La Repubblica del 14-12-2007
IL COMMENTO
Il
Grande Fratello
di
GIUSEPPE D'AVANZO
LE BIZZARRIE d'Italia ci hanno abituato a molto, e di più. Alla
stupefacente scena mancava il Berlusconi che denuncia
la minaccia di un Grande Fratello così pericolosa da rendere
necessario l'allarme per una "un'emergenza nazionale". Al Cavaliere
l'interpretazione spericolata della Vittima Unica riesce in modo memorabile. È
un grande comunicatore, si sa.
Lo accompagna una claque assordante di turiferi e flabellieri che eccepiscono,
protestano, ringhiano a comando e cronacanti di attenzione
cerimoniosa che hanno la generosa tendenza a nascondere o minimizzare
ciò che accade a vantaggio di ciò che si dice (e naturalmente
non c'è limite a quel che si può legittimamente dire, se non si
tiene conto dei fatti). Quando la necessità lo impone, il lavoro
incrociato di questa orchestra con coro, al servizio
della Vittima Unica, produce un catalogo di verità rovesciate che
confonde l'opinione pubblica; istupidisce gli avversari politici; lascia
senza bussola anche gli osservatori più attenti e avvertiti.
C'è forse un Grande Fratello come va dicendo il Cavaliere, dunque? E se c'è, dov'è? Una
memoria appena mediocre aiuta a venire a capo del quesito. Nei cinque
anni del governo di Silvio Berlusconi, è nato all'ombra di Palazzo
Chigi un intreccio spionistico illegale e clandestino che ha associato
l'intelligence politico-militare di Nicolò Pollari, l'ufficio
Informazioni della Guardia di Finanza del generale Roberto Speciale, la
Security di Giuliano Tavaroli e alcune società di investigazioni
private, pagate dagli azionisti della Telecom-Pirelli di Marco Tronchetti
Provera.
Questa cosa, che non si sa nemmeno come definire, ha spiato
senza alcun controllo gli avversari politici del governo del Cavaliere,
imprenditori, finanzieri, banchieri, magistrati, editori, giornali e
giornalisti. Ha raccolto illegalmente migliaia di fascicoli con
informazioni riservate violando al di là di
ogni legge la privacy dei poveri malcapitati.
Ha progettato operazioni per "neutralizzare e disarticolare anche con
azioni traumatiche" tutti coloro che erano - a
torto o a ragione - "potenzialmente in grado di "creare
problemi" all'attività dell'esecutivo di centrodestra". Ha
ingaggiato contro la legge giornalisti spioni per
affidare loro il pedinamento di qualche pubblico ministero che
pericolosamente si stava avvicinando ai pasticci organizzati da Palazzo Chigi
nella fantasmagorica "guerra al terrore" all'italiana.
Per non parlare di Telekom Serbia, Mitrokhin e i falsi
dossier contro Prodi. Alla luce di tutto quel che è accaduto
nella scorsa legislatura, se si deve parlare di Grande Fratello, si
può sostenere documenti alla mano che, è vero, il Grande
Fratello ha fatto capolino in Italia negli anni in cui il Cavaliere governava
il Paese.
Quel che è accaduto nel passato può, però, non aiutarci
a capire l'oggi. C'è un Grande Fratello al lavoro in questi giorni? Un
Grande Fratello uguale a quello della scorsa legislatura, ma contrario nei
suoi obiettivi visto che ha nel mirino il povero Berlusconi? È frutto
di quel lavoro storto l'inchiesta sulla corruzione dei dirigenti Rai e nel
mercato della politica? Anche se l'orchestra con
coro, al servizio della Vittima Unica, lo dimentica, l'istruttoria di Napoli
ha il vantaggio di essere "formalizzata" dal codice di procedura
penale.
Può essere ricostruita negli atti e nelle decisioni, quando
diventerà pubblica. Ci potranno lavorare gli avvocati delle difese,
gli ispettori del ministero di Giustizia, il consiglio superiore della
magistratura, le giunte parlamentari qualora dovessero
essere chiamate ad autorizzare l'uso processuale di fonti di prova che
coinvolgono eletti del popolo. Se qualcuno ha
sbagliato, sarà punito. Nulla a che fare, per farla breve, con il
lavoro sporco della cosa nata durante il governo Berlusconi, che spiava
illegalmente - dunque, al di là di ogni
formalità - e riferiva non si sa bene a chi e in quale Palazzo del
Potere.
E comunque non si può ridurre ogni
controverso evento pubblico ad affare giudiziario, a meno di non voler
davvero assegnare alla magistratura la custodia della salute pubblica. Anche una testa fina come Massimo Cacciari sembra non
comprenderlo. Questa storia appare al filosofo soltanto "una
cafonata", per di più una volgarità che "piace agli
italiani", e allora che dobbiamo farci?
La stravagante furia inconoclastica del sindaco di Venezia dimentica una
questione essenziale: che cosa sanno gli italiani del Cavaliere? È
lecito o addirittura doveroso per l'informazione raccontare agli italiani
qualcosa di Berlusconi? Se non conoscono Berlusconi, quella passione degli
italiani la si può giudicare autentica,
genuina, consapevole?
Noi pensiamo che la libertà di stampa debba avere la
responsabilità di rendere informato chi vota e decide pubblicando
notizie di interesse pubblico, anche coperte da
segreto, perché la stampa serve i governati non i governanti. Le notizie
pubblicate da Repubblica possono essere utili a comprendere meglio la
realtà italiana e i comportamenti di un suo decisivo attore.
Non spinge la sua curiosità nella privacy di
Berlusconi. Dà conto di due questioni pubbliche. Berlusconi, tycoon
televisivo, promette di ricompensare a tempo debito un alto
dirigente della Rai pubblica. Come pensava di ricompensarlo? E lo avrebbe
ricompensato soltanto per l'ingaggio di qualche attrice o questa promessa
poteva, se necessario, ampliarsi e deformare in chiave privata altre
decisioni pubbliche del dirigente Rai?
Berlusconi, leader dell'opposizione, incontra un
senatore della maggioranza per convincerlo a votare contro il governo che
egli sostiene. Gli dice che l'accordo potrebbe
essere "garantito" da "un contratto". Gli ripete che
"il contratto è pronto e (il senatore) deve solo passare a
firmarlo". Di quale "contratto" si tratta? Che
cosa prevedeva il "contratto" approntato? Queste
mosse - contratti, promesse di ricompense - non appaiono soltanto
sconvenienti o "volgari". Sono iniziative che meritano dal
protagonista un chiarimento e non il petulante piagnisteo da Vittima Unica che
si nasconde nella nebbia di un grottesco complotto contro le riforme. Noi
pensiamo che, al di là di quel potrà e
non potrà accertare la magistratura, le due questioni meritino da oggi
una spiegazione pubblica. Anche nell'interesse di chi vuole
votare consapevolmente Silvio Berlusconi.
(14 dicembre 2007)
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