La Stampa 1°-4-2008
Per la crisi Usa arriva la SuperFed
Borse europee mai così in basso dal 1987.
Perso il 16% da inizio anno
IL SEGRETARIO AL TESORO PRESENTA LA PIÙ IMPORTANTE
RIFORMA DEI MERCATI FINANZIARI DAI TEMPI DELLA GRANDE DEPRESSIONE
Francesco Spini
MILANO
Gli Stati Uniti reagiscono alla profonda crisi finanziaria e varano il
più importante progetto di riforma del sistema dei controlli
finanziari dalla Grande Depressione a oggi: la Federal Reserve dovrebbe
diventare il grande guardiano della stabilità dei mercati con poteri
molto più estesi di quelli attuali. L’Europa si scopre in piena
emergenza. Che le Borse anche nel Vecchio Continente andassero male lo si
leggeva già nei dati che giorno dopo giorno raccontano le montagne
russe quotidiane dei listini. Ma oggi, archiviato il primo trimestre di
questo funesto 2008, la crisi si cristallizza in un dato: dal 1987 i mercati
europei, rappresentati dall’indice Dow Jones Stoxx 600, non sono mai andati
così male. L’87 era l’anno del Lunedì Nero di Wall Street, del
Dow Jones che in un giorno, il 19 ottobre, perse poco meno del 23% del suo
valore. Fu un disastro, il punto più basso, finanziariamente parlando,
del secolo scorso. Ora le cose non vanno meglio. L’indice Dj Stoxx 600 ha chiuso il primo
trimestre 2008 in
calo del 16% dall’inizio dell’anno. Significa che dal 31 dicembre a ieri le
Borse europee hanno bruciato circa 1.400 miliardi di euro, mai così
male, appunto, da quell’87.
E se anche a Wall Street gli indici archiviano il peggior primo trimestre
degli ultimi cinque anni, ieri hanno salutato con un rialzo il varo della
«SuperFed», giunto con l’ufficializzazione del progetto di riforma del
sistema dei controlli finanziari. Il piano presentato dal segretario al
Tesoro Usa Henry Paulson non si basa sull’introduzione di nuove regole, ma su
un riordino dei poteri delle autorità di controllo. Protagonista del
riassetto istituzionale, la Federal Reserve, che avrebbe più poteri
«per garantire la stabilità dei mercati» non più solo sulle
banche commerciali, ma anche su case d’affari, società di brokeraggio,
hedge fund, finora al riparo dalla sorveglianza pubblica.
Con la riforma (che dovrà essere approvata dal Congresso e che di
certo non vedrà la luce sotto Bush) la Sec, l’autorità di borsa
che uscirebbe ridimensionata dalla riforma, verrebbe fusa con la «Commodity
Futures Trading Commission», che controlla le operazioni di trading sui
future delle materie prime: un’unica autorità per mercati sempre
più intrecciati tra loro. Alla fine, però, risulterebbero due
altri grandi regolatori oltre alla Fed, dedicata alla stabilità del
mercato: il «Prudential financial regulator» che avrà la supervisione
delle banche commerciali e un «Business conduct regolator», per la
salvaguardia dei consumatori. Paulson spiega la riforma con la
necessità degli Usa di «avere una struttura più adatta ad
affrontare i cambiamenti», che consenta «di gestire gli inevitabili dissesti
dei mercati e di proteggere meglio investitori e risparmiatori». Con una
priorità: «Uscire dalle turbolenze dei mercati e dalla crisi
immobiliare che al momento rappresenta il maggior rischio per l’economia
Usa».
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