Notiziario Italic Business News –
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PRESS agenzia stampa - N° 168 - Anno XIV,
6 settembre
2007
Le cause e
gli effetti della crisi dei Subprime Mortgage
Roberto Marchesi
Bruxelles
- La Bce
dovrebbe lasciare il costo del denaro al 4%. "Pesa l'effetto dei
mutui americani sulla crescita" affermano gli analisti. Inizia
l'autunno, in Europa, dopo la grande paura partita dagli USA in agosto.
Ma cosa è accaduto in USA in agosto?
I "Subprime Mortgage"
sono semplicemente dei mutui per l'acquisto della casa, ma a differenza dei
mutui ordinari i "subprime" vengono considerati di livello inferiore perchè
vengono concessi con grande facilità, praticamente un pò a chiunque ne faccia richiesta. E questo
comporta un più elevato rischio di insolvenza. Ma se già nel
titolo essi vengono definiti a rischio,
come è successo che proprio essi abbiano innescato questo
tremendo putiferio nei mercati finanziari di tutto il mondo ?
Facciamo un passo indietro.
Come tutti i mutui, anche i subprime mortgage vengono concessi a
fronte della garanzia reale sulla casa. Vale a dire che quando il debitore
non paga, la banca riprende possesso della casa che ha finanziato. Negli
Stati Uniti, a differenza dell'Italia dove possono passare anche diversi anni prima che la casa ritorni in possesso del
finanziatore, bastano pochi mesi. La procedura è rapidissima, già
alla seconda, o al massimo terza rata mensile non
pagata, il titolare del mutuo viene sfrattato e la sua casa viene messa
immediatamente nella lista dei "foreclosure",
cioe' in svendita. Egli perde tutto, anche quello
che ha pagato in precedenza, e la banca, vendendo la casa, rientra in
possesso del suo denaro. Il recupero completo del credito da parte delle
banche avviene però solo nei casi dei mutui
ordinari, erogati secondo le condizioni standard, che sono (più o
meno): 1) l'importo del mutuo non deve superare il 70 – 80% del valore della
casa (così da avere un margine in caso di recupero forzoso
dell'immobile, o di calo nel valore di mercato); 2) l'importo annuo
complessivo delle rate del mutuo non deve superare il 30% del reddito
complessivo annuo della famiglia a cui viene concesso il mutuo (per non
togliere alla famiglia una fetta troppo alta del reddito necessario alla sua
sussistenza).
Negli ultimi quattro-cinque anni è
successo invece che le banche hanno spalancato le porte alla concessione di
mutui "facili" senza tener conto di queste regole. E
non è tutto, il peggio è accaduto perchè oltre
al fatto di non avere questi mutui mantenuto alcun margine di copertura del
rischio essi arrivavano persino molto spesso a caricare in conto capitale la
commissione dei brokers immobiliari (dal 3 al 5%)
portando cosi' l'importo del mutuo a superare il
valore stesso della casa finanziata. Il gioco era fatto. La
banche piazzavano a migliaia nuovi mutui (anche in sostituzione di
vecchi mutui a tasso fisso) dai qualii incassavano
immediatamente sostanziose commissioni per le loro (ridicole) istruttorie (le
cui spese venivano caricate spesso anch'esse in capo ai mutui), i brokers e le title companies guadagnavano le loro profumate parcelle, i
mutuatari entravano felici nella casa dei loro sogni. In questo modo si
è caricata però una vera e propria bomba, immessa in dosi
sempre piu' massicce in un mercato, quello
immobiliare statunitense, che già soffriva per la sopravalutazione
degli immobili soprattutto in alcune aree (come la California,
la Florida e il New England). Migliaia di brokers con pochi scrupoli hanno presentato ad una
miriade di sprovveduti il miraggio della casa sognata come effettivamente
possibile. Offrivano un mutuo che finanziava non solo il 100% del valore
della casa, ma copriva persino le parcelle del broker e della
Title Company (praticamente il notaio). In
più, offerto dalla banca, c'era il mutuo a tasso variabile che,
inizialmente, appariva vantaggioso e sostenibile.
Ma il conto alla rovescia del detonatore che avrebbe provocato l'esplosione
della bomba era già cominciato da un pezzo. Infatti
i tassi d'interesse, governati dalla Federal Reserve americana, erano in lenta ma costante crescita da
circa quattro anni. L'allarme, da parte di banche e operatori finanziari era
già stato sollevato.
Si sapeva benissimo che c'era una massa imponente di mutui a tasso variabile
che vedeva esaurirsi il periodo favorevole del tasso ridotto iniziale e
veniva ad applicarsi invece il corrente tasso di mercato, più alto
anche di oltre 3 punti percentuali rispetto al precedente. E poichè nei mutui a tasso variabile anche la
rata è variabile (in funzione del calcolo degli interessi),
tutti quei mutui avrebbero visto schizzare in alto anche l'importo della rata
da pagare. Era quindi facilmente prevedibile che molti di quegli sprovveduti
che avevano sottoscritto i mutui da favola non ce l'avrebbero
fatta a pagare, cadendo cosi' nella trappola del foreclosure.
