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Documento inserito il 26-12-2006


 

 

 

Da voceditalia.it 26-12-2006

Banca d’Italia: nuovo statuto e vecchi pasticci



Ennesimo taroccamento a favore delle banche

Ecco fatto: ora la Banca d’Italia ha un nuovo Statuto. Una nota del Governo fa sapere che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 291 del 15 dicembre scorso il decreto del Presidente della Repubblica 12 dicembre 2006 recante "Approvazione del nuovo statuto della Banca d´Italia, a norma dell´articolo 10, comma 2, del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43".
Il provvedimento, approvato dal Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2006, adegua la Banca d´Italia ai principi e alle regole contenuti nella nuova legge sulla tutela del risparmio e sulla disciplina dei mercati finanziari (legge n. 262 del 2005) e ne completa altresì il disegno di trasparenza e collegialità.

Così dice la nota. Non solo: tra i punti salienti del DPR “c’è la riaffermazione della natura pubblicistica della Banca”.

Siamo alle solite e gli esempi si sprecano, in Italia: quando c’è una situazione anomala, non si interviene sulle cause ma si modifica la legge. Quante volte lo abbiamo visto, ad esempio, con l’inquinamento: visto che costa troppo rendere le acque potabili, basta cambiare la legge ed innalzare i parametri minimi di inquinamento e – per legge – le acque diventano miracolosamente pure.

Con il nuovo Statuto di Bankitalia è successo lo stesso. Alla faccia del “disegno di trasparenza”, il Governo (evidentemente “sollecitato “ dai poteri forti delle banche partecipanti al capitale della Banca d’Italia) ha “sistemato” il tanto contestato articolo 3 dello Statuto dell’Istituto di vigilanza.

Vediamo come.
Il precedente articolo 3 recitava testualmente:
“Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro rappresentato da quote di partecipazione di 0,52 euro ciascuna (4).
Le dette quote sono nominative e non possono essere possedute se non da:
a) Casse di risparmio;
b) Istituti di credito di diritto pubblico e Banche di interesse nazionale;
c) Società per azioni esercenti attività bancaria risultanti dalle operazioni di cui all’ art. 1 del decreto legislativo 20.11.1990, n. 356;
d) Istituti di previdenza;
e) Istituti di assicurazione.

(…) In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici
.”

Un articolo tanto chiaro quanto puntualmente disatteso in tutti questi anni, dove gli enti pubblici proprietari della Banca d’Italia erano una sparuta minoranza dell’azionariato.
La maggioranza era (ed è) saldamente in mano a banche (private) e a compagnie di assicurazione (sempre private).
Il che ha sempre generato un colossale conflitto di interessi: come può il capitale del controllore (Banca d’Italia) essere in mano ai controllati (banche ed assicurazioni)?

E allora che si fa? Semplice: basta adeguare la legge alle esigenze di costoro.
E così, ecco sfornata la modifica al famigerato articolo 3 dello Statuto.
Quello nuovo recita: “Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro ed è suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarità è disciplinata dalla legge. Il trasferimento delle quote avviene, su proposta del Direttorio, solo previo consenso del Consiglio superiore, nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza dell’Istituto e della equilibrata distribuzione delle quote.”

Punto. E’ sparito tutto! Hanno imboscato i punti dall’ a) alla e) del precedente articolo! E soprattutto è sparita l’imbarazzante frase “In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici.”

Ora con il nuovo Statuto la titolarità delle quote di possesso della Banca d’Italia è “disciplinata dalla legge”. Ma quale legge? Non c’è!

Siamo certi che nei prossimi mesi ne creeranno una ad hoc che andrà a sanare anni ed anni di perpetuo ed irrisolto conflitto di interesse (ovviamente a favore delle banche).
A questo punto suonano come una presa in giro (l’ennesima) le parole del comunicato del Governo: il nuovo Statuto “completa il disegno di trasparenza e collegialità e riafferma la natura pubblicistica della Banca”.

Ognuno tragga le conclusioni del caso…

Massimo Benvenuti
massimo.benvenuti@voceditalia.it