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INDICE DEL DOSSIER TOP#

Articoli dell’8-2-2008

Crollo immobiliare: tocca anche i ricchi & famosi di WSI (Da wallstreetitalia.com 6-2-2008)

Articoli del 6-2-2008

Tecnoborsa: “Per le compravendite il 2008 è l’anno della flessione”  (Da mondocasablog.com del  5. Febbraio 2008, 11:03

Articoli del 5-2-2008

Articoli del 4-2-2008

La Roma sul mercato. Assedio delle banche. Debiti dei Sensi per 343 milioni, il club rischia la vendita. Guglielmo Buccheri (La Stampa 2-2-2008)

Immobiliare, nel 2008 investimenti in calo del 17% di Enrico Bronzo (Il Sole 24 Ore 1 febbraio 2008)

 

ARCHIVIO GENERALE DEL DOSSIER

 

ARTICOLI DELL’8 FEBBRAIO 2008-02-09

 

Libero mercato ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 08-02-2008)
Argomenti: Mercato immobiliare

Abstract: Ma l'effetto fu una bolla del mercato immobiliare con un forte aumento degli occupati nel settore dell'edilizia. Adesso che la bolla del mercato immobiliare sta esplodendo, il nuovo governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, segue la stessa politica del suo predecessore: un forte abbassamento dei tassi di interesse.

Banca centrale europea ( da "Manifesto, Il" del 08-02-2008)
Argomenti: Mercato immobiliare

Abstract: mentre oggi si pagano le conseguenze dell'esplosione della bolla immobiliare. La moneta negli Usa è il supremo regolatore anche dei bisogni elementari delle persone: la salute, l'istruzione, la previdenza, i consumi. Il tutto si espande e si contrae non a seconda del bisogno, ma del tasso di interesse, magari accompagnato da manovre sulle tasse.


Articoli

Libero mercato (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 08-02-2008)

Argomenti: Mercato immobiliare

OPINIONI LIBERO MERCATO LA RECESSIONE PUO' FAR BENE di Luigi Zingales Negli ultimi anni gli americani hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità consumando più di quello che guadagnavano Per ogni cosa c'è il suo momento, recita l''Ecclesiaste', "un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante, un tempo per demolire e un tempo per costruire". Nei termini del dibattito economico odierno potremmo dire un tempo per l'espansione economica e uno per la recessione. Come in natura, anche in economia, c'è una naturale alternanza. E come in natura, anche in economia le fasi negative hanno una loro funzione: per quanto penose le recessioni sono utili. Favoriscono la riallocazione di risorse da settori maturi a settori in espansione. Forzano l'uscita dal mercato di imprese inefficienti, permettendo l'entrata di nuove imprese in un processo che Schumpeter giustamente chiama "distruzione creatrice". Facilitano l'aggiustamento degli squilibri macroeconomici. Nel caso degli Stati Uniti, ci sono almeno due motivi per cui oggi una recessione sarebbe salutare. Innanzitutto, nell'ultimo decennio gli americani sono vissuti al di sopra delle loro possibilità, consumando più di quello che guadagnavano. Per sostenere questo consumo hanno comprato all'estero più di quanto vendessero causando un forte deficit della bilancia commerciale ed un elevato indebitamento con l'estero. Questo squilibrio non può perdurare nel tempo, ma l'aggiustamento è difficile: passa per una riduzione del consumo privato. Una recessione faciliterebbe questa riduzione, con effetti positivi sul risparmio aggregato e sulla bilancia commerciale. In secondo luogo, la recessione favorirebbe la riallocazione di risorse dal settore abitativo (dove si sono riversate durante la bolla immobiliare di inizio secolo) agli altri settori. Ogni tentativo di soccorrere il mercato immobiliare non fa altro che ritardare questo inevitabile aggiustamento, con grosso spreco di risorse. Nonostante i benefici di una recessione, l'America vive l'illusione che la recessione sia evitabile e gli aggiustamenti costosi non necessari. Questa illusione è stata coltivata dalla politica monetaria dell'ex governatore della Federal Reserve Bank, Alan Greenspan. Quando, appena nominato, Greenspan si trovò di fronte al crollo di Borsa del 1987, reagì vigorosamente con un abbassamento dei tassi e una forte immissione di liquidità nel sistema, e la temuta recessione economica non si verificò. Fu una manovra brillante. Così brillante che Greenspan decise di ripeterla. Nel 1998, di fronte a una crisi finanziaria provocata dall'insolvenza del governo russo e dal tracollo di un grosso hedge fund, Greenspan reagì abbassando fortemente i tassi di interesse. La crisi economica fu evitata, ma l'effetto fu una bolla speculativa in Borsa di proporzioni mai viste. Quando la bolla esplose, Greenspan fu di nuovo pronto a reagire abbassando i tassi di interesse quasi a zero. Con questa manovra audace evitò che la crisi borsistica avesse forti ripercussioni sull'economia (ci fu una recessione, ma molto lieve e molto breve). Ma l'effetto fu una bolla del mercato immobiliare con un forte aumento degli occupati nel settore dell'edilizia. Adesso che la bolla del mercato immobiliare sta esplodendo, il nuovo governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, segue la stessa politica del suo predecessore: un forte abbassamento dei tassi di interesse. Ma questa volta non è solo. Il presidente George Bush, desideroso di non aggiungere una recessione alla lista delle eredità negative che lascia al termine del suo mandato, si è affrettato a concordare con il Congresso democratico un piano fiscale della bellezza di 145 miliardi di dollari (1 per cento del Prodotto interno lordo) per ravvivare l'economia. Nel breve periodo questa manovra congiunta avrà sicuramente effetti benefici. La recessione economica sarà evitata o almeno alleviata. Ma a quali costi? I più probabili sono un aumento dell'inflazione e un ulteriore deprezzamento del dollaro. E il perdurare degli squilibri strutturali dell'economia americana, a cominciare dall'eccessivo consumo. E più si sposta nel tempo l'aggiustamento, più sarà penoso. Questa strategia, di spostare i problemi nel tempo invece che risolverli, sembra pagare. Greenspan è venerato come il migliore banchiere centrale che gli Stati Uniti abbiano mai avuto. Bernanke si è guadagnato il plauso di tutto l'arco politico. E perfino Bush, dopo tante critiche, ha raccolto qualche consenso. Ma, come dice l''Ecclesiaste', "Dio giudicherà il giusto e l'empio, perché c'è un tempo per ogni cosa e per ogni azione".

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Banca centrale europea (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Manifesto, Il" del 08-02-2008)

Argomenti: Mercato immobiliare

Sui tassi Francoforte non rincorre la Federal reserve. Forse è un bene Galapagos Francoforte non molla: anche ieri non ha ridotto i tassi nonostante gli appelli della comunità finanziaria che teme lo sgretolamento progressivo delle quotazioni azionarie. Il Fondo monetario internazionale si è congratulato con la scelta della Bce di non intervenire sul costo del denaro. Vista l'ideologia del Fondo viene da pensare che una volta di più la Bce ha perso una buona occasione. Quindi ha sbagliato. Ma è proprio così? Forse no. Certo, anche ieri Trichet ha sostenuto che l'attuale livello d'inflazione lascia pochi spazi e questi sono maggiori per un aumento dei tassi anziché una riduzione. Poi ha ripetuto il solito appello-minaccia ai lavoratori perché contengano le loro richieste di aumenti salariali e perché gli stati tengano sotto controllo la spesa pubblica e rispettino i parametri di Maastricht, anche in una fase di rallentamento dell'economia. Però, sicuramente non per suo merito, la Bce forse non ha del tutto sbagliato a non far scendere i tassi, anche se per alcuni paesi, Italia in testa, questo significa dover spendere di più per pagare gli interessi sul debito pubblico. Tuttavia il modello da inseguire non possono essere gli Stati uniti e la politica monetaria filo Bush della Fed. Perché la situazione tra le due aree è profondamente diversa. Negli Usa la politica monetaria è, infatti, l'unica risorsa per stimolare o spingere il pedale del freno della congiuntura economica. In una paese dove è praticamente assente la politica della spesa pubblica (con l'eccezione di quella bellica e per la difesa) tutta la politica economica si riduce alla politica monetaria: il livello dei tassi o e la liquidità fornita al sistema bancario. E questo alimenta bolle speculative. Meno di 10 anni fa si scatenò quella sulle Dot.coi, mentre oggi si pagano le conseguenze dell'esplosione della bolla immobiliare. La moneta negli Usa è il supremo regolatore anche dei bisogni elementari delle persone: la salute, l'istruzione, la previdenza, i consumi. Il tutto si espande e si contrae non a seconda del bisogno, ma del tasso di interesse, magari accompagnato da manovre sulle tasse. In Europa non è così. Anche se la tendenza è di fare dello stato sociale una fonte di profitti, nel vecchio continente è ancora forte (perfino in Gran Bretagna) l'intervento pubblico che si concretizza in uno welfare sempre più sotto tiro, ma ancora in piedi. In queste condizioni la manovra sui tassi rimane ancora marginale e la Bce non per suo merito ha, per fortuna, un campo d'intervento ancora limitato.

