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Documento d’interesse   Inserito il 14-3-2009


 

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Il Sole 24 Ore 13-3-2009

Sul segreto bancario


Segreto bancario, Lussemburgo e Svizzera allentano le regole

 

L'ASTERISCO / Paradisi fiscali, ora sono sotto assedio

 

Andorra e Liechtenstein pronti a togliere il «segreto»


Segreto bancario, Lussemburgo e Svizzera allentano le regole

 

I governi di Svizzera e Lussemburgo - seguiti a stretto giro dall'Austria - hanno deciso allentare le norme che regolano il segreto bancario. L'esecutivo elvetico accoglierà le normative Ocse per lo scambio di informazioni. E così si potranno semplificare le procedure in caso di sospetti «concreti» di frode, ha riferito l'agenzia di stampa svizzera Ats. Scelta più netta da parte del Lussemburgo. Il ministro del Tesoro e del Budget, Luc Frieden, con il responsabile delle Finanze austriaco, Josef Proell, ha dichiarato di essere pronto a eliminare il segreto bancario, accettando di scambiare informazioni con altri paesi nel caso ci sia l'ipotesi di frode fiscale.

Svizzera, Austria e Lussemburgo, dopo Liechtenstein e Andorra, hanno così acconsentito ad allinearsi agli standard Ocse sullo scambio di informazioni in materia fiscale, in vista di un G20 dove i paradisi fiscali e la lotta all'evasione saranno tra i principali temi in agenda. Come la Svizzera, anche i due paesi Ue non intendono abolire il segreto bancario, ma accetteranno di fornire dati caso per caso su richiesta delle autorità straniere.

Vienna e Lussemburgo, come detto, fanno però parte dell'Unione Europea, e potrebbero quindi fare fronte a maggiori pressioni da parte dei partner comunitari per ulteriori aperture. Molti paesi, con la Germania in prima linea, vogliono infatti che l'accesso ai dati sia automatico e non su richiesta e per singoli casi. Bruxelles aveva proposto l'abolizione totale del segreto bancario all'interno dei confini Ue, ma tale misura, come accade sempre in materia fiscale, andrebbe approvata all'unanimità, e il Lussemburgo appare intenzionato a mantenere il veto. Nella lista nera Ocse dei paradisi fiscali non cooperativi figurano, finora, Liechtenstein, Monaco e Andorra. Francia e Germania hanno però chiesto l'inclusione di altri paesi, tra i quali la Svizzera.

L'Ocse ha comunque accolto con soddisfazione i «reali progressi» in diversi Paesi dove viene applicato il segreto bancario, con la modifica l'opacità della loro legislazione e la disponibilità a cooperare in materia di indagini fiscali. «Le iniziative intraprese da un certo numero di finanziarie - ha il segretario generale sottolineato Angel Gurria - hanno dato un impulso positivo agli sforzi di promuovere la trasparenza e lo scambio di informazioni fiscali».

E anche il presidente francese Nicolas Sarkozy ha espresso soddisfazione per la decisione di Svizzera, Lussemburgo e Austria di allentare il segreto bancario, attribuendola alla «fermezza» e alla «volontà» della Francia e della Germania. «Prendo atto con soddisfazione di quella che è una decisione saggia, che mi è stata comunicata dal primo ministro del Lussemburgo Jean-Claude Juncker, con cui mi felicito», ha detto Sarkozy in un incontro con la stampa, aggiungendo che anche Andorra ha deciso di adeguarsi agli obblighi definiti dall'Ocse. «Sono tutti passi sulla buona strada», ha rilevato il presidente. Anche Monaco dovrebbe adeguarsi: «È necessario che lo facciano tutti» i paradisi fiscali, ha sottolineato.


