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Inserito il 3-1-2007


 

 

 

Da Affari Italiani (http://canali.libero.it/affaritaliani/economia/p2pbanche0201.html)  2-1-2007

 

Banche p2p/ I soldi si prestano su internet. Zopa: ecco la nuova minaccia per il sistema del credito

Niente più banca fisica, ma un sistema peer to peer (p2p), già sperimentato con successo per lo scambio di prodotti e beni di consumo. L’idea è rappresentata dal sistema di prestiti ondine dell’inglese Zopa. Il motto è “are people better than banks?”. Vale a dire “hai bisogno di soldi?” Non c’è bisogno della banca, perché al suo posto c’è la comunità dei cybernaviganti.

Introdotta a metà del 2005 in Gran Bretagna, l’idea ha già raccolto 110 mila aderenti e si sta espandendo a macchia d’olio, grazie al tam-tam della rete. La richiesta massima del prestito può arrivare a 25 mila sterline – equivalenti a circa 40 mila euro – e collegandosi al sito di Zopa, si compila un questionario completo di dati anagrafici, fiscali, reddituali e familiari. Il sistema di valutazione sfrutta il software e la piattaforma di Zopa, che verifica la solvibilità del richiedente in poco tempo. La durata media della risposta è di tre giorni, da restituire in un massimo di 60 rate e con un tasso di interesse variabile che va dal 6 al 10%.

I soldi sono prestati dai singoli risparmiatori, che si assicurano un rendimento del 6,75% sul capitale messo a disposizione della community. In Italia il sistema potrebbe essere sponsorizzato da Maurizio P. Sella, uno dei banchieri dell'omonima banca biellese, che dovrebbe importare il credito peer to peer. Ma dovrà avere prima l'autorizzazione della Banca d'Italia e Ufficio italiano cambi, indispensabile per legge per poter svolgere un'attività finanziaria.Insomma tutti potranno essere un po' banchieri con l'arrivo in Italia dall'Inghilterra di Zopa, il Napster dei prestiti.

Finora il dato dei protesti è stato molto basso, circa il tre per mille. La procedura prevede, per ogni singola richiesta, il frazionamento in una cinquantina dipiccoli prestiti. Riducendo così il rischio degli investitori. I soldi servono nella maggioranza dei casi all'acquisto di auto, prodotti per la casa e consumer elettronico, ma anche viaggi e intrattenimento. E tutto senza più ricorrere ai tassi degli istituti bancari.

Teoricamente potrebbe assestare un duro colpo al credito bancario. Ad esportarlo è la New College Capital Ltd, società di asset management londinese, assieme a Nova & Partners, una boutiquee di corporate finance di Milano. In Italia il compito di gestire le operazioni è affidato, appunto, a Maurizio P. Sella (ex Julius Baer, di un ramo della famiglia biellese di banchieri). Per quanto riguarda gli investimenti saranno sponsorizzati da gruppi imprenditoriali privati e finanziatori istituzionali, che per il momento vengono mantenuti nel più stretto riserbo.

Visti i risultati positivi ottenuti, adesso l'azienda di Tim Parlett, esce dal Regno Unito e dopo l'Italia sta espandendosi anche Belgio e Spagna. La formula adottata è quella di particolari accordi di franchising da stipulare con imprenditori locali. Che tengano in debito conto le royalties richieste da Mr.Parlett & Co. Ce la farà? Forse. Molto dipenderà da Mario Draghi. Ma è difficile pensare che le banche se ne staranno con le mani in mano ad aspettare di vedersi soffiare i micro prestiti, proprio come le case discografiche hanno visto precipitare i loro affari a causa della musica che passa su Internet.