Gli analisti prevedono che l'impatto di coloro che non riusciranno a pagare
nei prossimi mesi raggiungera' livelli senza precedenti, provocando gravi ripercussioni
sia nel mercato immobiliare che in quello finanziario. Ma la Federal Reserve, non volendo
coprire operazioni di cattiva finanza, non ha ascoltato. Ha mantenuto il
tasso invariato e, di lì a pochi giorni, è
cominciata la crisi. Ed è cominciata perchè si sapeva
anche che in tutte le operazioni di subprime mortgage nelle quali il titolare del mutuo non avesso potuto pagare le rate (tantissimi!), il recupero
forzoso della casa non sarebbe stato sufficiente a coprire l'importo del
mutuo concesso.
Ma non si deve pensare che la crisi sia stata scatenata dalla paura di
massicce perdite all'orizzonte da parte delle banche. Non saranno le banche a
registrare perdite da queste operazioni! Le banche infatti,
attraverso la "cartolarizzazione" dei
beni illiquidi (tra questi ci sono i mutui), hanno
già collocato sul mercato del risparmio questi mutui sotto forma di bonds (obbligazioni) e altri titoli offerti ai risparmiatori.
Ed ecco che ora appare più chiaro il motivo della crisi globale. Chi
sono i risparmiatori ? In parte sono i singoli
privati cittadini, ma la gran parte sono i fondi di investimento, gli edge fund, ecc., che hanno collocato questi titoli a privati
risparmiatori. Saranno quindi i risparmiatori a sopportare le perdite di
queste malaccorte operazioni di finanziamento. I titoli di risparmio (bonds, ecc.) sono quotati anche in funzione del valore
intrinseco che hanno. Nei "prime mortgage"
il valore intrinseco è alto, poichè
gli immobili a garanzia collaterale hanno un valore reale concreto. Nei
"subprime mortgage"
invece fin dal principio è noto che il valore è
gonfiato, perciò la garanzia vale meno e quindi anche il titolo che
indirettamente finanzia il mutuo è meno pregiato, perchè
contiene un più alto rischio. E più numerosi diventano i casi
di insolvenza, che nemmeno il recupero forzoso della casa riesce a coprire
per intero, più a rischio diventano anche gli strumenti finanziari
collegati.
Non appena la Federal Reserve
(ai primi d'agosto ndr) ha annunciato che non
avrebbe abbassato i tassi, i gestori dei fondi che avevano acquistato i
titoli collegati ai "subprime" hanno
pensato che era meglio alleggerire il portafoglio da quei titoli, e hanno
cominciato a vendere. Poi le vendite sono diventate sempre più
massicce. E siccome a dover ricomprare i propri titoli erano le banche, da
qui è nata la crisi di liquidità che ha colpito il sistema
e che ha costretto le banche centrali a immettere grandi quantità di
denaro liquido nel sistema. (Nei casi più
gravi, quando una banca non riesce a rimborsare i titoli che ha emesso, per
crisi di liquidità, la banca fallisce).
Siccome nei titoli americani hanno investito anche diversi fondi stranieri,
la crisi si è trasferita anche all'estero. E siccome era già
noto da mesi che una crisi nel mercato immobiliare e nel collegato mercato dei fondi di investimento avrebbe potuto portare
l'economia americana ad una nuova recessione, ecco spiegata la reazione dei
mercati americani e internazionali. Il mercato si muove sempre in anticipo.
Non è stata la gravità della situazione attuale ad aver
bruciato le migliaia di miliardi di dollari e di euro nelle borse, è stata la previsione, giusta o sbagliata
che sia, di ciò che potrebbe succedere tra poco a scatenare il
putiferio. A questo punto la Federal Reserve, visto che nemmeno le massicce iniezioni di
liquidità, anche da parte di altre Banche Centrali, bastavano a
frenare l'emorragia, è corsa ai ripari (venerdi' 17 agosto) abbassando il tasso di sconto di
mezzo punto. Si tratta di un intervento classico che ha effettivamente
stoppato la spinta speculativa al ribasso. Peccato però che in Borsa
anche gli interventi tempestivi non siano sufficienti ad evitare il danno,
lì bisogna per forza saper prevenire. E comunque, con un dollaro
già ai minimi storici, un mercato immobiliare interno sempre
più debole e un costo del petrolio alle stelle non si può certo
dire che il pericolo recessione sia ora scongiurato. Se poi aggiungiamo alle problematiche economico-finanziarie di cui sopra (e
altre) quelle rivenienti da un Welfare State che
lascia circa 50 milioni di cittadini (ovvero 1 cittadino su sei) senza
copertura medica (vedasi anche il cap. "The Health
System in U.S." del mio libro "Scoprire
un'Altra America"), e un indebitamento medio pro capite dei cittadini
americani elevatissimo, possiamo ben dire che il problema dei "mutui
facili", nonostante il putiferio che hanno sollevato nei mercati
finanziari, non sia certo per gli USA il problema più grave da
risolvere. La riduzione dei tassi può servire a calmare la piaga dei foreclosure (convincendo qualche gestore di fondi a non svendere), ma allontana i risparmiatori (già
sfiduciati dalla leggerezza dimostrata con i subprime
mortgage). E' quindi prevedibile che il periodo di
turbolenza nei mercati sia tutt'altro che finito.
Roberto Marchesi/News ITALIA PRESS
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