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CROLLO IMMOBILIARE: TOCCA ANCHE I RICCHI & FAMOSI di WSI (Da wallstreetitalia.com 6-2-2008)

A Los Angeles, soltanto 4.430 case sono state vendute nel mese di dicembre, un crollo del 48% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. La pop star Avril Lavigne rivende la sua villa con una perdita secca di $1.1 milioni. Anche i ricchi e famosi di Hollywood non possono far nulla per evitare il calo del mercato immobiliare che sta devastando gli Stati Uniti. A Los Angeles, soltanto 4.430 case sono state vendute nel mese di dicembre, un crollo del 48% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. E i prezzi sono scesi -11% a un prezzi medio di $470,000, scrive Forbes in un recente articolo. Naturalmente, le ville delle star del cinema e dello spettacolo costano molto di piu', con un prezzo minimo di partenza di almeno $1.4 milioni a L.A., dicono gli esperti immobiliari della California. Le ville con un valore compreso tra i $3 e i $6 milioni sono quelle che non si riescono proprio a vendere, in questo mercato calante.

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La pop star Avril Lavigne ha dovuto ridurre il prezzo chiesto per la vendita della sua villa (cinque stanze da letto, sei bagni) a Beverly Hills da $6.9 a $5.8 milioni. L'ex chitarrista dei Guns N' Roses Slash (conosciuto come Saul Hudson) adesso sa di aver pagato un eccesso per la sua villa in stile spagnolo a Hollywood Hills (con piscina, palestra e vista mozzafiato). Acquistata nel gennaio 2006 per $6.2 milioni, Slash ha rivenduto la villa lo scorso dicembre in perdita netta, a $5.7 milioni. L'artista ha gia' fatto causa al suo ex agente immobiliare per averlo indotto in errore, cerchera' di rivalersi del pessimo affare con la California Superior Court.


ARTICOLI DEL 6-2-2008

 

Cultura E a Davos, a essere nei guai non erano soltanto i grandi amministratori delle banche, ma anc... ( da "Repubblica, La" del 06-02-2008)
Argomenti: Mercato immobiliare

Abstract: le banche non hanno compreso il primo principio della gestione del rischio: che la diversificazione funziona soltanto quando i rischi non sono correlati e che gli shock a livello macroeconomico (come quelli che stanno colpendo i prezzi delle case o la capacità di onorare i mutui accesi) hanno un effetto sulla capacità generale di ripagare i mutui.

Una mina immobiliare per Deutsche Bank: maxi prestito a rischio ( da "Giornale.it, Il" del 06-02-2008)
Argomenti: Mercato immobiliare

Abstract: ai massimi della bolla immobiliare negli Usa, sette grattacieli a Manhattan a un prezzo di 7 miliardi di dollari. L'immobiliarista avrebbe investito però direttamente solo 50 milioni coprendo l'importo restante grazie ai prestiti. A partire da quello ottenuto da Deutsche Bank, esposta per 5,8 miliardi di dollari verso Macklowe.


Articoli

Cultura E a Davos, a essere nei guai non erano soltanto i grandi amministratori delle banche, ma anc... (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Repubblica, La" del 06-02-2008)

Argomenti: Mercato immobiliare

Cultura E a Davos, a essere nei guai non erano soltanto i grandi amministratori delle banche, ma anche chi sul sistema dovrebbe vegliare, vale a dire i titolari delle banche centrali. Chiunque frequenti le conferenze internazionali è abituato a sentire gli americani impartire lezioni sulla trasparenza a tutti. è successo anche Davos quest'anno, ma molto meno. Tra chi lo fa solitamente, ho sentito un ex segretario del Tesoro, che al tempo della crisi del Sudest Asiatico non aveva usato i toni bassi per ammonire in questo senso, ribadire la necessità di trasparenza nei fondi sovrani di investimento, gli Swf, senza tuttavia menzionare gli hedge fund statunitensi o europei. Questa volta, invece, non sono riusciti a trattenere dei commenti sull'ipocrisia insita in tutto ciò i paesi in via di sviluppo. Si è percepito persino un certo compiacimento per la sfortuna altrui, una certa Schadenfreude, per i problemi che gli Stati Uniti stanno vivendo in questo momento, compiacimento contenuto tuttavia dalla preoccupazione per l'impatto che questa crisi potrebbe avere sulle loro economie. Ma davvero gli Stati Uniti hanno suggerito agli altri di rivolgersi ai responsabili delle banche americane per imparare a gestire i propri affari? Ma davvero gli Stati Uniti hanno millantato la superiorità dei propri sistemi di gestione del rischio, arrivando addirittura a sviluppare un nuovo sistema per la vigilanza bancaria, il Basilea II? Il Basilea II è morto, almeno finché non saranno svanite le memorie sull'attuale disastro. Gli uomini che guidano le banche ? e le agenzie di rating ? hanno creduto nell'alchimia finanziaria. Hanno creduto nel fatto che i nuovi prodotti finanziari avrebbero in qualche modo trasformato i mutui a rischio in titoli di valore, cui si poteva attribuire dei rating AAA. Ma una delle lezioni della teoria della finanza moderna è che, in mercati finanziari che funzionano come si deve, riconfezionare il rischio non cambia molto le cose. Per esempio, dal prezzo della panna e da quello del latte scremato, possiamo calcolare il prezzo del latte che contiene un 1 per cento di panna, del latte che ne contiene il 2 per cento e di quello che ne contiene il 4 per cento. Riconfezionando il rischio si può probabilmente ricavare del denaro, ma non certo i miliardi che le banche hanno guadagnato affettando, tagliando a pezzetti e riconfezionando i mutui a rischio in pacchetti il cui valore era molto più alto di quello del contenuto. Era troppo bello per essere vero, e così è stato. Peggio ancora, le banche non hanno compreso il primo principio della gestione del rischio: che la diversificazione funziona soltanto quando i rischi non sono correlati e che gli shock a livello macroeconomico (come quelli che stanno colpendo i prezzi delle case o la capacità di onorare i mutui accesi) hanno un effetto sulla capacità generale di ripagare i mutui. A Davos ho sostenuto che anche i titolari delle banche centrali hanno sbagliato, con una erronea valutazione della minaccia di un andamento negativo dell'economia e non fornendo gli strumenti regolatori adeguati. Hanno aspettato troppo a lungo per agire. Poiché, di norma, occorre un anno o più perché gli effetti della politica monetaria siano percepiti, le banche centrali devono agire preventivamente invece di reagire. Peggio ancora, a creare questo problema potrebbero aver contribuito la Federal Riserve e il suo precedente titolare, Alan Greenspan, rassicurando chi temeva una bolla immobiliare che tutt'al più sul mercato si era formata una "certa schiuma" e incoraggiando quindi le famiglie ad accendere dei rischiosi mutui a tasso variabile. Solitamente, i partecipanti al forum di Davos avrebbero fatto quadrato attorno ai responsabili delle banche centrali. Questa volta, invece, con un voto tre contro uno, alla fine della sessione hanno condiviso il mio punto di vista. L'argomento dei titolari delle banche centrali, secondo il quale "nessuno poteva prevedere questi problemi", è stato convincente solo per pochi dei partecipanti. Ciò si spiega forse col fatto che alcuni dei presenti avevano, come me, negli anni precedenti, avvertito del pericolo incombente. Abbiamo sbagliato soltanto la valutazione su quanto fossero poco virtuose le pratiche delle banche per la concessione del credito, su quanto realmente fossero poco trasparenti le banche e su quanto inadeguati fossero i loro sistemi di gestione del rischio. è stato interessante osservare le differenze culturali dell'atteggiamento di fronte alla crisi in atto. In Giappone, l'amministratore delegato di una banca avrebbe chiesto scusa ai propri dipendenti e al Paese, rifiutando pensione e bonus, per condividere con chi subiva le conseguenze della cattiva gestione societaria le risorse disponibili. E si sarebbe dimesso. Negli Stati Uniti, si tratta soltanto di capire se il consiglio di amministrazione costringerà un amministratore delegato a lasciare la poltrona e, in questo caso, a quanto ammonterà il suo pacchetto di buonuscita. Quando ho chiesto a un amministratore delegato se si fosse parlato dell'opportunità di rifiutare i bonus, la risposta non è stata semplicemente un no, bensì un'aggressiva difesa del sistema dei bonus. Negli Stati Uniti, questa è la terza crisi degli ultimi vent'anni, dopo quella della Savings & Loan del 1989 e quella Enron/WorldCom del 2002. La deregulation non ha funzionato. I mercati con poche regole possono fruttare bonus generosi per gli amministratori delegati, ma non conducono, come se fossero guidati da una mano invisibile, al benessere delle società. Finché non arriveremo a un equilibrio più valido tra mercati e governo, il mondo continuerà a pagare un prezzo alto. Copyright Project Syndicate, 2008 Traduzione di Guiomar Parada.

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Una mina immobiliare per Deutsche Bank: maxi prestito a rischio (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Giornale.it, Il" del 06-02-2008)

Argomenti: Mercato immobiliare

Di Redazione - mercoledì 06 febbraio 2008, 07:00 da Milano Tra pochi giorni potrebbe brillare una "mina" nel bilancio di Deutsche Bank. L'istituto tedesco potrebbe, infatti, essere costretto a coprire un credito a rischio per diversi miliardi di dollari concesso all'immobiliarista statunitense Harry Macklowe. Il prestito scade venerdì e, secondo indiscrezioni, Macklowe non sarebbe in grado di farvi fronte. A ricostruire la vicenda è il quotidiano Handelsblatt, ricordando che Macklowe ha acquistato nel febbraio 2007, ai massimi della bolla immobiliare negli Usa, sette grattacieli a Manhattan a un prezzo di 7 miliardi di dollari. L'immobiliarista avrebbe investito però direttamente solo 50 milioni coprendo l'importo restante grazie ai prestiti. A partire da quello ottenuto da Deutsche Bank, esposta per 5,8 miliardi di dollari verso Macklowe. La banca tedesca, che non ha voluto commentare e che giovedì annuncerà i risultati 2007 e le perdite accusate nel quarto trimestre per la crisi del subprime Usa, ha già recuperato i sette grattacieli ma gli esperti del settore dubitano che, anche in caso di vendita, si possano coprire i costi dell'operazione vista la forte crisi del mercato immobiliare statunitense. Un portavoce di Macklowe ha affermato che sono in corso negoziati con Deutsche Bank.

