La Repubblica 1-9-2008
"Fermate il test sul
Big Bang o la Terra sparirà" L'esperimento fra 10
giorni. Guerra tra scienziati: "Un buco nero ci inghiottirà".
Il Cern di Ginevra: nessun rischio. Ricorso alla
Corte Europea dei Diritti Umani.
dal
nostro corrispondente Enrico Franceschini
LONDRA - Per gli studiosi che si
apprestano a spingere il pulsante d'accensione, si tratta di ricreare le
condizioni che esistevano una frazione di secondo dopo il Big Bang: ovvero di
riportarci indietro nel tempo sino al momento della creazione del nostro
universo, all'inizio del mondo.
Ma per un gruppo di preoccupati ricercatori l'esperimento che dovrebbe
cominciare tra dieci giorni in un immenso laboratorio sotterraneo, sepolto a
un centinaio di metri sotto il confine tra Francia e Svizzera, comporta il
rischio della fine del mondo, la distruzione e anzi la letterale scomparsa
del nostro pianeta. Così, all'ultimo momento, gli oppositori del
progetto hanno presentato un ricorso davanti alla Corte Europea dei Diritti
Umani, che in teoria potrebbe bloccare il più grande, ambizioso e costoso
test scientifico di tutti i tempi.
Oggetto della contesa è il Large hadron collider, un acceleratore da 6 miliardi di euro
che, facendo scontrare particelle atomiche ad alta velocità e
generando temperature di più di un trilione di gradi centigradi,
dovrebbe rivelare il segreto di come è cominciato l'universo. Venti
paesi europei, più gli Stati Uniti, hanno finanziato il progetto, che
dopo anni di preparativi dovrebbe prendere il via il 10 settembre al Centro
di Ricerche Nucleari di Ginevra.
Qualcuno, tuttavia, teme che l'esperimento andrà ben oltre le
aspettative, creando effettivamente un mini buco
nero, che crescerà di dimensioni e potenza fino a risucchiare dentro
di sé la terra, divorandola completamente nel giro di quattro anni. Gli
scienziati di Ginevra ribattono che non c'è assolutamente nulla da
temere: ci sono scarse possibilità che l'acceleratore formi un buco
nero capace di porre una minaccia concreta al pianeta, dicono, perché la
natura produce continuamente delle collisioni di energia più alte di
quelle che saranno create artificialmente dall'acceleratore, per esempio
quando i raggi cosmici colpiscono la terra. Esperimenti di questo tipo,
inoltre, sono stati condotti per trent'anni, senza avere risucchiato nemmeno
un pezzettino della terra né causato danni di qualsiasi genere.
Vero è che il nuovo acceleratore ha suscitato attenzioni e polemiche
perché è il più grande mai costruito, con una circonferenza di 26 chilometri e la
possibilità di lanciare particelle atomiche 11.245 volte al secondo
prima di farle scontrare una contro l'altra a una temperatura 100mila volte
più alta di quella che esiste al centro del sole. La speranza è
individuare, così facendo, le teoriche particelle chiamate bosoni di Higgs, giudicate responsabili di avere dato massa, ovvero
peso, a ogni altra particella esistente. Ma gli scienziati ammettono che ci
vorranno anni prima di arrivare eventualmente a un risultato del genere, per
le difficoltà nel trovare particelle così infinitesimamente
piccole nel caos primordiale post-Big Bang creato dentro l'acceleratore.
Abbiamo ancora dieci giorni per salvare la terra?,
si chiede, con leggera ironia, il Sunday Telegraph. "I miei calcoli indicano che il rischio
che un buco nero mangi il pianeta a causa dell'esperimento è
serio", afferma il professor Otto Rossler, un
chimico tedesco della Eberhard
Karls University che ha
presentato il ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani insieme ad alcuni
colleghi. Replica James Gillies, portavoce del
Centro Ricerche Nucleari di Ginevra: "Il ricorso non introduce nessun
argomento che non sia già stato esaminato e respinto in passato, se
questi esperimenti fossero rischiosi lo sapremmo già".
In ogni caso lo sapremo con certezza dopo il 10 settembre, se la Corte
Europea, come sembra di capire, darà luce verde all'iniziativa: che
non sarà la "fine del mondo", ma un po' di curiosità
al di fuori dei confini della scienza, in questo modo, l'ha ottenuta.
(1 settembre
2008)
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