Da ADWmagazine.net 26-3-2007
Voce per voce i costi della politica italiana
Spese esecutivi, potere
giudiziario, istituzioni.
Pagina stampata da ADV News 24h: l'articolo
è stato pubblicato alle ore 23:13 del 26/03/2007
Napoli - Di seguito pubblichiamo un lavoro di Federico
Novelli (Adusbef.it - mauronovelli.it)
sui costi della politica: La Politica e il suo prezzo.
La ricerca è stata pubblicata nel mese di gennaio del 2007 e descrive
in dettaglio alcuni dei costi che bisogna sostenere per mantenere la politica
italiana, tra cui: i costi delle istituzioni; i costi degli esecutivi; i
costi del potere giudiziario; il prezzo delle istituzioni e della politica in
Sicilia;
sanitа e lottizzazione partitica.
1. Introduzione
La politica è lo strumento fondamentale attraverso il quale i
cittadini partecipano alla vita pubblica e amministrano i loro interessi.
Politica, infatti, è un termine di derivazione greca: la polis è
la cittа-stato dell’ antica Grecia; essa costituisce l’ espressione di
una comunitа umana che vive in una dimensione politica, appunto
(secondo Aristotele l’ uomo è un animale politico, ossia portato a
convivere con i suoi simili). Per i greci la polis rappresenta la piщ
alta forma di convivenza e di organizzazione umana. Oggi la comunitа
umana è organizzata diversamente dalla polis greca: non esiste
piщ la cittа-stato; ci sono gli stati e le organizzazioni internazionali.
Tuttavia la dimensione politica e organizzativa di quella fondamentale
esperienza costituisce un caposaldo fondamentale anche nel mondo attuale. La
politica dovrebbe esprimere e realizzare ancora oggi un ideale alto di
convivenza umana; chi fa politica come rappresentante (in senso lato) della
comunitа di individui-cittadini stanziata su un determinato territorio
deve farsi carico delle esigenze, dei problemi e degli interessi della
comunitа stessa, al fine di attuare una vera dimensione comunitaria;
per fare ciт è necessario che il politico si ponga al servizio
dei membri della societа. La politica oggi si pone spesso in modo assai
diverso dalla necessaria dimensione di servizio ora menzionata: essa diventa
molto frequentemente strumento di potere fine a sй stesso, che comporta
costi spesso abnormi per l’ intera collettivitа: il prezzo
ingiustificato della macchina politica deriva proprio dal fatto che si è
persa, almeno in gran parte, la concezione della politica come servizio al
cittadino. Molteplici sono le cause che fanno lievitare a dismisura i costi
della politica. Iniziamo l’ analisi dalle istituzioni rappresentative, che
costituiscono il cuore del nostro ordinamento democratico.
2. I costi delle istituzioni rappresentative.
Le due assemblee parlamentari costituiscono, probabilmente, uno degli
elementi che maggiormente evidenziano l’ elevatissimo e spesso del tutto
ingiustificato prezzo della politica in Italia. Le voci di costo piщ
consistenti sono quelle costituite dagli "stipendi" dei membri
delle due Camere; in realtа non si potrebbe parlare propriamente di
stipendi, ma di indennitа: infatti l’ art. 69 della Costituzione sancisce che "I
membri del Parlamento ricevono una indennitа stabilita dalla legge".
Attualmente tale indennitа è disciplinata dalla legge n. 1261 del 31 ottobre 1965, la quale
stabilisce che essa è suddivisa in due voci: 1) Il compenso mensile
fisso, che gli Uffici di presidenza delle Camere devono decidere in modo che
esso non superi il dodicesimo del trattamento complessivo annuo lordo del
magistrato con funzione di presidente di sezione della Corte di Cassazione ed
equiparate. 2) La diaria, il cui ammontare è parimenti deciso dagli
Uffici di presidenza delle due Camere. Essa è assegnata in ragione dei
giorni di seduta; esiste la possibilitа di ritenute in caso di assenze.
Nel nostro ordinamento attuale, dunque, il mandato parlamentare non è
piщ gratuito. Diversamente avveniva quando era in vigore lo Statuto
Albertino. Infatti l’ art. 50 di quella Costituzione sanciva che "Le
funzioni di Senatore e di Deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione od
indennitа". Oggi i membri delle istituzioni rappresentative
percepiscono, invece, l’ indennitа di cui all’ art. 69 della
Costituzione, e ciт appare giustificato e comprensibile. Meno
comprensibile è l’ ammontare eccessivo dell’ indennitа stessa:
si consideri che i membri del Parlamento incassano, al mese, 14.000 euro! Di
questi, 5.500 costituiscono lo "stipendio", ossia l’
indennitа in senso stretto, 4.000 euro vengono assicurati come rimborso
della spesa derivante dal soggiorno a Roma, 4.200 euro sono somministrati ai
Deputati per finanziare le spese inerenti il rapporto con i loro elettori.
Per quanto concerne i Senatori, quest’ ultima voce di spesa è
finanziata con circa 500 euro in piщ al mese: si sale, cosм, a
circa 4.700 euro. Ancora meno giustificati, quando addirittura del tutto
ingiustificati, appaiono, soprattutto all’ opinione pubblica ed alla luce
dell’ etica pubblica, i numerosi privilegi concessi ai rappresentanti della
Nazione. Iniziamo dalle agevolazioni di cui essi godono in tema di trasporti.