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Tecnoborsa: “Per le compravendite il 2008 è l’anno della flessione”  (Da mondocasablog.com del  5. Febbraio 2008, 11:03

Secondo l’ufficio studi di Tecnoborsa nel 2008 il mercato immobiliare italiano raggiungerà una situazione di stabilità delle quotazioni, con tendenze al ribasso in più città con oscillazioni che vanno da un minimo di -2% a un massimo di +2%. Terranno i tagli medio-piccoli, mentre scenderanno i prezzi di quelli più grandi e dell’usato. Non ci si aspettano cali nelle zone di seconda cintura delle grandi città dove i prezzi sono ancora accessibili e nel Meridione ci si aspetta un ulteriore rallentamento della crescita delle quotazioni. Si continueranno ad allungare i tempi di vendita a causa della crescente difficoltà di incontro tra domanda ed offerta. A soffrire nei prossimi mesi saranno soprattutto coloro che per comprare casa devono ricorrere ad un mutuo che finanzi in modo importante l’acquisto, primi fra tutti i giovani, gli stranieri e le famiglie monoreddito. Incontreranno minori difficoltà gli acquirenti di un immobile di sostituzione o coloro che già dispongono di un discreto capitale iniziale e che si indebitano per importi non elevati.

Il 2008 dovrebbe essere l’anno della flessione, secondo l’Ufficio Studi Gabetti, infatti, dopo un decennio di ciclo immobiliare positivo, si prevede una diminuzione media dei volumi dell’1% e dei valori del 3,5%. Il calo dovrebbe essere più sensibile nelle città come Milano e Roma dove sono previsti prezzi in calo del 2% e una riduzione delle compravendite dell’8%. Napoli è la città che è cresciuta di più dall’inizio del ciclo immobiliare e, quindi, potrebbe avere un contraccolpo più netto. Per i piccoli Comuni ci dovrebbero essere meno sorprese, in quanto i prezzi sono più bassi e quindi più abbordabili. Per quanto riguarda le località turistiche, difenderanno meglio il valore quelle meglio collegate e più tutelate da un punto di vista ambientale.

Adusbef e Federconsumatori hanno preparato la periodica previsione delle spese relative alla casa per il 2008. I costi relativi all’abitazione - secondo la ricerca delle associazioni consumatori - rappresentano un problema per le famiglie italiane; infatti, per l’acquisto di un appartamento di 90 mq nel 2007, in una zona semicentrale di una grande area urbana, si è passati da 15 anni di stipendio necessari nel 2002 a circa 20 anni nel 2007, fino a raggiungere una previsione nel 2008 di 20 anni e 4 mesi.

Secondo uno studio di Edilbox/Cresme i più recenti andamenti del mercato immobiliare italiano sono improntati ad un evidente rallentamento complessivo, dopo dieci anni di crescita delle compravendite e sette anni di incremento dei valori immobiliari. I segnali di un rallentamento del mercato italiano erano presenti già a partire dal 2003 con un azzeramento della crescita delle compravendite e una riduzione nei tassi di incremento dei prezzi. I due anni successivi hanno visto l’incremento delle compravendite (+5,7% nel 2004 e +3,7% nel 2005) e prezzi in crescita ma con vigore decrescente (+3,0% nel 2003, +2,1% nel 2004, +1,9% nel 2005). Secondo le stime del Cresme, il mercato immobiliare ha tenuto anche nel 2006 con un ulteriore incremento delle compravendite (+1,2%) e con un incremento limitato dei valori immobiliari (+1,6%).

Per Scenari Immobiliari ci sarà una forte crisi nei piccoli centri e nel mercato dell’usato di basso livello. Le variazioni dei prezzi saranno piuttosto disomogenee, infatti, oscilleranno da un -5% per le fasce usate di bassa qualità a un +5% per quelle di buona qualità.

Secondo Ubh alla fine del primo semestre 2007 il numero delle compravendite è sceso del 3,4% rispetto allo stesso semestre 2006. Inoltre, le stime prevedono che a fine 2007 il calo rispetto all’anno precedente sarà del 7%. Nel 2008 la crescita dei prezzi si dovrebbe arrestare nei piccoli centri e nei capoluoghi di provincia non distanti dalle grandi aree urbane. Ci si aspetta un calo degli immobili di livello basso e mal localizzati, soprattutto nelle periferie e nei semicentri delle grandi città. Inoltre, dovrebbe crescere lo sconto (+13%) e si dovrebbero allungare i tempi di vendita (fino a sei mesi). Viceversa, è attesa una crescita della domanda nei centri urbani medio-piccoli.

 


ARTICOLI DEL 5-2-2008

ROMA, CROLLO DEI MUTUI: -5,7% - ROSA SERRANO (La Repubblica del 5-2-2007)

IN SICILIA MERCATO STAZIONARIO (La Sicilia 5-2-2008)

 

LA MATTANZA SUBPRIME E' SOLO ALL' INIZIO ( da "Wall Street Italia" del 05-02-2008)
Argomenti: Mercato immobiliare

Abstract: In America il valore delle case è diminuito del 7-10% nel 2007. In caso di recessione ci saranno meno posti di lavoro. Inoltre la bolla immobiliare non è solo un fenomeno statunitense. A cosa si riferisce esattamente? Per esempio all'Europa. La curva dei prezzi residenziali vira verso il basso nel Regno Unito, nei Paesi baltici,

Case, mutui in lieve calo ma a Trapani è sboom ( da "MF Sicilia" del 05-02-2008)
Argomenti: Mercato immobiliare

Abstract: affare il proprietario è disposto a rivedere verso il basso il prezzo iniziale di vendita. La bolla immobiliare è pronta a scoppiare? Gli addetti ai lavori lo escludono, ma di certo siamo in presenza di una crisi del mattone. A dare segnali di rallentamento, poi, c'è anche il mercato creditizio che, si sa, va a paso doble con quello immobiliare.

SPAGNA/ BOOM ECONOMICO SI RIDIMENSIONA A VIGILIA ELEZIONI -focus ( da "Virgilio Notizie" del 05-02-2008)
Argomenti: Mercato immobiliare

Abstract: esplosione della bolla immobiliare avevano indotto gli esperti internazionali a preannunciare la crisi prima dell'arrivo dei segnali negativi delle ultime settimane. Il premier socialista Jose Luis Rodriguez Zapatero, gia dalla fine del 2006, aveva annunciato un mutamento di strategia dell'esecutivo al fine di stimolare la "definitiva modernizzazione"


Articoli

Roma, crollo dei mutui: -5,7% - Rosa Serrano (La Repubblica del 5-2-2007)

-          Roma I dati dell'Osservatorio di Banca per la Casa per la provincia. Troppo alti i tassi dei "variabili" Roma, crollo dei mutui: -5,7% Pesa l'aumento delle rate, gelo sul mercato immobiliare Quattro miliardi e 703 milioni nei primi sei mesi del 2007 rispetto ai 4 miliardi e 986 milioni dello stesso periodo 2006 ROSA SERRANO Gelata sul mercato immobiliare residenziale della Capitale. Frena la domanda di mutui e calano le compravendite. Nei primi nove mesi del 2007 i mutui erogati dalle banche nella regione per acquistare casa sono diminuite del 4,3% rispetto allo stesso periodo del 2006. Più accentuata la flessione registrata dall'osservatorio mutui di Banca per la Casa per la provincia di Roma (-5,7%). I mutui erogati nei primi nove mesi del 2007 sono risultati, infatti, pari a 4 miliardi e 703 milioni di euro rispetto ai 4 miliardi e 986 milioni di euro dello stesso periodo del 2006. "La flessione nella domanda di finanziamento immobiliare - spiega Alessandro Ghisolfi, direttore ufficio studi di Ubh - è strettamente collegata al calo delle compravendite certificato dall'Agenzia del territorio che nel primo semestre 2007 ha quantificato nel 10,1% la contrazione delle compravendite di case nella Capitale e del 7,6% nella provincia". A suo avviso, questo trend dovrebbe trovare conferma nei dati di fine 2007. Sull'andamento del mercato residenziale ha pesato notevolmente il forte aumento delle rate dei mutui a tasso variabile che allontana dal mercato fasce di potenziali acquirenti con redditi bassi, in particolare giovani e immigrati. A fine 2007 i prezzi delle case nella media generale non sono sostanzialmente cambiati rispetto all'inizio dell'anno. Le previsioni per quest'anno sono per un calo dei del 5%, con punte anche del 7-8% per le abitazioni vecchie da ristrutturare, in particolare nelle periferie. Cresce l'offerta di case nelle zone di pregio, in particolare per le abitazioni di grandi dimensioni. Crescita contenuta per gli appartamenti di nuova costruzione nell'hinterland della Capitale.

