CENACOLO DEI COGITANTI |
Documento d’interesse Inserito l’
8-4-2009
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La Repubblica 8-4-2009
IL COMMENTO
La
morale del cemento
di FRANCESCO MERLO
CHI ha letto il
racconto di Gateano Salvemini, che si salvò dal terremoto di Messina appeso a
un davanzale, sa che dai sismi e dalle loro tragedie si possono trarre motivi
per potenziare la ricerca, l'attività e la strategia anche intellettuale di un
popolo. Pure Benedetto Croce perse i genitori in un terremoto e ne trasse un
carattere italiano di grande equilibrio, di prudenza e di stabilità. Insomma i
terremoti fanno purtroppo parte della storia del nostro paese e del paesaggio
delle nostre anime, magari nascosti negli anfratti del carattere nazionale. Non
sono emergenze, sono violenze naturali antiche che si affiancano alle violenze
sociali, alle mafie, al brigantaggio, alla corruzione.
E però in Italia la magistratura ha giustamente avuto una grande attenzione
vero il fenomeni della mafia e della corruzione: abbiamo dedicato seminari,
libri, studi, campagne politiche e morali e sono nati persino dei partiti
antimafia e anticorruzione. Ebbene, sarebbe ora che l'Italia si dotasse di una
squadra di moralisti antisismici, di legislatori antisismici, di un pool di
pubblici ministeri che mettano a soqquadro i catasti, gli assessorati
all'urbanistica, le sovrintendenze, gli uffici tecnici, i cantieri. Non è
possibile che ad ogni terremoto il mondo scopra stupefatto che l'Italia,
l'amatissima Italia, è un Paese senza manutenzione.
A leggere i giornali internazionali di questi giorni si capisce subito che un
terremoto in Italia non ha lo stesso effetto di un terremoto in Giappone. Anche
quando non vengono colpite le città d'arte, come Firenze o Perugia, l'Italia in
pericolo coinvolge di più di qualsiasi altro luogo. In gioco - ogni volta ce ne
stupiamo - ci sono infatti la nostra bellezza e la dolcezza del vivere
italiano, e poi i musei, il paesaggio... È solo in questi casi che ci
accorgiamo come gli altri davvero ci guardano: non più sorrisi e ammiccamenti, ma
dolore e solidarietà per un paese che è patrimonio dell'umanità.
Ebbene è la stampa straniera a ricordarci che ci sono città italiane incise
dalle faglie, e dove le bare per i morti e l'inutile mappa dei luoghi
d'incontro dei sopravvissuti sono i soli accorgimenti antisismici previsti. Ci
sono città dove la questura, la prefettura, gli ospedali sono ospitati in
edifici antichi che sarebbero i primi a cadere. Dal punto di vista sismico,
della vulnerabilità sismica, non esiste un sud e un nord d'Italia, non esiste
un paese fuori norma contrapposto a un paese nella norma. L'Italia, come sta
scoprendo il mondo, è tutta fuori norma. Nessuno costruisce nel rispetto degli
obblighi di legge che - attenzione! - non eviterebbero certo i terremoti che
uccidono anche in Giappone e in California, anche dove la legge è legge.
Neppure lì i terremoti sono prevedibili. Non ci sono paesi del mondo dove le
catastrofi naturali non procurano danni agli uomini e alle cose.
Ma le norme antisismiche sono al tempo stesso prudenza e coraggio di vivere,
sono la stabilità di un paese instabile, la fermezza di una penisola ballerina,
sono come le strisce pedonali e la segnaletica stradale che non evitano gli
incidenti ma qualche volta ne contengono i danni, ne limitano le conseguenze,
ti mettono comunque a posto con te stesso e con il tuo destino. Colpisce invece
che la sfida alla natura in Italia sia solo e sempre verbale: "immota
manet" è il motto della città dell'Aquila ed è un paradosso, un fumo negli
occhi, un procedere per contrari, una resistenza al destino che ne rivela la
completa, rassegnata accettazione: la sola immobilità dei terremotati è la
paura, è la paralisi.
Da sempre i terremoti intrigano i filosofi e gli scienziati. Si sa che dopo un
terremoto aumentano i matrimoni e le nascite che sono beni rifugio, e si
formano nuove classi sociali, si riprogetta la vita come insegna appunto
Salvemini. Ma le catastrofi attirano gli sciacalli, economici certo ma
soprattutto politici e morali. Ricordo che, giovanissimo, nel Belice vidi
arrivare i missionari delle più strane religioni, i rivoluzionari seguaci di
ogni utopia e i ladri d'anima...
I soli che in Italia non arrivano mai sono gli antisismici d'assalto; le sole
competenze che ai costruttori non interessano sono quelle antisismiche; e a
nessun italiano viene in mente, invece di ingrandire la terrazza, di rafforzare
le fondamenta della casa.
Siamo i più bravi a rimuovere, a dimenticare i lutti, a non tenere conto che la
distruzione come la costruzione crea spazi e solidarietà. L'Italia sembra
unirsi nelle disgrazie. Nelle peggiori tragedie ci capita di dare il meglio di
noi: sottoscrizioni, copiosissime donazioni di sangue, offerte di ospitalità...
Davvero ci sentiamo e siamo tutti abruzzesi. Ci sono familiari volti e lacrime
che sono volti e lacrime di fratelli. Sta tremando tutta l'Italia. E anche se
non riusciremo a dominare la forza devastatrice della natura, mai più dovranno
dirci che questo è un paese fuori dalla legge.
Fosse pure un'illusione piccolo borghese, da impiegati del politicamente
corretto, abbiamo bisogno di applicare tutti insieme la tecnica antisismica e
di misurare il ferro che arma il cemento: abbiamo bisogno di costruttori, di
sovrintendenti, di legislatori e di giudici di ferro.
(8 aprile 2009)