La Repubblica 4-6-2009
Omissioni e sottomissioni
di Giuseppe D'avanzo
Berlusconi dice a Porta a porta che tornerebbe alla festa di compleanno
di Casoria. Il premier finge di non capire, e non stupisce. Come non
meraviglia che, in un servizio pubblico radiotelevisivo addomesticato, non
c'è voce che gli replichi che la questione non è la
partecipazione a una festa di compleanno, né tantomeno il luogo in cui si
è svolta - una degradata periferia metropolitana - ma la
frequentazione che un uomo di 73 anni, chiamato alla guida del paese, ha
intrattenuto con una minorenne.
Quando è nato quel rapporto? Come? Quale natura ha assunto nel corso
del tempo?
L'ultima volta che lo si vide seduto nelle poltrone bianche del talk show -
un mese fa, era il 5 maggio - il capo del governo volle affrontare la
questione nei dettagli. Ne profuse a piene mani. Gli bruciava l'accusa di
Veronica Lario: "Frequenta minorenni". Il Cavaliere lo escluse: non
frequento minorenni, sono andato a quella festa - disse e giurò - per
discutere con il padre della ragazza delle candidature delle europee di due
personalità del Pdl meridionale perché - spiegò - l'amicizia
con il padre della ragazza era antica e politica.
La ricostruzione era palesemente falsa. Con il passare dei giorni la natura
politica dell'amicizia del Cavaliere con il padre della ragazza è stata
dimenticata. Da Berlusconi, dal padre della ragazza, da osservatori che
è difficile definire ostinati. Il presidente del Consiglio mette
insieme in fretta una nuova versione: conosco i genitori della ragazza e in
tre, quattro occasioni ho incontrato anche la ragazza, sempre in loro
presenza.
Si scopre che non è vero. La ragazza è sola quando il capo del
governo la invita a Villa Madama e poi, in Sardegna, a Villa Certosa per
dieci giorni a cavallo del Capodanno 2009. La rivelazione viene
dall'ex-fidanzato della ragazza e il premier è costretto a smentire se
stesso ammettendo di aver avuto accanto la ragazza, senza i genitori. Il
ragazzo racconta di più: il presidente del Consiglio in un pomeriggio
dell'autunno 2008 telefonò alla minorenne, ne elogiò il "viso
angelico", la invitò a conservare la "purezza".
Così un uomo anziano, a capo di un governo e abusando del suo potere,
entrò nella vita di una minorenne sorpresa, quel pomeriggio, a fare i
compiti.
Pur intimidito, minacciato, preso in trappola, il povero ragazzo non ha mai
negato questi suoi ricordi proclamando sempre di "aver detto soltanto la
verità". C'era e c'è materia per proporre qualche domanda
a Silvio Berlusconi. Repubblica lo ha fatto e oggi il premier dice che "non
c'è niente a cui rispondere" perché ha "risposto all'unica
domanda che si poteva fare a un presidente del Consiglio e cioè che
non c'era nulla che mi avrebbe impedito di andare alla festa". Era
quella la domanda?
Ora, è sorprendente che nello stesso studio, dinanzi allo stesso conduttore,
probabilmente dinanzi allo stesso pubblico, il presidente del Consiglio
racconti un'altra storia a fronte delle due menzogne che, in pubblico e
giurando, ha inflitto all'opinione pubblica: non è vero che non
frequenta minorenni (ha dovuto ammetterlo dinanzi all'evidenza e alle
confessioni della ragazza); non è vero che è volato a Napoli
per discutere con il padre della ragazza di politica (come ha dovuto
ammettere egli stesso come il padre della ragazza).
Si può concludere che Berlusconi sia un bugiardo. Molti non si
sorprenderanno di questa conclusione. Dovremmo invece tutti sorprenderci
delle omissioni e delle sottomissioni che accolgono le bugie di Berlusconi.
