Da
Repubblica 26-1-2007
Italia
a rischio "deriva feudale". Ma uscire dal declino è possibile di ROSARIA AMATO
Il Rapporto 2007 dell'Eurispes descrive un paese che oscilla
tra spinte innovative e la conservazione dei privilegi acquisiti
Emerge un lieve miglioramento
rispetto alla fiducia nelle istituzioni e nell'economia
La criminalità è considerata la minaccia più grave: 1 su
5 ha
subito un reato nel 2006
ROMA - Un Paese neofeudale governato da un premier che, "come gli
imperatori tedeschi, regna ma non governa". Una
società che riflette la logica dei reality
televisivi, dove per eccellere possono bastare "un'infarinatura di tutto
e una conoscenza di niente", purché si abbia "grinta" o si
vada "al di sopra delle righe o delle regole". Una grande voglia
"di lasciarsi alle spalle quell'atmosfera di declino" che grava
sull'Italia ormai da diversi anni, e che deve però fare i conti con
"ritardi, con le fragilità strutturali ma soprattutto con una
classe dirigente inadeguata". E' così che l'Italia appare nel Rapporto Eurispes 2007 presentato
stamane a Roma dal presidente dell'Istituto Gian
Maria Fara.
Spinta all'innovazione e desiderio di conservazione
Se nell'edizione del 2006 del Rapporto si parlava di declino quasi
inesorabile, quest'anno si segnala invece la "spinta interiore" del
Paese, intesa come "il desiderio cosciente di guarire da una affezione", spiega Fara, citando Spinoza. Però si riscontra anche "una spinta
altrettanto forte alla conservazione", alimentata dalle "resistenze
di coloro che considerano l'innovazione, le riforme e il cambiamento come un
pericoloso nemico capace di mettere in discussione i vantaggi e le rendite di
posizione acquisite nel tempo".
Italiani leggermente più ottimisti per il 2007
I sondaggi Eurispes sulla fiducia degli italiani
nelle istituzioni hanno rilevato un leggero miglioramento rispetto all'anno precedente, pur in un permamente
clima di generale pessimismo. Se infatti nel 2005 il
49,2 per cento aveva dichiarato una "sfiducia generalizzata" nelle
istituzioni, tale percentuale nel 2006 scende al 46,7 per cento. Raddoppia
inoltre, passando dal 4,1 al 9,9 per cento, la percentuale di coloro che si dichiarano
maggiormente fiduciosi. In dettaglio, gli italiani si fidano molto del
presidente della Repubblica (63,2 per cento), poco (38,1 per cento) o niente
(28,6 per cento) del governo (ma anche in questo
caso si registra un miglioramento di pochi punti percentuali), poco del
Parlamento e della magistratura. Si fidano molto delle associazioni di
volontariato (78,5 per cento), delle forze dell'ordine (73,5), della Chiesa e
delle altre istituzioni religiose (60,7 per cento, in calo tuttavia rispetto
al 66,1 per cento del 2006).
Finanziaria e riforma fiscale bocciate
Il 46,8 per cento degli italiani dichiara nel sondaggio riportato dal
Rapporto Eurispes di ritenere che le misure della
Finanziaria lo penalizzeranno. Il 62,4 per cento inoltre non crede che nel
prossimo futuro vi sarà una riduzione del carico fiscale, a differenza
di quanto affermato dal viceministro dell'Economia Vincenzo Visco. Nel rapporto viene anche pubblicata una stima
dell'evasione fiscale che, secondo l'Eurispes,
supera i 210 miliardi. La metà del sommerso, che nelle stime
dell'Istituto ammonta invece a 425 miliardi, pari al 30 per cento del Pil.
Il ceto medio tra indebitamento e scelte low cost
Nell'analizzare le difficoltà del ceto medio, schiacciato dal declino
economico del Paese e da quella che viene descritta
come "una struttura a deriva feudale", il Rapporto Eurispes evidenzia però anche dei tentativi di
"emersione". Innanzitutto è leggermente migliorata la
percezione che gli italiani hanno della propria situazione economica: a
definirla stabile è il 56 per cento degli intervistati, ed è la
prima volta in cinque anni che tale percentuale non cresce rispetto all'anno precedente, segnala il Rapporto (anzi scende
leggermente, l'anno scorso era al 58 per cento).
