HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli Documenti d’interesse
Inserito
il 2-1-2007
Da
Repubblica.it 2-1-2007
1) Il 2006
anno nero dell'economia ma adesso l'Italia è più ottimista di
FABIO BORDIGNON
2) L'aspirazione alla
normalità del Paese nonostante di
ILVO DIAMANTI
Bilanci
dell'anno vecchio e attese per il nuovo nella rilevazione Demos-Eurisko
Nel 2007 Prodi non cadrà. Per la svolta servono i giovani
Saldo
a +20 tra chi ha aspettative economiche positive
e chi è pessimista. Ancora critico il giudizio sull'azienda-Paese
Cala
il sipario sul 2006, gli italiani danno il benvenuto al nuovo anno: un'ampia
rilevazione Demos-Eurisko, per la Repubblica, ha
sondato gli umori e le previsioni dell'opinione pubblica. Delusi dagli ultimi
dodici mesi, i cittadini salutano con maggiore fiducia l'anno alle porte.
Crescono le aspettative positive in ambito economico, mentre, in politica,
prevale un quadro di stabilità. Prodi, secondo la maggior parte degli
intervistati, resterà in carica per tutto il 2007, e il riconteggio delle schede non produrrà alcun
ribaltone. Ma, per rilanciare l'Italia, è necessario puntare di
più sui giovani.
Il 2006 è stato un anno importante, segnato, nel giudizio degli
italiani, da eventi molto diversi fra loro. Sul piano internazionale, l'anno
appena concluso sarà ricordato soprattutto per il viaggio di Benedetto
XVI in Turchia, importante tappa nel dialogo fra le religioni. Ma anche per
l'aggravarsi della situazione in Medio Oriente, in particolare nel Libano e in
Iraq, per la condanna a morte di Saddam Hussein.
A livello italiano, il fatto che ha scosso maggiormente l'opinione pubblica
è costituito, senza dubbio, dal tragico rapimento finito con l'omicidio
del piccolo Tommaso Onofri. Al secondo posto troviamo
invece un grande momento di festa nazionale: il successo degli azzurri al
mondiale tedesco. La vittoria dell'Unione alle ultime elezioni politiche si
colloca in terza posizione.
La svolta politica non sembra avere determinato - almeno per ora - quel
cambiamento di rotta che molti cittadini auspicavano. Certo, il giudizio sulle
dinamiche economiche è migliorato, rispetto a dodici mesi fa. Ma un
italiano su due pensa che la situazione, sotto questo profilo, sia
ulteriormente peggiorata. E le valutazioni negative prevalgono, in modo netto,
un po' per tutti gli ambiti presi in esame dal sondaggio: dalla politica alla
televisione, dalla corruzione politica a quella che - nonostante il recente
"terremoto" - abita il mondo del calcio. Solo per quanto riguarda la
lotta all'evasione le letture positive pareggiano quelle negative.
Tuttavia i cittadini guardano con fiducia al 2007. Cresce l'ottimismo
economico: il saldo fra aspettative positive e negative, tornato sopra lo
"zero" un anno fa, sale oggi a +20. Il quadro nazionale è
destinato a migliorare, secondo la maggioranza delle persone, con ricadute
positive anche sulle finanze individuali (+15). Aspettative positive si
riscontrano anche in materia di ordine pubblico (+18), di lotta all'evasione
(+30), di trasparenza nel mondo del pallone (+20). Mentre il futuro appare
più difficile per quanto riguarda la pressione tributaria: il 37%,
infatti, prevede di pagare più tasse, nei dodici mesi a venire.
Scarso ottimismo emerge, peraltro, in riferimento alla
dimensione politica: il 36% degli intervistati si aspetta, sotto questo
profilo, un ulteriore deterioramento. Va precisato, tuttavia, che i cittadini
non immaginano, per il 2007, novità significative
nel panorama politico. Sei su dieci ritengono che il nuovo governo
resterà in carica almeno fino alla fine dell'anno, magari con qualche
avvicendamento (26%).
Appena un quinto della popolazione "scommette" sulla
possibilità di elezioni anticipate. L'ipotesi della "grande
coalizione" è ritenuta probabile da una minoranza, fra le persone
interpellate (24%), così come il "ribaltone" prodotto dai
controlli sulle schede elettorali viene percepito come
eventualità piuttosto remota (30%). Ancora più improbabile
appare, poi, l'uscita di scena di Berlusconi (15%). Le uniche novità
possono provenire, dunque, dal debutto di nuovi attori sulla scena politica,
come nel caso di Luca Cordero di Montezemolo (48%).
