sia necessario un profondo cambiamento del nostro sistema produttivo, sia incentivando l'innovazione e la crescita delle imprese, sia valorizzando i talenti custoditi nelle pieghe del nostro variegato territorio, nel fitto tessuto delle comunita' locali che da sempre alimentano la nascita di nuove imprese e la nostra grande tradizione artigianale. Dobbiamo coltivare il capitale umano, il senso civico e la coesione sociale, senza i quali i nostri distretti industriali non sarebbero mai decollati e la vocazione turistica di tanta parte del nostro paese verrebbe sprecata.
Noi vogliamo un'Italia piu' unita, piu' omogenea sul piano economico e sociale.
Per questo mettiamo al centro della nostra azione il Mezzogiorno. Dobbiamo assolutamente cogliere, come nazione, l'opportunita' di farne il principale raccordo che, attraverso il Mediterraneo, unisca l'Europa e l'Asia. In questo quadro, la predisposizione di adeguate piattaforme logistiche, infrastrutture di comunicazione e reti telematiche, e' fondamentale per attrarre stabilmente capitali e iniziative imprenditoriali. A questo fine vogliamo chiamare a raccolta tutte le migliori energie della nazione, per un progetto che richiede ingenti risorse eco7 nomiche, ma soprattutto un impegno straordinario per riformare profondamente il settore pubblico, per combattere inefficienze, favoritismi, corruzione e mettere in moto le grandi riserve di ingegno di cui il Mezzogiorno e' ricco.
Noi democratici vogliamo che l'Italia dia ad ogni persona uguali opportunita' di affermarsi grazie alle proprie capacita', alla creativita', al merito. Vogliamo un paese che premi le persone in base al loro lavoro e alla loro capacita' di creare opportunita' di lavoro per altri, piu' che in base alle eredita' e alle rendite. La competenza, l'operosita', l'ingegno, la fatica, la capacita' di creare imprese competitive devono essere concretamente riconosciute e apprezzate, in tutti i campi e ad ogni livello. Per questo combattiamo le rendite corporative, la gerontocrazia, il nepotismo, che bloccano l'innovazione, ritardano l'assunzione di responsabilita' da parte dei giovani, mortificano e sprecano i migliori talenti del nostro paese. Per questo ci battiamo perche' si affermi il principio di responsabilita', in base al quale il primario ospedaliero incapace, il dirigente pubblico inefficiente, l'imprenditore che non e' in grado di stare correttamente sul mercato, il lavoratore dipendente inoperoso, devono essere adeguatamente sanzionati e fare un passo indietro, a vantaggio di persone piu' meritevoli e capaci. Per questo non smetteremo mai di indignarci di fronte alla pervicace mancanza di fiducia nella capacita' di pensiero e di progetto delle donne, avvertibile in tutti i settori della societa', dal lavoro alla vita privata. Su questo tema colpisce la distanza culturale che ci separa dagli altri paesi europei. Una societa' che si dica civile deve mutare a fondo l'atteggiamento culturale verso la donna, attuando una rappresentazione mediatica meno arretrata, stereotipata e discriminatoria, attraverso iniziative di formazione, codici deontologici e leggi. Per questo ci impegniamo a dare valore alle differenze, a realizzare compiutamente le pari opportunita', rendendo effettivo quanto finora e' rimasto troppo spesso scritto sulla carta.
Noi democratici siamo convinti che l'Italia abbia bisogno di una cura straordinaria di concorrenza nei mercati e di efficienza nel settore pubblico. Una cura necessaria sia per liberare le energie che servono a rilanciare lo sviluppo, sia per promuovere un maggior riconoscimento del merito, una piu' forte mobilita' sociale, una piu' avanzata uguaglianza delle opportunita'. Piu' concorrenza, anzitutto.