In Sicilia mercato stazionario (La Sicilia 5-2-2008)

Osservatorio di unicredit banca per la casa Mutui, in Sicilia mercato stazionario Palermo. In Sicilia sono stazionarie le erogazioni di mutui per l'acquisto di casa, ma la regione è fra le prime otto in Italia per volumi finanziati. Lo conferma l'"Osservatorio Mutui Casa alle Famiglie" di Banca per la Casa, la banca multicanale specializzata di UniCredit Group, su dati Bankitalia. Nei primi nove mesi del 2007 sono stati accesi in Sicilia mutui per 2.136 milioni di euro (-0,16% rispetto allo stesso periodo del 2006). Questi i dati nelle singole province (fra parentesi la percentuale rispetto ai primi nove mesi del 2006): Agrigento, 102 milioni di euro (-3,6%); Caltanissetta, 76 milioni (+1,5%); Catania, 586 milioni (-0,2%); Enna, 37 milioni (-6,6%); Messina, 256 milioni (+7,7%); Palermo, 600 milioni (+3,4%); Ragusa, 139 milioni (-7,4%); Siracusa, 198 milioni (+0,2%); Trapani, 142 milioni (-14,6%). L'ammontare complessivo delle nuove erogazioni, in Italia, nei primi nove mesi del 2007 è pari a 44.939 milioni di euro. "Il mercato già dai primi mesi del 2007, ? dichiara Pasquale Giamboi, Amministratore Delegato di UniCredit Banca per la Casa ? ha dato segnali di rallentamento. Ma le erogazioni dei mutui alle famiglie si mantengono a livelli elevati visto che, nei primi nove mesi del 2007, in Italia sono stati erogati circa 45 miliardi di euro, nonostante le turbolenze dei mercati finanziari". "Ma cresceranno ? continua Giamboi ? nel contempo, i nuovi mercati legati ai mutui di sostituzione, consolidamento e liquidità. Potrebbero manifestarsi, inoltre, segnali di crescita del mercato d'acquisto per investimento, questo in virtù di una contrazione del costo degli immobili e di un mercato finanziario ancora molto volatile e che non offre alternative di investimento con rischio / rendimento soddisfacenti per il cliente. La forte concorrenza tra banche e l'andamento del costo del denaro ? conclude Giamboi ? porterà gli operatori a fissare il costo del mutuo per il cliente, in misura sempre più correlata al rischio, cioè alla capacità di rimborso e alla percentuale di finanziamento rispetto al valore dell'immobile".

LA MATTANZA SUBPRIME E' SOLO ALL' INIZIO (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 05-02-2008)

Argomenti: Mercato immobiliare

Di Vincenzo Sciarretta Finora le perdite legate al debito subprime ammontano a circa $150 miliardi. Ma il buco finale rischia di essere ben più grande, addirittura superiore ai $1.000 miliardi, quando si include l'intero mondo del credito. E in borsa... -->Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente. (WSI) ? Finora le perdite legate al debito subprime ammontano a circa 150 miliardi di dollari, ma il buco finale rischia di essere ben più grande, addirittura superiore ai 1.000 miliardi quando si include l'intero mondo del credito. Insomma, la bomba ha la miccia lunga, e potrebbe deflagrare in modo clamoroso nei prossimi 18 mesi. D'altronde, fioccano le peggiori previsioni persino da parte di quelle istituzioni che negli anni scorsi indulgevano a una visione ottimistica, come le agenzie di rating. In settimana la Standard & Poors ha annunciato che le passività generate dai subprime minacciano di superare i 265 mld di dollari, mano a mano che la "cancrena" si estende alle banche regionali e alle aziende di credito estere. Va ricordato che in altre crisi del passato, la portata delle svalutazioni apparve intereramente solo a posteriori. Viene in mente il terremoto delle casse di risparmio, fra gli anni '80 e '90. Inizialmente, la stima delle perdite convergeva sui 10 mld di dollari, poi se ne contarono 200. Non è facile in questo momento trovare fonti autorevoli e trasparenti che possano parlare di credito. Su troppi analisti aleggia il sospetto di un radicale conflitto di interessi. Non per Bob McKee, capo economista della Independent Strategy, influente società di consulenza con sede a Londra. Mercato ricco di insidie e di opportunita'. E con news gratis, non vai da nessuna parte. Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul link INSIDER Dr. McKee, il pasticcio dei subprime ha causato perdite di 150 miliardi di dollari. Quale sarà il resoconto tra un paio d'anni? Noi pensiamo che il consuntivo oscillerà fra i 500 e i 1.300 miliardi, se guardiamo a tutta l'economia globale. Lo sbocco più inquietante si avrà in caso di recessione in Nord America, perché allargherebbe il perimetro dei problemi ai derivati, al consumo e alle istituzioni creditizie europee. Sono cifra iperboliche. Come ci si arriva? Un passo per volta. Intanto analizziamo i finanziamenti subprime, vero epicentro della crisi. Questo tipo di debito vale negli Stati Uniti circa 1.500 miliardi di dollari. Se le perdite fossero nell'ordine del 15%, la cifra è di 225 miliardi, non lontana da altri calcoli in circolazione. Poi c'è il segmento "prime", i mutui di prim'ordine. Teme anche qui un'emorragia? Non un'emorragia, ma qualche ammaccatura. In America il valore delle case è diminuito del 7-10% nel 2007. In caso di recessione ci saranno meno posti di lavoro. Inoltre la bolla immobiliare non è solo un fenomeno statunitense. A cosa si riferisce esattamente? Per esempio all'Europa. La curva dei prezzi residenziali vira verso il basso nel Regno Unito, nei Paesi baltici, in Spagna, in Irlanda e nell'Est Europa. Altrove vacilla. Il quadro d'insieme suggerisce che le perdite in Europa potrebbero essere intorno al 10% per i mutui meno solidi. Qualcosa come 150 miliardi di dollari. Il risultato totale? Sono 450 miliardi sui prestiti sub-prime e altri 200 su quelli "prime". Insomma morti e feriti... Se il tracollo immobiliare precipiterà gli Usa in recessione, le ripercussioni non si limiteranno ai prestiti ipotecari. Ci sono i prestiti aziendali. La storia suggerisce che quando il pil Usa subisce una flessione, il tasso di default raggiunge il 3% in quel campo. Cioè altri 200 miliardi di perdite. Poi c'è il mercato dei derivati sul credito con un valore figurativo di 44 mila miliardi di dollari, per un credito sottostante di circa 5 mila. Il 4% potrebbe finire gambe all'aria con altri 200 miliardi di passivo. E il credito al consumo? Quello Usa vale 2 mila 500 miliardi. In recessione, il 5% delle pendenze rischia di non essere onorato. Altri 200 mld. In settimana le cosiddette monolines, cioè le società di riassicurazione che garantiscono alle emissioni obbligazionarie la tripla A, hanno mostrato dei crateri nei propri bilanci. Quali conseguenze? In base ai miei calcoli, le svalutazioni e l'abbassamento del rating origineranno 50-70 miliardi di passivo. Insomma sono 1.300 miliardi di rosso. Ma senza recessione? Se prevale uno scenario di atterraggio morbido le perdite si dimezzeranno a 500-600 miliardi di dollari. Quale l'impatto di un buco da 1.300 miliardi sull'economia globale? È circa il 2,5% del pil mondiale. Ciò vuol dire che nel prossimo biennio il ritmo di sviluppo calerebbe dell'1-1,5% l'anno. Ma il guaio è che i danni si concentreranno nel settore finanziario. Dal quale dunque è opportuno rimanere alla larga? Sì, perché il rapporto fra rischio e rendimento appare inadeguato. Nell'evenienza peggiore, di quanto calerebbero le Borse occidentali? Ancora del 25% rispetto ai livelli attuali. In cosa è opportuno investire? Conviene accumulare posizioni nel lungo termine. Qualsiasi cosa accadrà alla congiuntura nei 18 mesi venturi, ci sarà comunque bisogno di energie e carburanti alternativi. Oppure in Asia le società che si occupano di ripulire le acque o l'aria. Chiunque fa un salto a Pechino o a Shanghai si rende conto di come abbattere l'inquinamento sia uno dei nodi più impellenti delle società in via di sviluppo. Qualche investimento più facile? L'oro ha un grande potenziale di lungo termine. Il traguardo dei 1.000 dollari l'oncia è a portata di mano perché l'inflazione ha rialzato la testa, la Federal Reserve apre i rubinetti della liquidità e il dollaro fatica a ritrovare il suo equilibrio. I titoli del debito europei costituiscono un porto sicuro nella fase corrente? In parte sì, ma solo quelli di migliore qualità. Il raffreddamento della congiuntura dovrebbe favorire un moderato rialzo delle loro quotazioni. La Fed è impegnata in un radicale sostegno all'economia e ai mercati con rapidi tagli dei tassi d'interesse. È una cura appropriata? Cos'altro potrebbe fare? La cura è appropriata, ma il male è così profondo che richiede una certa fase di tribolazione. Copyright © Borsa&Finanza. Riproduzione vietata. All rights reserved parla di questo articolo nel Forum di WSI.

