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Documento d’interesse   Inserito il 16-1-2008


 

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DA L’ESPRESSO DEL 19-12-2007

 

Dynasty eccellente

 

di Gianluca Di Feo

 

Ecco l'indagine giudiziaria che ha provocato l'arresto di Sandra Lonardo, moglie del ministro, e le dimissioni del Guardasigilli. Anticipata da L'espresso con un articolo di tre settimane fa.

 

 

Vincenzo Lucariello è un nome che non sfigurerebbe in un'opera di Eduardo De Filippo. Ma l'indagine di cui Lucariello è protagonista ha ben poco della commedia. Perché, qualunque ne sia l'esito giudiziario, ha messo alla luce un altro spaccato raccapricciante della gestione del potere. Dalle registrazioni delle telefonate di Lucariello infatti è stata ipotizzata una delle accuse più inquietanti degli ultimi anni: un procuratore della Repubblica che corrompe il presidente del Consiglio di Stato. Il tutto, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, grazie alla capacità di Lucariello di ottenere ascolto dai giudici amministrativi più potenti. Entrature che deriverebbero in parte dalla sua attività di segretario generale del Tar della Campania. Ma a far sì che Lucariello trovasse udienza era anche la fama che lo circondava, perché gli investigatori ritengono che fosse nota la sua vicinanza alla famiglia di Clemente Mastella: un biglietto da visita che apre tante porte nel mondo della giustizia.

Tre anni fa Lucariello è stato nominato 'difensore civico' della Regione Campania. E adesso, ironia della sorte, si ritrova a essere suo malgrado un grande accusatore. Perché è dalle sue telefonate che nasce l'ultimo filone dell'inchiesta dei pm di Santa Maria Capua Vetere, un'indagine forse troppo vasta per una Procura così piccola. Dall'analisi delle conversazioni di Lucariello i magistrati hanno chiesto di sospendere dall'incarico il presidente del Consiglio di Stato Paolo Salvatore, il procuratore capo di Foggia Vincenzo Russo, il presidente del Tar campano Francesco Guerriero, il prefetto di Benevento Giuseppe Urbano e altri due giudici del Tar partenopeo.

Le accuse sono molto diverse. Nell'episodio più clamoroso, quello del Consiglio di Stato, Russo avrebbe chiesto notizie sulla sorte dei ricorsi contro la sua nomina al timone della Procura di Foggia, bersagliata dai ricorsi degli altri concorrenti. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Lucariello su incarico del procuratore avrebbe contattato il presidente Salvatore, d'origine irpina, e fatto da tramite nello scambio di notizie riservate. E l'ipotesi di corruzione? Si parlerebbe di regali prestigiosi fatti arrivare al piano più alto di Palazzo Spada. Ma non c'è nessun contatto diretto tra i due magistrati, tutto passa tramite Lucariello: un elemento su cui hanno fatto leva i difensori per respingere l'accusa.


Paolo Salvatore, 72 anni, è una figura che appare lontana dai giochi della politica: è stato nominato al vertice della giustizia amministrativa solo due mesi fa, grazie al rilievo dei 36 anni di anzianità. Il suo momento di gloria sembrano essere stati gli anni Ottanta, quando collezionò incarichi di spicco: la commissione tributaria centrale, diverse poltrone da capo di gabinetto. Poi dal 1992 si è concentrato sull'attività di giurista: il suo ultimo studio è dedicato ai 'nuovi orizzonti del concetto di legalità'. Che in Campania sembrano molto lontani.

Contro gli altri indagati dell'inchiesta capuana ci sono contestazioni più lievi: falso in atti d'ufficio. Perché secondo i pm al telefono di Lucariello c'era un gran traffico di informazioni più o meno riservate sui ricorsi di imprenditori e gran commis, tutti alle prese con il Tar campano per conoscere le sorti di appalti e incarichi. Notizie che valgono oro quando un costruttore ha il cantiere fermo per anni o i vincitori di un concorso restano al palo. Quello che interessava anche il prefetto di Benevento, Giuseppe Urbano, alle prese con i ricorsi per il vertice di una comunità montana. "Ci sono state contestate solo delle intercettazioni, senza riscontri. E siamo convinti di avere fornito al gip tutte le spiegazioni per respingere la misura interdittiva", dichiara l'avvocato Vittorio Giaquinto, che assiste Russo, Urbano e Guerriero. In effetti, quelle contestate appaiono piccole cose rispetto ai personaggi coinvolti. E sembra di capire che si tratti quasi di corollari rispetto al nucleo principale dell'istruttoria condotta dai pm Alessandro Cimmino e Maurizio Giordano. Che riguarderebbe il sistema di potere che in Campania fa riferimento alla famiglia Mastella.

Nell'ultimo grappolo di provvedimenti chiesti dai magistrati compare anche il consuocero del ministro, l'ingegner Carlo Camilleri. Ma l'accusa è di quelle che fa sorridere: avere spinto un vigile urbano di un paesino a stracciare una multa. Certo, l'azione penale è obbligatoria anche se in questo caso potrebbe apparire come una forma di accanimento. Negli atti dell'inchiesta ci sono però elementi ben più pesanti, dove anche queste minuzie si incastrano nell'ipotesi di un'associazione per delinquere in grado di condizionare appalti e nomine in tutta la regione.

I sequestri disposti dai magistrati riguardano pratiche urbanistiche, appalti e poltrone legate a interessi dell'Udeur. O direttamente all'ingegner Camilleri, padre della nuora del Guardasigilli. Per questo le notizie iniziali sull'istruttoria fecero infuriare la signora Mastella, che invitò i pm a lavorare in silenzio. Ora la replica dell'Udeur è stata affidata al 'Mattino' dal segretario campano Antonio Fantini: "Il partito si augura che tali attività investigative tengano conto di alcune condizioni di parentela, senza fermarsi nei confronti di nessuno.

Ma ribadisce il primato della politica che comporta anche la discrezionalità delle nomine che sono prerogative di legittime intese tra i partiti". Non è un caso se il primo provvedimento di tutta l'indagine ha riguardato il governatore Antonio Bassolino: invitato a comparire, non si è presentato e ha preferito mandare una memoria difensiva. Ma le accuse riguardano una nomina che lui aveva soltanto ratificato. Perché decisa dal consiglio regionale presieduto dalla signora Mastella.

(19 dicembre 2007)