Questo non significa che ci siano miglioramenti,
significa soprattutto che il ceto medio ha elaborato alcune strategie di
sopravvivenza. Da un lato il credito al consumo, in costante aumento (solo
quello erogato dalle banche è cresciuto tra il 2002 e il 2006 del 77
per cento): l'Eurispes stima che il ricorso delle
famiglie a questo tipo di prestiti aumenterà nel 2007 dell'11,9 per
cento, e il ricorso ai mutui dell'11,6 per cento.
Dall'altro, si fa sempre più spesso ricorso a scelte che l'Eurispes definisce in blocco 'low
cost', citando Ryanair
per i viaggi aerei, Ikea per l'arredamento, Skype per la telefonia. E segnalando fenomeni in
crescita, come quello del 'couchsurfing',
che permette di viaggiare a costo zero dando in cambio la propria
disponibilità per "lavori di casa, preparazione di piatti tipici
della propria nazionale e la promessa di ricambiare
l'ospitalità".
La criminalità temuta più delle difficoltà economiche
Per la prima volta dopo molti anni, rileva l'Eurispes,
al primo posto tra le preoccupazioni degli italiani non c'è più
l'elevato costo della vita ma la criminalità organizzata. Infatti un italiano su cinque (il 19 per cento degli
intervistati) è stato vittima di almeno un realto
nel 2006: nel 21,7 per cento dei casi si tratta di furti in casa o furti dell'automobile
o del motorino, seguiti da scippi e borseggi e minacce. In testa ci sono
però (27 per cento) le truffe, dalle clonazioni di carta di credito o
bancomat alle truffe su Internet.
E' tramontata l'idea della legalità
A rendere più minacciosa la criminalità per gli italiani
è la percezione che l'Italia sia un paese nel
quale "è tramontata un'idea condivisa di legalità". Il
22 per cento degli intervistati ritiene che questo sia
dovuto al deterioramento del tessuto socio-economico.
Fa sempre più paura inoltre la criminalità organizzata: un
quinto degli omicidi in Italia è "mafioso". L'Eurispes ha anche elaborato un "indice di
penetrazione mafiosa", che vede al primo posto Napoli, al secondo Reggio Calabria e al terzo Palermo.
Una rivoluzione culturale per uscire dal declino
In questa situazione generale di declino il nuovo
governo, afferma Fara, "non è sembrato all'altezza degli impegni
presi con gli italiani". Di cosa ha bisogno l'Italia per uscire da
quello che l'Eurispes definisce senza mezzi termini
come "un quinquennio di declino vero"? A conclusione delle sue
"considerazioni generali" sul Rapporto Fara dà alcune
indicazioni: innanzitutto una maggiore equità fiscale, "scoprendo
tutte le carte truccate del meccanismo impositivo nazionale, fatto non solo
di sommerso ed evasione fiscale, ma anche di forme elusive sfruttate con
grande maestria e sapienza da singoli e società". L'Eurispes ha calcolato che nel 2007 "il maggior
carico per gli onesti sarà tra 9,5 e 10 punti percentuali in
più rispetto alla pressione consueta". Cioè chi paga le
tasse le pagherà ancora di più per chi non lo fa e non lo farà.
Ancora, l'Istituto suggerisce un efficace riordino del sistema pensionistico,
un nuovo patto tra famiglie e imprese che passi anche attraverso una netta
divisione tra flessibilità (vera) e precarizzazione,
e una valorizzazione del capitale professionale e umano. E ancora, una
maggiore efficienza della Pubblica Amministrazione e della giustizia, e una efficace politica dell'immigrazione. "Una rivoluzione
culturale e politica nello stesso tempo di cui l'Italia ha un enorme
bisogno", conclude Fara. Per non sprofondare ancora di più in
"un declino economico, sociale e morale che a qualcuno fa paventare il
pericolo di una deriva populista e demagogica".
(26 gennaio 2007)
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