I parlamentari hanno una carta che assicura loro la libera circolazione sulla
rete ferroviaria nazionale e sulle linee aeree; possono prendere i traghetti
senza rispettare la fila e, soprattutto, senza pagare il biglietto! Possono,
inoltre, contare su un rimborso di 3.300 euro per i viaggi in taxi, che sale
a 4.000 euro se il Deputato abita a piщ di 100 km dall’ aeroporto
piщ vicino. I membri delle assemblee rappresentative possono, inoltre,
utilizzare il telepass in autostrada gratis. Nel caso in cui il parlamentare
abbia l’ esigenza, per motivi di studio o per ragioni comunque connesse all’
esercizio della sua attivitа, di varcare i confini nazionali, puт
contare su un rimborso che arriva ad un massimo di 3.100 euro. Nel 2005 i
soli Deputati sono costati alla collettivitа 40.000.000 di euro! I
privilegi non finiscono qui, perchй ai parlamentari è assicurato
un rimborso sulla bolletta telefonica fino ad un massimo di 3.100 euro. Viene
loro assegnato, infine, un computer portatile che possono tranquillamente
tenere anche dopo la fine della legislatura, sia ben chiaro, per esigenze di
tutela della riservatezza dei dati. Per quanto concerne il trattamento
pensionistico, esso evidenzia, forse ancora di piщ il fatto che i
rappresentanti della Nazione godono di notevoli privilegi. Infatti i
parlamentari (sia Deputati che Senatori) hanno la possibilitа di
maturare una pensione straordinaria anche se sono in carica per una sola
legislatura. Tale pensione straordinaria è denominata vitalizio. Essa
matura al compimento dei 65 anni di etа. Se il Deputato è
rimasto in carica per piщ legislature, il vitalizio puт maturare
anche al compimento dei 60 anni. L’ ammontare del vitalizio puт variare
da un minimo del 25% ad un massimo dell’ 80%; la prima ipotesi si verifica
nel caso in cui il parlamentare abbia ricoperto la carica per una sola
legislatura. La seconda, invece, si realizza nel caso in cui il parlamentare
sia stato in carica per piщ legislature. E’ poi da sottolineare il
fatto che per maturare il vitalizio non è necessario che scadano i 5
anni di legislatura. E’ invece sufficiente che il parlamentare resti in
carica per 2 anni, 6 mesi ed 1 giorno. Bisogna, poi, considerare il fatto che
i parlamentari possono tranquillamente sommare la pensione che percepiscono
per la loro attivitа professionale con quella acquisita attraverso la
loro attivitа di rappresentanti della Nazione. Veniamo, infine, alle
considerazioni che riguardano il termine dell’ attivitа di
parlamentare: la liquidazione ottenuta dai parlamentari ammonta all’ 80% dell’
indennitа che va moltiplicato per il totale degli anni della
legislatura. Ciт significa che Deputati e Senatori conseguono, come
minimo, una liquidazione pari a 35.000 euro. Il prezzo dell’ attivitа
delle istituzioni rappresentative non è determinato soltanto dagli
abnormi costi delle indennitа e dei vari privilegi dei parlamentari, ma
anche (e in misura molto rilevante), dagli altrettanto abnormi oneri
derivanti dall’ attivitа dei partiti e dei gruppi parlamentari. Tra
questi 2 organismi esiste una stretta connessione, dal momento che i gruppi,
pur essendo formalmente e giuridicamente distinti dai partiti, costituiscono
lo strumento attraverso il quale questi agiscono all’ interno delle assemblee
rappresentative. Secondo Michele Ainis l’ onere finanziario derivante dall’
attivitа dei partiti costituisce il costo maggiore della politica. Il
problema principale del sistema politico italiano è costituito dall’
eccessivo numero dei partiti e dalla loro incontrollata proliferazione. I
costi derivanti dai partiti possono essere suddivisi in due categorie: 1) la
prima è costituita dagli oneri a cui si deve far fronte per finanziare
l’ attivitа dei partiti, sostenuta dal 1993 con i rimborsi elettorali;
2) la seconda deriva dall’ eccessivo numero dei partiti che fa lievitare non
solo i costi legati alle loro attivitа e alla loro burocrazia, ma anche
quelli derivanti dalla necessitа di "accontentare"
tutte le parti politiche: ciт significa, ad esempio, che una compagine
governativa composta di ben 9 componenti partitiche, quale è quella
attuale, dovrа necessariamente stabilire nuove spese per foraggiare il
"bisogno" di tutte quante. L’ unico modo per raggiungere
questo "obiettivo" è imporre nuove tasse e continuare
a sostenere gli enti inutili, utilissimi ai partiti per distribuire favori.
Per quanto concerne i costi di cui alla prima categoria, il referendum del 18
aprile 1993 sancм che il 90,3% dei cittadini-elettori era contrario al
finanziamento pubblico dei partiti; tuttavia questi escogitarono subito un
modo per aggirare il risultato della consultazione referendaria: il sistema
dei rimorsi elettorali. Inizialmente essi ammontavano ad una cifra
ragionevole: 800 lire per ogni elettore e per ciascuna delle due Camere.
Negli ultimi anni la cifra dei rimborsi si è gonfiata a dismisura,
fino ad arrivare, nel 2002 e con l’accordo di tutte le forze politiche, a ben
5 euro per ogni elettore e per ogni assemblea rappresentativa. Inoltre,
proprio in base alla legge varata nel 2002, anche il calcolo dei rimborsi
elettorali riguardanti il Senato deve essere effettuato sulla base del numero
degli elettori della Camera; ora, come è noto, i cittadini chiamati ad
eleggere i membri della seconda Camera sono meno rispetto a quelli che
eleggono i Deputati; ciт significa che le forze politiche dovrebbero
incassare un rimborso piщ contenuto per quanto riguarda il Senato;
attraverso l’ escamotage ora illustrato, perт, i partiti ottengono un
rimborso assai piщ cospicuo di quello che sarebbe loro dovuto. Volendo
tradurre in numeri quanto ora è stato detto, consideriamo che nel 2006
i rimborsi elettorali sono ammontati a 200.819.044 euro! Ogni ciclo
elettorale (elezioni politiche, amministrative, europee, regionali) costa
alla collettivitа 1.000.000.000 di euro ogni 5 anni! Tra tanti
scandalosi sprechi di denaro, perт, c’ è chi, tra i politici,
cerca di proporre un’ inversione di tendenza. E’ il caso della tesoriera
dell’ Italia
dei Valori, Silvana Mura, la quale ha proposto di inserire nella
legge finanziaria per il 2007 un emendamento in base al quale i
rimborsi devono essere calcolati sulla base del numero effettivo dei votanti
ed un altro che abroga una legge votata dal precedente parlamento, in base
alla quale i rimborsi sono erogati anche in caso di scioglimento anticipato
delle Camere. L’ analisi ora portata avanti evidenzia i notevoli costi, nella
maggior parte dei casi ingiustificati, dell’ attivitа e della
burocrazia dei partiti. Il rimedio proposto da Michele Ainis a questa
emorragia di denaro (pubblico) è semplice ed efficace, ma assai arduo
da mettere in pratica: ridurre, attraverso una seria riforma del sistema
elettorale, il numero delle forze politiche presenti in Parlamento. Oltre che
per le indennitа ed i privilegi dei loro membri, le istituzioni
rappresentative hanno un prezzo per la collettivitа anche per un’ altra
causa: la qualitа della legislazione, che spesso è cattiva. Non
si riflette abbastanza sul fatto che una legislazione di scarsa qualitа
influisce negativamente sullo sviluppo economico e comporta dei costi
economici per l’ intero Stato. A questo proposito si deve fare riferimento ad
una raccomandazione dell’ OCSE1 del 1995. Essa stabilisce che le leggi degli
stati non devono essere contrarie allo sviluppo ed alla libera intrapresa economica.
Inoltre la raccomandazione sancisce che non ci deve essere un eccesso di
regolamentazione pubblica (ossia un eccessivo numero di leggi) e,
soprattutto, che la legislazione deve essere organica e coerente. Questo
significa che le leggi devono, nel loro insieme, essere "in armonia"
tra loro, ossia devono formare un corpo unito e compatto, privo di
contraddizioni. Al fine di realizzare una legislazione organica e di buona
qualitа l’ OCSE ha stabilito un formulario di 10 domande
che il legislatore dovrebbe porsi (ed alle quali dovrebbe, ovviamente, dare
una risposta); tra queste figura il quesito su costi e benefici: il
legislatore si deve chiedere, cioè, se i benefici che deriverebbero
dall’ intervento legislativo giustificano i costi. Ora, bisogna dire che il
nostro Parlamento spesso non si pone neppure questo quesito: molto di
frequente, come abbiamo visto, esso approva leggi che aumentano a dismisura i
costi, come, ad esempio, quella che, nel 2002 (si ricordi, approvata con l’
accordo di tutte le forze politiche) aumenta fino a 5 euro per ogni elettore
e per ogni Camera i rimborsi elettorali. In questa occasione il legislatore
non solo non ha tenuto presenti gli altissimi costi derivanti dall’ approvazione
di questa normativa, ma non ha tenuto conto neppure del fatto che i benefici
che da essa sarebbero derivati avrebbero soddisfatto solo i partiti ed i loro
apparati burocratici e non giа l’ intera collettivitа, che per
contro avrebbe dovuto sopportarne solo gli oneri. Occorre, tuttavia,
menzionare una nota positiva sul fronte della qualitа della
legislazione: l’ istituzione, nel 1997 presso la Camera dei Deputati, di un
Comitato per la legislazione. Esso è un organo parlamentare politico,
composto su base paritetica da membri della maggioranza e dell’ opposizione
(Deputati) nominati dal Presidente della Camera. Il compito del Comitato è
quello di valutare, sulla base di parametri anche tecnici i progetti di legge
e di stabilire se essi sono di buona qualitа.
