La
Repubblica (Palermo) 13-11-2007
Le
nuove oligarchie nel mondo dei politici
Salvatore Parlagreco
Una volta i partiti parlavano per bocca del segretario.
Il segretario annunciava la nascita di un governo ola crisi, anticipava il
voto del gruppo parlamentare su un disegno di legge o lŽistituzione di un
nuovo ente. Era il leader, lŽarbitro della vita politica e amministrativa,
oggi il cittadino ne ignora a volte perfino il nome.
Che cosa è mai avvenuto? Il baricentro delle decisioni si è
spostato nelle sedi istituzionali, dove le risorse vengono elargite; il
partito è diventato un ologramma del potere, non è più
lo strumento di base della mediazione politica, della partecipazione e del
controllo dei cittadini sullŽattività delle rappresentanze
parlamentari.
Che cosa ha fatto del partito solo la facciata di uno schieramento, un
contenitore vuoto? Le pessime prove della partitocrazia, invisa e arrogante?
La discesa in campo del partito-azienda a conduzione monarchica? Non solo.
Chiuso il canale degli aiuti provenienti dallŽestero negli anni Settanta,
finita la sbornia delle tangenti negli anni Ottanta, abrogata dal referendum
popolare la legge per il finanziamento pubblico dei partiti nel 1993, il
fiume delle risorse alla politica ha cambiato estuario. Il rimborso delle
spese elettorali e i generosi contributi delle assemblee legislative hanno
consegnato alle leadership parlamentari la gestione delle risorse. I
beneficiari delle risorse sono i presidenti dei gruppi parlamentari o, in
alternativa, i rappresentanti legali dei partiti indicati dagli stessi
presidenti dei gruppi parlamentari. Le assemblee legislative Camere,
Consigli regionali e Assemblea siciliana - hanno aperto generosamente i
cordoni della borsa, elargendo ai gruppi parlamentari generosi contributi,
che hanno fatto lievitare i costi delle istituzioni. Il parlamento regionale
ha finanziato lŽattività politica dei gruppi, «lŽopera di ricerca,
consulenza, documentazione, collaborazioni e servizi di supporto
allŽattività parlamentare dei deputati» con un contributo annuale di
circa undici milioni e mezzo di euro allŽanno, il 12 per cento dellŽammontare
della spesa dellŽAssemblea. Il presidente del gruppo parlamentare può
disporne a suo piacimento del contributo, non deve dar conto a nessuno
dellŽuso che ne fa, non essendo soggetto ad alcun controllo. Il presidente
del gruppo,absit iniuria verbis, potrebbe spenderlo per fare regali agli amici.
I vincoli da rispettare sono la lealtà verso il gruppo o le regole
interne del gruppo parlamentare, se ci sono.
Vincoli di nessuna rilevanza giuridica. a rilevanza dei contributi per la
vita di uno schieramento è dimostrata dalla formazione di nuovi gruppi
parlamentari o dalla loro scissione. Durante la scorsa legislatura i gruppi
si scindevano, come le cellule, per produrre reddito, eccitati dal
contributo, fino a diventare quindici. Per disinnescare il processo di
separazione in ottobre dello scorso anno il consiglio di presidenza dellŽArs
ha riformato i criteri di erogazione dei contributi, eliminando la parte di
finanziamento uguale per tutti, e assegnando i contributi sulla base del
numero di deputati. La riforma ha scoraggiato le scissioni strumentali, ma
non ha portato risparmi allŽAssemblea: lŽentità delle risorse è
rimasta identica, anzi nel bilancio preventivo del triennio è previsto
un incremento del contributo. I parlamentari dispongono singolarmente di
risorse individuali, che triplicano lŽentità delle risorse elargite ai
gruppi (stipendi per 22 milioni di euro, 14 per cento della spesa; previdenza
e assistenza,
24 milioni e mezzo di euro, 15,5 per cento della spesa). La lievitazione dei
costi del parlamento regionale è solo un aspetto del problema: il
deputato dispone di risorse che gli permettono di mantenere un apparato
organizzativo imbattibile. Competere con i deputati uscenti è impresa
proibitiva. Non va meglio a livello nazionale. Sebbene il rimborso delle
spese elettorali sulla carta destina ai partiti una congrua fetta delle
risorse, di fatto lascia alle leadership parlamentari la gestione delle
risorse perché non prevede sanzioni e non garantisce controlli efficaci:
coloro che in passato sono stati incaricati di effettuarli, parlamentari essi
stessi, hanno ammesso pubblicamente di non avere potuto svolgere illoro
compito. Sia il rimborso delle spese elettorali sia i contributi lautamente
elargiti dalle assemblee legislative, costituiscono un finanziamento pubblico
occulto e una sconfessione della volontà degli italiani, manifestata
nel referendum.
Né la politica né lŽantipolitica si sono accorti di questa tacita riforma del
sistema politico, perché hanno riservatola loro attenzione unicamente sulla
riduzione dei costi della politica e del debito pubblico. Eppure lo strattone
è stato così violento da farci tornare allŽorigine della
democrazia parlamentare, quando è il Settecento inglese i partiti
nascevano per volontà delle leadership parlamentari. Nel Regno Unito
la primazia parlamentare non è venuta meno, ma i bilanci delle
istituzioni sono trasparenti e hanno regole chiare. Nel nostro Paese sia i
partiti quanto i gruppi parlamentari non hanno nemmeno una definita figura
giuridica. Sono associazioni
private, organi del Parlamento, organi dei partiti? Ci sono
partiti che, come il prode Agilulfo, Il Cavaliere inesistente di Italo
Calvino, esistono per volontà del loro leader. Altri che nascono e
muoiono nelvolgere di ore. E altri ancora che più recentemente si
affidano alla partecipazione popolare per nascere. È legittimo
auspicare che questi partiti si facciano carico di ricostruire un equilibrio
dei poteri, essenziale alla democrazia.
(13 novembre 2007)
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