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Documento d’interesse   Inserito il  5-5-2009


 

 

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Il Corriere della Sera 1-5-2009

 

Un nuovo umanesimo per l' Europa

Prospettive Le sfide del XXI secolo nelle riflessioni di Morin

sul saggio di Mauro Ceruti e Gianluca Bocchi

 

Edgar Morin

 

Contro l' idea di un' Unione-fortezza e i danni causati dalla sua stessa civiltà Scenari. Due sono le minacce che incombono: la degradazione irreversibile della biosfera e altre guerre con l' uso del nucleare

La costruzione europea subisce oggi una crisi profonda. Alla sua incapacità di darsi una costituzione e un' unità politica si aggiunge la sua incapacità di gestire il suo necessario allargamento e di effettuare il suo necessario approfondimento. Il caso più emblematico è la questione dell' integrazione della Turchia, che ci impone di reinterrogarci sulla natura dell' Europa. È ciò che Mauro Ceruti e Gianluca Bocchi fanno con grande acutezza e capacità di visione nel loro ultimo saggio, Una e molteplice. Ripensare l' Europa (Marco Tropea Editore). L' umanesimo europeo è nato dalla simbiosi tra il fraternalismo evangelico e l' autonomia del cittadino greco, capace di prendere in mano il proprio destino e quello della sua città. Tale umanesimo ha saputo inoltre concepire l' identità d' Europa secondo l' immagine plurale delle quattro colonne, cioè le tre tradizioni monoteiste e la tradizione del mondo classico greco e latino, in parte peraltro giunta a noi attraverso la traduzione araba. Nella tensione e nell' intreccio delle sue radici plurali, l' Europa moderna emerge da un vortice storico nel quale si sviluppano la scienza, la democrazia e il pensiero laico. L' Europa non sfugge soltanto alla visione semplificatrice che ne farebbe o un' entità cristiana o un' entità non cristiana: sfugge a ogni visione semplice. Non può definirsi attraverso una frontiera con l' Asia: è una «penisola» di quel continente ben più ampio che è l' Eurasia. Il Mediterraneo è stato durante i secoli dell' Impero romano il suo lago interno. L' Atlantico è divenuto il luogo dello sviluppo del suo commercio. L' Europa si è differenziata storicamente dall' Asia, a partire dal vortice storico nato dal suo occidente (Spagna, Portogallo, Francia, Paesi Bassi, Gran Bretagna) sviluppando un tipo inedito di civiltà, propagatasi da ovest a est portando in sé il principio di una trasformazione permanente. L' Europa è una realtà storica in metamorfosi ininterrotta e la formazione dell' Unione europea è l' ultima delle sue metamorfosi. Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti mettono mirabilmente in evidenza queste metamorfosi. Dimostrano che per pensare l' Europa non si può dissociare la sua molteplice diversità dalla sua unità, indicando che l' Europa da edificare (se ciò è ancora possibile) deve essere quella dell' unità nella multiculturalità. Essi mostrano che la nazione moderna è un' invenzione dell' Europa, che si è mondializzata con i secoli XIX e XX. Le nazioni dell' Europa occidentale, focolai di grandi civiltà e capaci di integrare in essa etnie molto diverse, hanno vissuto due malattie specifiche: la purificazione unificatrice e la sacralizzazione delle frontiere. La purificazione fu innanzitutto religiosa e si scatenò in Spagna, Portogallo, Inghilterra (contro i cattolici), Francia (abrogazione dell' editto di Nantes), Germania. Ma le nazioni occidentali continuarono l' integrazione multietnica. Fu l' affermarsi dell' idea di nazione negli imperi (ottomano, austroungarico, zarista, divenuto poi Urss), nei quali le diverse etnie erano intrecciate, che nel momento della loro disgregazione, fece comparire le volontà nazionali di natura monoetnica, volte a purgarsi dagli elementi divenuti stranieri sul loro stesso territorio. Ciò ebbe inizio durante le guerre greco-turche dopo la Prima guerra mondiale, e continuò soprattutto con la decomposizione