Le imprese non devono essere assistite, protette o guidate, cio' che le deresponsabilizza e le espone a rapporti opachi con la politica. Hanno bisogno di buoni servizi, di energia a costi ragionevoli, di un carico fiscale non superiore a quello degli altri paesi europei, di reti infrastrutturali moderne, siano esse pubbliche o private. E di sanzioni efficaci in caso di abuso di posizione dominante o di altri comportamenti illeciti. L'Italia ha anche bisogno di una pubblica ammi8 nistrazione piu' efficiente, che produca da un lato migliori servizi per le imprese e renda effettivi i diritti dei cittadini, specie di quelli con minori risorse e capacita' di relazione; dall'altro consenta di recuperare le grandi capacita' di lavoro esistenti nel settore pubblico, oggi mortificate dalle intrusioni della politica, dal mancato riconoscimento dei meriti, dall'assenza di sanzioni per chi non si impegna.
Ma vogliamo anche che il nostro diventi un Paese piu' giusto, in cui il benessere sia diffuso. Siamo convinti che senza coesione non c'e' sviluppo. Per questo non smetteremo mai di lottare per l'uguaglianza, contro la poverta' e l'emarginazione.
Per noi ogni persona ha diritto ad una buona formazione, alle cure migliori, ad un reddito adeguato.
Per noi il lavoro e' il cardine di una vita attiva e autonoma, strumento di realizzazione e di liberazione dal bisogno. Pensiamo ai lavori al plurale, a quello nella produzione e nei servizi, al lavoro di cura e a quello volontario; al lavoro che assorbe, che manca, che si perde e diventa troppo spesso dramma umano e familiare.
L'impegno per una piena e buona occupazione e' un cardine della nostra azione. Riteniamo importante promuovere tutti i lavori, anche nelle forme nuove, flessibili e autonome; ma vogliamo che la flessibilita' non sia pagata con la precarieta' e con le intollerabili insicurezze di oggi.
Vogliamo tagliare le convenienze al lavoro nero e sommerso, che produce sfruttamento e favorisce la piaga intollerabile delle ''morti bianche''. Vogliamo che le tutele non riguardino piu' solo il posto di lavoro, ma anche la capacita' dei lavoratori di stare sul mercato.
Non accettiamo che maternita', cura della malattia, studio e riqualificazione siano visti come incidenti deprecabili e non come benefici per la societa' intera.
Per questo assegniamo un ruolo centrale alla formazione di qualita' lungo l'intero arco della vita e intendiamo legare i redditi di disoccupazione allo svolgimento di attivita' formative e alla disponibilita' al lavoro. Alla questione salariale che e' aperta nel nostro paese, vogliamo ricercare risposte che premino il merito e la fatica. Vogliamo democrazia nei luoghi di lavoro, corrette relazioni sindacali, partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori.
Noi democratici vogliamo rifondare il nostro stato sociale, che tende a offrire tutele solamente a chi ha o ha avuto un lavoro stabile lasciando gli altri indifesi, in primo luogo i giovani e le donne. Vogliamo ridisegnarlo in funzione del lavoro, delle giovani generazioni e della mobilita' sociale. Vogliamo uno stato sociale universalistico, quanto alla platea dei destinatari; selettivo, in base ai bisogni, nelle prestazioni; equo, in base ai redditi familiari, nella contribuzione.
Proponiamo un modello attivo di stato sociale che non si limiti a proteggere dai rischi ma stimoli la crescita delle opportunita' personali e sociali attraverso servizi di qualita' e integrati sul territorio. In particolare, dobbiamo colmare storiche carenze nei servizi per l'infanzia, i disabili e gli anziani non autosufficienti.
Sappiamo che la prosperita' dell'Europa, e dell'Italia in particolare, dipenderanno dalla nostra capacita' di sviluppare conoscenze evolute ed idee creative, di puntare sull'innovazione e la qualita' dei nostri prodotti, valorizzando al meglio la straordinaria sedimentazione di competenze, gusto, cultura che proviene dall'ambiente in cui viviamo e dalla nostra storia. Secondo noi si deve quindi investire di piu' nell'istruzione, nella ricerca e nell'arte, sapendo che la cultura e' elemento costitutivo della civilta' europea e non uno mero strumento per la produzione. Vogliamo assicurare un futuro alla cultura italiana favorendo la piena internazionalizzazione della nostra comunita' scientifica, spesso segnata da eccessivo provincialismo. Vogliamo rafforzare e sviluppare un forte sistema pubblico di Universita' e centri di ricerca di eccellenza, affermando il principio dell'autonomia, della competizione tra le strutture sulla base di una valutazione rigorosa dei risultati, del rinnovamento generazionale su basi meritocratiche del corpo docente.
