La
Repubblica 15-3-2009
Gelo
sul mercato immobiliare. Le vendite crollano del 17%
Male le province, resistono
le grandi città. Per fine 2009 previsto un altro calo del 10%. Pesa il
taglio della quota mutuabile.
di Rosa Serrano
ROMA - Si vendono e si comprano sempre meno case. La gelata sul mercato
immobiliare residenziale era nell'aria da tempo. Ora i dati sono lì a
confermarla: lo scorso anno le compravendite sarebbero diminuite di circa il
17-18 per cento, una stima che dovrebbe trovare conferma nei dati che verranno
diffusi a inizio della prossima settimana dall'Agenzia del territorio. La
frenata si è fatta sentire soprattutto nelle province piuttosto che
nelle grandi città e nei capoluoghi e conferma la fase discendente del
comparto residenziale.
I primi segnali c'erano stati già nel 2007, quando dagli 845.052
affari conclusi nel 2006 si era scesi a quota 806.225, con un calo del 4,6
per cento. E dopo un 2008 da dimenticare anche per il 2009 gli operatori del
settore si attendono un ulteriore assestamento verso il basso, con un
significativo -10 per cento.
Uno scenario fosco, rischiarato solo dal dato di febbraio 2009 che ha
invertito la tendenza negativa: secondo il Crif lo scorso mese le domande di
finanziamento immobiliare sono aumentate del 2 per cento (a gennaio
c'è stato un calo del 15 per cento). Ma sarebbe prematuro trarre
conclusioni affrettate perché potrebbe trattarsi di una semplice fiammata
destinata a spegnersi subito.
È il ceto medio-basso, colpito dalla crisi economica e incerto sul
proprio futuro, a rinunciare al sogno di una casa di proprietà. Le
famiglie monoreddito, i giovani, i precari e gli immigrati non si affacciano
più sul mercato perché ottenere un mutuo è diventato più
difficile, tempi e procedure si sono allungati. Ma soprattutto è diminuita
la quota mutuabile, che difficilmente supera il 60-70 per cento del valore
della casa da comprare.
"Il rallentamento nel sistema creditizio all'immobiliare - spiega Mario
Breglia, presidente di Scenari Immobiliari - ha ridotto di un terzo gli acquisti
da parte dei lavoratori immigrati e dimezzato quello delle famiglie dove un
componente ha un lavoro precario".
Che ruolo giocherà invece l'annunciata "rivoluzione
edilizia" voluta dal governo, che dovrebbe permettere ai proprietari
immobiliari di aumentare del 20 per cento la cubatura dei loro appartamenti?
Luca Dondi, analista di Nomisma è convinto che l'impegno di risorse
negli interventi di ampliamento potrebbe comportare un ulteriore
restringimento della domanda di acquisto e quindi un nuovo calo nel settore
delle compravendite.
"Molte famiglie che avevano progettato un cambio di abitazione a scopo
migliorativo - spiega Alessandro Ghisolfi, direttore dell'ufficio studi di
Ubh - potrebbero trovare una valida alternativa nella ristrutturazione della
propria casa ampliando lo spazio abitativo del 20 per cento. Mediamente il
costo di ristrutturazione - continua Ghisolfi - è inferiore di oltre
il 50 per cento rispetto al prezzo medio di vendita per un'abitazione
nuova". Un fenomeno che risparmierà le grandi città. La
percentuale di proprietari in grado di poter ampliare la propria abitazione
in un condominio non è certamente elevata.
(15 marzo 2009)
|