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19-2-2009
Il Sole 24 Ore
18-2-2009
Mills
condannato a 4 anni e 6 mesi
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«imbarazzante» per Berlusconi, una sentenza che in molti Paesi farebbe tremare
l'establishment politico, ma in Italia «non era nemmeno tra i titoli di testa
del telegiornale della sera». La condanna dell'avvocato inglese David Mills
è invece in evidenza sulle home page di molti siti britannici e
oltreoceano attira l'attenzione del New York
Times, che si stupisce: «La storia del giorno non era quella della
corruzione, ma dell'espansione del potere di Berlusconi in Italia», con la
vittoria in Sardegna e le dimissioni di Walter Veltroni.
Mills, si legge sul New York Times, è stato condannato per avere preso
una mazzetta «in cambio di avere mentito per proteggere il Primo ministro».
Berlusconi era co-imputato fino all'anno scorso – spiega il quotidiano Usa -
quando ha fatto approvare in Parlamento una legge che dà
l'immunità alle più alte cariche, «in particolare a lui». Il
miliardario, «che possiede il più grande impero italiano dei media»,
«è stato ripetutamente condannato per corruzione», ma le imputazioni
sono state rovesciate in appello o sono scadute per decorrenza dei termini. Si
è sempre dichiarato non colpevole, precisa il giornale newyorchese.
«Più Berlusconi volge il sistema a suo vantaggio, più gli italiani
sembrano ammirarlo».
Nel servizio di Rachel Donadio viene citato Sergio Romano, che si domanda
perché parte della società italiana non sia scandalizzata. E Alexander
Stille, secondo cui «gli italiani si sono convinti che la politica è una
cosa sporca, tutti hanno scheletri nell'armadio, i giudici hanno dato
più attenzione a Berlusconi … e quindi hanno trovato più
scheletri». Mills – continua il New York Times - è stato condannato a
quattro anni e mezzo, ma difficilmente andrà in carcere. «In base alla
legge italiana, la prigione comincia solo dopo la sentenza definitiva. Ed
è improbabile che i due round di appelli possibili finiscano prima del
2010, quando decorrerà il termine di dieci anni previsto per casi del
genere». Analogamente, «se Berlusconi resterà in carica fino ad allora,
perirà anche il caso contro di lui».
«La corte dice che Mills ha preso la mazzetta di Berlusconi», è il
titolo del Financial Times, che
senza fare distinguo sulla provenienza dei soldi scrive: Mills è stato
condannato a quattro anni e mezzo per avere accettato «una mazzetta di 600mila
dollari da Silvio Berlusconi, ora il premier italiano», in cambio di «false
testimonianze» in due processi.
Berlusconi, che ha spesso accusato i magistrati italiani di volersi fare
«vendetta» nei suoi confronti, «sarà molto imbarazzato dal verdetto»,
scrive ancora il Financial Times, in un servizio firmato da Vincent Boland e
Guy Dinmore. Il quotidiano fa notare che la legge sull'immunità è
al vaglio della Corte costituzionale. «Se dovesse pronunciarsi contro
l'immunità, il suo processo, nel quale era co-imputato, ricomincerebbe
daccapo». I suoi collaboratori hanno trattato il caso come «un fastidioso
ostacolo» al compito più importante di mandare avanti il governo e come
un'ulteriore giustificazione dell'immunità data dal Parlamento.
La Bbc ricorda che la legge
sull'immunità è «controversa». Il Guardian ha, tra i numerosi articoli
sull'argomento, un titolo su Berlusconi: «L'immunità data dal Parlamento
potrebbe essere annullata dalla Consulta». Appena tornato al potere, ricorda
John Hooper, Berlusconi aveva fatto della legge sull'immunità una priorità
del suo governo. «Il verdetto di ieri mostra quanto valore aveva quella mossa».
Ma il primo ministro «non è ancora al sicuro», perché la Corte
costituzionale potrebbe ancora bocciare la legge, come fece con una legge
simile nel 2004. Se la legge fosse dichiarata incostituzionale, il processo
potrebbe ripartire. Ma vista la lentezza della giustizia italiana», è
improbabile che si arrivi rapidamente a una condanna e il reato di cui
Berlusconi è accusato cade in prescrizione il prossimo febbraio. Ci sono
però altre accuse che vedono i due uomini co-imputati. Qui i giudici
hanno «fermato l'orologio» e se la legge fosse dichiarata incostituzionale, i
pm avrebbero più tempo. Il Guardian si spinge oltre con le ipotesi:
«Anche se fosse condannato, Berlusconi può star tranquillo che non
andrà in prigione. Potrà sembrare più giovane, ma ha
più di 70 anni. E' l'età massima alla quale si può essere
incarcerati in base alla legge italiana».
Sul sito del Times
è pubblicato un breve commento «Le stranezze della giustizia italiana».
Con tono ironico, Richard Owen osserva che con la lentezza dei processi in
appello ci si domanda se ci siano italiani che scontano la pena. «Ma la cosa
più bizzarra è stata forse la decisione del giudice di condannare
al risarcimento dei danni in favore dell'ufficio del Primo ministro (la parte
civile costituita, la Presidenza del Consiglio, ndr) perché Mills – e quindi
almeno per implicazione Silvio Berlusconi, il Primo ministro – ha deviato il corso
della giustizia». «Solo in Italia» può succedere, avrebbe detto
scuotendo il capo un cronista giudiziario italiano.
I siti britannici – oltre a quelli citati, l'Independent
, il Daily Mail, il Telegraph - si soffermano anche sui
risvolti interni della vicenda: Mills è il marito, separato, di Tessa
Jowell, ministro inglese per le Olimpiadi, e lo stesso Tony Blair era dovuto
intervenire per chiarire che lei non sapeva nulla della provenienza dei soldi,
che la coppia usò per pagare il mutuo sulla casa.
La notizia ha fatto il giro anche dei siti francesi e spagnoli. Le Monde titola sulla condanna per «false
testimonianze» a favore di Berlusconi. Le
Figaro ricorda che Mills «non è il primo avvocato di Berlusconi a
finire in prigione»: Cesare Previti è stato condannato in via definitiva
a sei anni di prigione nel 2006 per corruzione di magistrato nell'affare
Fininvest. «Quattro anni di prigione per l'avvocato corrotto da Berlusconi»,
titola El Mundo, «l'impresa di Berlusconi
corruppe l'avvocato Mills», scrive El
Pais, che pure osserva come «paradossalmente» l'imputato sia stato
condannato anche a risarcire 250mila euro alla parte civile, la Presidenza del
Consiglio, «come dire a Berlusconi».