3. I costi degli Esecutivi
In una forma di governo parlamentare, quale è quella italiana, il
Potere Esecutivo è espressione della maggioranza parlamentare in
quanto legato al rapporto di fiducia con le istituzioni rappresentative. Il
governo è, dunque, un’ istituzione che è l’ espressione della
volontа popolare e dovrebbe essere, perciт al servizio dell’
intera collettivitа e della Nazione. Proprio per queste ragioni appare
significativo analizzare quali sono gli oneri che la collettivitа stessa
è chiamata a sostenere per l’ attivitа del Potere Esecutivo.
Anche in questo caso si vedrа che il costo al quale si deve far fronte è
elevatissimo. Infatti si consideri che, dal 2001 al 2006 le spese necessarie
all’ attivitа del Governo nella sua sede di Palazzo Chigi a Roma, sono
passate da 214.000.000
a 302.000.000 di euro! E nonostante il nuovo
presidente del Consiglio Romano Prodi fosse convinto della necessitа di
tagliare le spese, queste ammontano oggi, in base alla legge finanziaria per
il 2007, a
391.000.000 di euro. Sono aumentati i dipendenti e la spesa sostenuta per
essi ammontava, nel 2005,
a 134.438.560 euro (nel 2001 la stessa spesa era di
76.653.739 euro). C’ è poi un gran numero di collaboratori, segretarie
e consulenti ed una scorta, costituita di ben 31 uomini (ridotti
successivamente a 25), che Berlusconi si assegnт per quando non sarebbe
piщ stato Capo del Governo. 1 L’ OCSE è l’ Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico ed è nata il 12 aprile 1960 dalla
trasformazione dell’ OECE, l’ Organizzazione europea per la cooperazione
economica. L’ OECE era stata istituita il 16 aprile 1948 al fine di attuare e
coordinare il Piano Marshall. 5 Infine non dobbiamo dimenticare che
Berlusconi stipulт un contratto con una emittente televisiva,
Euroscena, per la realizzazione degli eventi televisivi del Governo; tale
contratto è in vigore ancora oggi, mentre Prodi ha sostituito
Berlusconi alla guida del Governo. Non solo, ma Euroscena continuerа,
ancora per 3 anni, a confezionare gli eventi televisivi di punta di Palazzo
Chigi, richiedendo, ovviamente, la prestazione economica dovuta in base al
contratto; e detta prestazione sarа corrisposta con denaro proveniente
dai contribuenti. Ma gli oneri finanziari per il funzionamento di Palazzo Chigi
sono dovuti, oggi, anche alla grande massa di sottosegretari, viceministri e
Ministri che compongono l’Esecutivo: addirittura 102! Questo aumento abnorme è
dovuto all’ esasperata frammentazione partitica della quale si è fatta
menzione in precedenza, acuita ulteriormente dalla legge elettorale varata
dal centro-destra nel dicembre 2005. Ciт dimostra che, come sostiene
Michele Ainis, il nocciolo del problema del prezzo della politica è
proprio nell’ eccessivo numero di partiti che compongono il nostro agone
politico.
4. I costi del Potere Giudiziario
Anche il potere giudiziario ha un prezzo non indifferente. Sebbene non faccia
parte della politica in senso stretto, esso costituisce uno dei 3 poteri
fondamentali di ogni ordinamento democratico e, dunque, deve essere
considerato in un’ analisi, quale è questa, incentrata sui costi della
politica (intesa in senso lato, come ordinamento democratico). Appare
opportuno iniziare il discorso dagli organi giudiziari di vertice: la Corte
Costituzionale e la Corte di Cassazione. Per quanto riguarda la prima,
dobbiamo subito metter in evidenza il fatto che il Presidente ha una
retribuzione di 444.000 euro lordi ogni anno! Egli ha, inoltre, diritto ad
utilizzare un’ auto blu e ad una struttura di segreteria (come, del resto,
tutti i membri della Consulta). In piщ, rispetto agli altri membri
della Corte, egli puт usare i voli di Stato. Gli altri giudici
costituzionali possono contare su un compenso di 370.000 euro lordi all’ anno
(il 50% in piщ rispetto al primo Presidente della Corte di Cassazione).
Con riferimento alla Corte di Cassazione, il Primo Presidente di questa ha un
appannaggio di 246.800 euro lordi all’ anno. Per quanto concerne i
magistrati, essi hanno stipendi in linea con il resto d’ Europa e tuttavia spesso
aggiungono, al compenso che incamerano come magistrati, quello che spetta
loro come docenti universitari. Essi possono, inoltre, contare su ferie annue
che durano addirittura due mesi e mezzo! Anche i membri delle Authorities
possono contare su ottime retribuzioni. Con riferimento alle Authorities
occorre, perт, fare una precisazione: esse non possono essere
qualificate come organi giudiziari in senso stretto, in quanto svolgono
funzioni "paragiurisdizionali" (quasi giurisdizionali),
sommate a funzioni "quasi normative" e "quasi
amministrative". Nonostante ciт, le Authorities possono essere
assimilate alle autoritа giudiziarie. I semplici componenti delle
Authorities guadagnano 370.000 euro all’ anno, mentre per i presidenti la
retribuzione puт arrivare ad un massimo di 444.000 euro, sempre su base
annua.
5. Decentramento amministrativo ed enti locali
Il nostro ordinamento nazionale è fondato, da una parte, sull’
unitа e l’ indivisibilitа della Repubblica; d’ altra parte esso
attua il piщ ampio decentramento amministrativo. Tutto ciт
avviene sulla base dell’ art. 5 della Costituzione, che recita
cosм: "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove
le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il piщ
ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua
legislazione alle esigenze dell’ autonomia e del decentramento".
Dunque il decentramento amministrativo ha un valore costituzionale e,
pertanto, assume un’ importanza fondamentale nel nostro ordinamento
giuridico. Scopo principale del decentramento è quello di realizzare
un sistema di governo e di regolamentazione il piщ possibile vicino
alle esigenze, ai problemi e agli interessi delle comunitа locali e del
territorio sul quale queste sono stanziate. Le finalitа che un
ordinamento unitario ma decentrato, quale è il nostro, sono dunque
molto elevate. Tuttavia non si puт fare a meno di notare, con rammarico,
che molto spesso anche le istituzioni della decentralizzazione (gli enti
locali), si trasformano in mero strumento di potere e privilegio economico,
con conseguente costo per la collettivitа. Analogamente a quanto
avviene per i Deputati nazionali, anche i Consiglieri regionali possono su
compensi assai importanti. La Sardegna elargisce addirittura un’
indennitа pari all’ 80% di quella dei Deputati nazionali. A questa
vanno aggiunte altre voci, quali la diaria, i rimborsi e le spese di segreteria.