Oppure dalla nascita di nuovi "contenitori" politici: circa quattro
persone si dieci pronosticano la nascita del Partito
unitario del centrodestra (il Partito delle Libertà: 41%) o del Partito
Democratico (38%).
Ma qual è la ricetta per rimettere in moto il Paese? Per migliorare
l'Italia, secondo gli intervistati, è necessario, innanzitutto, dare
più spazio alle nuove generazioni, aumentando la presenza dei giovani
nelle posizioni chiave della società (48%). Il 28% chiede maggiore
solidarietà sociale, mentre per una quota appena inferiore (26%) servono
più autorità e decisione da parte di chi comanda. Un'altra lacuna
viene individuata, infine, nella scarsa
disponibilità dei cittadini a spendersi per il bene comune (23%).
(2 gennaio 2007)
IL
COMMENTO
Sulla soglia del 2007, gli italiani faticano a districare delusione e speranza.
La delusione per quel che è avvenuto nel 2006 è tanta, ma non vanifica
la speranza. I due sentimenti si richiamano reciprocamente, quasi per reazione.
È troppo buio, ai loro occhi, il passato recente; il presente.
La nottata dovrà pure finire. Così, fra i cittadini, come mostra
il sondaggio condotto da Demos-Eurisko per "la
Repubblica", cresce l'attesa che le cose cambino.
In meglio. L'economia nazionale e il reddito familiare, soprattutto.
D'altronde, gli stessi indicatori forniti dalle statistiche nazionali e
internazionali, da oltre un anno, rilevano una ripresa significativa (per
quanto, in Italia, di proporzioni più modeste che altrove). Le speranze,
però, si fanno fievoli, e quasi soffocano, in politica.
Dove il pessimismo prevale. È il prezzo delle attese eccessive,
coltivate nel 2006. Quando tutti gli osservatori - al di là delle fedi
politiche - erano convinti - e profetizzavano - che l'Unione avrebbe vinto
nettamente le elezioni, mettendo fine all'era-Berlusconi. Non è
avvenuto. La Cdl ha perso, ma di poco. L'Unione ha
vinto, ma di poco. Troppo poco. Così il cambio di governo non ha
impresso un cambio di marcia e di direzione, alla politica del Paese.
Il clima d'opinione, salvo una breve parentesi estiva, è rimasto grigio.
Per cui gli italiani, nei confronti della politica, oggi esprimono un
"voto di sfiducia". Preventiva.
Dubitano che il 2007 sarà "l'anno della svolta", come ha
promesso Prodi, nei giorni scorsi. Al contrario, pensano che tutto
continuerà come prima. Stesso governo, stessa
opposizione, stessi partiti, stessi leader, stessi problemi. Senza fratture e
senza cambiamenti significativi. Senza aggregazioni, nelle due coalizioni. Né a
sinistra né a destra.
La maggioranza dei cittadini, infatti, non crede al progetto di unificare la
destra, annunciato da Silvio Berlusconi. Il Partito della Libertà, il Partito del Popolo: anche fra un anno si continuerà a
parlarne. Appunto: parlarne. Come il Partito Democratico,
troppe volte annunciato e altrettante frenato, ridiscusso, rilanciato.
Per cui, anche a sinistra, lo scetticismo cresce. E le stesse primarie appaiono
quasi un ricordo d'altri tempi. Un mito consumato e revisionato: come la
"Resistenza".
A dispetto delle intenzioni prevalenti nella società, quindi, la
maggioranza degli italiani non crede che il Partito della Libertà e il Partito Democratico siano all'ordine del giorno. O meglio,
dell'anno. Ma anche tutto il resto, in politica, appare - ai cittadini -
immobile. Quasi immodificabile. Il sistema partitico: frammentato e diviso.
Instabile. In bilico. Come l'azione del governo, sottoposta a continue prove di
forza (o di debolezza), soprattutto al Senato.
Nessuno o quasi, peraltro, ritiene che il riconteggio
dei voti, stabilito dalle giunte dei due rami del Parlamento, possa modificare
qualcosa. Il governo: secondo la maggioranza degli italiani, proseguirà
incerto e traballante. Ma non cadrà. Forse, subirà qualche
modifica, qualche ritocco, in corso. Qualche ministro,
qualche sottosegretario potrebbe venire rimpiazzato.
Forse. Anche se appare poco plausibile. (Peraltro, in
mezzo alla folla degli uomini di governo e di sottogoverno, chi se ne
accorgerebbe?).