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Case, mutui in lieve calo ma a Trapani è sboom (sezione: Mercato immobiliare)

( da "MF Sicilia" del 05-02-2008)

Argomenti: Mercato immobiliare

MF Sicilia Case, mutui in lieve calo ma a Trapani è sboom I dati unicredit sul mercato creditizio in sicilia. Ormai è assodato, il mercato immobiliare è in fase riflessiva. A confermare il rallentamento sono alcuni dati di fatto: il numero delle compravendite è diminuito, i tempi per le trattative si sono allungati e, spesso e volentieri, pur di chiudere l'affare il proprietario è disposto a rivedere verso il basso il prezzo iniziale di vendita. La bolla immobiliare è pronta a scoppiare? Gli addetti ai lavori lo escludono, ma di certo siamo in presenza di una crisi del mattone. A dare segnali di rallentamento, poi, c'è anche il mercato creditizio che, si sa, va a paso doble con quello immobiliare. Se il mutuo costa troppo, è evidente, le famiglie comprano meno. E le cose per ora vanno proprio così. Secondo le ultime stime di Bankitalia riferite al 2006, per acquistare un tetto sono necessari 12 anni di stipendio contro gli 8,4 anni che servivano nel 1995, con un incremento del 43%. Non c'è da stupirsi, dunque, se il mercato creditizio sia in calo, persino in Sicilia, regione tradizionalmente incline all'indebitamento per l'acquisto della casa.I numeri: da gennaio a settembre del 2007 in Italia l'erogato è diminuito dell'1,54% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (cioè 44,9 miliardi contro i 45,6 miliardi del 2006). Nell'Isola la contrazione è minore, ma c'è: -0,16%. Tradotto vuol dire che le erogazioni sono passate da 2,139 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2006 ai 2,136 miliardi del 2007. Un lieve calo che, però, in alcune province si è fatto sentire di più. Come a Trapani dove le erogazioni, nel periodo preso in considerazione, sono scese del 14,6% (da 166 milioni a 142 milioni di euro). A fotografare il mercato creditizio in Italia, con un focus sulla Sicilia, è l'osservatorio mutui Banca per la casa (gruppo Unicredit) su dati Bankitalia.Secondo quanto rilevato dall'osservatorio, a livello provinciale i mutui sono in calo anche a Ragusa (-7,4%), Enna (-6,6%), Agrigento (-3,6%) e Catania (-0,2%). Positiva, invece, la performance dell'erogato a Messina (+7,7%), Palermo (+3,4%) e Caltanisetta (+1,5%). Pressoché stabile il mercato di Siracusa (+0,2%). La palma dell'erogato, invece, va al capoluogo siciliano dove, da gennaio a settembre del 2007, le famiglie hanno acceso mutui per un totale di 600 milioni di euro. Sul podio anche Catania (586 milioni) e Messina (256 milioni)."Il mercato già dai primi mesi del 2007", commenta Pasquale Giamboi, a.d. di Unicredit Banca per la casa, "ha dato segnali di rallentamento. Ma le erogazioni dei mutui si mantengono a livelli elevati, nonostante le turbolenze dei mercati finanziari". "Nel contempo", osserva Giamboi, "cresceranno i nuovi mercati legati ai mutui di sostituzione, consolidamento e liquidità. Potrebbero manifestarsi, inoltre, segnali di crescita del mercato d'acquisto per investimento, questo in virtù di una contrazione del costo degli immobili e di un mercato finanziario ancora molto volatile e che non offre alternative di investimento con rischio-rendimento soddisfacenti per il cliente". "La forte concorrenza tra banche e l'andamento del costo del denaro", conclude, "porterà gli operatori a fissare gli spread e, dunque, il costo del mutuo per il cliente, in misura sempre più correlata al rischio". (riproduzione riservata) MF Sicilia  - quotidiano delle province regionali Numero 025, pag. 1 del 5/2/2008 Autore: Emanuela Rotondo.

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SPAGNA/ BOOM ECONOMICO SI RIDIMENSIONA A VIGILIA ELEZIONI -focus (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Virgilio Notizie" del 05-02-2008)

Argomenti: Mercato immobiliare

05-02-2008 19:47 Occupazione, indice prezzi e produzione industriale negativi Madrid, 5 feb. (Apcom) - I primi dati economici del 2008 ridimensionano il boom economico spagnolo. Notizie che arrivano come una tegola sulla campagna elettorale del Partito Socialista (Psoe) al governo: 132.378 nuovi disoccupati a gennaio, stime di crescita per il 2008 ridotte al 3% ma passibili, secondo indiscrezioni crescenti, di un'ulteriore riduzione fino al 2,6%, aumenti inusuali dei prezzi dei beni di prima necessita' e infine un calo della produzione industriale a dicembre pari al 2,4%. Un quadro critico a cui si e' aggiunto il dato negativo sulla fiducia dei consumatori, arrivata ai minimi storici, e il secondo 'crollo' dall'inizio dell'anno dell'indice di riferimento della borsa di Madrid, l'Ibex 35, con un calo del 5,19%. L'economia, gia' negli ultimi mesi del 2007, aveva sostituito il terrorismo come tema principale della campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 9 marzo 2008. E il Partito Popolare (Pp) all'opposizione aveva cambiato la propria strategia schierando Manuel Pizarro, ex presidente di Endesa e economista che gode della stima dell'opinione pubblica spagnola, al fianco di Mariano Rajoy nel ticket elettorale conservatore. La crisi a cui sembra andare incontro la Spagna nei prossimi mesi segue, secondo alcuni osservatori, la minaccia di una crisi alimentata dai subprime statunitensi e dalle previsioni di recessione mondiale. Ma le avvisaglie di un rallentamento dell'economia iberica, finora cresciuta a ritmi doppi rispetto alle altre economie dell'eurozona, arrivano da 'lontano': il peso del settore della costruzione sulla composizione del Pil spagnolo, equivalente a circa un 20% del totale, e l'esplosione della bolla immobiliare avevano indotto gli esperti internazionali a preannunciare la crisi prima dell'arrivo dei segnali negativi delle ultime settimane. Il premier socialista Jose Luis Rodriguez Zapatero, gia' dalla fine del 2006, aveva annunciato un mutamento di strategia dell'esecutivo al fine di stimolare la "definitiva modernizzazione" dell'economia spagnola e la fine della 'dipendenza storica' della stessa dal 'mattone'. E i socialisti avevano introdotto nella finanziaria considerevoli aumenti degli investimenti pubblici per lo sviluppo della ricerca e di nuovi settori dell'industria, mentre i colossi della costruzione confermavano le previsioni di crisi differenziando i propri investimenti nei settori dei servizi e dell'energia. Ieri, il vicepremier, Maria Teresa Fernandez de la Vega aveva sottolineato il carattere "congiunturale" dei dati, invitando a non dare credito alla sfiducia nel futuro alimentata dall'opposizione. Ma il Pp insiste sui dati criticando la passivita' del governo e lo stesso Psoe approfitta della recente polemica con la Conferenza Episcopale spagnola per distogliere l'attenzione dai dati negativi e attirare il voto dell'elettorato di sinistra indeciso tra l'astensione e il voto ai socialisti. La crescita della disoccupazione, secondo gli esperti, e' in gran parte imputabile alla frenata del 'mattone'. Sono 8930 i nuovi disoccupati che erano impiegati nel settore, ma a questi andrebbero aggiunti anche tutti i lavoratori delle agenzie immobiliari o di altre attivita' legate al mattone. I "cattivi", per stessa ammissione del governo, dati su inflazione e occupazione potrebbero aver superato anche le stesse previsioni del governo. Zapatero, secondo fonti vicine al Psoe citate dalla stampa spagnola, avrebbe infatti scartato la proposta di anticipare le elezioni avanzata prima della scorsa estate da quanti nel Psoe temevano una scalata di dati economici negativi durante la campagna elettorale: una situazione che puo' costare cara a un premier che, stando agli ultimi sondaggi, godrebbe ancora di un margine sicuro di vittoria, ma pur sempre in balia dei rapidi movimenti dei cosiddetti 'indecisi'.

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ARTICOLI DEL 4-2-2008

Una guida sicura nel labirinto fallimentare ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 04-02-2008)

Abstract: DISMISSIONI Roberta Carlini e Pat Carra Le mani sulla casa Ed. Ediesse 2007, pagg. 143 Prezzo: Á 10 - Questo libro è un giro in nove tappe intorno al mondo immobiliare. Un mondo tondo,com'è tonda la bolla che ha gonfiato i prezzi delle case e ha svuotato i portafogli di chi ci abita.A cominciare dai grandi esclusi dal gioco della proprietà: gli inquilini,

Rischio STAGNAZIONe Crisi ma non troppo ( da "Panorama" del 04-02-2008)

Abstract: vedo nero in Gran Bretagna e forse in Spagna, per la bolla immobiliare, e in pochi altri paesi, come l'Irlanda. L'Italia, a prescindere dalla caduta del governo Prodi, è in uno stato di rallentamento acuto perché affronta i problemi tipici dell'Eurozona, vale a dire i prezzi alti del petrolio e la moneta forte.

I due fantasmi che agitano le Borse LA CRISI DEI MERCATI ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 04-02-2008)

Abstract: La Fed punta a evitare un avvitamento dell'economia americana di tipo giapponese. Con tutto che scende: prezzi delle case, Borse, rendimento del denaro, ecc. Ecco perché ha abbassato il costo del denaro rapidamente e in maniera forte. E nei prossimi mesi taglierà ancora". Fino al 2 per cento?


