Miracolo
alla buvette dei senatori i prezzi "politici" calano del 20%
Appalto unificato
ristorante-bar e la ditta ritocca il listino
I prezzi scendono del 20%, il caffè a quaranta centesimi
I questori: sul bilancio
effetto zero. I servizi di ristorazione nel 2008 sono costati quasi un
milione e mezzo di euro
di Carmelo Lopapa
ROMA - La pasta al
ragù di ieri dicono fosse ben condita e cotta al punto giusto. E
pagarla 1,50 centesimi anziché 1,80
l'ha resa ancora più buona. Carne tenerissima e
speziata come si deve per il roastbeef servito per secondo. Due euro e non più 2,50.
E che dire del caffè? Precipitato a 42 centesimi anziché i 50 pagati
fino a venerdì scorso (e che nel famoso bar accanto
Palazzo Madama vola a 1 euro per i comuni mortali). Da oggi, quando
come ogni martedì torneranno al lavoro dal lungo weekend, i 315
senatori si imbatteranno nella novità che di questi tempi vale doppio:
sconto del 20% per tutti i prodotti serviti in buvette.
Sì, la novità è quella: dentro il palazzo che è
stato dei Medici e di Margherita d'Austria e che ospita uno dei due rami del
Parlamento, a differenza di quanto accade fuori e a dispetto delle indennità complessiva da 14 mila euro dei suoi
inquilini - i prezzi da ieri mattina anziché aumentare sono diminuiti. Svolta
che matura nel giorno in cui crollano le borse, vengono ufficializzati il
tracollo del pil 2008 e l'inflazione all'1,6%,
insomma fa un certo effetto. Ma va pure detto che al "miracolo" del
Senato non corrisponderà un aggravio per le casse pubbliche.
L'aggiornamento al contrario del prezziario, si affrettano a precisare i
senatori questori, è dovuto all'avvicendamento nella gestione della
buvette. Infatti, da ieri è subentrata alla vecchia ditta quella
stessa multinazionale "Compassgroup" che già gestiva da 15 anni il
ristorante dei senatori. Prezzi "politici" anche lì,
com'è noto, fermi però da qualche tempo.
Invece, al bar del primo piano di fronte l'aula, accessibile solo a senatori,
funzionari e giornalisti, tac, si taglia di un quinto. Mantenendo ferma per
il momento la voce di spesa del bilancio di Palazzo Madama, che per la voce
"ristorazione dei senatori" nel 2008 ha comportato un
esborso da 1 milione 427 mila euro.
"No, la crisi con le riduzione non c'entra. Abbiamo affidato per cinque mesi la gestione a una società
che garantiva il medesimo servizio con costi ridotti - spiega il questore
Benedetto Adragna (Pd) - C'è già un
bando di gara che tra poco tempo ci consentirà di affidare tutti i
servizi di ristorazione al medesimo soggetto, con un notevole risparmio".
In attesa, subentra la Compassgroup.
"La nostra è una multinazionale, sia chiaro - precisa il
direttore del ristorante e della buvette, Giovanni Moralli
- e grazie a una serie di economie interne, grazie alle cucine del ristorante
di cui già disponiamo nell'edificio, abbiamo potuto garantire
l'ulteriore sconto sui prezzi. Partecipiamo alla gara e
speriamo dunque di restare".
Il ribasso è minimo ma si nota, considerate le cifre già
modeste. Elenca il direttore, giusto per farsi un'idea: una spremuta da 1,20
euro a 92 centesimi; panino col prosciutto da 1,50 a 1,17; il tramezzino
da 1,20 euro a 96 centesimi; il cappuccino da 0,70 a 58; il the con
fette biscottate, gettonatissimo al pomeriggio
dalle onorevoli senatrici, da 1 euro a 84 centesimi. E poi tutto giù
del 20%, appunto, il liquore come l'aperitivo a 0,93, il pasticcino a 0,46,
la birra a 1,60.
"La cosa veramente scandalosa è che noi, al bar dei dipendenti al
piano di sotto, riservato ai lavoratori, pagheremo adesso di più"
lamentava un impiegato ieri pomeriggio sventolando tanto di scontrino. Poca
cosa in più: la spremuta giù costa 1,10 euro, il cappuccino
0,60, roba di pochi centesimi, ma è il segnale che a loro no va.
"Diciamo la verità, non sono quei pochi centesimi che d'ora in
poi risparmieremo che cambieranno la vita di noi senatori - prova a
minimizzare una vecchia guardia come Carlo Vizzini (Pdl),
presidente della commissione Affari costituzionali - Chi mangia in buvette,
contrariamente a quanto si pensa fuori, è un disperato come me, che
mangia sempre in piedi come un cavallo perché non ha il tempo di sedere al
ristorante. Detto questo, certo, è un'operazione virtuosa a costo zero
per il Senato che rischia però di avere un pessimo impatto
all'esterno. Si ritirerà fuori la storia della casta. Il momento magari non era dei migliori, ma conta il fatto che sia
a costo zero".
Sorpreso il dipietrista Francesco
"Pancho" Pardi. "Ma sul serio hanno tagliato i prezzi? Ma
erano già bassi! Non è che ne avessimo
bisogno, inviterei i vertici del Senato a risparmiare, sì, ma in
settori più strategici che non a vantaggio della nostra pausa
caffè".