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Documento d’interesse   Inserito il 3-5-2009


 

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DOSSIER: “I costi della casta”

 

 

La Repubblica 3-5-2009

Al Senato si lavora solo 10 giorni al mese. Il record di aprile: 7 ore in una settimana

In calo la produttività in aula. Migliore la performance della Camera, dove c'è seduta da lunedì a giovedì

di Carmelo Lopapa

ROMA - Tre giorni di lavoro a settimana. Non uno di più, qualche volta meno. Come nell'ultima di aprile, quando gli onorevoli senatori hanno varcato l'ingresso di Palazzo Madama martedì 28 alle 16,30 per chiudere i battenti già l'indomani, mercoledì 29, alle 20,08. Per non dire della seconda settimana di aprile, quella che ha preceduto la Pasqua, al lavoro solo il mercoledì 8, poi trolley e via, tutti a casa in vacanza per tornare 13 giorni dopo, il 21. Ad ogni modo, negli ultimi due mesi il pallottoliere ha segnato una media di 10-11 giorni lavorativi al mese, con minimi storici da 7 ore d'aula, come in quell'ultima settimana di aprile.

Sarà pure l'età media più alta, ma la questione si pone perché, a scorrere il timing delle sedute della Camera alta, si scopre che la campanella non suona mai prima del martedì pomeriggio e il giovedì mattina quasi sempre si chiude. Settimana corta, cortissima. Certo, c'è l'attività delle commissioni, ma la media di lavoro settimanale (come si riscontra nella tabella in alto) è quella che è. E, sebbene nel periodo preso in esame, marzo-aprile, siano stati approvati al Senato importanti ddl, dal testamento biologico al federalismo, i dati stridono con quelli dello stesso periodo alla Camera.

A Montecitorio, da marzo, il presidente Gianfranco Fini ha introdotto la cosiddetta "settimana bianca", per consentire ai deputati di lavorare sui rispettivi territori. Ha compensato tuttavia allungando le restanti tre settimane: aula già dal lunedì e fino al giovedì sera. Anche lì, c'era la promessa di prolungare fino al venerdì mattina, ma finora è accaduto solo nell'ultima settimana di marzo, con pochissimi deputati presenti per interrogazioni e interpellanze. La media resta tuttavia almeno di quattro giorni a settimana e 16 al mese.

Al Senato il presidente Renato Schifani aveva provato a suonare la sveglia. "Al di là delle richieste di modifica del regolamento, si possono disciplinare meglio i lavori dell'aula in modo da lavorare qualche ora in più durante la settimana". Era il 2 ottobre scorso e già allora - 4 mesi dopo l'inizio della legislatura - i numeri lasciavano a desiderare, sebbene non si fossero toccati picchi negativi di queste ultime settimane. La presidenza si scontra tuttavia con l'andazzo generale.

"Aumentare l'attività può essere un obiettivo condivisibile, ma smentisco che esista un caso Senato - sostiene Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo Pdl - Anzi, in questi mesi la nostra assemblea si è ritrovata in anticipo sul lavoro, rispetto alla Camera. Andiamo più veloci e abbiamo approvato in prima lettura ddl che ancora attendono la seconda a Montecitorio. Disponibili a una razionalizzazione dei lavori, alla riforma dei regolamenti, ma anche quella deve essere bicamerale".

E invece il problema esiste, eccome, a sentire i Democratici che sollevano il caso. "Si lavora meno del dovuto e si lavora male - sostiene Luigi Zanda, vicecapogruppo Pd - La nostra proposta di riforma del regolamento consentirebbe un salto in avanti, sia nel numero di sedute che nella qualità del lavoro. Chiediamo che si lavori almeno 4 giorni alla settimana, 3 nelle commissioni, 1 in aula, perché il problema è non trasformare l'aula in una semplice macchina approva-decreti. Purtroppo, col "porcellum", i parlamentari di maggioranza sono esecutori della volontà dell'esecutivo e il Parlamento in questa legislatura è un ufficio "disbrigo" del governo. Unica missione, trasformare in legge i decreti. I poteri ne risultano stravolti: l'esecutivo fa le leggi, le Camere eseguono ordini".

(3 maggio 2009)