Articoli

Una guida sicura nel labirinto fallimentare (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 04-02-2008)

 

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: PROFESSIONI AMMINISTRATORI DI data: 2008-02-04 - pag: 40 autore: IN LIBRERIA PROCEDURE CONCORSUALI Una guida sicura nel labirinto fallimentare Salvatore Sanzo e Antonio Bianchi Manuale delle procedure concorsuali Ed. Il Sole 24 Ore, 2007, pagg. 945 Prezzo: Á 95 - Il Manuale delle procedure concorsuali è una guida completa alla disciplina del fallimento, del concordato preventivo,della liquidazione coatta amministrativa. Sono analizzati i nuovi istituti e gli aspetti fiscali legati alla crisi d'impresa.Il volume è aggiornato alle ultimissime novità in ambito fallimentare introdotte dal decreto legislativo 12 settembre 2007, n.169,invigoredal1Úgennaio 2008.L'opera è divisa in quattro parti:una parte prima generale sul fallimento,in cui si analizza l'istituto dalla dichiarazione alla procedura,passando attraverso la trattazione degli organi e degli effetti;una seconda dedicata alle altre procedure concorsuali;una terza parte si occupa dei nuovi istituti per la definizione della crisi d'impresa;nell'ultima parte,infine, trovano spazio gli aspetti fiscali del diritto concorsuale.Ai fini della elaborazione dei diversi contributi, sono stati chiamati professionisti che si confrontano quotidianamente con problematiche applicative relativea procedure concorsuali,per poter offrire agli operatori una meditatae approfondita panoramica su tutto il diritto fallimentare. DISMISSIONI Roberta Carlini e Pat Carra Le mani sulla casa Ed. Ediesse 2007, pagg. 143 Prezzo: Á 10 - Questo libro è un giro in nove tappe intorno al mondo immobiliare. Un mondo tondo,com'è tonda la bolla che ha gonfiato i prezzi delle case e ha svuotato i portafogli di chi ci abita.A cominciare dai grandi esclusi dal gioco della proprietà: gli inquilini, tartassati da un mercato inabitabile e dimenticati dalle politiche per la casa. Ma non è andata meglio ai forzati del mutuo, prima allettati dai tassi bassi e poi strangolati dai tassi alti: i proprietari poveri, nuova realtà del piccolo mondo immobiliare. è andata benissimo invece ai grandi mercanti, agli speculatori, detti immobiliaristi. Ogni tappa del libro è una storia, ogni storia è un abitante. Paolo, Franco, Andrea, Galina, Roberta, Bruno, Valeria, Giuliana, Pat. Sono loro i protagonisti, è loro la voce che introduce dati e fatti dell'inchiesta. TERZO SETTORE Cinzia De Stefanis Guida alla costituzione di un ente non profit Ed. Il Sole 24 Ore, 2007, pagg. 560 Prezzo: Á 49 - Il mondo "non profit"appare complesso,in quanto caratterizzato da una varietà di soggetti giuridici e settori di competenza,che rende difficilmente inquadrabilee classificabile il settore.In questo contesto è fondamentale per chiunque intenda iniziare un'attività nel Terzo settore essere guidato nell'individuazione della forma giuridica più idonea alle proprie esigenze.Nell'ambito di tale scenario, il volume si rivolge a coloro che, essendo chiamati ad amministrare gli enti non profit,devono affrontare una serie di complessità procedurali derivanti sia dall'osservanza delle regole civilistiche,sia da un sistema fiscale in costante evoluzione.In particolare,l'opera fornisce utili indicazioni circa la disciplina civilistica e amministrativa che ne regola l'esistenza. ENTI LOCALI Marina Caliaro e Renzo Calvigioni Gli atti di cittadinanza Ed. Maggioli 2008, pagg. 324 (con cd rom) Prezzo: Á 50 - Le problematiche relative agli atti di cittadinanza richiedono continui approfondimenti.Recenti disposizioni legislative e conseguenti circolari ministeriali hanno innovato aspetti rilevanti della disciplina della cittadinanza,rendendo opportuno un aggiornamento,una revisione dei suggerimenti forniti per la gestione degli atti di cittadinanza. L'impegno degli autori è sempre verso un'opera che fornisca uno strumento operativo aggiornatoe pratico agli ufficiali dello stato civile ed è lo stesso che li aveva portati alla stesura degli altri volumi"Gli atti di nascita","Atti di matrimonio e verbali per le pubblicazioni","Atti di mortee procedure di polizia mortuaria". Nella seconda parte del volume sono riportate le disposizioni legislativee alcune circolari inerenti la formazione degli atti di cittadinanza. PROFESSIONI FORENSI Guido Alpa I custodi del diritto. Avvocatura, mercato, politica Ed. Il Sole 24 Ore, 2008, pagg. 240 Prezzo: à 23 - Il mercato globale e l'Unione europea (con la disciplina della concorrenza dei servizi) hanno imposto all'Avvocatura di adattarsi a nuovi modelli normativi. Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, analizza come le nuove sfide dell''Avvocato,quali l'aggiornamento permanente, l'adeguamento tecnologico solo per citare le più d'impatto,possano rappresentare nuovi traguardi per la professione senza per questo allontanarla dai suoi valori fondanti: l'autonomia,l'indipendenza,la competenza e la dignità.L'autore con la presente opera dimostra in maniera appassionata come queste parole chiave siano ancora pietre d'angolo,nella costruzione dell'"avvocato europeo" .

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Rischio STAGNAZIONe Crisi ma non troppo (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Panorama" del 04-02-2008)

 

Rischio STAGNAZIONe Crisi ma non troppo rischio STAGNAZIONe Crisi ma non troppo PINO BUONGIORNO inchiesta È vero, l'America si sta fermando. Ma non è detto che succeda anche a Europa e Asia. Queste le ragioni. Il sole abbacinante e le piste perfettamente innevate invogliavano a disertare il Centro congressi di Davos e a ritagliarsi qualche ora di relax sugli sci. Era sabato e le borse per fortuna erano sprangate dopo i tonfi di tutta la settimana. E invece no, imprenditori, banchieri e gestori di fondi di investimento quella mattina del 26 gennaio si sono messi in coda per una sessione del World economic forum che in altri tempi sarebbe stata trascurata. "Manipolazione dell'umore" era il titolo. Protagonista Karl Deisseroth dell'Università californiana di Stanford, professore famoso per aver inventato una forma di terapia per curare la depressione attraverso l'uso di strumenti elettromagnetici poco invasivi. Un segno dei tempi. Per di più proprio a Davos, sulle Alpi svizzere, dove da 38 anni si celebra la liturgia del santo capitalismo. L'edizione 2008 è stata invece una cerimonia funebre per il liberismo selvaggio che rischia di travolgere l'economia americana e potrebbe contagiare anche le altre potenze, sviluppate e non, dall'Unione Europea alla Cina, al Sud Africa. Un giorno scoppia la bolla immobiliare, un altro quella dell'insolvenza dei mutui. Poi è la contrazione della liquidità. E ancora: Goldman Sachs e Morgan Stanley nel mirino degli inquirenti Usa per i subprime, fino alla truffa dell'anno alla Société Générale, banca fiore all'occhiello della Francia, dove un trader di 31 anni, Jérôme Kerviel, è stato accusato di aver provocato perdite per 4,9 miliardi di euro (con qualche dubbio sulla versione ufficiale: possibile che altri non sapessero che aveva imbastito operazioni per 50 miliardi?). La crisi dei mercati appare sempre più pazza. "A questo punto il treno della stagnazione è già partito, almeno in America. È successo a dicembre" sostiene l'economista della New York University Nouriel Roubini, 49 anni, laurea alla Bocconi di Milano, che già lo scorso anno proprio a Davos era stato l'unico a prevedere tempi foschi. In una intervista a Panorama afferma: "Oggi la domanda non è se avremo un atterraggio morbido o duro. La questione è quanto brusco sarà questo atterraggio e soprattutto per quanti trimestri durerà. La mia previsione è per almeno tutto il 2008, forse di più". Alla severità o meno della crisi negli Stati Uniti, che in parte dipende anche dalla bolla delle carte di credito e dei prestiti per l'acquisto di auto, si collega un'altra questione a lungo dibattuta nelle affollate sessioni del World economic forum: il resto del mondo ha la forza necessaria per sganciarsi, per la prima volta, dalla frenata americana? "Non mi aspetto la stagnazione in tutto il mondo" prevede sempre Roubini. "Oltre agli Stati Uniti, vedo nero in Gran Bretagna e forse in Spagna, per la bolla immobiliare, e in pochi altri paesi, come l'Irlanda. L'Italia, a prescindere dalla caduta del governo Prodi, è in uno stato di rallentamento acuto perché affronta i problemi tipici dell'Eurozona, vale a dire i prezzi alti del petrolio e la moneta forte. Ma non soffre la stretta creditizia come il resto dell'Europa. Prevedo una crescita modesta di non più dello 0,7 per cento nel corso del 2008". L'Europa è favorita dal fatto che il peso delle esportazioni verso gli Stati Uniti si è ridotto a favore dei paesi asiatici. E così anche i delegati italiani (pochi), dopo aver incontrato il gotha del business mondiale, sono tornati a casa un po' rinfrancati. "Guardo con preoccupazione, ma anche con serenità per noi europei, ai sintomi di rallentamento dei consumi negli Stati Uniti. Mi sembrano basati più su una crisi di fiducia dettata dalle turbolenze finanziarie che sui fondamentali" dichiara Fulvio Conti, 60 anni, amministratore delegato dell'Enel. "Per il settore elettrico in particolare non vedo problemi in Europa. Può reggere: ha basi solide". Tutti gli osservatori, americani, europei e asiatici, scommettono che a essere colpiti saranno più degli altri i servizi finanziari, le industrie del lusso, della moda e dei beni voluttuari, in particolare quelli tecnologici. Però Mario Moretti Polegato, 55 anni, fondatore e amministratore delegato della Geox, rassicura: "A parte che non credo molto nelle previsioni fatte nei convegni, non c'è dubbio che la difficile situazione americana e la debolezza del dollaro penalizzano l'industria europea. Chi lavora in America perde soldi. Ma si può avere anche una prospettiva più serena se si puntano altri mercati: non solo quelli asiatici, ma anche la Russia, dove la Geox ha aperto 60 negozi". In buona sostanza, mentre in America l'orso, simbolo di crisi, divora miliardi di dollari, in Europa se non un toro, almeno un torello sta dando forza a economie che si sono ristrutturate e rafforzate negli ultimi mesi, come quelle tedesca e francese. E il resto del mondo? Il grande punto interrogativo riguarda la Cina, la "fabbrica del pianeta". "Se gli Stati Uniti starnutiscono noi non ci sentiamo bene, dal momento che il nostro tasso di crescita frenerà almeno un po', così come le esportazioni e il commercio" ammette Cheng Siwei, vicepresidente del comitato permanente del Congresso del popolo, che si definisce un ottimista prudente. Diversa appare la situazione dell'India. "L'economia indiana è alimentata in gran parte dai consumi interni" dice Kamal Nath, ministro del Commercio e dell'industria. "Prevedo che noi continueremo comunque a crescere". Visto dall'osservatorio privilegiato di Davos il mondo punta a est più che a ovest e sta trasferendo ricchezza dai paesi industrializzati a quelli con le materie prime. È un cambiamento del centro di gravità che ha effetti geopolitici, oltre che economici. Spuntano nuovi protagonisti: i fondi sovrani controllati dai governi di quei paesi che hanno accumulato enormi profitti con la vendita di petrolio e gas. Il presidente di Lehman Brothers, Richard Fuld, calcola che entro i prossimi 5 anni questi fondi investiranno in Occidente una cifra iperbolica, 15 milioni di miliardi di dollari. Già oggi i fondi sovrani degli Emirati Arabi (Abu Dhabi e Dubai) hanno contribuito a salvare le sorti di colossi bancari come Citigroup e Merrill Lynch. E se nel 2006 l'amministrazione americana riuscì a bloccare l'acquisizione del porto di New York da parte del Dubai, l'anno scorso, ha rivelato Robert Kimmitt, il vicesegretario del Tesoro, sono state autorizzate più di 200 transazioni originate da questo tipo di fondi statali. Cambia volto di conseguenza il capitalismo? "In generale no" risponde Roubini. "È il modello anglosassone del sistema finanziario che ha bisogno di rafforzare due elementi finora non abbastanza curati: la trasparenza e l'informazione obbligatoria al mercato". Ha fatto molto scalpore la richiesta del finanziere George Soros, 77 anni, che a Davos ha proposto "un nuovo sceriffo" per regolamentare gli eccessi del capitalismo, proprio lui che speculando, per esempio nel 1992 contro sterlina e lira, ha guadagnato miliardi di dollari. Messa ai voti, la proposta del miliardario Soros è stata bocciata a grande maggioranza: il 25 contro il 75 per cento dei presenti. Ma una futura forma di supervisione appare ineluttabile per evitare che dall'euforia fin troppo esuberante si passi in così breve tempo al panico in assenza di regole precise e di etica degli affari. Di certo non possono essere i banchieri centrali a fare in esclusiva questo monitoraggio, anche perché finora sembrano aver fallito. "Tagliando i tassi di interesse in risposta al crollo di Wall Street, la Federal reserve ha dimostrato che il suo principale obiettivo è difendere la borsa, non gestire l'economia reale" accusa Stephen Roach, il capo di Morgan Stanley Asia. Di fronte a tanti discorsi catastrofici il premio Nobel per la pace Elie Wiesel, 79 anni, ha cercato di trovare una luce in fondo al pessimismo per i mercati finanziari. Sopravvissuto all'Olocausto, ma non "al furto del mestiere di filosofo da parte degli economisti", Wiesel, chiudendo un dibattito a tarda notte, ha citato Albert Camus: "Quando non c'è speranza, una ragione per essere speranzosi andrebbe pure inventata".

