PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli Data inserimento 28-11-2006
Da La Repubblica del 27-11-2006
AMBIENTE
ROMA - L'Europa potrebbe ottenere entro il
2050 la quasi totalità del suo fabbisogno energetico da fonti pulite,
senza ricorrere a combustibili fossili o al nucleare. A sostenerlo è un
rapporto commissionato dal ministero dell'Ambiente tedesco. Lo studio,
realizzato dai fisici Gerhard Knies
e Franz Trieb, due membri
del Trec, un consorzio di ricerca per la cooperazione
tra Europa e paesi del bacino del Mediterraneo nello sviluppo delle fonti rinnovabili, sottolinea però che per
raggiungere l'obiettivo è necessario puntare sul solare termodinamico,
realizzando una serie di centrali nelle zone desertiche del Nordafrica
e una rete elettrica a corrente continua.
"In un anno ogni chilometro quadrato di deserto - spiega Franz Trieb - riceve l'energia
solare equivalente a un milione e mezzo di barili di petrolio. Moltiplicando
questa potenzialità per le aree desertiche della Terra otteniamo un
totale di energia pari a qualche migliaia di volte
l'attuale consumo energetico mondiale. Questa energia può essere
catturata usando degli specchi per concentrare la luce solare e trasformarla in
calore".
Le centrali invocate dallo studio non utilizzano infatti
i consueti pannelli fotovoltaici che siamo abituati
ad associare all'energia solare, ma il sistema termodinamico. Grandi superfici
coperte da specchi trasformano la luce del sole in calore che a sua volta
riscalda ad altissime temperature (circa 400 gradi) un liquido o un gas che
crea vapore in grado di mettere in moto delle turbine di
tipo convenzionale.
Si tratta di un sistema che ha diversi vantaggi. Innanzitutto quello di poter
continuare a produrre corrente anche nelle ore notturne grazie alla "forza
d'inerzia" della sostanza riscaldata. I curatori dello studio sottolineano
poi che queste centrali, se costruite nei pressi del mare, possono alimentare
dei desalinatori in grado di fornire acqua con cui
coltivare la terra all'ombra degli specchi.
I limiti del solare termodinamico sono invece legati alle grandi
dimensioni richieste dagli impianti. Per questo motivo le possibilità di
sviluppo nei paesi fortemente antropizzati
come quelli europei è limitato, mentre nei deserti nordafricani
avrebbero la loro collocazione ideale. Per i detrattori del solare questo
è un ulteriore limite in quanto nel deserto l'energia non serve e
trasportarla altrove è inefficiente. Tesi, quest'ultima,
che Knies e Trieb nel loro
studio negano seccamente.
"A differenza di quanto si ritiene comunemente - spiegano di due
ricercatori - il progetto di alimentare l'Europa con questo tipo di tecnologia
è assolutamente realizzabile e vantaggioso dal punto di vista economico.
Grazie alle moderne linee di trasmissione a corrente continua ad alto
voltaggio, solo il 3% circa della potenza va perduta per ogni
"Considerando anche i costi di trasmissione - spiega ancora Trieb - abbiamo calcolato che per l'Europa l'energia solare
sarebbe una delle forme di approvvigionamento più economiche".
Senza contare i vantaggi politici e ambientali dello sganciarsi da fonti
inquinanti e dal prezzo volatile come petrolio e gas naturale. Per questo il
rapporto raccomanda ai paesi europei di avviare una collaborazione con gli
stati dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente per creare insieme una
rete elettrica ad alto voltaggio per la corrente continua per condividere
insieme i vantaggi di una vasta produzione di energia pulita.
Il problema per realizzare questo ambizioso obiettivo è come al solito
di volontà politica. Si tratta di credere in questo progetto, di
sostenerlo e di finanziarlo. L'Italia in questo senso non ha assolutamente le
carte in regola. Una buona parte della ricerca sul solare termodinamico
è infatti "Made
in Italy", grazie alle intuizioni del premio
Nobel Carlo Rubbia. Quando si è trattato di
passare da un prototipo realizzato nel centro Enea della Casaccia a uno su
scala produttiva a Priolo, in Sicilia, la fiducia nel
grande fisico è venuta però meno. Con il risultato che ora Rubbia si è trasferito in Spagna dove sta
progettando una centrale nei pressi di Granada.
(27
novembre 2006)