Ma sono pochi (poco più del 20%) a considerare probabile una crisi di
governo. Al "governo di larghe intese": credono solo due italiani su
dieci.
Molti di più, oltre il doppio, ritengono possibile la "discesa in
campo" di Montezemolo. Oggi leader confindustriale, domani politico
"in mezzo alle parti". Tante volte ha smentito e altrettante ha
ammiccato. Più che chiedersi "se", molti si chiedono
"quando" avverrà. Tuttavia, pochi pensano che Prodi
rischi, seriamente, di venire rimpiazzato. Da lui o da
altri.
La friabilità del sistema politico complessivo, e anzitutto dell'Unione,
lo fanno apparire intoccabile. Senza conseguenze gravi per la tenuta della
coalizione di governo. Ma anche dell'opposizione. Berlusconi, d'altronde,
appare a tutti - o quasi - gli italiani inattaccabile.
Inamovibile. Insostituibile. Immortale. L'uomo che cade e si rialza. Sempre.
Affronta le avversità e i malanni, rinnovandosi. Ri-cambiandosi. Un
pezzo dopo l'altro. Le rughe, i capelli, il cuore. Il suo corpo: icona della
continuità e dell'immutabilità del potere, in Italia.
Quasi un paradosso ironico. Lui, simbolo della Seconda Repubblica, del
"nuovo" in politica: incamminato sulla strada di Andreotti. Un
Andreotti al tempo della (video) politica come marketing. Leader senza rughe,
senza riporti, senza capelli bianchi, senza età. Eterno e immobile, come
il suo sorriso. Come il suo antagonista di sempre. Come farebbe Berlusconi
senza Prodi? E Prodi senza Berlusconi?
Va aggiunto che i cittadini non sembrano rassegnati a questa commedia che si
replica, puntuale, da troppi anni. Vorrebbero veder cambiare le cose
seriamente. Soprattutto gli attori protagonisti. Senza attendere una nuova
catastrofe. Una nuova guerra, un nuovo collasso
finanziario dello Stato, una nuova Tangentopoli. Come nel 1945 o nel 1992. Non
sembrano contenti, gli italiani, di questo Paese immobile. Gattopardesco. Quasi
metà di essi sostiene, non a caso, che
"per migliorare le cose nel Paese occorrerebbero più giovani ai
posti di comando". Eppure, tutti (o quasi) credono che il sistema
partitico resterà frammentato, come ora.
Destra e sinistra: coalizioni inquiete, instabili e rissose. Impersonate dai
soliti duellanti, che si affrontano, senza soluzione di continuità, da
oltre dieci anni. Prodi e Berlusconi. Affiancati, sfidati, dai soliti eterni
delfini. I soliti, eterni "successori" annunciati. I leader che
ambiscono a rimpiazzarli: ogni anno più vecchi e meno
credibili. Vuoi mettere Tony Blair e José Luis Zapatero,
che a quarant'anni erano già premier? O Ségolène Royal, Nicolas Sarkozy, che hanno cinquant'anni
e si apprestano ad affrontare la sfida per la presidenza della Repubblica
francese?
Per questo siamo convinti che la stragrande maggioranza dei cittadini abbia
aderito, con calore, all'appello di fine anno del presidente Napolitano, quando ha auspicato un "un clima
più sereno" e li ha esortati a "non allontanarsi dalla
politica". D'altronde, negli ultimi anni, gli italiani hanno approfittato di
tutti i ponti gettati fra società e politica. Hanno votato, in massa, a
ogni scadenza elettorale. Hanno partecipato, in massa, alle primarie e a decine
di manifestazioni.
Anche se di protesta. Hanno espresso un impegno diffuso e crescente, nelle
attività locali e solidali. Ma per credere nella politica, per non
allontanarsi da essa: servirebbe una politica
più credibile. E meno lontana da loro. In caso contrario, continueranno
- come oggi - a confidare solo in se stessi, nella propria famiglia, nella propria comunità sociale e locale.
"Nonostante" la politica. "Nonostante" il Palazzo.
"Nonostante" le istituzioni.
L'Italia, un Paese "nonostante". Che dà il meglio di sé quando il pericolo incombe e tutto sembra perduto. Noi
italiani. In grado di passare da "calciopoli"
al trionfo dei mondiali di calcio. Così, senza soluzione di
continuità. Non in modo "casuale", ma "causale".
Condannati a imprese eccezionali, a missioni impossibili. Dopo tanta
adrenalina, vorremmo un "anno più sereno". E,
"nonostante" tutto, più normale.
(2 gennaio 2007)