Crediamo in una scuola inclusiva, sempre piu' integrata in un sistema europeo della formazione, che garantisca effettivamente le pari opportunita', che valorizzi le differenze e che contribuisca a costruire un'etica pubblica condivisa intorno ai principi della Costituzione. E' nella scuola che si innestano le radici della cultura democratica e civile indispensabile ad una convivenza sempre piu' multiculturale.
Anche con la scuola si previene il teppismo, la violenza e il razzismo.
Per questo vogliamo restituire prestigio agli insegnanti.
Vogliamo sostenere un sistema scolastico pubblico integrato (statale e non statale) che garantisca una elevata soglia di qualita' ai percorsi formativi ed escluda i diplomifici. Nel campo dell'istruzione superiore vogliamo dare un sostegno effettivo ai ''capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi'', di cui parla la Costituzione, perche' possano studiare in centri di eccellenza di livello internazionale ed acquisire quella cultura cosmopolita che serve alla classe dirigente di un grande paese come l'Italia.
Vogliamo rilanciare l'industria culturale e della comunicazione italiana, essendo consapevoli che i media oggi costituiscono un settore strategico sia come veicolo di informazione e cultura sia come opportunita' di lavoro altamente qualificato.
Questo settore nel nostro Paese e' oggi piu' di altri ingessato a causa di una limitata concorrenza, ed in particolare a causa del carattere oligopolistico del mercato pubblicitario e televisivo che va a nostro avviso superato.
Non pos10 siamo limitarci ad acquistare contenuti se non vogliamo condannarci da un lato alla subalternita' culturale e dall'altro a stare fuori da una delle piu' importanti industrie globali. Il cinema italiano e' stato tra i protagonisti della cultura del Novecento. E' noto che il ''racconto'' e' il cuore dell'identita' culturale di un Paese e noi vogliamo che sopravviva e si diffonda. E' importante, oltre che economicamente strategico, restituirgli il suo ruolo nella cultura internazionale. A questo fine, non pensiamo a pratiche protezionistiche quanto ad incentivi per le coproduzioni europee che siano in grado di stare sul mercato mondiale. Vogliamo che la musica, il teatro e le altre forme di espressione artistica siano parte integrante della formazione culturale e abbiano quindi l'attenzione e il sostegno necessari.
Vogliamo reagire allo scadimento della proposta televisiva puntando sulla qualita' dei contenuti e l'obiettivita' dell'informazione, a cominciare dal servizio radiotelevisivo pubblico.
Vogliamo un giornalismo della carta stampata libero da condizionamenti e interessi di impresa estranei all'attivita' editoriale. Vogliamo promuovere la libera circolazione dei prodotti dell'ingegno, anche attraverso le nuove forme di scambio rese possibili dalle tecnologie informatiche, se prive di fini di lucro, che consideriamo un fondamentale fattore di liberta', di eguaglianza e di diffusione della conoscenza.
Nel progettare l'Italia di domani, non possiamo peraltro dimenticare che essa viene ogni giorno resa migliore dallo spirito di sacrificio di milioni di immigrati.
