HOME     PRIVILEGIA NE IRROGANTO    di Mauro Novelli    

Documento d’interesse   Inserito l’ 11-12-2007


 

Documenti correlati

 

 

La Repubblica del 10-12-2007

 

Il "tesoretto" comunista e gli accorti utopisti

 

Mario Pirani

 

 Eugenio Scalfari ha analizzato criticamente i motivi che hanno suggerito a Fausto Bertinotti la sua dirompente intervista. Anche altri fatti e fattarelli della quotidianità politica ? l'uscita del libro di Marco Rizzo, "Perché ancora comunisti" (ed. Baldini Castoldi Dalai) o la disputa sulla presenza o meno della falce e martello nel logo della Cosa Rossa ? ci dicono che tra le pieghe della cronaca sta inaspettatamente rispuntando un paradossale richiamo al comunismo. Ma se per Marx questo segnava "il passaggio del socialismo dall'utopia alla scienza", l'ultimo ripescaggio viene declinato all'inverso, come ritorno all'utopia. Vale, comunque, la pena aggiungere qualche altra riflessione partendo dal risvolto che già Scalfari ha indicato laddove ha detto che "non c'era altra alternativa per la sinistra radicale che tornare al suo vecchio ruolo di testimonianza antagonista". L'arduo tentativo bertinottiano di trasformarla in una componente stimolante ma compatibile di una coalizione di governo di centro sinistra si sta, infatti, dimostrando impossibile. Riemerge l'antica coazione a ripetere dell'ala estremista della sinistra italiana che già aprì la strada al fascismo. In questo tenace zoccolo minoritario (oggi si aggirerà attorno al 10% degli elettori) permane il rifiuto della realtà sociale ed economica alimentato da una inguaribile idiosincrasia per ogni ipotesi di governo. Di qui le tante scissioni che facilitarono l'ascesa del fascismo e che dalla Liberazione fino ad oggi hanno decimato le forze della sinistra. Ma, se questo è vero, ne consegue che nel mercato politico esiste un "tesoretto", piccolo ma sicuro, a disposizione di chi sappia rappresentarlo, esaltando e non contrastando le pulsioni che emana, per quanto irragionevoli e dannose esse siano per l'assieme della sinistra e per il bene comune. In un paese come l'Italia questo non presenta pericoli né eccessive scomodità: i privilegi del ceto politico valgono sia stando al governo che all'opposizione. L'importante è non uscire dal mercato. Condizione indispensabile perché ciò non accada, soprattutto nelle file della sinistra, è il saper incarnare e rappresentare i valori di riferimento del proprio elettorato. E se questo ha una propensione per l'utopia comunista è d'uopo assecondarla con sincerità di accenti. La malafede è, infatti, sconsigliabile in quanto facilmente intuibile. Occorre, per contro, credere fermamente alle proprie bugie e usarle come antidoto alla sgradevolezza della realtà. Il fondamentalismo è per sua natura irrazionale e il comunismo, con la sua presunzione luciferina di costruire la storia, di sconvolgere il mondo e di ricrearne uno nuovo di liberi e di eguali altro non è che un fondamentalismo, che tutto giustifica e assolve pur di raggiungere un fine così "buono". La fallacia dell'assunto è stata dimostrata senza possibilità d'appello dal fallimento dell'Urss, ma per i neocomunisti quel crollo non basta. Il libretto di Marco Rizzo rappresenta un test da laboratorio sul rifiuto di elaborarne il lutto e di riflettere a fondo sul perché di una implosione che ha evidenziato a quali disastri possa condurre quel finalismo fondamentalista. I convincimenti di Rizzo, del resto, non sono isolati. Alla presentazione del testo sia il leader della Fiom, Cremaschi, che Valentino Parlato del "Manifesto" erano su posizioni analoghe. Come tanti o pochi loro seguaci. Certo ? dicevano ? "bisognerebbe aprire una discussione lunga e complessa sul giudizio da dare sulla rivoluzione bolscevica" (cosa aspettano?) ma questa ha comunque rappresentato un grande impulso di lotta all'oppressione e per l'emancipazione dei popoli. Il fallimento è, se mai, da ascrivere alle condizioni di estrema povertà e arretratezza da cui è partita. Nel quadro lungo della Storia quel primo tentativo non è riuscito ma l'umanità potrà ritentarlo. E quindi ai riformisti si deve rispondere: "Se la sinistra non sarà di classe e anticapitalista a cosa servirà? E se quelli che ancora vogliono cambiare il mondo e superare il capitalismo non avranno forza, quali prospettive ci saranno?". Il dilemma non sarebbe rilevante in una democrazia funzionante. A Londra per chi avanza simili quesiti è riservato uno spazio ad Hyde Park Corner dove è consentito a chiunque, persino a chi giura sul sistema tolemaico, salire su una sedia e propinare ai passanti le proprie idee, per bislacche che siano. Nel bailamme partitico italiano, invece, il loro peso, per quanto marginale, può essere determinante in Parlamento.