Inoltre anche ai gruppi sono somministrati ulteriori fondi, che ammontano a
2.500 euro a consigliere, piщ altri 6 5.000 euro ai gruppi composti di
almeno 5 consiglieri. I consiglieri sardi possono contare, poi, su un’ auto
blu con autista quando sono in trasferta a Roma. Lombardia,
Lazio,
Abruzzo,
Emilia-Romagna
e Calabria
assicurano ai loro consiglieri un’ indennitа che ammonta al 65% di
quella dei Deputati nazionali. A questi elevatissimi compensi vanno aggiunte
le cosiddette "indennitа di reinserimento", che sono
delle somme di denaro assicurate a tutti i consiglieri regionali che non sono
stati eletti, rieletti dopo la fine del loro mandato o ricandidati. La "ratio"
di questa indennitа di reinserimento dovrebbe essere ricompensare i
consiglieri che non possono essere piщ tali perchй non eletti o
non ricandidati, aiutandoli nel reimmissione nelle loro attivitа
lavorative. In passato in Sardegna l’ indennitа di reinserimento
era pari, addirittura, a 117.000 euro per ogni consigliere. Ora ammonta a
48.000 euro. Di recente anche il Molise ha introdotto il "premio di
reinserimento nelle proprie attivitа di lavoro" per i suoi
ex-consiglieri. Per quanto riguarda la Puglia, i privilegi per accordati a
consiglieri ed assessori restano intatti anche quando questi non ricoprono
piщ la carica; cosм l’ ex-presidente della regione Raffaele Fitto
aveva ottenuto un’ auto blu. Tale privilegio gli è stato, perт,
revocato dopo le contestazioni e tuttavia non bisogna dimenticare che l’
attuale giunta regionale di sinistra ha permesso che fossero lasciati intatti
alcuni privilegi degli dei politici uscenti: essi possono contare sulla
disponibilitа di alcune delle automobili noleggiate dalla regione; in
piщ le loro pensioni sono state aumentate. L’ elenco dei privilegi e
dei bonus prosegue con l’ "indennitа di funzione per i vertici
di giunte e commissioni su misura". In questo campo il record
nazionale è detenuto dalla Campania, dove fino al 2005 tali
commissioni erano 18. Alla fine del 2006 la regione ne ha abolite 6 (sull’
onda dell’ indignazione). Si consideri che le spese per ognuna delle
commissioni su misura ammontano a 180.000 euro e che i presidenti di esse
incamerano 1.650 euro in piщ al mese oltre l’ indennitа di
consigliere regionale ( che ammonta a circa 7.000 euro). C’è da dire
che l’ abolizione delle 6 commissioni su misura è stata degnamente
compensata con un cospicuo aumento dell’ indennitа di consigliere
regionale, che passa, dal 2000 al 2005, da 18.000.000 di euro a 30.000.000 di
euro. Stesso aumento hanno conosciuto i benefits. Per quanto riguarda la
regione Lazio, le spese per le attivitа della presidenza di giunta
passano dai 196.000.000 di euro del 2006 ai 256.000.000 di euro previsti per
il 2007. Soltanto le risorse impegnate per la rappresentanza del Presidente
della regione Marrazzo passano dagli 850.000 euro del 2006 a 1.030.000 euro del
2007. Gli oneri per i gettoni di comitati e commissioni passano da 100.000 a 664.000 euro,
mentre le risorse per celebrazioni ed eventi arrivano, nel 2007, a 1.794.000 euro.
Ciт che è maggiormente evidente in questa finanziaria regionale
per il 2007 è il proliferare delle spese per le attivitа di
comunicazione, che raddoppiano rispetto al 2006: da 4.300.000 euro a
8.079.000 euro. L’ elenco continua con il cosiddetto "cruscotto",
ossia lo strumento di razionalizzazione della spesa sanitaria2 : il "cruscotto"
serve a sostenere il sistema di monitoraggio delle uscite finanziarie per la
sanitа; esso ammontava, nel 2006, a 2.000.000 di euro. Raddoppia nel
2007, arrivando a 4.000.000 di euro. Il Consiglio regionale costerа,
all’ incirca, 63.000.000 di euro; qualche ritocco (al rialzo, ovviamente), è
destinato all’ indennitа di carica e di missione per i consiglieri e
per gli assessori non consiglieri. Dal punto di vista del prezzo della
politica e delle istituzioni, la regione Abruzzo è caratterizzata da
uno scenario con luci ed ombre. L’ Abruzzo ha proceduto nei mesi scorsi ad
una riduzione delle retribuzioni spettanti ai membri dei Consigli di
amministrazione degli enti controllati dalla regione. Questa operazione ha
consentito il recupero di ben 1.000.000 di euro! Inoltre dobbiamo considerare
che sono previsti altri tagli, che saranno effettuati attraverso una profonda
riforma degli enti: ad esempio, sono previsti una riduzione delle ASL da 6 a 4, un accorpamento delle
aziende di trasporto e la cancellazione (non solo il ridimensionamento) di
alcuni Consigli di amministrazione. Per quanto riguarda, invece, gli oneri
sostenuti per le attivitа del Consiglio regionale, essi sono passati da
25.640.000 euro (consuntivo 2004) a 30.695.000 euro (previsionale 2007). A
queste cifre occorre aggiungere 500.000 euro di spese per l’ amministrazione
e 700.000 euro per la rappresentanza. Tra le regioni piщ virtuose si
segnala la Toscana.
Il Presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini, sostiene che i costi
della politica nella sua regione sono piщ bassi che altrove: il costo
annuale per 15 consiglieri è di 2.088.734,4 euro. Per di piщ la
Toscana si trova agli ultimi posti in Italia in fatto di indennitа e
benefits per i consiglieri; i controlli che garantiscono la piena trasparenza
riguardo all’ attivitа dei consiglieri sono esercitati da tempo ed in
modo sistematico. E’ significativo il fatto che le indennitа sono
tagliate in caso di assenza. E poi, al pari di quanto sta per avvenire in
Abruzzo, anche in Toscana si procede ad un riassetto degli enti che fanno
capo alla regione. 2 Alla sanitа sarа dedicato uno specifico
paragrafo in seguito, visti anche gli scandali che investono il settore in
questi primi giorni del 2007. 7 Nonostante tutto questo, perт, non si puт
dire che in Toscana sia caratterizzata solo da note positive: infatti, nel
giugno 2006, è approvata una "leggina" regionale che
interpreta in modo elastico la norma, contenuta nella legge finanziaria per
il 2006 (art. 1, comma 54), che prevedeva un taglio generalizzato del 10% per
qualsiasi indennitа, gettone di presenza e per qualunque utilitа,
comunque denominata, spettante per la partecipazione ad organi collegiali.
Sebbene la norma ora menzionata non lasci spazio a "scappatoie
interpretative", la "leggina" regionale toscana
sancisce che, ad eccezione dell’ indennitа, tutte le altre
utilitа saranno calcolate non tenendo conto del taglio del 10%. C’ è
da dire che la "leggina" è stata approvata da tutte
le forze politiche eccetto i Democratici di Sinistra. L’ escamotage della
Toscana è stato utilizzato anche dal Veneto.
