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Il Corriere della Sera del 18-1-2008 Dalle
intercettazioni su Mastella la conferma che la
politica ha allungato le mani sulla sanità. Padiglione per padiglione, reparto per reparto, corsia per corsia.
Sanità e tessere, così fan tutti.
Di G.A. Stella
«Cercasi radiologo targato Ds».
«AAA. Cercasi pediatra vicino An».
«AAA. Cercasi neurochirurgo convintamente Udc». Dovrebbero avere l'onestà di pubblicare
annunci così, i partiti: sarebbero più trasparenti. Perché questo emerge dalle intercettazioni della «Mastella Dynasty»: la conferma
che la politica ha allungato le mani sulla sanità. Padiglione
per padiglione, reparto per reparto, corsia per corsia. A donna
Alessandrina, che oltre a preparare cicatielli con
ragù di tracchiole si diletta di spartizione
di poltrone, sarebbero servite «due cortesie: una in
Neurochirurgia e una in Cardiologia». Il marito invece, a sentire lo sfogo
telefonico del consuocero Carlo Camilleri,
si sarebbe arrabbiato assai per «l'incarico di primario a ginecologia al
fratello di Mino Izzo... Ma ti pare... Proprio il fratello di uno di Forza
Italia che è di Benevento ed è contro di me... Ma non teniamo
un altro ginecologo a cui dare questo incarico?». Vi chiederete: che se ne fa
Clemente d'un ginecologo «suo»? E poi, con nove
milioni di processi pendenti e i tagli folli ai
bilanci dei tribunali e i giudici che si portano la carta igienica da casa,
come faceva il ministro della Giustizia a trovare il tempo di occuparsi della
bottega clientelare? Ecco il punto: è in corso da anni, ma diventa sempre più combattuto e feroce, un vero
e proprio assalto dei segretari, dei padroni delle tessere, dei capicorrente al mondo della sanità. Visto come un
territorio dove distribuire piaceri per raccogliere consensi. Vale per il Sud, vale per il Nord.
Per le regioni d'un colore o di un altro. Nella Vibo
Valentia in mano al centrosinistra ardono le polemiche sulla decisione di
distribuire 40 primariati (di cui Ma non diverse sono le accuse, a parti rovesciate,
contro la gestione delle Asl «unioniste»
toscane, umbre, emiliano-romagnole, «solo che
lì il "partito" è così forte che se ne stanno
tutti quieti e zitti», rincara Biasioli.
Per non dire dei veleni intorno alla distribuzione di cariche nella
sanità campana, cuore delle inchieste di oggi.
O degli scontri interni alla destra per l'accaparramento
dei posti in Sicilia, dove su tutti svetta l'Udc di
Totò Cuffaro. Il
quale non casualmente è un medico in una terra in cui i medici
(compresi quelli legati alla mafia come Michele Navarra
o più recentemente Giuseppe Guttadauro)
hanno sempre pesato tantissimo. Quanto questo peso sia
attuale si è visto, del resto, alle ultime comunali di Messina. Quando tra i candidati c'erano almeno 111 medici. In buona parte ospedalieri. Tra i quali, in particolare,
una ventina del «Papardo», la più importante
struttura peloritana: il primario di oculistica e quello del laboratorio analisi, il
primario di medicina e quello di neurologia, il primario di pneumologia e quelli di chirurgia vascolare, cardiologia,
rianimazione. Quasi tutti schierati con An. E indovinate a che partito apparteneva il direttore
generale? Esatto: An. «Li hanno militarizzati
tutti», accusò indignato Nunzio Romeo, il candidato del Mpa. Peccato che lui stesso fosse medico e presidente
dell'Ordine dei Medici e guidasse a nome del medico
Raffaele Lombardo una lista con 41 medici. Pietro Marrazzo, il
governatore del Lazio, dice che basta,
per quanto lo riguarda è ora di finirla: «Se vogliamo marcare una
svolta di sistema io ci sto. Sono qui. Disposto a rinunciare già domani mattina alla
facoltà di nominare i direttori generali». Ma
quanti colleghi lo seguirebbero? E cosa direbbero i partiti che sostengono la
sua giunta all'idea di rinunciare alla possibilità di incidere su un settore chiave come questo? E' una
tentazione comune a tutti, accusa Carlo Lusenti,
segretario dell'Anao: «Se
non sempre, la politica mette il naso 9 volte su 10. Per carità, non
c'è solo la politica. Ci sono le lobby universitarie, le cordate, i
sindacati... Però...». «E' un'intrusione
massiccia. Capillare», conferma Biasioli,
presidente della Società ligure di chirurgia Edoardo Berti Riboli: «Nel nostro ambiente si procede soltanto grazie
al partito. Fra destra o sinistra non faccio
differenze. Hanno la stessa voracità, solo che la sinistra è
molto più strutturata». Capita nell'«azzurra» Lombardia dove la stessa
Padania scatenò due anni fa una campagna
contro «lo strapotere di Comunione e Liberazione negli ospedali regionali». Arrivando a pubblicare un elenco di «primari ciellini»
e un'indimenticabile lettera di Raffaele Pugliese. Lettera
in cui il primario del Niguarda ricordava ai «suoi»
pazienti quanto fosse fantastica la sanità lombarda. Quindi? «Mi permetto di suggerirLe di sostenere la rielezione dell'attuale
presidente della giunta regionale Roberto Formigoni».
E torniamo al tema: alcuni saranno bravi, altri
geniali, altri straordinari. Ma perché dovremmo affidare la nostra pelle a un medico scelto per la tessera? E
se il «mio» chirurgo fosse un fedelissimo trombone? Gian Antonio Stella. 18 gennaio 2008 |