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FONTE         LA STAMPA                                                 DATA      10-2-2010                                                      INSERITO IL   10-2-2010

 

 

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La Stampa 10/2/2010 (8:0) – STORIA

 

Maxi regalo in bolletta
L'Ue: tagliate 5,6 miliardi

L'Italia messa in mora dalla Commissione per la penale nucleare
Contestate anche le sovvenzioni alle energie verdi e alla ricerca

 

LUIGI GRASSIA

 

Un risparmio di 5,65 miliardi di euro (incluso un 20% di Iva) potrebbe beneficiare le famiglie italiane in bolletta elettrica, grazie a un intervento della Commissione europea. Le autorità di Bruxelles hanno messo in mora lo Stato italiano chiedendo spiegazioni, entro il termine perentorio di due mesi, su una serie di voci di costo giudicate improprie che gravano da molti anni su tutti noi che usiamo l’elettricità. In assenza di risposte da parte di Roma, o se queste non fossero giudicate soddisfacenti dall’Ue, scatterebbe una procedura d’infrazione per forzare una soluzione nel senso voluto dall’Unione - l’esito verosimile sarebbe la cancellazione forzosa di quelle voci in bolletta. La Commissione afferma nel documento che le norme italiane contestate sono quasi uguali a quelle bocciate dalla Corte di giustizia europea in una recente sentenza che ha riguardato la compagnia olandese Essent. L’esito, ammonisce Bruxelles, è scontato anche per noi.

Le voci contestate nelle bollette italiane rientrano fra i cosiddetti «oneri di sistema». In burocratese schietto sono espresse da tre diciture misteriose: A2, A3 e A5.

Alla A2 corrisponde la «penale nucleare», che copre le spese di smantellamento delle centrali dopo che il referendum del 1987 fece uscire l’Italia dal settore dell’atomo. La A3 riguarda le sovvenzioni alle energie alternative e la A5 va a incentivare le spese di ricerca nel settore energia.

La Commissione europea attacca gli «oneri di sistema» sul terreno della distorsione della concorrenza attraverso il finanziamento preferenziale di imprese italiane. «Tali sovrapprezzi - si legge nella lettera di messa in mora - incidono sul prezzo finale dell’energia elettrica nazionale e di quella importata, che sono in concorrenza fra loro». Questo perché «solo la produzione nazionale di elettricità beneficia degli oneri a carico dei clienti, usufruendo dei vantaggi derivanti da quegli stessi sovrapprezzi, laddove per le imprese straniere questi sovrapprezzi costituiscono un onere netto, che aumenta il prezzo finale del loro prodotto».

In concreto: l’Ue dice che la penale nucleare A2 è pagata da tutta l’energia prodotta in Italia o importata, mentre va a remunerare solo «l’Enel Spa e le società collegate». Secondo la Commissione «l’effetto discriminatorio di questo sovrapprezzo non è giustificato dal fatto che le imprese interessate sono state costrette a smantellare gli impianti per ordine delle pubbliche autorità (...) I costi inerenti alla chiusura del ciclo del combustibile nucleare e alle attività connesse non hanno nulla a che vedere con la chiusura prematura degli impianti nucleari. Tali costi (...) devono essere sopportati dai produttori di elettricità». Ancora più in dettaglio: «Secondo il principio “chi inquina paga”, una quota delle risorse finanziarie avrebbe dovuto essere messa da parte dagli operatori nucleari per il trattamento dei residui e il loro stoccaggio a lungo termine in previsione dello smantellamento».

Bruxelles previene un’obiezione: le vecchie centrali sono affidate a una società del gruppo Enel, la Sogin, che di suo non produce elettricità e quindi non è in concorrenza con produttori stranieri. Ma «questo non cambia il fatto ... che Enel sia beneficiaria economica della componente tariffaria A2».

Considerazioni analoghe valgono per gli oneri A3 e A5. Ma per le energie verdi e per la ricerca l’Europa ha dato molti anni fa via libera a condizioni che poi, però, l’Italia ha modificato o disatteso, secondo la lettera dell’Ue. In questo caso l’obiezione non è di principio ma di modalità del prelievo, quindi si può immaginare che, alla fine, le famiglie dovranno pagare l’equivalente di A3 e A5 in altra forma (forse con un trasferimento alla fiscalità generale). Invece, par di capire - ma è materia per avvocati e giudici - che sulla penale nucleare le obiezioni siano di principio; dato che la A2 nel 2009 ci è costata in bolletta 1 miliardo (inclusa l’Iva) questo potrebbe essere in futuro il risparmio effettivo annuale per noi consumatori di elettricità. Il secondo e ultimo avviso La messa in mora dell’Italia sugli oneri di sistema è la seconda: ce ne fu una già nel 2004. Ora se il governo italiano non darà risposte soddisfacenti entro 2 mesi scatterà il cosiddetto avviso motivato, che non è più una fase di trattativa fra Roma e Bruxelles (come ora) ma rappresenta, in sostanza, un ordine a mettersi in regola senza discussioni. In caso di non ottemperanza, il deferimento alla Corte di giustizia di Lussemburgo per inadempienza e una sentenza avversa porterebbero l’Italia a pagare una multa minima di 9.920.000 euro più eventuali interessi di mora, e metterebbe fine al pagamento delle voci A2, A3 e A5 in bolletta (certo, è probabile che qualcuna torni in altra veste). Non ci sarebbero invece rimborsi ai clienti: tecnicamente la Commissione non accusa l’Italia di aiuti di Stato alle imprese elettriche nazionali, assimila invece gli oneri impropri a dei dazi camuffati a danno delle imprese di altri Stati europei, e per questi è prevista solo l’eliminazione, senza rimborsi.