 

Andorra e Liechtenstein pronti a togliere il «segreto»

di Lino Terlizzi


Ginevra - L'offensiva internazionale contro i paradisi fiscali e il segreto bancario comincia a dare i primi frutti. Il Liechtenstein ieri ha annunciato la volontà di recepire gli standard di trasparenza fiscale dell'Ocse, rinunciando così a difendere il segreto bancario che vige nel principato. Anche Andorra ha capitolato (il segreto bancario sarà abolito entro la fine del 2009), mentre il Belgio si è detto pronto ad aderire allo scambio internazionale di informazioni fiscali a partire dal 2010.
La Svizzera, principale piazza di gestione di capitali internazionali, continua invece a difendere il segreto bancario, ma è disposta a trattare su alcuni aspetti. Il Governo di Berna si riunisce oggi e potrebbe annunciare la direzione di marcia possibile per nuovi negoziati con Usa ed Ue. Il ministro elvetico delle Finanze, Hans-Rudolf Merz, ieri non ha voluto commentare la decisione del Liechtenstein, ma ha ammesso che «la posizione della Svizzera potrebbe essere più difficile».
Le reazioni a catena sono state innescate soprattutto dalla scadenza del 2 aprile, data in cui si terrà a Londra il G20. In vista di questo vertice, il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno ribadito la necessità di discutere di "meccanismi di sanzioni" per i cosiddetti paradisi fiscali. L'Ocse dovrebbe far avere al G20 una lista nera aggiornata dei Paesi che ritiene "non cooperativi" dal punto di vista fiscale. Attualmente la lista comprende tre Stati europei: Liechtenstein, Andorra, Monaco (che ieri non si è espresso). Nei giorni scorsi indiscrezioni di stampa in Europa hanno però indicato la possibilità che della nuova lista possano far parte tra gli altri anche Svizzera, Austria, Lussemburgo, Hong Kong, Singapore.
La conferenza stampa di ieri del principe ereditario Alois von und zu Liechtenstein, a Vaduz, ha introdotto un elemento nuovo. «È arrivato il momento di adattare il nostro sistema di assistenza giudiziaria ed amministrativa nel campo della fiscalità», ha detto il principe. Dopo esser stato attaccato duramente dalla Germania per un clamoroso affaire di evasione fiscale e dopo aver siglato nei mesi scorsi con gli Usa un accordo che prevede la collaborazione non solo sulla frode, ma anche sulla "sottrazione" fiscale, il Principato ora afferma il riconoscimento dei criteri Ocse sulle informazioni fiscali. Vaduz è per accordi bilaterali su questo terreno: oggi iniziano colloqui con la Germania, in aprile vi saranno negoziati con la Gran Bretagna.
Certo, bisognerà vedere cosa significherà concretamente il nuovo corso del Principato alpino, al di là dell'obiettivo immediato di uscire dalla lista nera Ocse, lista che può avere un costo politico ed anche economico, in termini di fuga di capitali spaventati da un contrasto aspro con le potenze del G20. Le affermazioni di Vaduz lasciano intravedere chiaramente una collaborazione anche sul piano dell'evasione fiscale, non solo della frode. Ma al tempo stesso il Principato dice che il segreto bancario ci sarà ancora e che la sua piazza finanziaria sarà difesa. Un nodo che andrà sciolto.
Se nel Liechtenstein si gestiscono patrimoni per 165 miliardi di dollari, in Svizzera se ne gestiscono ben di più ed è qui che si giocherà quindi ancora una volta la battaglia principale. Secondo le stime del Boston Consulting Group, la Confederazione gestisce il 27% dei patrimoni internazionali off shore, cioè circa 2mila miliardi di dollari, a cui si aggiungono poi i capitali on shore. La distinzione tra evasione, infrazione amministrativa che non fa cadere il segreto bancario, e frode fiscale, che invece lo fa cadere, è la chiave di volta anche delle norme elvetiche. Sinora Berna è riuscita a difendere questa distinzione, anche grazie all'accordo sulla tassazione del risparmio siglato con la Ue, che mantiene il segreto bancario in Svizzera, Austria, Lussemburgo in cambio di una euroritenuta.
Ma la nuova offensiva della Ue e degli Usa, che tra l'altro hanno accusato Ubs, la maggior banca elvetica di eesere complice per l'evasione o la frode di clienti americani, sta mettendo a dura prova la linea di Berna.