La Repubblica
18-4-2009
Abruzzo. Il primo
cittadino Massimo Cialente inviò un
telegramma prima del terremoto. Il presidente della Provincia: "Si
doveva intervenire senza aspettare la tragedia". Il sindaco chiese aiuto prima del sisma
"Aiutateci, qui è già emergenza"
Di Giuseppe
Caporale
L'AQUILA - Una richiesta d'aiuto. Cinque giorni prima della tragedia.
Contenuta in un telegramma urgente. Una richiesta rimasta inascoltata.
Mittente, il Comune dell'Aquila. Destinatari, la presidenza del Consiglio dei
ministri (dipartimento della Protezione civile), il governatore della Regione
Gianni Chiodi, l'assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati e
la Prefettura dell'Aquila. Oggetto: una istanza per
la dichiarazione dello "stato d'emergenza" per la città
dell'Aquila, assieme alla segnalazione dello sciame sismico in corso, e di
gravi lesioni ad edifici pubblici e privati. Per colpa del terremoto.
Già, perché all'Aquila il terremoto c'era già, da mesi, con una
frequenza sismica ormai quotidiana. La scossa del 30 marzo scorso (con un
quarto grado di magnitudo) aveva poi scatenato il panico in città con
l'evacuazione di diversi uffici pubblici, oltre a lesioni gravi per migliaia
di palazzi. Con una stima dei danni pari a 15 milioni di euro.
Era stata, fino a quel momento, la scossa più forte registrata
all'Aquila dal 1967. E anche questo aveva spinto il sindaco Massimo Cialente a spedire un telegramma a Palazzo Chigi. Ma
quella missiva (recuperata solo ora tra le macerie degli uffici comunali)
cadde nel vuoto.
Del resto, proprio per la presenza dello sciame sismico e la paura diffusa
nella provincia aquilana - appena il giorno prima - su richiesta del capo
della protezione civile Guido Bertolaso, si era riunita all'Aquila la
Commissione Nazionale Grandi Rischi. Una riunione che però non aveva -
evidentemente - tranquillizzato Cialente. Che il giorno dopo decise di scrivere il telegramma.
Questo il testo: "In relazione ai gravi e perduranti
episodi di eventi sismici il cui inizio risale al 16 gennaio scorso, sotto
forma di quotidiano sciame sismico di complessive 200 scosse e oltre,
culminato con scossa di quarto grado il 30 marzo scorso, chiedesi urgente e
congruo stanziamento di fondi per prime emergenze, nonché dichiarazione stato
emergenza ai fini dell'effettuazione dei necessari interventi di ripristino
idoneità degli edifici pubblici e privati. Inoltre,
si segnalano in particolare gravissimi danni strutturali in due edifici
scolastici ospitanti cinquecento alunni".
Per il sindaco, oggi, questo telegramma ha il sapore di una drammatica beffa.
"Ho fatto tutto il possibile... Adesso dobbiamo solo
ricostruire ciò che abbiamo tragicamente perso. Piangere il nostro dolore e andare avanti". Più dura la posizione della presidente della Provincia
dell'Aquila, Stefania Pezzopane: "La settimana
tra il 30 marzo e il 5 aprile, è stata fatale per il nostro territorio.
Lanciavamo continui appelli, la gente fuggiva in strada per paura delle
scosse. Ci era stato detto che la nostra era una psicosi, che avremmo dovuto
avere un atteggiamento diverso, di serenità. Invece..".
E prosegue: "Possibile che le due scosse avvenute la
notte del 5 aprile, poche ore prima della tragedia, non abbiamo fatto suonare
un benché minimo campanello d'allarme? Molti di
quelli che si sono salvati, quella notte hanno dormito in macchina".
(18 aprile 2009)
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