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Documento d’interesse   Inserito il 7-4-2008


 

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Il Corriere della Sera 7-4-2008

Generale Speciale. Archiviazione per Padoa Schioppa. La richiesta della Procura di Roma sull'indagine per diffamazione aggravata. L'accusa al ministro dell'economia era di aver «espresso dichiarazioni fondate su falsità e manipolazioni»

ROMA - La procura di Roma ha chiesto l'archiviazione dell'indagine per diffamazione aggravata aperta nei confronti del ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa dopo la denuncia presentata dall'ex comandante generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, per le dichiarazioni rilasciate il 6 giugno del 2007 nel corso del dibattito al Senato sul caso Visco. La richiesta, avanzata dal pm Angelantonio Racanelli, andrà all'attenzione del tribunale dei ministri. Per il magistrato, «la condotta posta in essere dall'indagato non è punibile ai sensi dell'articolo 51 del codice penale per avere agito nell'esercizio di un diritto e nell'adempimento di un dovere». Il diritto è quello di critica politica, il dovere è quello di rispondere in Parlamento, nella sua qualità di rappresentante del governo, a interrogazioni e interpellanze parlamentari e in sede di dibattito su una mozione dell'opposizione.

La procura, pur non ritenendo applicabile l'articolo 68 della costituzione sull'immunità parlamentare, in quanto Padoa Schioppa non è un parlamentare, ha messo in evidenza sia lo status di ministro dell'indagato sia la sede in cui sono state pronunciate quelle dichiarazioni. Il Senato è da considerare, infatti, la sede principale della democrazia, il luogo più alto dove si svolge il dibattito politico. In quella sede deve ritenersi ampia la dimensione del diritto di critica politica. Nella richiesta di archiviazione il pm Racanelli si è richiamato alla giurisprudenza che consente in questo ambito toni forti e aspri. Dalle indagini effettuate è risultato, inoltre, che il nucleo essenziale delle dichiarazioni è stato ricavato dalla documentazione messa a disposizione dagli uffici del ministro.

In tredici pagine di querela, Speciale chiedeva che la magistratura procedesse per diffamazione pluriaggravata in relazione alla «completa falsità dei fatti» contenuti nelle dichiarazioni, «gravemente lesive della dignità del denunciante». In particolare, Speciale accusava Padoa-Schioppa di aver «espresso dichiarazioni fondate su falsità, manipolazioni, su una visione capziosa e mendace di quanto è accaduto» con riferimento alla vicenda del viceministro Vincenzo Visco.

Secondo il ministro dell'Economia, Speciale «ha gestito in modo personalistico il Corpo, escludendo la catena gerarchica dalle scelte e dalle decisioni; ha perseguito una discutibile politica degli encomi idonea a modificare le graduatorie interne ai fini dell'avanzamento; non ha tenuto un comportamento leale nei confronti dell'autorità politica, in particolare omettendo di trasmettere o di comunicare le lettere inviategli dalla procura di Milano; non è stato in grado di vigilare e di impedire che fossero pubblicati dalla stampa documenti riservati relativi a carteggi intercorsi tra lo stesso comandante generale e alti ufficiali del Corpo e tra lui stesso e Visco; ha forzato le regole di attribuzione degli incarichi attribuendo su base fiduciaria e personale funzioni importanti ad ufficiali carenti dei requisiti formali richiesti; ha mostrato una grave inadeguatezza nello scegliere i collaboratori più stretti tanto che per uno di essi è stato proposto di rinviarlo a giudizio per reati gravissimi».

Il 10 marzo scorso il presidente aggiunto dei gip Antonino Stipo aveva archiviato, accogliendo la richiesta del pm Racanelli, l'indagine su Visco, accusato di tentato abuso d'ufficio e minacce a pubblico ufficiale, in seguito a un'altra denuncia di Speciale, il quale lamentava pressioni subite affinchè, nell'estate del 2006, trasferisse quattro alti ufficiali delle Fiamme Gialle in servizio in Lombardia. Secondo le valutazioni dei magistrati, non è ravvisabile il dolo intenzionale nei comportamenti del viceministro.

07 aprile 2008