La Repubblica
15-1-2009
Mancano i 120 euro di
accredito su oltre un terzo delle tessere distribuite ai cittadini. La grande beffa della social card
Una su tre è senza soldi
di ANTONELLO CAPORALE
ROMA - Si dice:
morire di vergogna. "Avevo il Dixan
in mano, anche una confezione di orzo e una scatola di tonno ma mi è
venuto un presentimento: vuoi vedere che non funziona? Allora ho preso
la tessera e ho chiesto alla commessa di digitare i numeri, io non vedo bene.
Non era stata caricata. Avevo i soldi stretti nell'altra mano, già
tutti contati, e glieli ho dati e così è finita. Non l'ho più usata". Maria Pia, 67 anni,
è fuggita via dal supermercato di Viareggio rossa in viso, e meno male
che non c'era nessuno in fila. Comunque in quel supermercato non ci
tornerà più.
La tessera di Tremonti è di un bel azzurro sereno. Come il cielo di
Forza Italia, quello di una volta. Un tricolore ondulato la attraversa da
sinistra a destra e sembra la scia delle mitiche frecce. "E' anonima
naturalmente per non creare imbarazzo", commentò Silvio Berlusconi
il giorno dell'inaugurazione della campagna dei 40 euro mensili ai bisognosi
d'Italia.
Anonima. Infatti ieri, supermercato Sma di Roma, commessa indaffarata alla cassa, signore
anziano in fila: "Ha per caso la social card?". Il no è
asciutto e risentito. "Scusi, ma era per capire come pagava".
Lusy Montemarian non ha
pagato, anzi è scoppiata in un pianto dirotto quando le hanno
comunicato, come fa il medico alla famiglia del congiunto morente, che non ce
l'aveva fatta. Un pianto raccolto da una microtelecamera di "Mi manda
Raitre" e unito ad altri pietosi casi. Un mattone sull'altro, e un altro
ancora. Alla fine si edifica questo incredibile muro della vergogna che
attraversa la penisola e la trafigge senza colpa.
La Social Card, il circuito Mastercard.
Protagonisti di una favola. Una strisciata e via. La pensionata indigente che
alla cassa del panificio, come la donna chic di via Condotti, apre il
borsello, non tocca i soldi sporchi, ma sfila la carta di credito. Un secondo
magnetico. Se la carta è piena. Se è vuota - e lo sono un terzo
delle circa 500 mila distribuite - la pensionata deve restituire il pane e
ritirare l'umiliazione pubblica.
Era il 19 giugno, era estate, e il ministro Giulio Tremonti annunciava una
vecchia novità: la carta di credito per i poveri. Vecchia perché
l'aveva pensata Vincenzo Visco, nell'arcaico '97: sconti sulla spesa, sugli
affitti, sui beni di prima necessità. Vecchia perché l'aveva
apprezzata Ermanno Gorrieri, comandate
partigiano, fondatore del movimento Cristiano Sociali. Gorrieri è morto nel 2004. Nel 2008 è
Tremonti a presenziare e presentare la svolta: una manovrina
da 450 milioni di euro, 200 coperti dall'Eni, 50 dall'Enel, altri dalla Robin Tax. Togliere ai
ricchi, dare ai poveri: 40 euro al mese, 80 euro accreditati ogni due mesi.
Per un anno intero. Quattro mesi di annunci, di serrata organizzazione.
Pronti. Si parte il primo dicembre. Attenzione: chi conserva 15 mila euro, in
banca o alla posta, pensionato o disoccupato, non ha diritto alla carta di
credito dello Stato.
Sono in 520 mila a dicembre a chiedere la social card, pensionati con reddito
dai 6 mila euro agli 8 mila, coppie di anziani, famiglie
con figli a carico, non oltre i tre anni però. Con una sola casa di
proprietà, un'automobile e un'utenza elettrica attiva. In fila, per
ore, davanti ai 9 mila uffici postali. Perché chi completava le pratiche
entro il 31 dicembre, aveva diritto a 120 euro (ottobre, novembre e appunto
dicembre) di partenza. Una corsa verso il nulla. Perché il 30 dicembre, con
ottimismo natalizio, l'Inps - che doveva accertare il reddito - dichiarava di
aver ricaricato 330 mila tessere. Le altre erano vuote.
Migliaia di italiani si sono ritrovati in mano una patacca. Una carta
azzurra, di plastica, con il retro magnetico, il numero, il logo giallo e
rosso della Mastercard. Belle, eccome. E di valore:
si stima costi almeno 50 centesimi l'una, più 1 euro per la ricarica bimestrale,
più il 2 per cento per le spese del circuito bancario. Uno scherzetto
da 8 milioni e 500mila di euro, a pieno regime. Una lotteria per il mezzo
milione di italiani che, soltanto alla cassa e davanti al commesso,
saprà se la sua carta annonaria è buona oppure è uno
scherzo del destino, se può permettere di fare la spese oppure di
annunciare la propria povertà a tutti.
Duecentomila tessere vagano scoperte di tasca in tasca, sospese o respinte.
Duecentomila italiani, forse di più, le possiedono senza poterle
utilizzare. Alcuni (pochi) lo sanno. Altri, molti altri, che non sanno, vanno
incontro alla sciagura.
Ci vuole del metodo per ideare una così lunga e inutile fatica. Prima
fila: farsi certificare la povertà, la disgrazia assoluta. Seimila euro
all'anno. In fila, naturalmente per vedersi attestata dal patronato la
sospirata povertà. Poi l'Inps, le Poste, sempre in fila, sempre allo
stesso modo. Infine, coraggio, andare al supermercato ed esibirla questa
maledetta povertà. E poi, duecentomila volte finora, vederla
svergognata: "La tessera non è carica". Ma ha letto bene?
Per la social card un poveretto di Catania è ricoverato (coma
farmacologico) in ospedale a seguito di furiosa lite, recita un dispaccio
dell'Ansa del 3 gennaio scorso, generata "dalla discussione per
l'ottenimento della social card". Giovanni Spatola, imbianchino di 47
anni, si è costituito ai carabinieri confessando di aver fracassato il
cranio del conoscente con una chiave inglese. Chi dei due doveva ottenere la
social card? A Verona boom di ritiri. Il dato, riferisce la direzione delle
Poste, è connesso alla presenza nel luogo di molti istituti religiosi.
Trecento tra suore e frati si sono presentati all'incasso. Nullatenenti.
Perciò potevano. A Castelletto di Brenzone,
minuscolo villaggio sul lago di Garda, ne sono state elargite più di
cinquanta. Come mai? Lì ha sede l'istituto delle piccole suore della
Sacra Famiglia. Amen.
"Disagi e umiliazioni di ogni genere. Accreditategli questi benedetti quaranta euro sulle pensioni,
così risparmierete dei soldi anche voi", ha consigliato Pierluigi
Bersani ieri alla Camera al ministro dell'Economia. "E' la truffa
del secolo, un flop, il più grande bluff tremontiano",
dice Franco Laratta, il deputato calabrese del
Partito democratico mentre raccoglie le firme per un'interpellanza urgente
sulla precoce agonia di questa tesserina azzurrissima, molto patriottica con
quel fascio tricolore.
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