Noi crediamo che siano necessari un sistema di programmazione degli ingressi realistico, ed una politica repressiva efficace per contrastare l'immigrazione illegale, per reprimere i trafficanti e gli sfruttatori, per punire chi si arricchisce con il lavoro nero. Ma vogliamo anche una politica dell'accoglienza che garantisca i diritti dei lavoratori stranieri e che, facendo questo, tuteli nei fatti anche i lavoratori italiani. Vogliamo norme e procedure chiare che consentano agli immigrati onesti di dormire tranquilli, di essere rispettati e fare progetti per la loro vita. Diciamo chiaramente che lo straniero che condivide i valori della nostra Costituzione, che e' inserito nel nostro paese e contribuisce alla nostra vita sociale deve avere la possibilita', se lo desidera, di diventare italiano. Diciamo chiaramente che le centinaia di migliaia di bambini stranieri nati in Italia, che frequentano le stesse scuole, parlano la stessa lingua e nutrono gli stessi sogni dei nostri figli sono italiani a tutti gli effetti e come tali devono essere riconosciuti di diritto. Diciamo chiaramente che i talenti di questi bambini non devono andare sprecati, a loro spettano le stesse opportunita' di qualsiasi altro bambino italiano.
L'Italia deve irrobustire la cultura e la pratica della legalita'. Per questo vogliamo una magistratura responsabile e indipendente, secondo i principi della Costituzione, e una giustizia efficiente, capace di assicurare l'attuazione del diritto in tempi ragionevoli. L'Italia deve liberarsi dalla mafia e dalle forme deviate di esercizio del potere politico e burocratico, che hanno costituito in alcune aree del Paese vere e proprie ''strutture di dipendenza'', e tengono soggiogata la societa' civile, distorcendo i rapporti tra cittadini e istituzioni. Vogliamo uno Stato impegnato a difendere i cittadini da tutte le forme di criminalita', anche quelle che sembrano meno gravi, ma colpiscono duramente la liberta' e la sicurezza di tante persone, soprattutto le piu' deboli. Per questo siamo profondamente grati a chi opera nelle forze dell'ordine con professionalita', senso delle istituzioni e spirito di sacrificio.
Contro la prepotenza degli interessi particolari, piu' forte quando le istituzioni sono deboli, vogliamo preservare l'autorevolezza dei poteri pubblici e la loro effettiva capacita' di esprimere una efficace funzione redistributiva e regolatrice.
D'altro canto non riteniamo che l'intervento pubblico debba essere necessariamente affidato ad istituzioni statali e siamo convinti dell'importanza della sussidiarieta'.
Pensiamo che in molti settori, dalla formazione professionale all'istruzione, dalle politiche sociali alla promozione dello sviluppo economico, alla tutela del nostro patrimonio storico?culturale e ambientale, l'intervento pubblico, debba valorizzare la voce e il ruolo delle comunita' locali, delle imprese, delle associazioni economiche, del volontariato e delle famiglie. Per rafforzare la democrazia abbiamo bisogno di istituzioni adeguate, ma anche di classi dirigenti responsabili, cosi' come di una concezione matura della cittadinanza, alimentata dalla consapevolezza da parte di ciascuno dei propri diritti e dei propri doveri, da un rinnovato senso dello stato, da una chiara, diffusa responsabilita' per il bene comune, da una piu' solida etica pubblica, da un sincero patriottismo costituzionale.
Noi democratici riconosciamo il fondamentale valore della Costituzione come patrimonio comune di tutto il Paese, che il referendum del giugno 2006 ha contribuito a radicare nella coscienza degli italiani. Per rendere le nostre istituzioni democratiche piu' solide secondo noi e' necessario completare la riforma federale dello Stato, attuandone gli aspetti piu' innovativi, tra cui il federalismo fiscale, e correggendo le disposizioni che si sono rivelate portatrici di conflitti e di incertezze.
Abbiamo bisogno di governi stabili e autorevoli, cosi' come abbiamo bisogno di un Parlamento formato da un numero di componenti piu' ridotto e piu' efficiente nelle modalita' di lavoro, piu' rappresentativo non solo dei territori ma 12 anche dei generi. Noi pensiamo ad una Camera titolare dell'indirizzo politico e della funzione legislativa. E ad un Senato che costituisca la sede di rapporti collaborativi tra lo Stato e gli altri soggetti istituzionali che compongono la Repubblica, che concorra paritariamente all'approvazione delle modifiche alla Costituzione e che abbia il potere di richiamo delle leggi approvate dalla Camera, con la funzione di suggerire correzioni e miglioramenti. Vogliamo una legge elettorale per il Parlamento nazionale che stabilisca un chiaro rapporto fra l'eletto, il territorio e gli elettori, contrasti la frammentazione partitica e favorisca l'evoluzione del sistema politico italiano verso una compiuta democrazia dell'alternanza. E pensiamo che alle stesse finalita' si debbano ispirare tutte le norme che incidono sulla rappresentanza, come i regolamenti parlamentari o la legislazione sul finanziamento della politica.
