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Documento d’interesse   Inserito l’11-3-2007


 

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La Stampa 11-3-2007

Chavez-Bush, duello sul Rio de La Plata

MAURIZIO MOLINARI

 

I due presidente in America Latina alla ricerca di alleati. Il venezuelano attacca: «Gringo, go home». L'americano: «Non voglio parlare di lui»

CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Hugo Chavez affonda i colpi ma George W. Bush non risponde nel tentativo di sfruttare a proprio vantaggio l’irruenza del rivale. Il duello asimmetrico fra i presidenti di Venezuela e Stati Uniti è andato in scena nelle ultime 24 ore a cavallo del Rio de La Plata. Ad attaccare è stato Chavez, pronunciando un’arringa di fronte a circa 30 mila persone riunite in uno stadio sul lato argentino del fiume, nei pressi di Buenos Aires. «Il piccolo gentiluomo imperiale del Nord deve essere dall’altra parte del fiume in questo momento - ha esordito Chavez - ed allora gridiamogli tutti assieme: Gringo go home». Vestito con la tradizionale camicia rossa, con alle spalle i colori delle nazioni latinoamericane e di fronte un pubblico di studenti, ambientalisti e contadini con cartelli anti-Usa, Chavez ha irriso il viaggio latinoamericano di Bush con un linguaggio disseminato di offese: «Non dobbiamo neanche faticare per sabotare il suo tour, è già un cadavere politico dal quale fuoriesce il puzzo dei morti politici e presto sarà ridotto in polvere cosmica che sparirà dalla vista». Chavez avrebbe voluto al suo fianco sul palco anche i presidenti di Bolivia ed Argentina, Evo Morales e Nestor Kirchner, per dimostrare l’esistenza di un fronte anti-Usa ma entrambi hanno dato forfait. Trovatosi solo sul palco Chavez ha parlato per due ore, inneggiando all’eroe dell’indipendenza latinoamericana Simon Bolivar e a una «rivolta popolare già iniziata» contro gli Stati Uniti, della quale sarebbero prova i disordini anti-Bush in Brasile, Uruguay e Colombia.

Neanche dieci ore dopo i giornalisti americani al seguito di Bush in Uruguay, sul lato opposto del Rio de La Plata, hanno tentato invano di ottenere una replica. Quando gli è stato chiesto se aveva «timore di rispondere a Chavez» Bush ha ribattuto: «Sono venuto per promuovere una diplomazia costruttiva, positiva, per conto del popolo americano, il mio messaggio ai vicini è che la condizione umana può essere migliorata in molte maniere». E quando un altro reporter lo ha sfidato a descrivere le diferenze fra Chavez ed il presidente socialista uruguayano Tabare Vazquez, ha replicato: «Sono qui per discutere non le differenze ma ciò che accomuna». Sin da quando ha iniziato il viaggio latinoamericano a San Paolo, in Brasile, Bush rifiuta non solo di replicare a Chavez ma anche di pronunciarne il nome con una scelta di comunicazione che punta a mettere in risalto la differenza fra l’irruenza di Caracas e le proposte di sviluppo economico di cui è portatrice la Casa Bianca. «Questo viaggio non ha nulla a che vedere con Chavez», ha tagliato corto Tony Snow, portavoce di Bush, spiegando che «siamo qui per far avanzare politiche di crescita e sviluppo». Il fine infatti è proprio di creare attorno a tali proposte - dallo sviluppo dell’etanolo agli accordi sul libero commercio fino all’immigrazione - una piattaforma di intesa con leader della sinistra moderata sudamericana come il brasiliano Lula, l’uruguayano Vazquez e la cilena Bachelet.

Il duello non dichiarato fra Chavez e Bush continua oggi con le nuove tappe degli opposti viaggi. Il presidente americano sbarca a Bogotà, in Colombia, per un summit sulla lotta al narcotraffico con Alvaro Uribe, che ha già avuto occasioni di vivaci polemiche con Chavez per via delle sospette complicità di Caracas con la guerriglia delle Farc. Il leader venezuelano invece fa tappa a La Paz per un summit con l’alleato Morales che potrebbe concludersi con una dichiarazione congiunta per sostenere iniziative anti-Bush. Non solo manifestazioni di piazza ma anche episodi come quello del sacerdote maya che ha annunciato la volontà di «purificare» i siti archeologici che Bush visiterà domani a Iximche per evitare che la sua presenza possa «contagiarli» a causa del coinvolgimento Usa nelle guerre civili combattute in Guatemana dal 1960 al 1996