Anche le province sono enti locali che assorbono (e spesso sperperano)
notevoli quantitа di denaro. Un esempio in questo senso è dato
dalla provincia di Viterbo. Il capogruppo dell’ UDC Francesco Bigiotti ha
effettuato calcoli in base ai quali si spendono 850.000 euro in piщ
ogni anno. E ciт soltanto per l’ incarico di DG e l’ istituzione di due
nuovi assessorati. Inoltre è stato aumentato anche il numero delle
commissioni consiliari, che sono in tutto 8. In questo contesto,
ricorda Bigiotti, non bisogna dimenticare che 18 lavoratori cantieristi
potrebbero perdere il lavoro a causa della mancanza di fondi; ciт a
causa del notevole sperpero al quale ora si è fatto riferimento.
Volendo ora fare qualche cenno ai costi delle istituzioni comunali, occorre
premettere che spesso anche queste comportano notevoli oneri finanziari. Ad
esempio, il comune di Arezzo ha visto crescere, con l’ amministrazione di
centro-destra, le spese per alcune indennitа. L’ attuale
amministrazione di centro-sinistra, tuttavia, non sembra sensibile alla
necessitа di ridurre gli oneri delle istituzioni comunali. Infatti il
Consiglio ha bocciato un significativo atto d’ indirizzo sulla riduzione dei
costi della politica, presentato da Manneschi (Cittа aperta democratici
per Arezzo). Anche il comune di Ravenna tenta di ridurre il prezzo derivante
dalle sue attivitа: il consigliere comunale Federico Fronzoni ha proposto
l’ emanazione di un codice etico-politico di autoregolamentazione. Per
Ravenna il problema maggiore proviene dall’ onere delle societа a
maggioranza pubblica alle quali partecipa il comune. 5.1 Il prezzo delle
istituzioni e della politica in Sicilia: un’ analisi dettagliata. Nel
discorso riguardante i costi delle istituzioni, la Sicilia merita un’ analisi
condotta separatamente. Iniziamo col dire che la Sicilia è una regione
a statuto speciale e, pertanto le sue istituzioni, a cominciare dall’ Assemblea
Regionale Siciliana (il Consiglio regionale), esercitano i poteri assegnati
loro dallo Statuto e si amministrano con una notevole autonomia rispetto alle
istituzioni delle regioni di diritto comune. L’ analisi che segue è
portata avanti sulla base di uno scrupoloso e dettagliato dossier realizzato
da Livio Ghersi, dipendente dell’ Amministrazione dell’ Assemblea Regionale
Siciliana (d’ ora in poi ARS), come contributo al programma elettorale di
Rita Borsellino per le elezioni regionali dell’ aprile 2006. La prima
problematica che il dossier affronta è quella dell’ autonomia. A
questo proposito lo Statuto della Sicilia sancisce che le leggi della regione
sono approvate dall’ assemblea in piena autonomia, sulla base del regolamento
interno dell’ assemblea stessa. Lo Statuto assicura ai consiglieri regionali
(che in Sicilia si chiamano Deputati) garanzie ed attribuzioni simili a
quelle che la Costituzione repubblicana riconosce ai parlamentari nazionali:
l’ iniziativa legislativa, il diritto di presentare interpellanze,
interrogazioni e mozioni, l’ impossibilitа di essere chiamati a
rispondere per le opinioni espresse e per i voti dati nell’ esercizio delle
funzioni e, infine, l’ indennitа. Proprio con riferimento all’
indennitа emergono i primi problemi. Infatti la legge regionale del 30
dicembre 1965, n. 44, stabilisce che ai deputati siciliani si applica la
legge n. 1261 del 31 ottobre 1965, ossia lo strumento normativo che
disciplina l’ indennitа spettante ai membri del Parlamento (nazionale).
In pratica i deputati siciliani sono equiparati, nel trattamento economico,
ai Senatori. Non solo: in Sicilia si è anche tentato di realizzare un’
equiparazione anche in altri settori (ad esempio il limite alla
giurisdizione). Questo tentativo è stato, fortunatamente, reso vano
dalla Corte Costituzionale, la quale, con la sentenza n. 245 del 13 giugno 1995, ha stabilito che
le attribuzioni delle istituzioni rappresentative regionali possono essere
analoghe a quelle del Parlamento nazionale, ma non possono essere identiche
ad esse, in quanto le assemblee regionali esercitano le loro attribuzioni a
livello di autonomia, mentre il Parlamento nazionale esercita le sue a
livello di sovranitа. Come si puт intuire, secondo la Corte
Costituzionale (ma anche secondo la logica, credo) le istituzioni regionali,
per quanto autonome ed importanti in uno Stato che attua, sulla base della
Costituzione (cfr. 3 Livio Ghersi è dipendente dell’ amministrazione
dell’ ARS dal 1981. Attualmente svolge la funzione di direttore preposto all’
incarico "Controllo parlamentare e testi unici". 8 art. 5),
il decentramento, non possono essere identificate ed equiparate allo Stato. A
mio avviso, perт, non è problematico solo il tentativo di
realizzare l’ equiparazione per quanto riguarda i limiti alla giurisdizione;
suscita, infatti, perplessitа anche la norma stabilita dalla legge n.
44 del 30 dicembre 1965, che assicura ai deputati siciliani lo stesso
trattamento economico riservato ai parlamentari nazionali. Il problema che l’
equiparazione delle istituzioni regionali siciliane (semplicemente autonome)
a quelle statali (sovrane) pone è proprio questo: non si possono
parificare le istituzioni autonome a quelle sovrane. Ciт implica anche
che l’ ARS non dovrebbe generare gli stessi oneri che si devono sostenere per
finanziare il Senato, assemblea parlamentare nazionale. Un altro tema sul
quale riflettere è quello delle spese che derivano dalle decisioni
prese dal Consiglio di Presidenza dell’ ARS (ma lo stesso vale anche per l’
Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati e per il Consiglio di
Presidenza del Senato); tali spese si aggiungono a quelle, giа elevate,
per il funzionamento dei Gruppi dell’ ARS (o dei Gruppi parlamentari) e a
quelle erogate a titolo di rimborso elettorale. Ad esempio, nel caso in cui
l’ ARS decida di assumere piщ collaboratori o di aumentare i benefits
per i suoi membri, tale decisione avrа certamente conseguenze sulle
risorse finanziarie da destinare per sostenere queste nuove voci di spesa.
Inoltre, nel caso in cui si svolgano convegni, mostre, manifestazioni
sportive che hanno come sponsor dei politici, i costi di queste iniziative
sono coperti dall’ ARS. E’ importante sottolineare che ogni decisione dell’
ARS riguardante le spese è presa sulla base dell’ autonomia regolamentare
delle assemblee parlamentari; proprio l’ autonomia permette di adottare,
spesso senza domandarsi l’ effettiva necessitа dell’ esborso e senza
scrupolo di risparmio, decisioni implicanti notevoli oneri finanziari che poi
graveranno sul bilancio pubblico e perciт sui contribuenti. Tutto
ciт, lo specifichiamo ulteriormente, vale tanto per le assemblee
rappresentative nazionali quanto per l’ARS. E se le spese indiscriminate e
spesso ingiustificate costituiscono un fatto negativo dal punto di vista
etico per il Parlamento nazionale (istituzione sovrana), ancora piщ
negativo è il comportamento analogo assunto da un’ istituzione che,
pur importante, è semplicemente autonoma, come l’ ARS. Per completare
questo panorama abbastanza desolante dell’ attivitа e del funzionamento
dell’ ARS occorre fare riferimento alla mancanza di trasparenza,
particolarmente grave quando si approvano le spese finanziate con denaro
pubblico. Proprio a questo proposito, Livio Ghersi sottolinea che il bilancio
interno dell’ ARS4 approvato per il 2006 ammontava a ben 149.240.000 euro.