Al centro del nostro impegno politico non c'e' una astratta ideologia ma ci sono le persone, le loro necessita' materiali, intellettuali e spirituali, la loro naturale aspirazione al benessere e alla liberta', i loro diritti. Non ci piacciono invece la cultura, la mentalita' e le politiche che puntano solo al vantaggio egoistico e all'arricchimento individuale. I progetti dei singoli, nella societa' che vogliamo, sono progetti di persone aperte agli altri, che affermano diritti ma anche riconoscono doveri. La societa' che vogliamo riconosce il valore e coltiva l'etica del lavoro, attraverso cui le persone mettono alla prova la loro responsabilita' e i loro talenti. E' una societa' intessuta da un denso reticolo di associazioni no profit e di volontariato. La societa' che vogliamo riconosce il valore e favorisce la formazione della famiglia, dentro cui le persone mettono alla prova la solidarieta' e il reciproco rispetto tra i generi e le generazioni.
Abbiamo d'altro canto ben chiari i limiti della politica, non crediamo nella onnipotenza dello Stato, difendiamo la sua laicita', abbiamo a cuore la difesa dei diritti civili e lottiamo contro tutte le discriminazioni. Secondo noi la politica e la legge devono intervenire con cautela sui temi che hanno a che fare con la scienza e la tecnica in riferimento alla vita umana, al suo inizio, alla sua fine e alla sua riproduzione. Si tratta di questioni che vanno acquisendo una rilevanza centrale nel dibattito pubblico, perche' sollevano inediti e radicali interrogativi di natura etica, che sfidano l'intelligenza e la coscienza. Noi riteniamo che solo il dialogo tra diverse visioni religiose, etiche e culturali puo' portare a soluzioni normative ragionevoli e condivise, rispettose del criterio irrinunciabile della dignita' della persona umana e capaci di far incontrare il valore della liberta' di ricerca e di scelta col principio per cui non tutto cio' che e' tecnicamente possibile e' moralmente lecito.
Noi concepiamo la laicita' non come un?ideologia antireligiosa e neppure come il luogo di una presunta e illusoria neutralita', ma come rispetto e valorizzazione del pluralismo degli orientamenti culturali e dei convincimenti morali, come riconoscimento della piena cittadinanza - dunque della rilevanza nella sfera pubblica, non solo privata - delle religioni. Le energie morali che scaturiscono dall'esperienza religiosa, quando riconoscono il valore del pluralismo, secondo noi rappresentano infatti un elemento vitale della democrazia. E la laicita' dello Stato, cosi' come sancita dalla Costituzione, e' garanzia che ogni persona sia rispettata nelle sue convinzioni piu' profonde e al tempo stesso si possa pienamente integrare nella comunita' nazionale. In questo quadro, riteniamo che i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica siano stati validamente definiti dalla Costituzione e che ogni sviluppo di quei rapporti debba muoversi nel solco fissato dalla stessa Carta costituzionale.

L'Ulivo, il nostro partito

Per dare corpo a questo progetto serve un partito nuovo, un grande Partito democratico, che rinnovi la politica italiana, il suo costume, i suoi comportamenti.
Un partito che aiuti la societa' italiana a trovare una sintesi, ad andare oltre i localismi e le chiusure corporative che impoveriscono il nostro presente e mettono a repentaglio il nostro futuro. Serve un grande partito democratico che dia all'Italia governi stabili e un forte impulso riformatore.