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I due fantasmi che agitano le Borse LA CRISI DEI MERCATI (sezione: Mercato immobiliare

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( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 04-02-2008)

SUPPLEMENTO AFFARI E FINANZA ultimo aggiornamento 04 Febbraio 2008 Affari & Finanza > RAPPORTO/FONDAZIONI BANCARIE Affari & Finanza > RAPPORTO/EDILIZIA E COSTRUZIONI Affari & Finanza > RAPPORTO/IMMOBILI E MUTUI --> COPERTINA pag. 1 I due fantasmi che agitano le Borse LA CRISI DEI MERCATI GIUSEPPE TURANI Erano anni che sulle Borse di tutto il mondo non si respirava un'aria così pesante. Dal luglio scorso al momento più nero si stima che i mercati siano scesi, mediamente, chi più chi meno, di circa il 2530%. E il tutto è avvenuto nel giro di poche settimane. Ci sono state, com'era prevedibile una volta cominciata la frana, giornate di autentico panico. Al punto da far temere che fosse cominciata una crisi di sistema. Se non la fine del capitalismo, di certo una crisi capace di distruggere risparmi. Si ricorda ancora, a qualche settimana di distanza, che in un solo giorno le Borse europee hanno bruciato qualcosa come 430 miliardi di euro, circa un terzo dell'intera ricchezza prodotta da un paese come l'Italia nel giro di un anno. Due gli elementi di questa crisi (che ora sembra un po' meno drammatica, per la verità). Da una parte lo scandalo dei prestiti subprime, cioè dei crediti facili fatti dalle banche americane, le quali hanno dovuto registrare perdite colossali (peraltro non ancora emerse del tutto: si stima che almeno metà delle perdite sia ancora nascosta dentro le banche). Nello stesso momento, una serie di dati ha fatto emergere che l'economia americana sta rallentando e forse correndo verso una recessione dai contorni non definibili. Per fronteggiare la crisi e i momenti di panico la Fed ha tagliato i tassi di 75 basis point (una misura "estrema") e dopo pochi giorni di altri 25 puntibase. La sfida è aperta: le Borse stanno un po' recuperando, ma i due fantasmi crisi del sistema bancario e recessione americana continuano a agitare i listini e i sonni dei risparmiatori. Per commentare quanto sta accadendo, abbiamo sentito Alessandro Fugnoli, strategist di Abaxbank, uno dei più attenti osservatori dei mercati e della congiuntura internazionale. E' anche uno degli ultimi che a Milano fa il lavoro di strategist, mestiere per il quale occorrono conoscenze tecniche ma anche cultura e senso della storia. Non a caso lo chiamano spesso in altri istituti a disegnare scenari per i dirigenti. "L'obiettivo della Fed è di evitare la recessione e di pilotare l'America verso un paio di anni di andamento lento, misurato, prudente. E, se è così, allora è nel giusto", ci spiega. "Con il taglio del costo del denaro la Fed aiuta l'economia americana in tre modi. Consente alle banche di guadagnare un po' di soldi per rifarsi delle perdite sui subprime, aiuta un po' di gente a pagare le rate dei mutui rendendo meno pesante il mercato delle case, e aiuta la Borsa a stare un po' più su. In sostanza, mitiga gli effetti della crisi". Ma questa recessione americana: c'è, c'è stata, ci sarà? "Difficile dare una risposta. Anche perché nel frattempo si è dissolta la definizione di recessione (una volta bastavano due trimestri negativi consecutivi, ma oggi non è più così). Fra gli esperti si sta ancora discutendo se nel 2001 c'è stata o no una recessione. In realtà, ci sono molte recessioni (dei consumi, dei profitti, ecc.). Ma, comunque, anche rimanendo nella vecchia definizione (due trimestri negativi), per ora non si può dire che c 'è stata recessione negli Stati Uniti". Ma ci sarà? "La Fed dice di no. Gli esperti ritengono che da qui a fine anno esiste il 70% di probabilità che ci sia qualche momento negativo. La Fed punta a evitare un avvitamento dell'economia americana di tipo giapponese. Con tutto che scende: prezzi delle case, Borse, rendimento del denaro, ecc. Ecco perché ha abbassato il costo del denaro rapidamente e in maniera forte. E nei prossimi mesi taglierà ancora". Fino al 2 per cento? "Fino al 2,50 è sicuro. Ma non ci sono limiti verso il basso". Si parla anche di recessione globale, planetaria. "Bisogna fare un passo indietro e riflettere. Fra il 2003 e il 2007 nel mondo c'è stata la più grande ripresa dell'economia di tutto il dopoguerra. In quei pochi anni il Pil mondiale è cresciuto di quasi un terzo. E questo è stato un boom che ha stressato tutto il pianeta". In che senso ha "stressato"? "Nel senso che tutto quello che poteva essere usato è stato usato: uomini, fabbriche, campi coltivati. Il mondo, in sostanza, ha prodotto tutto quello che poteva produrre con i mezzi esistenti. Pensi solo al fatto che la disoccupazione era scomparsa persino in Cina". Ma che cosa dice? "In America e in Europa siamo arrivati alla piena occupazione. In Cina ci sono ancora per fortuna riserve di mano d'opera (milioni e milioni di persone), ma tenendo conto che per portare altra gente al lavoro ci vogliono fabbriche, mezzi di trasporto, ecc., possiamo dire che oggi in Cina tutta la mano d'opera impiegabile sia impiegata. Più di così il mondo non poteva crescere. E quindi doveva rallentare". E' un'immagine un po' bizzarra del mondo. "Ma è reale. Pensi che i profitti delle aziende, in media, dentro a questo boom sono arrivati al 13%, un massimo storico. Anzi, molti ritengono che si tratti di un valore non superabile in nessuna situazione economica". E da qui nasce la crisi attuale? "Certamente, compresi i disordini bancari. In questi momenti di fortissima crescita, in cui si utilizza tutto, si creano quasi sempre delle bolle. A volte sono bolle di Borsa, a volte immobiliari. Alla fine c'è stato lo scoppio. E l'America, che durante il boom era arrivata a avere un disavanzo della bilancia commerciale del 6,5%, è la prima che doveva rallentare. E infatti ha rallentato". Ma adesso la Federal Reserve tenta di opporsi, di rilanciare. "In un'economia globale ordinata, essendo chiaro che l'America deve rallentare, dovrebbero andare più forti Europa e Cina. Ma l'Europa sembra che non abbia proprio questa intenzione e la Cina sta già rallentando per ragioni interne. L'America, per non avvitarsi, deve cercare di andare avanti. Facendo poi pagare il conto agli altri con il dollaro basso, naturalmente". E quindi negli Usa c'è la tentazione di dare un colpo di acceleratore? "La Federal Reserve potrebbe farlo, per poi comunque rallentare. Ma io credo che punti, saggiamente, su un paio d'anni di andamento lento, in modo da consentire un riequilibrio degli squilibri più gravi, ma senza forzature". Possibili choc negativi? "Ce ne sono sempre, anche se non se ne vedono all'orizzonte. Ma non si vedono nemmeno quelli positivi (nuovi giacimenti di petrolio, nuove scoperte tecnologiche rivoluzionarie). Siamo in un mondo che ha già dato tutto quello che poteva dare e dobbiamo gestire una fase di rientro". In questa fase che cosa faranno le Borse? "Credo che vadano a mettersi, come dicono gli operatori, su un sentiero laterale, dove poi oscilleranno più o meno fortemente. Ma se pensiamo a una data che si collochi fra trequattro anni, credo che le troveremo grosso modo dove sono oggi". Non è una grande previsione positiva. "Le ricordo che questa conversazione è partita parlando di recessione, addirittura di recessione planetaria". E' vero, ma fra trequattro anni. "Guardi, io non ho elementi particolari su cui basare le mie previsioni. Mi limito a constatare che i profitti delle aziende avevano già raggiunto, in media, il massimo raggiungibile (quel 13 per cento sul fatturato che ho ricordato prima). E è ovvio che da quel 13 per cento si può solo tornare indietro, non certo andare avanti. E se riteniamo che alla lunga fra prezzi di Borsa e profitti aziendali ci sia una relazione". Sempre che prima non accada un incidente di percorso. "E' per questo che io vedrei bene una Fed che non cerchi di dare una spallata alla congiuntura, ma che si metta sul sentiero di una crescita bassa, ordinata, per un paio d'anni. Intanto, anche gli altri soggetti di questa storia (Asia e Europa) avranno modo di riflettere e di trovare comportamenti un po' più coordinati". E' importante questo ultimo elemento? "Dal 1998 gli Stati Uniti hanno trascinato l'economia mondiale, e anche oggi sono quelli che si impegnano di più a tirare. Ma questo comporta un aumento degli squilibri dentro gli Stati Uniti. Una crescita più ordinata, meglio distribuita fra i diversi attori (dall'Asia all'Europa) sarebbe preferibile. E di molto".