della Jugoslavia, che non ebbe né il tempo né le virtù per rimanere nazione polietnica. Ma il culmine fu la purificazione razzista del nazismo, che si sviluppò con i genocidi contro ebrei e zigani. L' Unione europea, per contro, ha permesso l' integrazione polietnica delle piccole nazioni monoetniche e ha teso dunque a eliminare la malattia della purificazione. Essa ha prodotto inoltre la desacralizzazione delle frontiere. Le due malattie specificamente nazionali sembrano dunque superate. Tuttavia, oggi appare lo spettro di una nuova purificazione, etnica o etnico-religiosa, contro migranti la cui condizione è minacciata, così come contro migranti impietosamente respinti. E Ceruti e Bocchi hanno ragione a levarsi contro l' idea di una «fortezza Europa»: tanto più che l' Europa è nata da migrazioni, dalla preistoria fino ai tempi storici; tanto più che il suo avanzo miserabile di popolazioni è emigrato nelle Americhe; e tanto più che sono le devastazioni dello sviluppo imposto all' Africa a spingere gli africani proletarizzati a venire in Europa. L' ultimo ostacolo all' Unione europea viene dagli Stati europei stessi che hanno accettato di abbandonare le loro sovranità economiche, ma resistono all' abbandono delle loro sovranità politiche assolute, allorché i problemi vitali e fondamentali che devono affrontare richiedono, per la loro stessa natura, la perdita di questo assolutismo. Ricapitoliamo le tesi del libro: l' Europa metanazionale è nata dal disastro suicida della Seconda guerra mondiale e si è fortificata sotto la minaccia dell' Urss staliniana. Oggi sono la piccolezza delle nazioni di fronte ai propri problemi e la piccolezza dell' Europa di fronte alle grandi unità continentali (Usa, Cina, India) a militare a favore del compimento politico del superamento metanazionale. La piccolezza dell' Europa è figlia della sua grandezza storica. Bocchi e Ceruti sostengono a ragione che l' Europa è divenuta «provincia globale»: da essa era partita l' era planetaria, che è stata ad un tempo occidentalizzazione e globalizzazione. La civiltà europea è divenuta mondiale, ma la civiltà che essa ha creato sta asfissiando e uccidendo il pianeta. Infatti, gli sviluppi scatenati dall' occidentalizzazione, sotto l' effetto del quadrimotore scienza-tecnica-economia-profitto, congiunti alle crisi delle civiltà tradizionali e ai conflitti ideologico-religiosi, fanno incombere sul pianeta due minacce: la degradazione irreversibile della biosfera e nuovi conflitti nei quali l' uso dell' arma nucleare, sempre più diffusa, è divenuto probabile. Il bel saggio di Bocchi e Ceruti ci pone dinanzi alle domande drammatiche che non possiamo più eludere: l' Europa «subirà» i cataclismi provocati dalla sua stessa civiltà? A partire dal suo umanesimo universalista e dalla sua tradizione problematizzante, aprirà la strada a una politica capace di lottare contro gli effetti negativi della sua stessa civiltà, di svilupparne gli effetti positivi e di votarsi non più principalmente alle crescite quantitative, ma innanzitutto alle qualità umane e alle qualità della vita? Sarà capace di congiungere le acquisizioni della scienza con la cultura umanistica? Sarà capace di elaborare un pensiero che possa legare le conoscenze frammentate, compartimentate e disperse che ci rendono ciechi ai problemi fondamentali e globali? Porre tali questioni è un appello al Rinascimento e a un nuovo Umanesimo planetario. Gli autori Del filosofo e sociologo Edgar Morin (Parigi, 1921) si contano oltre venti saggi soltanto tra quelli tradotti in italiano. Tra gli ultimi usciti, si ricorda: «Il mondo moderno e la questione ebraica» (Cortina). I due filosofi Mauro Ceruti e Gianluca Bocchi - dei quali Morin recensisce qui «Una e molteplice. Ripensare l' Europa» (Marco Tropea, pp. 90, 8,90) - sono soliti collaborare alla stesura di testi, tra i quali: «Educazione e globalizzazione» (Cortina) e «Modi di pensare postdarwiniani» (Dedalo) * * *