Esso è stato approvato il 17 gennaio 2006, quando l’ ARS fu convocata
a sorpresa, quindi a scapito della trasparenza. Sempre Ghersi ricorda che il
bilancio interno ed il rendiconto consuntivo del 2004 furono approvati in
meno di 5 minuti in un’ aula semideserta. Oggi, anche grazie all’
attivitа di Ghersi, i documenti contabili, sono pubblicati nei
resoconti parlamentari e sono distribuiti ai giornalisti. Un’ analisi
corretta sui costi ai quali deve far fronte la Sicilia per finanziare le
attivitа ed il funzionamento della sua assemblea rappresentativa deve
tener conto anche degli oneri che derivano dalla struttura burocratica dell’
ARS. L’ ARS ha, infatti, una struttura burocratica servente che dovrebbe compiere
tutte le attivitа necessarie affinchй l’ istituzione
rappresentativa regionale possa funzionare al meglio e svolgere nel migliore
dei modi le sue funzioni statutarie. In particolare, per quanto concerne l’
attivitа legislativa, l’ apparato burocratico servente dovrebbe fornire
al legislatore tutti gli elementi necessari affinchй esso possa
compiere al meglio le sue scelte politico-legislative. Per operare bene, l’
apparato burocratico e, in particolare, il buon funzionario, dovrebbero
guidare l’ attivitа politico-legislativa dell’ ARS al fine di
realizzare una legislazione di qualitа, basata cioè su parametri
simili a quelli previsti nella raccomandazione OCSE del 1995, che sono stati
menzionati anche in precedenza nel corso di questo studio (e che spesso, come
abbiamo visto, il Parlamento nazionale non rispetta), ossia: omogeneitа
dei testi, chiarezza, semplicitа, proprietа di formulazione. A
questo proposito è stata approvata una riforma del regolamento interno
che prevede l’ istituzione di un Comitato per la qualitа della
legislazione (simile a quello, giа menzionato, che opera alla Camera
dei Deputati) il quale, oltre a valutare i testi legislativi dal punto di
vista dei parametri ai quali prima si è fatto riferimento, dovrа
esprimere un giudizio sull’ attitudine dei testi a perseguire obiettivi come:
semplificazione e riordino della legislazione vigente. Tuttavia questa
riforma ancora rimane solamente sulla carta. Per riuscire a realizzare i suoi
obiettivi, l’ apparato burocratico dell’ ARS ha bisogno, come è
intuibile, di risorse finanziarie. Il problema fondamentale è che, a
fronte di elevati oneri finanziari, l’ apparato burocratico dell’ ARS offre
controprestazioni di scarsa qualitа. Cerchiamo di capire cosa non va. I
consiglieri parlamentari dovrebbero essere 50 e sono, in realtа, 39;
ciт significa che ci sono 11 scoperti in organico. Per contro, l’
organigramma del vertice burocratico approvato dal Consiglio di presidenza
nel 2005 è assolutamente sovradimensionato. Esistono, infatti, 18
figure di vertice, di cui: 1 Segretario 4 Si ricorda che i consigli regionali
godono della stessa autonomia contabile garantita alle 2 Camere del
Parlamento nazionale. 9 Generale, 2 vicesegretari Generali, 10 direttori di
servizio e 5 direttori con incarico speciale. L’ eccessivo numero di persone
impiegate nel vertice burocratico dipende dal fatto che non si vuole
scontentare nessuno, e quindi, nel momento in cui si assegnano nuovi
incarichi di direttore, non si procede alla sostituzione, almeno parziale, di
coloro che in precedenza ricoprivano tale incarico. Tutto questo porta al
progressivo ampliamento del vertice burocratico, con conseguenze nefaste sia
sui costi, sia sul buon andamento dell’ amministrazione. Per di piщ, l’
assegnazione degli incarichi avviene spesso sulla base di criteri politici, a
discapito del merito e della professionalitа. Altra negativitа è
rappresentata dall’ equiparazione dell’ ARS al Senato della Repubblica per
taluni importanti aspetti: primo fra tutti il trattamento economico dei
membri. Secondo Ghersi, le finanze regionali non possono permettersi una tale
equiparazione, che determina un onere notevole. Inoltre, come anche
specificato in precedenza, l’ equiparazione non sta in piedi dal punto di
vista giuridicocostituzionale. Esprimiamo qualche cifra per renderci conto di
questa problematica. Per quanto riguarda gli anni 2003 e 2004, le spese
rendicontate6 per i dipendenti di ruolo dell’ ARS (296 persone) sono state di
30.083.596,79 euro (2003) e di 30.794.620,91 euro (2004). Inoltre, nel 2004
gli oneri per le pensioni per i dipendenti in quiescenza sono state superiori
a quelle per i dipendenti in servizio: 32.137.616,92 euro contro
30.794.620,91 euro! Parimenti a quanto avviene per il Senato, poi, si
puт andare in pensione prima di quanto previsto dalla normativa
pensionistica nazionale. Per ovviare a questo sperpero si potrebbe prendere
in considerazione la riforma del trattamento economico dei dipendenti dell’
ARS, la quale prevede non piщ un trattamento onnicomprensivo, bensм
la suddivisione della retribuzione in: • Retribuzione tabellare
(pensionabile); • Indennitа di funzione (non pensionabile); • Altre
indennitа e forme di incentivazione (non pensionabili). Ora, la riforma
è stata recepita in modo che le seconde due forme di indennitа
sono in aggiunta alla prima, mentre invece, secondo Ghersi dovrebbero essere
sostitutive. Ciт permetterebbe di far sм che una parte notevole
del trattamento economico non verrebbe erogata a tutti indistintamente, ma
solo sulla base degli incarichi effettivamente ricoperti e del rendimento.
Ghersi propone poi che l’ equiparazione al Senato, se pure si vuole
mantenere, dovrebbe essere fatta non al 100% del trattamento, ma magari al
90%. Poi si potrebbe stabilire, per il personale nuovo, una posizione economica
pre-tabellare, piщ bassa di quella tabellare; si rallenterebbe, in tal
modo, la progressione economica della carriera. Esiste ancora un problema
importante: quello dei benefits: i dipendenti dell’ ARS percepiscono: 1.
cessione del quinto dello stipendio; 2. cessione del doppio quinto; 3.