Per oltre un decennio questo progetto e' stato coltivato all'ombra di un sentimento che ci accomuna e di un simbolo che ci rappresenta: l'Ulivo, il simbolo del nostro radicamento nella societa' italiana e della solidita' dei nostri valori, dell'orgoglio di un'Italia operosa, del suo buon vivere, di un'Italia nazione d'Europa nel cuore del Mediterraneo, della nostra aspirazione alla fratellanza e alla pace. Sottoscrivendo questo manifesto ci impegniamo a lavorare con piena convinzione, determinazione e lealta' per fare, a tutti gli effetti, entro la fine del 2008, dell'Ulivo il Partito dei democratici, il nostro partito. Sottoscrivendo questo manifesto, ce ne sentiamo e ne siamo gia' parte.
Sottoscrivere questo manifesto e versare una quota minima, saranno condizioni per partecipare, sulla base del principio ''una testa un voto'', alla formazione degli organi costituenti, secondo le regole definite in modo consensuale dal coordinamento dell'Ulivo.
Ci impegniamo a lavorare con passione per costruire un partito di popolo, radicato e diffuso sul territorio, capace di rendere partecipati e condivisi i processi 14 di riforma.
Un partito che riconosca e rispetti il pluralismo delle organizzazioni sociali, che riconosca e rispetti la distinzione tra la sfera dell'intrapresa economica privata e la sfera dell'azione politica. Un partito che riconosca e rispetti il pluralismo delle posizioni che maturano al suo interno ma che rimanga sempre capace di identificare una linea programmatica comune e di portarla avanti in maniera coesa e coerente nelle istituzioni. Ci impegniamo a costruire un partito che, sin dalla sua fase fondativa, sia aperto alla partecipazione di una larga platea di cittadini, ed affidi al loro voto, diretto e segreto, la scelta della leadership.
Un partito capace di parlare al paese con una voce autorevole, che proponga il suo leader alla guida del Governo della nazione, un partito che affidi al metodo delle primarie la scelta delle candidature alle massime cariche di governo nelle Regioni e negli Enti locali. Ci impegniamo a costruire un partito a rete, che preveda molteplici opportunita' di adesione e di impegno, che assuma le differenze di genere, di ispirazione culturale, di interesse sociale e professionale.
Un partito organizzato su base federale, che preveda una ampia autonomia regionale e territoriale.
Per noi, i democratici, la politica e' prima di tutto servizio, e' una nobile forma di amore per il prossimo e per il nostro paese. Per questo vogliamo riscattarne il valore, difendendolo dalle degenerazioni affaristiche, dalle manipolazioni delle procedure democratiche, dalle oligarchie inamovibili, restituendo fiducia alle tante persone che sono disposte a impegnarsi per passione civile, in forma volontaria e a proprie spese. Sappiamo che la politica, soprattutto quando implica l'assunzione di responsabilita' istituzionali, richiede straordinarie doti di dedizione, talento e competenza. Attitudini che in larga misura maturano nella societa' e che, dentro un grande partito democratico, devono essere coltivate attraverso l'esperienza, la formazione e la ricerca. Al tempo stesso sappiamo che la politica puo' essere o apparire, per chi la pratica, fonte di privilegi personali inaccettabili, e puo' conferire posizioni di potere che si auto?perpetuano. Noi crediamo quindi che, quando l'attivita' politica si svolge nelle istituzioni, deve poter godere del massimo rispetto ma deve anche essere sottoposta a stringenti forme di rendiconto, oltre che ad un periodico ricambio. Per questo nel nostro partito la partecipazione alla vita interna, l'assunzione delle candidature e degli incarichi, cosi' come le nomine di competenza politica in enti ed istituzioni pubbliche, saranno regolate da un rigoroso codice deontologico e da norme statutarie che, ad ogni livello organizzativo e in ogni ambito istituzionale, stabiliscano un limite al rinnovo dei mandati. Il Partito democratico fa propria la norma antidiscriminatoria sulla rappresentanza minima del 40% per ciascuno dei due generi.