HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli Documento d’interesse Inserito
il 2-7-2007 |
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Corriere Economia 2-7-2007
Mutui, sette decimi di risparmio Finanziamenti I conti in tasca alla
rottamazione del prestito. Le
rate possono scendere dai 19 ai 75 euro al mese
Mutui, sette decimi di risparmio È la riduzione di tasso da ottenere
per rendere conveniente la portabilità S ette decimi di punto. A tanto
ammonta lo sconto da ottenere perché abbia senso usufruire
dell'opportunità aperta dalla legge Bersani di avvalersi della
surrogazione (cambio del prestito senza chiusura delle
vecchia ipoteca) di un mutuo variabile da 100mila euro, durata
ventennale, con un nuovo finanziamento presso un'altra banca, coprendo
il debito residuo e le spese di rottamazione. E questo purché il mutuo sia
partito nel 2003-04, quando i tassi erano ai minimi: il vantaggio
sull'esborso complessivo può arrivare a 1.500 euro. Se si volesse, invece, seguire la strada tradizionale della
sostituzione, con la chiusura del vecchio prestito e della relativa ipoteca e
con l'apertura di un altro finanziamento con un nuovo vincolo, per avere un
certo guadagno bisogna addirittura che la differenza di spread sia di almeno
un punto. La rata si ridurrebbe, nelle due ipotesi, di cifre che vanno dai 59
ai 75 euro al mese, anche se il vantaggio in termini
di esborso complessivo non è eclatante. I dati, che CorrierEconomia ha
ricavato compiendo una serie di simulazioni (per motivi di spazio ne
pubblichiamo una parte), confermano che la convenienza della rottamazione,
argomento di quesiti che continuano ad arrivare in redazione, non è
per nulla facile da ottenere. Per il calcolo abbiamo ipotizzando che tutte le
spese legate al cambio di prestito (sia con la surrogazione sia con la
sostituzione) si aggiungano al capitale residuo del vecchio mutuo e che sulla
somma così ottenuta si applichi il nuovo tasso per la durata residua
del vecchio finanziamento. Oltretutto questa è una condizione
indispensabile per effettuare la surrogazione, mentre la sostituzione
può avvenire anche cambiando la durata del prestito. Ricordiamo,
però, che per mantenere la detraibilità degli interessi il
nuovo mutuo deve essere di importo non superiore al capitale residuo
più le spese. Prendiamo ad esempio il mutuo di luglio 2004, il
prestito che, tra quelli considerati nelle tabelle, presenta i maggiori
vantaggi per chi volesse cambiare. Dopo tre anni il debito residuo è di 89.334 euro; in caso
di sostituzione tramite chiusura del vecchio finanziamento e avvio di uno
nuovo con una nuova ipoteca bisogna pagare sul capitale residuo la penale
dello 0,5% (livello massimo previsto dall'accordo Abi consumatori sui
mutui variabili stipulati prima del 2 febbraio 2007) per anticipata
estinzione; a questo si aggiungono la parcella del notaio, comprensiva di
imposte di bollo e di tassa ipotecaria, la spesa per l'istruttoria del nuovo
mutuo e l'imposta sostitutiva sulla nuova ipoteca (lo 0,25%, se prima casa).
Si tratta, nella nostra ipotesi, di un totale di 2.748 euro, che portano il
capitale da finanziare a 88.252 euro. Un mutuo di 17 anni per questo importo
al tasso del 5,05% dà luogo a una rata mensile di 674 euro, contro i
742 previsti con il mutuo originario. A questo punto chi leggesse questi numeri senza avere davanti anche il piano di
ammortamento del primo prestito, e di quello di sostituzione, potrebbe
lecitamente chiedersi: com'è possibile che il mutuo vecchio, pur
avendo una rata attuale superiore di ben 68 euro, finisce per far pagare nel
complesso solo 400 euro in più rispetto a quello che lo sostituisce?
Questo succede perché il primo mutuo rimborsa quote di capitale più
rapidamente, dato che a suo tempo è stato ammortizzato a un tasso
(3,75%) molto minore rispetto all'attuale. Ciò significa che se il
livello del costo del denaro rimanesse costante per tutti i 17 anni la rata
del vecchio mutuo decrescerebbe ogni mese per tendere a raggiungere il
livello iniziale di 593 euro, mentre nel prestito nuovo la rata rimarrebbe
costante. Il mutuo ottenuto mediante surrogazione ha un supplemento di spesa
minore, perché non si paga l'imposta ipotecaria e si risparmiano (almeno
nella nostra ipotesi) 500 euro di parcella notarile. In tutto si sommano
maggiori spese per 2.038 euro, cioè 720 euro in meno rispetto alla
sostituzione, e la rata mensile sulla somma da finanziare complessivamente
scende a 668 euro, con una riduzione di 74 euro al
mese rispetto ad oggi. Nelle tabelle partiamo dalla considerazione che, in
entrambi i casi, il debitore dovrà cambiare banca. E questo per
semplice buon senso: nessuna banca accetterà spontaneamente di
ridurre uno spread previsto da clausole contrattuali. Con l'istituto
creditore si può eventualmente trattare per "ristrutturare"
il debito, magari allungando i tempi di rimborso, o cambiare la tipologia di
tasso, e in questi casi alcuni istituti effettuano il cambio a costi minimi.
Oppure è possibile ottenere, pagando interessi di mora, di saltare
qualche rata, ma sperare di avere uno sconto sullo spread è pura
utopia. Chiedere, comunque, non costa nulla. |