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IRROGANTO
di Mauro
Novelli Documenti d’interesse Inserito il 9-12-2006
CORRELAZIONI AL PRESENTE DOCUMENTO |
7-12-2006 La Repubblica (7-12-06). Sondaggio Ipr,
Grande Centro al 25%. |
Il futuro del Grande Centro: nostre interviste
a Tabacci (Udc) e Satta (Udeur) di Sara Bianchi
Sul tema di nuove aggregazioni possibili
dell'area di centro del panorama politico italiano,
rilanciate dalla presa di posizione di Casini all'indomani della manifestazione
del Centrodestra a Roma, il Sole 24 Ore.com ha raccolto le opinioni del
parlamentare dell'Udc Bruno Tabacci
e di Antonio Satta, vice segretario nazionale dei Popolari-Udeur.
«Dentro lo schema politico attuale, centrodestra contro
centrosinistra, non c'è la possibilità di arrivare a riforme
strutturali, perchè coloro che si oppongono stanno sia in uno
schieramento che nell'altro e sono determinanti. È un assetto politico
fondato sugli estremi. Prima usciamo da questa condizione meglio è».
Bruno Tabacci, parlamentare Udc,
politico di lungo corso già militante della Democrazia Cristiana non ha
dubbi sull'inefficacia del sistema attuale.
«Siamo in un assetto bipolare che non ha dato finora buoni risultati.
Perchè ormai da tre legislature c'è una coalizione che vince, ma
poi ha grandi difficoltà a governare. I problemi si sono accavallati e
sono resi più complessi dal fatto che nel frattempo c'è stata una
forte apertura dei mercati, da un lato e dall'altro con il vincolo monaterio, non possiamo più svalutare; questo per
certi aspetti è un elemento positivo, per altri aspetti ci induce a
recuperare competitività attraverso riforme strutturali. Ma per fare
riforme strutturali ci vuole un consenso ampio che si ottiene se ci sono
maggioranze omogenee. Ora, le maggioranze di questi ultimi undici anni sono
state tutto fuorchè omogenee, nel senso che
entrambe le coalizioni, pur vincendo, hanno sofferto delle proprie interne
contraddizioni. Questo sistema va secondo noi aggiornato e siccome dobbiamo
discutere anche di legge elettorale sembrava corretto cominciare a parlarne con
ordine».
Sulla legge elettorale la sua proposta è quella di un sistema alla
tedesca con sbarramento al 5%. Ma su questo ci sono intese specifiche con altre
forze centriste?
«È chiaro che bisogna avviare una riflessione sui limiti di questo
bipolarismo e vedere se tutti coloro che lo difendono hanno delle buone
ragioni. Perchè per ora la difesa più arcigna del bipolarismo
è venuta da Prodi e Berlusconi, che sono anche i beneficiari di un
assetto politico fortemente improntato sui due leader. E io trovo
che questo non sia assolutamente utile alla efficacia del sistema politico
italiano».
Quale diversa compagine politica lei vede se nasceranno il Partito
Democratico e il Partito delle Libertà?
«Io penso che invece di ragionare attorno alle questioni del teatrino della politica, per usare una terminologia che spesso
Berlusconi ha richiamato, conviene ragionare sui problemi. In Italia abbiamo
una serie di questioni aperte, dalla qualità della spesa pubblica,
sanitaria, previdenziale, della scuola, della finanza pubblica locale; per non
parlare delle riforma delle professioni e della
questione della concorrenza nei circuiti pubblici locali. Accanto a questi
c'è il tema delle liberalizzazioni, delle attività che una volta venivano svolte dallo Stato e che oggi sono passate nelle
mani di privati che operano di fatto in regime di monopolio. Ora, queste cose
possono essere ammodernate e dobbiamo farlo se vogliamo stare in Europa,
riuscendo a realizzare convergenze importanti. Ma dentro lo schema politico
attuale, centrodestra contro centrosinistra, non c'è la
possibilità di arrivare a riforme strutturali, perchè coloro che
si oppongono stanno dentro sia a uno schieramento che all'altro e sono
determinanti. È un assetto politico fondato sugli estremi, prima usciamo
da questa condizione meglio è. Noi non vogliamo uscire da soli, ma
intanto evidenziamo questa problematicità.
