Da La Stampa 14-2-2007
"Noi
credenti, peccatori per amore"
Viaggio tra i cattolici che non
obbediscono a Ruini:"Dio ci capisce"
GIOVANNA FAVRO
Lilli, 63 anni, crede in Dio.
Prega, va a Messa, e da vent’anni, quando gli altri si mettono in fila per la
comunione, resta seduta al suo banco, spesso con gli occhi pieni di lacrime:
ha sposato un divorziato, non può accedere ai sacramenti. Marina, 34
anni, il giorno dopo aver partorito Giulia pensava, guardandola con tenerezza mentre succhiava al seno, se il parroco
l’avrebbe battezzata, perché con Roberto non s’è mai sposata. Fausto
è invece un ex sacerdote: ha 37 anni, e ha lasciato l’abito dopo un
solo anno dall’ordinazione. E’ sposato con una fervente cattolica. Ma solo in
Municipio: davanti a Dio non può, perché aspetta da anni una dispensa
papale che non arriva mai. Vive con sofferenza l’impegno che profonde con la
moglie in parrocchia, quella dei Santi Pietro e
Paolo, a Torino. Anche loro sono peccatori e non possono accedere ai
sacramenti. Neppure alla confessione: per la Chiesa, chi si
sposa davanti al sindaco è un concubino.
Coppie
di fatto e sfasciate
Coppie di fatto e coppie sfasciate, uomini e donne al secondo matrimonio
o che convivono senza essere arrivate all’altare: sono milioni, gli italiani
così, e milioni tra loro sono i cattolici. Se un ateo la
risolve con un’alzata di spalle, loro vivono amori che da un lato riempiono
il cuore e dall’altro creano disagio, quando non sofferenza. C’è
l’Italia di papa Ratzinger e di Ruini, e c’è
un’Italia, che pure si professa cattolica, che arranca fra matrimoni
distrutti, amori omosessuali e coppie di fatto. C’è chi ha trovato una
via di conciliazione autentica, chi arrangia il proprio credo per mettere a
tacere la coscienza e chi si macera nei sensi di colpa, vivendo fra essere e
dover essere un perenne iato.
A centinaia, anzi a migliaia, si rivolgono ogni anno da tutta Italia
all’Eremo di Caresto, nelle Marche, un centro di
spiritualità cattolica dedicato alle coppie. Daniela Maffei, responsabile della comunità: «Ci
interessiamo prima di tutto delle famiglie per così dire normali, che
magari attraversano una fase di difficoltà. Ci dedichiamo anche a
separati, seconde nozze, conviventi: non abbiamo progetti alternativi alla
Chiesa, ma offriamo assistenza e accoglienza a chi sente il bisogno di essere
in ogni caso vicino al Signore». Nel 2006 hanno contattato l’Eremo 10 mila
persone. Anche uomini e donne come Ilaria Salvi, di Peglio,
vicino a Pesaro: «Ho 38 anni, due bellissimi
bambini, un marito uscito da un divorzio. Sono molto religiosa, ma non posso
accostarmi all’Eucarestia, né confessarmi: nemmeno
leggere le letture in chiesa. Lo vivo come un’esclusione, un rovello».
Sposata in Comune, «ho voluto lo stesso giorno una Messa per noi due, anche
se il prete non ha potuto pregare per gli sposi. Quando la mia bimba,
Letizia, mi chiede perché non faccio la comunione, patisco. Potrei andare
dove non mi conoscono; ma sarebbe mentire, e davanti a Dio non ha senso. Amo
mio marito, non posso credere che spiaccia a Dio. Lo rispetto, cresco i miei
figli nella fede, leggo i Vangeli, e poi sarà il Signore a
giudicarmi». Quanti ne conosce, don Piero Gallo, parroco torinese a San
Pietro e Paolo, di casi così. «A volte vogliono confessarsi, e io li
scongiuro di non chiedermelo, di non mettermi in imbarazzo. Perché a loro
voglio bene, ma non posso assolverli. Dico: pregate, Dio è
misericordioso». In media, «un terzo dei fidanzati che vengono per sposarsi,
già convive. Alcuni perché hanno lavori precari: fanno coincidere il
matrimonio con il momento della casa “vera” oltre che con una festa costosa.
Nella maggior parte dei casi però le ragioni non sono economiche, ma psicologiche. Hanno molte incertezze sulla
stabilità della coppia, e molta paura di compiere scelte definitive».
La
vedova e la pensione
Tra le coppie di fatto ci sono quelli come Andrea e Luisa, che
«rimandiamo sempre, anche per pigrizia, e a forza di rimandare nostro figlio
ha 7 anni», e quelli come Lara e Marcello, 70 e 72 anni, conviventi da 5:
«Tutti credono che siamo sposati, ma non è vero. Sono vedova, non
voglio perdere la reversibilità. A messa vado lo stesso, con Marcello
ho smesso di sentirmi sola».
Roberto C. è divorziato da 15 anni, e
racconta le contraddizioni fra gli stessi sacerdoti: «Certi mi dicono di
rinunciare all’Eucarestia, altri di accostarmi solo
dove non mi conoscono. Anni fa, un prete non voleva battezzare mio figlio.
M’ha detto “Torna da tua moglie, e lascia questa donna e questo
bambino al loro destino”». Marco B., 40 anni: «Mi sono innamorato di Sara
profondamente, e quando vedo la nostra bella famiglia, i nostri
bambini, mi chiedo se davvero sarebbe stato giusto rinunciare a lei solo
perché era separata. In parrocchia ero un animatore, e quando ripenso a
ciò che dicevo ai ragazzi sono in contraddizione con me stesso. Ma
dalla Chiesa mi sento condannato, senza via di redenzione. Spesso vado a
Messa, e faccio la comunione: mi domando che male c’è». Una
possibilità che Lilli Di Giorgio, 63 anni, torinese, si nega da vent’anni: «Piango, soffro, ma la regola è questa, devo
rispettarla. Sono una peccatrice, non sono all’altezza dei sacramenti. La
Chiesa c’è da duemila anni, e non è lei a dover cambiare, ma
gli uomini. Ho sbagliato, ma so che Dio mi ama lo stesso». Ne è
convinta Marghertita Blandino, 61 anni, separata da
32 e risposata da 24. E’ fra i coordinatori di un gruppo di preghiera con
separati e divorziati promosso dalla Diocesi di Torino. «Sono in pace con me
stessa. Si tratta di non limitare la relazione con Dio ai sacramenti. Si
possono trovare altre forme di comunione con il Signore nella preghiera, nel
servizio agli altri e nell’amore».
Il cambio al vertice della Cei non è
più questione di giorni. Forse arriverà in coincidenza con
l’Assemblea dei vescovi, fissata per maggio a Roma, ma c’è chi
ipotizza che il cardinale Camillo Ruini possa prolungare la sua permanenza al
vertice della Conferenza Episcopale fino all’inizio dell’autunno. Forse a
Loreto dove è previsto dal 29 agosto al 2 settembre, un pellegrinaggio
dei giovani cattolici a cui presenzierà anche
Benedetto XVI. Intanto i candidati alla successione sono, oltre ai cardinali
Scola e Antonelli, i vescovi Papa, Bagnasco e Monari.
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