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il 1-5-2009
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Il Corriere della Sera 30-4-2009
Libertà di stampa: l'Italia fa un passo indietro,
unica nazione in Europa
La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di
un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati» Rapporto di Freedom House, organizzazione non-profit e indipendente
Alessandra Farkas
NEW YORK - L'Italia è l’unico Paese europeo a essere retrocesso nell’ultimo anno dalla categoria dei «Paesi con stampa libera» a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è «parziale». La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati». Lo afferma in un rapporto Freedom House, un'organizzazione non-profit e indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, la cui prima presidente fu la first lady Eleanor Roosevelt. Lo studio viene presentato venerdì al News Museum di Washington e sarà accompagnato da un live web cast che si potrà scaricare sul sito Freedomhouse.org.
CLASSIFICA - Nell’annuale classifica di Freedom House, l’Italia va indietro come i gamberi, insieme a Israele, Taiwan e Hong Kong. «Un declino che dimostra come anche democrazie consolidate e con media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni alla libertà», ha commentato Arch Puddington, direttore di ricerca per Freedom House. Su un punteggio che va da 0 (i Paesi più liberi) a 100 (i meno liberi), l’Italia ottiene 32 voti: unico Paese occidentale con una pagella così bassa. I «migliori della classe» restano le nazioni del Nord Europa e scandinave: Islanda, Finlandia, Norvegia, Danimarca e Svezia (prime cinque a livello mondiale). Le «peggiori»: Corea del nord, Turkmenistan, Birmania, Libia, Eritrea e Cuba.
PROBLEMA
ITALIA - Il «problema principale dell’Italia», secondo Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato lo studio, è
Berlusconi. «Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori
sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una
sola guida», spiega. Altri fattori: l’abuso di denunce per diffamazione contro
i giornalisti e l’escalation di intimidazioni fisiche da parte del
crimine organizzato. Intanto giovedì il Committee to Protect Journalists,
un’organizzazione non-profit che lavora per salvaguardare la libertà di stampa
nel mondo, ha pubblicato la top ten dei peggiori Paesi al mondo per i
blogger. La Birmania guida la lista, seguita da Iran, Siria, Cuba e Arabia
Saudita. Sesto il Vietnam, seguito a ruota da Tunisia, Cina, Turkmenistan ed
Egitto.