anticipo della buonuscita; 4. mutuo per l’ acquisto della casa di abitazione
o, se giа posseduta, per la ristrutturazione della stessa; 5. ricacolo
della buonuscita secondo le modifiche intervenute nelle tabelle economiche
per effetto del parametro con il Senato; 6. effettiva liquidazione della
parte residua di buonuscita al momento del pensionamento; 7. monetizzazione
delle ferie residue non percepite. Le istituzioni della Sicilia, dunque,
comportano un notevole onere finanziario per una regione molto importante e
con molti problemi7. Le risorse finanziarie necessarie per foraggiare le
istituzioni potrebbero essere utilizzate per altri progetti e per la
risoluzione dei molti problemi che la Sicilia deve affrontare. Quello che si
critica non è soltanto l’ eccessiva spesa, ma soprattutto la scarsa
qualitа, i magri risultati, ed il basso rendimento delle istituzioni
regionali: infatti si potrebbe essere meglio disposti anche a sopportare
maggiori spese, se le istituzioni politiche funzionassero bene e
assicurassero prestazioni proporzionate al trattamento economico che ad esse
viene assegnato. Il discorso sulla Sicilia e sulle sue istituzioni continua
con l’ analisi delle spese sostenute dalla Regione per mantenere i suoi circa
16.000 dipendenti (di cui 2.200 dirigenti). Felice Crosta, dirigente della
regione in pensione è stato chiamato dal Presidente Cuffaro a dirigere
l’ Agenzia regionale per l’ acqua e i rifiuti. La sua indennitа annuale
ammonta a 567.000 euro! Altri 2 dirigenti si avvicinano, come compenso, a
questa cifra. L’ area dirigenziale della regione costa ai contribuenti
162.000.000 di euro l’ anno. 5 Il principio del buon andamento dell’
amministrazione è sancito dalla Costituzione, all’ art. 97. 6 Il fatto
che si tratti di spese rendicontate è significativo, in quanto queste
sono effettivamente avvenute e non solo previste. 7 I deputati del Parlamento
siciliano costano alla collettivitа 400.000 euro al giorno. 10 Per
concludere l’ analisi parliamo degli emolumenti dei deputati dell’ ARS. La
loro indennitа annuale è di 145.000 euro, ai quali vanno
aggiunti alcuni benefits: in totale si erogano 3.000.000 di euro per viaggi e
trasferte, 5.000.000 per studio, ricerca, consulenza e documentazione. A fine
mandato, poi, i vitalizi concessi agli ex deputati ammontano a 19.000.000 di
euro. Infine, per coloro che non sono eletti (o ricandidati, o rieletti), c’ è
sempre la speranza di conquistare un ruolo di rilievo in agenzie regionali; e
nel caso in cui non ci sia posto nelle agenzie esistenti, se ne creano
appositamente di nuove! A questo proposito si sospetta che l’ Agenzia per le
politiche mediterranee, affidata a Fabio Granata, ex deputato di Alleanza
Nazionale. Altra fonte di grande sperpero (senza utilitа effettiva) in Sicilia
sono i consorzi per il ripopolamento ittico. Essi proliferano a dismisura,
soprattutto da quando il Presidente della regione Cuffaro ha deciso di
consentire l’ adesione ai consorzi non solo ai comuni costieri, ma anche a
quelli dell’ entroterra. Cosм oggi i consorzi sono 10: quelli originari
(3), sono nati nel 1976 (i primi 2) e nel 1997 (il 3°). I nuovi consorzi,
quelli creati dopo la decisione di Cuffaro nel 2005 non hanno neppure uffici
propri e sono ospitati dall’ assessorato regionale alla pesca. Perт
costituiscono un costo, dal momento che sono stati nominati (2 volte, a marzo
e poi di nuovo a settembre) i commissari straordinari. Questi, ovviamente,
hanno assicurata una cospicua indennitа. E’ da notare che a settembre
uno dei pochi commissari straordinari riconfermati è stato Silvio
Marcello Cuffaro, fratello del presidente della regione.
6. Sanitа e lottizzazione partitica: un costo non indifferente
Il sistema sanitario italiano è afflitto da gravi problemi e carenze,
come dimostrano anche i recenti scandali che hanno investito uno dei
piщ importanti poli sanitari nazionali, il Policlinico Umberto 1° di
Roma. I mali del nostro sistema della salute risiedono, in larga parte, nella
lottizzazione partitica, che porta ai vertici dei piщ importanti poli
ospedalieri persone nominate non sulla base di criteri quali il merito e la
professionalitа, bensм sulla base di criteri meramente politici.
A questo proposito è significativo segnalare l’ analisi condotta da
Mario Pirani in 2 articoli comparsi sulla “Repubblica” dell’ 8 e del 9
gennaio 2007. L’ elemento piщ significativo che emerge dall’ analisi è
che le responsabilitа del degrado non sono da attribuire solo al
personale sanitario (medici, infermieri…), ma anche, anzi, soprattutto, a
coloro che sono ai vertici delle aziende ospedaliere dal punto di vista
amministrativo. Come sottolinea Pirani8, i vertici dell’ apparato burocratico
sono tutti di nomina politica e soggetti ad una frequente rotazione. Questo
significa che, anche se un manager fosse capace, onesto e professionale non
potrebbe contare su una prospettiva di lavoro di lungo periodo, necessaria al
fine di realizzare i miglioramenti e per il buon andamento delle strutture
sanitarie. La lottizzazione politica costituisce dunque la base, se non di
tutti, almeno della maggioranza delle inefficienze e del degrado del sistema
della salute in Italia. Essa si traduce in una gestione clientelare e
corrotta. Paradossalmente, tuttavia, l’ Italia risulta tra i paesi piщ
virtuosi per qunato riguarda la spesa sanitaria; è quanto afferma un
il 4° rapporto Ceis-Sanitа, citato da Pirani9. Secondo questo documento
scientifico la spesa per la salute nel nostro paese ammonta all’ 8,4% del
PIL, contro la media del 9,5% dei 22 stati piщ industrializzati.
Tuttavia, nonostante il nostro essere virtuosi, dobbiamo dire che la
sanitа in Italia rappresenta un costo non indifferente in quanto, anche
a fronte di una spesa contenuta, il servizio reso dal sistema non è
efficiente. La gestione corrotta fa sм che il denaro pubblico impiegato
per finanziare la sanitа non è investito nel miglioramento del
sistema, bensм molto spesso serve a pagare gli stipendi agli
amministratori ed ai dirigenti delle ASL, scelti attraverso la lottizzazione
partitica. Proprio a questo proposito è significativo il commento di
un medico dell’ ospedale S. Eugenio di Roma, dirigente del sindacato degli
aiuti ospedalieri Anaao, il dott. Giuseppe Montagna, citato da Pirani10:
“Sono forse medici gli accusati dei tanti episodi di malaffare? Quanti posti letto
andranno chiusi per rimediare a quest’ ultima rapina11? A quanti medici
verrа rinfacciato di aver messo solo 5 punti di sutura invece dei 6
regolamentari o di aver somministrato antibiotici per 24 in piщ di quanto
prevedono le linee guida? Nel frattempo quanti soldi vengono sprecati per
stipendi fuori mercato a dirigenti e amministratori, spesso illustri
sconosciuti, 8 Cfr. l’ articolo apparso su La Repubblica del 9-1-2007 intitolato "I
partiti in corsia". 9 Cfr, l’ articolo apparso sulla “Repubblica”
dell’ 8-1-2007 intitolato "Cifre aride e toccanti di iniquitа
sanitaria". 10 Cfr. l’ articolo di “Repubblica” dell’ 8-1-2007
intitolato "Cifre aride e toccanti di iniquitа sanitaria".
11 Il riferimento è all’ episodio di corruzione che ha avuto per
protagonista “Lady Asl”. "11 imposti alle ASL grazie ad una
spregiudicata lottizzazione?". Per contro medici e ricercatori
onesti e capaci non possono contare su retribuzioni adeguate ai loro ruoli.