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La Roma sul mercato Assedio delle banche. Debiti dei Sensi per 343 milioni, il club rischia la vendita. Guglielmo Buccheri (La Stampa 2-2-2008)

Il settore immobiliare è in crisi tanto da rendere meno appetibili di un tempo i terreni che i Sensi possiedono a Torrevecchia

ROMA - Questione di famiglia. Lo è la Roma, lo sarà il futuro della società giallorossa perché così dicono i numeri e, soprattutto, così chiedono le banche. Il campo, Totti, Spalletti e la rincorsa all’Inter c’entrano, ma solo nella misura in cui potranno, con i loro risultati e verdetti, giocare a favore della As Roma piuttosto che degli altri asset familiari. La partita che tiene impegnata la proprietà del club capitolino, infatti, sembra avere il tempo contato e l’obbligo delle scelte, il tutto sotto la tutela dei vertici di Banca di Roma-Unicredit. La svolta ha il suo punto di partenza nel marzo del 2004 e quello di arrivo ogni tre mesi, tempo delle verifiche bancarie sul risanamento. Franco Sensi è chiamato a indicare, nero su bianco, come e, soprattutto, cosa vendere per cancellare il debito della Italpetroli - circa 343 milioni di euro - verso Unicredit e in piccola parte anche nei confronti di Intesa San Paolo e Banca Marche.

Questione di famiglia perché i Sensi devono vendere e i gioielli sono tre: la As Roma (il calcio per intenderci), i terreni edificabili di Torrevecchia e i depositi petroliferi di Civitavecchia. L’accordo del marzo di quattro anni fa diede inizio al risanamento (il debito si è più che dimezzato) ma, allo stesso tempo, concesse il 49 per cento di Italpetroli, la holding dei Sensi, a Capitalia, oggi Banca di Roma-Unicredit. Non solo azioni. Una clausola, ereditata dall’istituto con a capo Alessandro Profumo, pende sul futuro della famiglia romana come una spada di Damocle: la stretta di mano del 2004 prevedeva una verifica a tappe ben determinate che, se non avesse portato alla luce gli asset da mettere sul mercato per tappare il debito, avrebbe capovolto le percentuali di Italpetroli concedendo la maggioranza alle banche, libere, a quel punto, di fare quello che i Sensi non avessero fatto.

I conti, e le congiunture, dicono che il settore immobiliare è in crisi tanto da rendere meno appetibili di un tempo i terreni che i Sensi possiedono a Torrevecchia (di circa 100 milioni è stimato il valore); diverso il discorso per i depositi petroliferi che il presidente della Roma ha nel suo patrimonio a Civitavecchia, oggetto del desiderio anche dei russi o dei francesi. E l’azienda calcio? La lettura del bilancio «separato» al giugno 2007 iscrive la plusvalenza di 123 milioni di euro frutto della cessione del marchio alla controllata Soccer di Brand Management Srl, società di cui detiene il 50 per cento Maria Cristina, una delle sorelle dell’amministratore delegato della Roma, Rosella. Un’operazione giudicata un po’ acrobatica così come quelle di altri club (Inter, Milan, Lazio innanzitutto), ma che è stata necessaria per assorbire nei conti gli oneri sui costi dei calciatori, prima spalmabili in dieci anni e poi in cinque per decisione dell’Unione Europea.

I segnali che arrivano da Banca di Roma-Unicredit sono di massima attenzione a tutto ciò che riguarda le mosse dei Sensi: per ora nessuna scadenza senza appello, ma i vertici degli istituti di credito hanno comunque tracciato un cammino ben definito. L’Italpetroli dovrà, a breve, coprire il suo passivo e, gioco-forza, i numeri impongono alla famiglia proprietaria della Roma scelte dolorose che rischiano di coinvolgere le sorti del calcio di casa, oggi valutabile nell’ordine di circa 150 milioni. Il tempo delle riflessioni sta per scadere, la partita fra Civitavecchia, i terreni di Torrevecchia e Trigoria anche. Che fare? Questione di famiglia, del patron Franco Sensi e delle tre figlie. Totti, Spalletti e la rincorsa all’Inter possono spostare gli equilibri dei sentimenti ma i numeri (quei 343 milioni di debiti) sono un’altra cosa. In passato gli assalti alla Roma calcio sono stati rispediti al mittente (vedi i russi), un domani non troppo lontano una nuova offerta potrebbe far vacillare la famiglia, fino indurla a cedere.

La spada di Damocle delle banche pende sul futuro del club grazie al 2 per cento sufficiente a capovolgere gli assetti davanti ai tentennamenti dei Sensi, anche se per ora viene smentita l’intenzione di esercitare l’opzione. Nessun ultimatum, semmai appuntamento ai giorni di aprile con una nuova verifica. Un passaggio cruciale per capire da che parte si spingerà la sfida degli asset di famiglia da vendere. Gli americani si sono limitati ad un sondaggio, ma c’è un fondo statunitense che potrebbe chiedere di aprire una vera e propria trattativa senza scappare come fecero i russi della Nafta Moskva nel 2004.

 

 

 

 

 

Immobiliare, nel 2008 investimenti in calo del 17% di Enrico Bronzo (Il Sole 24 Ore 1 febbraio 2008)

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GRAFICI

La fotografia del mercato nel 2007

Benvenuti sulle montagne russe, immobiliari. Nel 2008 gli investimenti in immobili sono previsti in calo del 17% dopo che nel 2007 sono cresciuti del 29 per cento. La stima riguarda gli immobili non residenziali (quindi uffici, commerciale, turistico e industriale) ma non per questo poco importanti: in valore coprono il 40% del mercato contro il 60% rappresentato dagli acquisti di case (dato Scenari immobiliari sui cinque grandi Paesi europei). Segnali di inversione di tendenza si erano registrati anche nel secondo semestre di quest'anno, rispetto al primo, con un calo del valore delle operazioni del 12,5%.

I dati sono stati elaborati dal consulente immobiliare Cushman & Wakefield nell'International Investment Atlas 2008. Gli investimenti in immobili commerciali nel mondo hanno raggiunto nel 2007 la cifra record di 930 miliardi di dollari (665 miliardi di euro) che secondo le previsioni scenderanno a 770 miliardi quest'anno. Secondo Cushman & Wakefield questa cifra rappresenta comunque il triplo di quanto si negoziava solo cinque anni fa.

Tra i mercati emergenti i risultati migliori sono stati raggiunti dalla Cina – che entra a far parte della top ten delle dieci destinazioni mondiali per gli investimenti in volume con circa 15 miliardi di dollari investiti - e il Brasile, all'11 posto con circa 14 miliardi di dollari investiti. I primi cinque Paesi per gli investimenti a livello mondiale sono Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e Giappone, mentre dieci dei top 15 mercati in più rapida crescita sono europei, con in testa Ucraina, Turchia, Bulgaria e Ungheria.

Nel 2007 la crescita più forte del real estate mondiale si è registrata nelle Americhe -, con investimenti in America Latina +87% e in Nord America +49% - mentre tra gli investitori del settore nel 2008 acquisteranno sempre maggiore importanza i fondi immobiliari tedeschi e gli investitori asiatici. Mancano previsioni specifiche per l'Italia che nel 2007 è andata bene: +30% sul 2006 con un valore di transazioni pari a 9,9 miliardi di euro.