Si comprende come i media controllati direttamente e indirettamente dal
presidente del Consiglio si occupino d'altro aggredendo con una campagna di
calunnie tutti coloro che si arrischiano a ricordare le contraddizioni delle
versioni, via via, messe insieme dal premier. Non si comprende, al contrario,
come i media che definiscono se stessi indipendenti non tengano conto di quel
che ascoltano e leggono omettendo di raccontare ai propri lettori anche
soltanto una - una, almeno - delle pasticciate incoerenze del premier.
Si scorge di peggio al capitolo "sottomissione". Un settimanale,
house organ di Casa Berlusconi, spedisce un redattore da un fotografo che, si
sa, ha delle immagini "interessanti" scattate illegalmente
all'interno di Villa Certosa e legalmente all'aeroporto di Olbia (dove aerei
di Stato trasportano musici e ballerine che renderanno allegre le serata a
Punta Lada). Il fotografo avvia una trattativa che è una finta
trattativa perché serve soltanto a segnalare all'avvocato del premier
(Niccolò Ghedini) l'esistenza di quelle foto e a consentirgli di
averne in mano qualche esemplare, di chiedere il sequestro di tutte con un
atto di urgenza. L'avvocato avrebbe dovuto presentare la sua richiesta alla
magistratura di Tempio Pausania, ma a Ghedini quell'ufficio non garba.
Già gli ha dato torto in un'altra occasione. Quello stesso fotografo
aveva immortalato cinque ragazze sedute sulle gambe del premier e quella
magistratura aveva chiesto l'archiviazione per il ficcanaso. Niente Tempo
Pausania, allora. Ghedini presenta la sua richiesta urgente di sequestro alla
procura di Roma che, con la velocità della luce, la concede salvo poi
dichiararsi incompetente e spedire il fascicolo a Tempio Pausania.
La manovra ha il suo esito positivo per Berlusconi. Quelle foto non potranno
essere pubblicate (oggi, dice che sono pubblicabili: e allora perché
chiederne il sequestro?). Non finisce qui. La procura della Capitale decide
di vagliare se c'è abuso di ufficio o peculato nei voli di Stato
utilizzati da musici e ballerine. In via prioritaria si dovrebbe accertare se
a bordo di quei voli non ci fossero ministri, ciambellani di governo o
addirittura il capo del governo. Una rapida scorsa ai "piani di
volo" avrebbe consentito di levarsi la curiosità perché, se a
bordo c'era quel giorno, per quel volo, un ministro o il presidente del consiglio,
sarebbe difficile ipotizzare l'abuso di ufficio o il peculato. La presenza di
"estranei" agli affari di Stato sarebbe certo impropria, ma da un
punto di vista penale quale potrebbe essere il reato se non c'è
aggravio per l'erario? La procura, solitamente lesta come un plantigrado,
decide di muoversi con la rapidità di un velociraptor e, a tre giorni
da un voto, iscrive Silvio Berlusconi nel registro degli indagati. La mossa,
inutile da un punto processuale (il premier si è fabbricato l'impunità)
ma necessaria come oggi ci spiegherà qualche toga lambiccando nel
minuto, sarà vantaggiosa soltanto per il presidente del Consiglio che,
da giorni, invoca un provvedimento della magistratura per rispolverare il
vecchio armamentario del complotto mediatico-giudiziario che tanta fortuna
gli porta nelle competizioni elettorali.
Tiriamo una conclusione per nulla allegra. Berlusconi, a quanto pare,
può mentire come meglio crede. Pare che abbia il diritto di farlo. In
modo incondizionato. Chi dovrebbe ricordargli che c'è un limite, anche
alla nostra credulità, omette di farlo. Altri si sottomettono alle sue
strategie consentendogli di uscire dall'angolo imbarazzante in cui s'era
cacciato da solo. È questa l'Italia di oggi? Vedete del gossip in
questa storia o anche la trama fragile di una democrazia senza contrappesi?
(4 giugno 2009)
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