Del resto, basta chiedere che cosa pensano delle liberalizzazioni i leader di
Rifondazione, dei Verdi o dei Comunisti Italiani e si ha già una
risposta. Non mi pare che siano molto attenti allo schema di apertura dei
mercati che è stato abbozzato a luglio dal Ministro Bersani. Aspettiamo
Bersani al prossimo anno, quando dovrà avviare un'azione di apertura dei
mercati in settori nevralgici come l'energia elettrica e il gas, per citarne
alcuni che pesano moltissimo sulle tasche degli italiani, delle famiglie, delle
imprese».
Dove vede questa propensione alle riforme dentro le forze di centrosinistra?
«Alcune forze della Margherita hanno dichiarato che sono su questa lunghezza
d'onda, Rutelli ha presentato un documento in
Consiglio dei ministri. Il Ministro Lanzillotta
è titolare di un disegno di legge di riordino
dei servizi pubblici locali. Quanto meno sulla carta queste
disponibilità ci sono».
Nell'Udeur di Mastella
la vede?
«Mastella ha un'attitudine molto accentuata ai giochi
di potere, io parlo di questioni che attengono ai temi e agli interessi degli
italiani. Magari come già accaduto altre volte, quando minacciava di
aprire e fare il centro, in realtà stava trattando qualche posizione di
potere. È legittimo anche questo, però posso anche non farne la
ragione della mia vita. Devo per forza avere al centro della mia attenzione
un'impostazione di questo genere? Non mi sembra».
E per le amministrative di primavera?
Le amministrative decidono della elezione dei sindaci nelle comunità
locali, non decidono l'elezione di un parlamento, per cui
penso che le liste locali le faranno i partiti locali. Ognuno farà in
relazione alle caratteristiche delle realtà che interpreta.
«Con la costituzione del Partito democratico e con l'aggregazione
dell'area di centro, il nostro sogno è avere una grande forza di centro
sinistra che governi il Paese». Antonio Satta,
vicesegretario nazionale dei Popolari-Udeur, membro
della Commissione di Vigilanza Rai, non ha nessuna paura ad ammettere che la
politica è anche questo: «Saper immaginare il futuro».
E così ripercorre le ragioni che hanno indotto Clemente Mastella a proporre all'Udc una
lista comune in vista del 2009, idea che il segretario Udeur
aveva già lanciato nel 2004. «Mastella ha aperto il dialogo con una componente dell' opposizione che ha scelto di distinguersi dal
centrodestra. Questo dialogo non poteva non essere raccolto da un altro leader
di centro che si trova nel centrosinistra». Ma una
cosa deve essere ben chiara, dice Satta: «Siamo un
partito di grande responsabilità, abbiamo fatto una scelta, anche
congressuale, per il centrosinistra; scelta di un programma
creato con i partiti dell'Unione che abbiamo sottoscritto, nel quale ci sono
elementi fondamentali che noi stessi abbiamo imposto, come i problemi della
famiglia e del Mezzogiorno. Alle primarie abbiamo candidato Romano Prodi alla leadeship e agli elettori abbiamo detto: se vinciamo
governeremo cinque anni con questo programma». Il vice di Mastella
non nega , naturalmente, le differenze tra i vari
partiti che compongono la coalizione «però siamo uniti in un patto
importante costituito dal programma che tutti quanti abbiamo sottoscritto. E
noi non verremo meno a questo impegno, non saremo noi ad affondare Prodi se
Prodi rispetterà e difenderà il
programma che è stato alla base della sua leadership».
Ma il progetto politico dell'Udeur rimane:
«Anche noi abbiamo il nostro progetto che è quello dell'aggregazione di
un centro democratico, riformista, che abbia come fondamento i valori
cristiani, il ruolo di Sturzo, De Gasperi,
Moro; sui quali altre parti della Democrazia Cristiana
si ritrovano, ma questo non vuole assolutamente dire che lasciamo la
maggioranza per metterci con Casini. Nè
possiamo pensare Casini fuori dal centrodestra».
