La Repubblica 28-11-2007
Il topo che non può avere il cancro creato
in un laboratorio americano
Gli scienziati dell'Università del Kentucky hanno scoperto che
il gene Par-4 produce una proteina che attacca le cellule tumorali e non le
sane. In futuro cure senza effetti collaterali come
nausea, caduta di capelli o altri dolori dovuti alla chemioterapia. "E'
una scoperta meravigliosa"
WASHINGTON - Un topo che non può ammalarsi di cancro perché i suoi geni non
glielo consentono. Il ratto
è stato creato in laboratorio da un gruppo di scienziati americani
dell'Università del Kentucky. La notizia
è stata pubblicata oggi sul Journal cancer research e apre
scenari importanti perché potrebbe portare a trattamenti anti-cancro sugli
esseri umani capaci di evitare al paziente gli effetti collaterali che oggi
accompagnano molte terapie, come la nausea, la caduta di capelli o altri
dolori dovuti alla chemioterapia.
Il topo biotecnologico creato dal dottor Vivek Rangnekar e dalla sua
equipe dell'Università del Kentucky è dotato di
un gene chiamato Par-4 capace di produrre una proteina molto speciale:
attacca le cellule tumorali ma senza danneggiare i tessuti sani.
Come riportato dai ricercatori, questi ratti creati in laboratorio sono
immuni da molte forme di malattie, come per esempio il cancro al fegato o
alla prostata. Alcuni test indicano che la proteina ha effetti significativi anche sul cancro al seno, al pancreas, al
cervello e al collo. E, elemento considerato
cruciale dai ricercatori, gli animali mostrano di non soffrire alcun effetto
collaterale.
"Quando un malato va in ospedale, la
chemioterapia o le radiazioni a cui si sottopone comportano sempre effetti
collaterali importanti - ha spiegato il dottor Rangnekar
-. Così noi siamo rimasti molto colpiti nel
notare che questa proteina uccideva le cellule tumorali senza però
colpire le cellule sane. E ancor più sorpresi siamo stati
quando abbiamo verificato che la proteina non ha effetti sull'intero
organismo. Riteniamo che questo elemento possa
aprire una breccia nella cura del cancro".
In futuro infatti dovrebbe essere possibile adattare
questo metodo all'uomo, facendo in modo di introdurre nell'organismo questo
gene (o un gene simile) attraverso un trapianto di midollo osseo. Secondo gli
scienziati mancano ancora almeno dieci anni prima che sia
disponibile una tecnica di questo tipo, tuttavia la proteina scoperta nei
laboratori del Kentucky può aprire prospettive affatto interessanti
per i ricercatori.
"Se sarà possibile trattare il cancro
evitando che il paziente abbia a soffrire per gli effetti collaterali della
terapia - ha aggiunto Rangnekar - allora davvero
sarà fatto un grasso passo avanti. E' esattamente quello che sta
avvenendo con i nostri topi - ha concluso lo
scienziato -, e per noi è una scoperta meravigliosa".
(28 novembre 2007)
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