Ancora una volta vediamo, cosм, che il costo della politica nel nostro
ordinamento è causato soprattutto dai partiti; ed in questo caso tale
costo rappresenta un fatto particolarmente grave in quanto investe un
settore, quello della salute, che dovrebbe assicurare il rispetto di un
diritto costituzionalmente garantito.
7. I servizi segreti
Anche i Servizi di intelligence in Italia hanno un costo non indifferente.
Pensiamo soltanto alla buonuscita di Emilio Del Mese, Nicolт Pollari e
Mario Mori: 1.800.000 euro! In piщ bisogna aggiungere la pensione, che
ammonta alla scandalosa cifra di 31.000 euro lordi al mese! A tale cifra si
perviene sommando insieme lo stipendio e l’ indennitа di funzione
(indennitа di silenzio). Si potrebbe obiettare che il lavoro nei
Servizi è stressante e altamente rischioso, ma che dire allora del
lavoro in polizia? Anche qui ci sono livelli elevatissimi di rischio e di
stress; eppure i poliziotti guadagnano molto meno.
8. La Banca d’ Italia
La Banca
d'Italia costituisce una delle istituzioni che impone gli oneri
maggiori al nostro ordinamento. Forse per pudore, gli stipendi del
Governatore, del direttore generale e dei due vice-direttori sono segreti! I
funzionari generali hanno un compenso lordo annuo di 110.000 euro. I
direttori di filiale (oltre 200) conseguono 64.000 euro all’ anno. Allo
stipendio vanno, perт, aggiunte altre voci: un premio di presenza (una
sorta di quattordicesima) è assicurato a chi va in ufficio almeno 241
giorni in un anno. Nel mese di dicembre è prevista, poi, una "gratifica
di bilancio": 18.000 euro per i direttori e 6.000 euro per i
funzionari. L’ elenco degli emolumenti prosegue con l’ indennitа di
rappresentanza, semestrale: essa ammonta a circa 8.500 euro per i funzionari
generali, a 4.000 per i direttori e a 1.200 per i funzionari. Sebbene la
Banca d’ Italia non sia un’ istituzione politica in senso stretto, essa è
un istituto di diritto pubblico; quindi è strettamente connessa con il
funzionamento dell’ intero ordinamento democratico, per di piщ in una
materia particolarmente importante quale è l’ economia.
9. Le istituzioni universitarie
L’ istituzione universitaria dovrebbe essere un esempio di cultura e di
moralitа. Invece troviamo anche in questo mondo corruzione e clientelismi.
I docenti universitari costituiscono una casta intoccabile all’ interno della
quale prolifera il nepotismo. I docenti mantengono il proprio posto e lo
trasmettono ai parenti, ovviamente a prescindere dal merito e dalla
professionalitа. Per soddisfare le esigenze dei professori universitari
nascono addirittura nuove facoltа. Il meccanismo è simile a
quello che abbiamo avuto modo di vedere nel campo delle istituzioni
sanitarie: il funzionamento è guidato da esigenze "personali"
estranee ai fini istituzionali (la cultura per l’ universitа, la salute
per il sistema sanitario). Tutto ciт rappresenta un costo per la
collettivitа, in quanto, a fronte di spese notevoli da questa sostenuti
per assicurare il funzionamento e l’ efficienza dei servizi, non corrispondono
adeguate controprestazioni.
10. I costi dell’ istruzione: il caso di Bolzano
Non si deve credere che la corruzione ed i privilegi caratterizzino solamente
il sud della nostra penisola. Infatti anche al nord possiamo imbatterci in
casi che fanno riflettere: ad esempio, la provincia autonoma di Bolzano,
istituita nel quadro della regione a statuto speciale Trentino-Alto Adige,
assicura agli insegnanti una remunerazione piщ alta rispetto al resto
d’ Italia. Infatti il contratto integrativo provinciale prevede che, oltre lo
stipendio, l’ insegnante debba ricevere anche un’ indennitа.
Cosм, ad esempio, se un insegnante ad inizio carriera riceve nel resto
d’ Italia 1.174 euro netti al mese, il docente bolzanino puт godere di
1.500 euro netti mensili, che sommati all’ indennitа di bilinguismo
arrivano a 1.624. Alla fine della carriera l’ insegnante alto-atesino si vede
assicurato un compenso di 3.200 euro netti (piщ 200 euro con l’
indennitа di bilinguismo). Si consideri che questa cifra corrisponde
quasi al doppio del compenso che ricevono i docenti nel resto della penisola.
11. Una nuova tangentopoli?
Il mondo politico non è tutto privilegi e corruzione. Esistono
politici che hanno il coraggio di fare autocritica e di denunciare i costi
spesso scandalosi ed ingiustificati del sistema istituzionale italiano:
abbiamo visto il caso della tesoriera dell’ Italia dei Valori, Silvana Mura12
ed anche la denuncia puntuale svolta da Cesare Salvi e Massimo Villone nel
loro libro "Il costo della democrazia". Non possiamo non
menzionare poi la posizione, in merito alla problematica oggetto della nostra
analisi, del Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro. Egli pone l’
accento soprattutto sugli stipendi dei politici e sulle scorte. Per quanto
riguarda quest’ ultimo punto, nel mirino del Ministro sono, ovviamente,
soltanto (ma evidentemente sono molte) le scorte che servono solamente come
esibizione di potere. Il Ministro Di Pietro ha affermato di aver eliminato
dal suo dicastero decine di lampeggianti blu e di palette. Di Pietro ha poi
puntato il dito contro gli stipendi da urlo dei parlamentari ed ha parlato di
una nuova Tangentopoli, per giunta legalizzata. Se da una parte il Governo
Prodi, anche attraverso l’ esempio del Ministro Di Pietro, dа un
messaggio di sobrietа rispetto al Governo precedente, tuttavia abbiamo
visto che, purtroppo, la tendenza non è affatto univoca: si pensi,
infatti, ai 102 membri del governo resisi necessari al fine di accontentare
tutti i 9 partiti che compongono l’ attuale maggioranza. Per di piщ,
nello stesso partito di Di Pietro, l’ Italia dei Valori, c’ è il caso
del Senatore Sergio De Gregorio, il quale, tuttavia, è passato al
Gruppo misto. Secondo un’ inchiesta del “Sole 24 ore”, De Gregorio ha un
passato contabile tutt’ altro che limpido, vista la mole di assegni scoperti
e debiti da lui accumulati: il "buco" ammonterebbe ad
1.000.000 di euro! Tale ammontare di debiti ed assegni scoperti deriva dall’
attivitа giornalistico-editoriale che De Gregorio ha portato avanti
prima di passare alla politica attraverso varie societа da lui stesso
fondate. Per cercare di porre rimedio alla sua disastrosa situazione
finanziaria, De Gregorio ha pensato bene di "buttarsi in politica",
con l’ obiettivo di creare una nuova formazione che sia capace di
intercettare una grande massa elettorale insoddisfatta tanto di Prodi quanto
di Berlusconi. Ovviamente questa formazione (un nuovo partito) sarebbe
destinatario di cospicue risorse finanziarie, erogate soprattutto dal NIAPAC
(National Italian American Political Action Committee), un’ associazione, o
meglio, una lobby politica statunitense. Nel caso del Senatore De Gregorio,
dunque, l’ attivitа politica serve per appianare debiti.
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