HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli Documento d’interesse Inserito il 24-4-2007 |
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Da aprileonline.info 23-4-2007 Passione
e sobrietà per una politica nuova Sandro De Toni ,
23 aprile 2007 La
riflessione. La crisi della ars governandi italiana è un problema essenziale con
cui soprattutto la sinistra è chiamata a confrontarsi. Due gli
elementi che la rinnoverebbero: la sua trasformazione in progetto altamente umano e la riscoperta della questione morale
posta da Berlinguer
La crisi della politica è
un problema specifico della Sinistra perché l'antipolitica e il populismo
sono congeniali alla Destra italiana. Anzi, la personalizzazione della
politica focalizzata sulla figura del leader derivante dall'americanizzazione della politica assume nel nostro paese
caratteri originali e "creativi". Tanto che combattere la
cosiddetta "personalità democratica" è diventato
un compito prioritario per chi vuole in Italia rifondare la politica.
Così la descrive Mario Tronti, in parallelo
con la critica della "personalità autoritaria" fatta nei
decenni scorsi dalla scuola di Francoforte: "la
personalità democratica è una personalità non
carismatica e tuttavia demagogica, eterodiretta
dalla sua immagine, in sudditanza rispetto alla dittatura della
comunicazione, omnipresente come figura,
inconsistente come persona". A quanti politici odierni si
adatta questa descrizione? Le cause di
fondo sono state da tempo indagate: la crisi delle ideologie e della funzione
dello stato nazionale; la crisi del welfare state
e del compromesso socialdemocratico; la crisi del progresso inteso come
processo lineare, il mito, cioè, della carovana in cui prima o poi
tutti arrivano a superare il valico del benessere. Il potere reale si è in buona misura spostato
altrove: organismi internazionali (UE, FMI, Banca mondiale, WTO, Ocse), multinazionali, finanziarizzazione
dell'economia. Come scrisse Carlo Galli, dopo
l'89: "Il vincitore - il sistema economico-tecnologico dell'Occidente,
più che le sue libere istituzioni - ha continuato ad espandersi
inesorabilmente in tutto il mondo, nel bene e nel male, ossia tanto nella
capacità di portare sviluppo quanto nella capacità
di impoverire o sradicare popoli e culture. E di conseguenza il mondo occidentale
'invasore' è a sua volta 'invaso' dalle migrazioni di popoli, come
contraccolpo della potenza del suo sistema economico e tecnico che dilaga in
tutto il pianeta. Questa è in realtà una definizione della
crisi dello Stato, perché lo Stato moderno era un sistema di smaltimento del
disordine e di sgravio dei pericoli.. E con lo Stato
(e coi partiti, che gli davano una sorta di anima) va in crisi
l'identità politica dei soggetti, e quindi per
ovvie dinamiche difensive la percezione dell'alterità
diventa fortissima, e tende a cogliere l'alterità
culturale in forma rigida e stereotipa, quando non addirittura come alterità naturale, razziale. Si generano insomma
continue reazioni di rigetto, superficiali, epidermiche, banali: il colore
della pelle, la differenza di religione, tornano ad essere un problema." Malgrado la sua crisi, la politica, paradossalmente, si è
diffusa ma non come partecipazione, bensì come cattiva mitologia,
ideologismi, scelte non-razionali, costruzioni religiose e simboliche. La
battaglia si sposta dunque anche sui terreni dell'immaginario, dello scontro
culturale, della creazione di una cultura di
coesione, di comunità popolari inclusive, di sicurizzazione
innanzitutto delle teste, dei pensieri, di costruzione di luoghi reali di
partecipazione. Serve quella che è stata
definita una biopolitica (Roberto Esposito), non
solo perché dobbiamo mettere al centro la difesa del nostro pianeta, perché
occorre partire dalla vita, ma perché dobbiamo attuare una politica
biodegradabile, rinnovabile, trasparente, riciclabile. Andare, dunque, oltre
il socialismo del XX secolo. Come dice Tortorella:
"il nuovo socialismo ha un compito
diverso da quello del Novecento che ha lavorato soprattutto sulle quantità,
vuoi per la redistribuzione, vuoi per l'utopia egualitaria. Adesso bisogna
discutere della qualità, della qualità
dello sviluppo innanzitutto, una questione che non può essere risolta
nei limiti del pensiero liberal-democratico, non si
può - in altri termini - salvare il capitalismo da se
stesso". Come riformare la politica?
Direi, con la passione e la sobrietà. Contro "l'autonomia della
politica" dobbiamo riuscire a costruire un rapporto diretto, fisico,
multiforme con i lavoratori, le persone in carne ed ossa. Rappresentare i
lavori. O si parte da lì, o si raggiungono solo quelli che oggi Mario Tronti ha definito "i non-luoghi"
dell'apparire e dell'agire politico autoreferenziale. In politica, per farla finita
con il chiacchiericcio mass-mediologico, serve uno
stile più sobrio, collettivo e meditato: solo chi fa inchiesta deve
avere il diritto alla parola. Vanno adoperate tutte le
potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione ed espressione. Oltre al
partito esistono altri luoghi della politica: dalle associazioni al
sindacato, dalle organizzazioni del territorio alle comunità virtuali
della rete. Pluralità, dunque, delle soggettività che si
propongono come attori della politica. Dal partito piramide al partito rete. Militanti con doppia, tripla, ennesima
tessera. Eppoi serve la sobrietà. Raccogliendo la
lezione sulla questione morale di Berlinguer.
Dobbiamo regolamentare e prevenire il conflitto di interesse. A tutti i
livelli anche a quello locale. |