PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro
Novelli Documenti d’interesse inserito il 30-11-2006
Da La Stampa (30-11-2006)
Indagine della Procura di Milano
Tronchetti: con Telecom fui truffato
In un esposto contro ignoti
ipotizza un raggiro nella compravendita del 2001
MILANO
È uno dei motori delle inchieste che ruotano intorno alle vicende
Telecom: un esposto presentato alla fine dell’aprile scorso da Marco Tronchetti
Provera per sostenere di essere stato truffato
nell’acquisto di Telecom nell’estate del 2001. La denuncia contro ignoti,
tenuta finora rigorosamente segreta, ha fatto aprire un’indagine alla Procura
milanese che si è andata ad aggiungere ai vari filoni già aperti
sul caso con l’inchiesta Antonveneta e poi con il fascicolo Unipol-Gnutti.
Nell’esposto si analizza l’andamento del titolo Olivetti
(che controllava Telecom) nel periodo giugno-luglio di quell’anno, sostenendo
in pratica che venne artatamente gonfiato fino ad
essere pagato dalla Pirelli quasi il doppio del suo valore di mercato. Nella
ricostruzione della cessione Telecom alla Pirelli, già si parlò
di «un concerto» per tenere alto il prezzo di Olivetti,
quando nell’estate del 2001 Pirelli e Benetton pagarono alla Bell di
Emilio Gnutti 4 euro per azione per il controllo del gigante telefonico, mentre
i corsi di Borsa erano all’incirca la metà, quotando il titolo Olivetti appena a 2,25 euro. Inizialmente il prezzo elevato
venne spiegato con il fatto che in questo modo Pirelli
avrebbe evitato di lanciare un’Opa. Cinque anni dopo però Tronchetti Provera ha ritenuto che in quella vendita qualcuno si avvantaggiò illecitamente.
Una ricostruzione che per gli inquirenti porta dritto a quella super parcella
da 50 miliardi di lire scoperta nei conti di Giovanni Consorte e Ivano
Sacchetti, gli ex numeri uno di Unipol, e pagata dal finanziere bresciano Emilio Gnutti per una non meglio specificata
consulenza. L’ipotesi, neanche troppo velata, che emerge dalle indagini partite
dall’esposto di Tronchetti Provera è che
dunque sarebbero stati i due ex manager delle coop rosse a far lievitare il titolo di Olivetti,
sostenendola in Borsa proprio nel periodo delle trattative per la cessione
Telecom, d’accordo con i soci della Bell. E proprio
la società lussemburghese di Gnutti sembra essere diventata il punto di
contatto con le varie indagini scaturite sull’affare Telecom. Si riesumano
perfino vecchie intercettazioni. Come una della fine del 2004 di Gianpiero
Fiorani, dove l’ex amministratore delegato della Popolare
di Lodi, intercettato per l’inchiesta sul fallimento Hdc,
canticchia al telefono con un suo collaboratore la famosa canzoncina di Natale:
«Jingle Bell, jingle Bell...». Solo che il riferimento non è alle campane ma all’inchiesta sulla Bell
di Gnutti che i pm milanesi proprio in quel periodo
avevano deciso di archiviare. Fiorani se la ride, trovando molto divertente il
fatto che, grazie a una perizia di due professori della
Bocconi, non sia risultato, nessun profilo di frode fiscale sulla
plusvalenza intascata dalla società di Gnutti dalla vendita di Telecom.
Il divertimento durerà poco. Anche perché un mese fa, con un colpo di
scena i pm milanesi hanno richiesto al gip il fascicolo su Bell per
riaprire le indagini, bloccando il pagamento della consulenza ai due periti della Bocconi. Che cosa ha convinto i magistrati a fare
marcia indietro? Mistero. «Un elemento nuovo acquisito alle indagini», dicono
genericamente in Procura. C’è chi parla di un supertestimone, di cui però non si trova traccia. Particolare non
secondario: uno dei due magistrati che ora si occupano di Bell,
il pm Laura Pedio, è
la stessa che ha condotto l’inchiesta su Hdc.