Inserito il 3-1-2007
Da Affari Italiani (http://canali.libero.it/affaritaliani/economia/p2pbanche0201.html) 2-1-2007
Banche p2p/ I soldi si prestano
su internet. Zopa: ecco la nuova minaccia per il
sistema del credito
Niente più banca fisica, ma un sistema
peer to peer
(p2p), già sperimentato con successo
per lo scambio di prodotti e beni di consumo. L’idea è rappresentata dal
sistema di prestiti ondine dell’inglese Zopa.
Il motto è “are people better than banks?”. Vale a dire “hai
bisogno di soldi?” Non c’è bisogno della banca,
perché al suo posto c’è la comunità dei cybernaviganti.
Introdotta a metà del
I soldi sono prestati dai singoli
risparmiatori, che si assicurano un rendimento del 6,75% sul capitale messo a
disposizione della community. In
Italia il sistema potrebbe essere sponsorizzato da Maurizio P. Sella, uno dei
banchieri dell'omonima banca biellese, che dovrebbe
importare il credito peer to
peer. Ma dovrà avere prima l'autorizzazione
della Banca d'Italia e Ufficio italiano cambi, indispensabile per legge per
poter svolgere un'attività finanziaria.Insomma
tutti potranno essere un po' banchieri con l'arrivo in Italia dall'Inghilterra
di Zopa, il Napster dei
prestiti.
Finora il dato dei protesti è stato
molto basso, circa il tre per mille. La
procedura prevede, per ogni singola richiesta, il frazionamento
in una cinquantina dipiccoli prestiti. Riducendo
così il rischio degli investitori. I soldi servono nella
maggioranza dei casi all'acquisto di auto, prodotti per la casa e consumer
elettronico, ma anche viaggi e intrattenimento. E tutto senza più
ricorrere ai tassi degli istituti bancari.
Teoricamente potrebbe assestare un duro colpo al credito
bancario. Ad esportarlo è la New
College Capital Ltd, società di asset management londinese, assieme a Nova & Partners, una boutiquee di corporate finance di Milano.
In Italia il compito di gestire le operazioni è affidato, appunto, a
Maurizio P. Sella (ex Julius Baer,
di un ramo della famiglia biellese di
banchieri). Per quanto riguarda gli investimenti saranno sponsorizzati da
gruppi imprenditoriali privati e finanziatori istituzionali, che per il momento
vengono mantenuti nel più stretto riserbo.
Visti i risultati positivi ottenuti, adesso l'azienda di Tim Parlett, esce dal Regno Unito
e dopo l'Italia sta espandendosi anche Belgio e Spagna. La formula adottata
è quella di particolari accordi di franchising
da stipulare con imprenditori locali. Che tengano in debito conto le royalties richieste da Mr.Parlett
& Co. Ce la farà? Forse. Molto dipenderà
da Mario Draghi. Ma è difficile pensare che le banche se ne
staranno con le mani in mano ad aspettare di vedersi
soffiare i micro prestiti, proprio come le case
discografiche hanno visto precipitare i loro affari a causa della musica che
passa su Internet.