Ma il problema di prospettiva c'è...
«Noi diciamo a Casini: cominciamo a trovare unità di intenti su alcuni
aspetti, come la legge elettorale per evitare ora che le nuove proposte
referendarie possano avere effetto positivo. Troviamo anche un'intesa fra due
anni, due anni e mezzo, alle elezioni europee, così che i partiti che
hanno la stessa appartenenza al Partito Popolare Europeo possano
scendere in campo insieme. Poi facciamo sì che questa coscienza della
ricostituzione dell'area di centro prenda piede nella
base, perchè è la gente che deve crescere. L'ultimo sondaggio di Mannheimer rileva che un italiano su tre aderirebbe a
questa nuova prospettiva di aggregazione del centro ("Il mercato
potenziale del centro comprende in teoria circa un
terzo dell'elettorato"). Ciò deve farci riflettere, perchè
la politica è proprio questo: bisogna saper immaginare il futuro.
Quale futuro immagina l'Udeur?
«Noi auspichiamo che si faccia presto il Partito Democratico, perchè
questo accelererebbe l'aggregazione del centro. Così avremo un partito
democratico e un'area di centro, isolando le ali estreme dell'una e dell'altra
parte e potremo in questo modo arrivare alla possibilità di governare
con stabilità questo paese per molti anni. Dunque, prima si fa il partito democratico e prima può nascere il nostro
obiettivo di ricreare le condizioni per favorire l'aggrergazione
delle aree di centro».
Quindi quando dovessero nascere il Partito Democratico da una parte e il
Partito delle Libertà dall'altra si potrebbe realizzare un'aggregazione
più sostanziale delle forse di centro, Udc
compresa...
«Sì. Ma guardi, a proposito del Partito delle Libertà voglio dire
che la libertà è un valore insito nella
nostra cultura politica, in un paese dove la libertà è stata
garantita dal dopoguerra in tutta la formazione politica. A parte questo, sogno
che con la costituzione del Pd e con l'aggregazione
dell'area di centro, il grande centro, noi potremmo avere un
grande centro sinistra che governa il Paese».
Un centro alleato con la sinistra o con il centrosinistra
«Sì, la Dc era il partito di centro che
guardava a sinistra e quest'area di centro che mantiene in piedi i valori
dell'ex partito dello Scudo Crociato credo si ritroverà insieme. Nessuno
può impedirci di sognare questo, come nessuno può impedire al
centrosinistra di aggregarsi e di fare il partito ancora più grande. Fermo
restando che questo impegno con gli elettori preso nel
2006, rimane valido, per quanto ci riguarda, per 5 anni».
Con una postilla: possibili alleanze per le amministrative all'interno del
centro, ma al di fuori della coalizione di centrosinistra
«Il nostro congresso ha scelto il centrosinistra, certamente non ha deciso di
fare alleanze di centrodestra. Se nasce un'aggregazione di centro non è
in contrasto con le scelte congressuali».
Sulla legge elettorale, voi proponete ampie intese, ma la macchina
referendaria è partita.
«Stiamo lavorando a una soluzione condivisa e il governo è impegnato per
questo con tutti i partiti della maggioranza, poi sentirà anche quelli
dell'opposizione per cercare di superare alcuni dei
punti previsti dal referendum. Il principio secondo cui occorre evitare che ci
siano più candidature della stessa persona in vari collegi credo vada
accettato; ma resta il problema del premio di maggioranza e su questo i
referendari sono i più spinti verso l'elezione diretta del Capo del
Governo e vogliono che il premio di maggioranza non sia calcolato sulla base di
coalizione ma sul leader. Questo penalizza i partiti minori e difficilmente
troverà consenso nella sinistra, nemmeno noi siamo presidenzialisti
fino a questo punto, anche se rimaniamo per l'indicazione del premier. Ora sono
allo studio diverse possibilità per consentire a tutti di concorrere
come coalizione al governo del paese. Noi siamo contro ogni tipo di sbarramento
all'interno della coalizione, così come avviene per le regionali, dove
chi è membro di coalizione non ha sbarramento. Siamo dunque anche contro
il modello tedesco che pone lo sbarramento al 5 per cento».